Archivio del Tag ‘condivisione’
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Ugo Mattei: ci salverà solo un governo dei beni comuni
Ogni cambio di paradigma ha il suo manifesto. Quello che Ugo Mattei ha scritto per Laterza è un pamphlet di forte impatto per iniziare a ripensare le scienze sociali secondo un modello ecologico, sistemico ed olistico. Giurista e docente all’università di Torino, fra i promotori del Forum nazionale del movimento dell’acqua pubblica, sostiene la necessità di interpretare i beni comuni come forme irriducibili «tanto alla logica del privato, quanto a quella del pubblico» e ne rivendica il significato di forma mentis, come specifico orientamento del singolo verso la realtà e l’ambiente che lo comprende, senza passare attraverso lo statalismo o le ambiguità della “green economy”. I beni comuni dischiudono una diversa apertura sul mondo perché presuppongono l’interrelazione dell’uomo con l’ambiente.
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E-commerce e Gas, così il biologico batte la recessione
Il consumo di prodotti biologici regge nonostante la crisi economico-finanziaria e a confermarlo sono anche gli ultimi dati del Rapporto Bio Bank. Dal 2008 al 2011 i gruppi di acquisto solidale (Gas) sono quasi raddoppiati, passando dai 479 del 2008 ai 742 del 2010. Nell’arco di tre anni i Gas sono aumentati del 55% soprattutto nelle regioni settentrionali. In testa ci sono Trentino Alto Adige, Marche e Valle d’Aosta, in base alla densità della popolazione, mentre Emilia Romagna e Lombardia in termini assoluti. Si tratta di un dato significativo che evidenzia come il biologico risponda al bisogno di sicurezza alimentare ma anche alla protezione dell’ambiente e della biodiversità, a modelli etici di lavoro oltre che alla tutela delle tradizioni locali.
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Delusi da Facebook? Venti buone ragioni per abbandonarlo
Come consulente informatico ed esperto web, ho usato Facebook per circa un anno, sia come utente normale, sia come tecnico per integrarlo con siti terzi. Come utente finale non ho amato molto la piattaforma, ho notato molte cose che reputo personalmente del tutto deprecabili. Non mi piace la socialità narcisista e voyeuristica che lo permea. Non mi piace il mercato dei profili e lo scempio di privacy, di buon gusto, di buon senso e di pudore. Insomma non mi piace, ma è un’opinione come milioni d’altre, e non ha molta importanza. D’altro canto, ho anche maturato un’idea tecnica e più oggettiva dell’opportunità di integrare social network come Facebook nei nostri siti. Il risultato di misurazioni e riflessioni è che nel 95% dei casi non esiste un vantaggio ma bensì un effetto negativo osservabile e quantificabile. Di seguito, in venti punti, le ragioni tecniche di questa mia convinzione.
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Augé: hanno ucciso il futuro, ma noi ce lo riprenderemo
«La crisi provocata dalla finanza ci ha rubato il futuro. Lo ha letteralmente seppellito sotto le paure del presente. Tocca a noi riprendercelo». Come? Dividendo in parti uguali il frutto della conoscenza, la famosa mela che Eva rubò dall’albero proibito. Marc Augé, uno dei più celebri antropologi del mondo, ammette: l’impresa si è fatta quasi disperata, perché l’avvenire è diventato un incubo per la maggior parte delle persone. Soprattutto per due motivi: l’accelerazione impressa alle nostre esistenze dalle nuove tecnologie e la crisi della finanza. «Una miscela esplosiva, che ha cambiato l’esperienza individuale e collettiva del tempo: facendo dilagare l’incertezza e rendendo epidemico il timore di ciò che ci aspetta. I giovani temono di non trovare un lavoro, di non poter progettare il loro avvenire e si sentono bloccati in un eterno presente fatto di precarietà. I loro padri invece hanno paura di perdere la pensione, l’assistenza sociale, di finire in miseria».
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Tav, lezione francese: trasparenza d’obbligo, per legge
Un’opera «strategica per la crescita», che impedirebbe di «lasciar scivolare la nostra penisola verso il Mediterraneo senza un solido ancoraggio all’Europa»: così parla il premier Mario Monti, l’uomo che finge che l’Italia sia isolata dal resto d’Europa e intanto continua a rifiutare di dare spiegazioni ai 360 tecnici e docenti dell’università italiana che gli chiedono di farla finita con gli slogan e accettare una buona volta un confronto serio sulla “follia” della Torino-Lione. Ancora più irridente e “antico” il ministro dell’ambiente, Corrado Clini: «Si tratta di scegliere se si vuole vivere nel futuro o nel passato», dice, sfrecciando a bordo del super-treno cinese Pechino-Tianjin. La Tav nostrana? Un’opera che «forse non è stata sufficientemente spiegata», ammette soavemente lo stesso Monti, sorvolando sul fatto che – al di là delle Alpi, in quell’Europa così comoda da citare a sproposito – la discussione sulle grandi opere è addirittura obbligatoria, per legge.
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Rifkin: energia da ogni casa, la rivoluzione siamo noi
La seconda rivoluzione industriale, alimentata dal petrolio e dagli altri combustibili fossili, è entrata in un finale di partita molto pericoloso; i prezzi crescono, la disoccupazione resta alta, il debito si è impennato e la ripresa sta rallentando. Peggiora ancora il cambiamento climatico provocato dai combustibili fossili, base energetica dell’attività industriale. Di fronte a un collasso dell’economia globale, l’umanità è alla disperata ricerca di una nuova visione che ci porti nel futuro. Le grandi rivoluzioni economiche della storia si verificano quando le nuove tecnologie della comunicazione convergono con i nuovi sistemi energetici. Le rivoluzioni energetiche possono rendere il commercio più ampio ed integrato. Se accompagnate da rivoluzioni nei mezzi di comunicazione, consentono la gestione di nuove e più complesse attività commerciali.
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Scacco al potere, grazie alla Strategia della Lumaca
Partiti? No, grazie. Il sistema non è riformabile. E’ “impazzito”, perché presuppone una crescita infinita, mentre le risorse sono finite. «Non è sufficiente conquistare il potere per cambiare il mondo: abbandoniamo questa illusione». Rassegnarsi, allora? No, tutt’altro. Cambiare è possibile, a patto che si rinunci al potere. Grazie alla “Strategia della Lumaca”, ovvero: attuare subito il cambiamento, anziché delegarlo e, quindi, restare ad attenderlo. E’ la nuova sfida, tutta francese, lanciata dall’Adoc, l’associazione degli “obiettori alla crescita”, protagonista della campagna “Europe-Décroissance”.
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Pd e omofobia, salvate il soldato Binetti
Che qualcuno salvi dal “rogo” il soldato Paola Binetti. Che qualcuno faccia qualcosa per spiegare ai democratici del Pd che l’epoca del “processo politico” è ormai morta e sepolta. Non è possibile insomma che un partito a vocazione maggioritaria, pluralista e moderno come si candida a essere il Pd possa inciampare ancora nel paradigma della disciplina di partito. Fosse anche su un tema sul quale gli animi si accendono come quello sull’omofobia.