Archivio del Tag ‘auto’
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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La Fiat verso Detroit: più vicino l’addio all’Italia?
La Fiat verso Detroit: il gruppo industriale potrebbe presto diventare un’entità unica, con sede negli Stati Uniti. Lo ha detto l’ad Sergio Marchionne parlando da San Francisco: è la prima volta che ipotizza apertamente di trasferire oltreoceano la “testa” della casa automobilistica italiana. «Ormai gli annunci importanti Marchionne li fa quando si trova in America, e anche questo è un segnale», commenta Giorgio Airaudo della Fiom, addossando alla politica – nazionale e torinese – la responsabilità di «non aver saputo trattenere la Fiat in Italia». Preoccupato il sindaco torinese Sergio Chiamparino: «Chiederò subito un incontro urgente con i vertici della Fiat per chiarire il significato delle parole espresse dell’amministratore delegato e capire quali siano le prospettive».
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Pallante: ma la crescita non è il rimedio, è il male
Se il mondo sta franando, è perché ha preteso di crescere in modo folle. La grande crisi? E’ quella della crescita. Finisce un ciclo di 250 anni, quello dell’industria. La politica? Si è limitata a servire l’economia della crescita esponenziale. E adesso che la crescita è finita, perché stanno finendo le risorse planetarie, ecco lo spettacolo del collasso globale: crisi economica, sociale, ecologica, morale. Il denaro come unico valore, la guerra come unica soluzione. La società occidentale sbanda, si disintegra, senza che l’economia riesca a trovare vie d’uscita. Siamo alla vigilia di una catastrofe? Forse. A meno che non si capovolga lo scenario: la crisi è un’occasione d’oro per la rivoluzione culturale di cui il mondo ha bisogno.
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Fiat a picco, da Marchionne solo alibi e favole
La Fiat è in crisi nera, è costretta a inseguire le rivali europee rincorrendo manodopera a prezzi stracciati: mancati gli obiettivi annunciati, Marchionne spara sui sindacati e rilancia promesse fumose, senza precisarne i contenuti. E’ questo l’umore di molte analisi sulla stampa italiana dopo la sorprendente intervista rilasciata a Fabio Fazio dall’ad del Lingotto il 24 ottobre. Il capo della Fiat aveva previsto 5 miliardi di utile operativo? Si è sbagliato di 3 miliardi: quest’anno il gruppo torinese chiuderà il bilancio fermandosi a quota 2 miliardi. Vero, c’è stata la grande crisi e le americane General Motors e Chrysler sono state salvate dal governo Usa. Ma i concorrenti europei fanno decisamente meglio del gruppo torinese.
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Fiat, addio Italia? Quello che Marchionne non dice
Marchionne da Fazio che spara sull’Italia e dice che la Fiat, campata per decenni di contributi statali, oggi farebbe meglio a chiudere gli stabilimenti italiani. «La Fiat? Coi nostri contributi ce la siamo già pagata due volte», commenta il ministro leghista Roberto Calderoli facendo eco all’ex ministro prodiano Paolo Ferrero, poco tenero col supermanager italo-canadese: «La Fiat è nostra, l’abbiamo pagata noi». Ma la reazione più clamorosa è quella di Gianfranco Fini: «Marchionne? Ha parlato più da canadese che da italiano». Parole di troppo e rumorosi silenzi, quelli dell’ad Fiat, secondo Massimo Mucchetti: «Parole che non vorremmo leggere come il prologo di un addio».
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Ambientalisti della domenica, per un pugno di voti
Ha un senso chiudere le città alla circolazione automobilistica la domenica, quando il traffico è già di per sé scarso, con l’ambizione di ripulire l’aria e le coscienze per qualche ora, in attesa che arrivi il lunedì con il classico corollario di tangenziali intasate, ingorghi e volumi di traffico schizofrenici? Ha un senso decidere i blocchi della circolazione domenicali senza curarsi minimamente delle condizioni meteorlogiche, quando sabato è appena arrivato il vento di favonio a ripulire l’aria o lunedì sono previste precipitazioni che abbatteranno una parte degli inquinanti presenti in atmosfera?
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Palazzetti: energia dall’auto, Fiat imiti Volkswagen
La crisi della Fiat, con il rischio di cassa integrazione per migliaia di operai, potrebbe rivelarsi l’occasione per mettere in atto un piano di riconversione che sfrutti la microgenerazione di energia. I mezzi tecnici ci sono già. Ciononostante, probabilmente, niente di tutto ciò sarà fatto. Da tempo sentiamo parlare della crisi della Fiat e della possibile riconversione dello stabilimento di Termini Imerese. Eppure in Italia, un Paese nel quale ogni 1000 abitanti ci sono 768 autovetture, si sente ancora parlare di “ecoincentivi” e di rilancio dell’industria automobilistica.
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Riconversione: unico vero incentivo per salvare la Fiat
Incentivi? No, grazie. Mentre l’ad della Fiat, Sergio Marchionne, gela il governo (e il presidente del Senato, Renato Schifani) sulla possibilità di utilizzare anche per il 2010 aiuti statali a sostegno del mercato dell’auto in cambio della rinuncia alla chiusura dello stabilimento di Termini Imerese, per i cui lavoratori è intervenuto anche il Papa, il Movimento per la Decrescita Felice segnala la mancanza assoluta di idee nuove per rilanciare l’occupazione: «Basterebbe riconvertire l’industria differenziando la produzione, come farà la Volkswagen, che userà i motori delle auto per farne co-generatori che garantiranno il futuro di azienda e dipendenti».
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Basta auto, officina mobile per le bici in città
Una “ciclofficina mobile”, per una perfetta messa a punto del proprio mezzo. La offre l’associazione torinese “Muovi Equilibri”, aderendo alla “Settimana europea della mobilità sostenibile”: sette giorni all’insegna della promozione della bicicletta, dal 16 al 22 settembre, come veicolo pulito e alternativo all’auto. “Un miglior clima per le nostre città” è lo slogan dell’edizione 2009, che propone eventi di animazione in tutta Italia: pedalate ecologiche, bike sharing, “punzonatura antifurto”, degustazioni di prodotti tipici ma anche spettacoli sui tram – come a Torino – per far conoscere tutte le alternative ecologiche all’automobile.
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Volkswagen: luce e riscaldamento dal motore dell’auto
Dopo l’auto del popolo, ecco l’energia del popolo. Da consumatori a produttori (di energia) grazie al motore della Golf, trasformato in co-generatore domestico: caldaia e, al tempo stesso, fonte di energia elettrica. «Da anni – ricorda Andrea Bertaglio sul sito del Movimento per la Decrescita Felice, www.decrescitafelice.it - Maurizio Pallante parla di micro-cogenerazione, e quarant’anni fa uno scienziato italiano, Mario Palazzetti, brevettò il Totem, primo co-generatore domestico. Proposte sempre ignorate da industria e istituzioni. Ora, finalmente, una buona notizia: non dall’Italia ma, tanto per cambiare, dalla Germania».
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Pallante: cambiamo politica, riprendiamoci il futuro
La Decrescita (del Pil) non è il problema, ma la soluzione, perché il Pil è gonfiato da sprechi e veleni: è il certificato di bancarotta di un’economia obsoleta, fallimentare e insostenibile, denunciata da una crisi ormai planetaria, sociale e ambientale, provocata dall’ideologia miope della crescita, sulla quale la politica si è appiattita. «Destra e sinistra sono solo due varianti: si dividono su come distribuire il reddito, ma non su come produrlo, mentre il mondo sta collassando proprio per eccesso di produzione, per crescita cieca». Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice, lancia una proposta decisiva: scendere in campo direttamente, per costringere la politica a cambiare rotta.
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Sos-clima, i negazionisti finanziati dai petrolieri
Sapevano tutto, ma hanno taciuto. Peggio: hanno pagato perché circolassero voci infondate (e rassicuranti) sull’emergenza climatica, raccontando che la comunità scientifica era divisa, tra allarmisti e negazionisti. Tutto falso, naturalmente. E debitamente finanziato: il negazionismo climatico è stato creato ad arte dai produttori di petrolio, carbone e automobili. Lo rivela il New York Times, come segnala ora Andrea Bertaglio sul newsmagazine “Terranauta”. «Per più di un decennio – spiega Bertaglio – la Global Climate Coalition dei grandi produttori di petrolio, gas e carbone ha condotto un’aggressiva campagna contro l’idea che le emissioni di gas serra potessero portare a dei cambiamenti climatici».