Archivio del Tag ‘Consiglio d’Europa’
-
Medici: resistenza contro il vaccino imposto da Draghi
«Con la risoluzione numero 2361 del febbraio scorso, il Consiglio D’Europa si è espresso in modo piuttosto netto contro l’introduzione negli Stati membri di un obbligo vaccinale». Lo sottolinea Sonia Fascendini, su “Trend Online”. Nella risoluzione si legge tra l’altro che gli Stati membri «devono assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria», e che nessuno (politicamente, socialmente o altrimenti) è «sottoposto a pressioni per farsi vaccinare», se non desidera farlo. Inoltre, secondo questo primo pronunciamento di un organo dell’Unione Europea, si deve «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato», per qualsiasi motivo (possibili rischi per la salute, di fronte a vaccini Covid ancora sperimentali, o contrarietà personale verso il vaccino come profilassi sanitaria preventiva). Al tempo stesso, aggiunge “Trend Online”, si invitano i paesi Ue ad «adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione e l’esitazione riguardo al vaccino Covid-19». Una posizione, quindi, che «sembra orientata verso un’attività di persuasione e di tolleranza verso chi è scettico verso i vaccini».Sembra inoltre esclusa, senza eccezioni, «l’ipotesi invece di imporre un vaccino», o anche solo di «applicare sanzioni o penalizzare chi non voglia farsi inoculare il vaccino», annota la stessa Sonia Fascendini. Peccato però che l’Italia lo abbia appena introdotto, un primo obbligo vaccinale, per ora riservato al personale sanitario. «Già qualcuno inizia a ipotizzare che questo sia il primo passo, verso la diffusione dell’obbligo di sottoporsi al vaccino, poco alla volta, se non per tutti, per una platea molto più ampia». “Merito” del decreto legge del 31 marzo 2021, varato dal governo Draghi. «Trattandosi di un decreto legge e non di un Dpcm, non è possibile ricorrere al Tar», chiarisce il dottor Mariano Amici, che a Roma nell’ultimo anno ha curato e guarito, da casa, ben 2.000 pazienti, senza mai doverli fare ricoverare. Il dottor Amici – violentemente attaccato e diffamato dai grandi media – smonta alla radice il ricorso al vaccino-Covid: non garantisce ai medici vaccinati di non essere contagiosi. Per quale motivo, dunque, costringerli a subire questo singolare Tso, completamente inutile dal punto di vista epidemiologico, sotto pena di gravi sanzioni?Non solo: Mariano Amici è tra quanti diffidano dei “preparati genici sperimentali” spacciati per vaccini contro il Covid. Motivo: non c’è stata un’adeguata sperimentazione, quindi è probabile che i veri effetti indesiderati saranno valutabili solo a fine 2023. Ma soprattutto: perché mai obbligare alla somministrazione del vaccino, quando – com’è ormai dimostrato da centinaia di medici – dal Covid si guarisce normalmente da casa, evitando il ricovero, se si somministrano tempestivamente i farmaci adatti? Scandaloso che, dopo oltre un anno, ancora manchi un protocollo nazionale per le cure precoci, che metta tutti i medici di famiglia nelle migliori condizioni per affrontare il morbo, evitando così l’ospedalizzazione. Il problema Covid? E’ questo: all’ospedale in molti casi si finisce quando è ormai troppo tardi, dopo che il paziente è stato lasciato a casa senza cure per svariati giorni. Viceversa, se le autorità sanitarie cambiassero ottica introducendo finalmente le terapie domiciliari precoci (come ha fatto il Piemonte: unica Regione, per ora), i numeri dell’emergenza – ricoveri e decessi – crollerebbero in modo automatico.E invece, l’Italia insiste nella scelta peggiore: non curare in modo tempestivo, e in più imporre la vaccinazione a medici e infermieri. «Per tutti gli operatori, che per ragioni diverse da quelle di salute si rifiutino di sottoporsi al vaccino, è prevista la sospensione della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa», ricorda “Trend Online”. «La sospensione si protrarrà fino al completamento della compagna vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021». Il decreto Draghi aggiunge che durante questo periodo il datore di lavoro, se possibile, potrà «adibire ad altre mansioni equivalenti, o anche inferiori», chi decida di non ricevere il vaccino, «con pagamento di una retribuzione corrispondente alle mansioni effettivamente svolte». Le mansioni a cui si riferisce il decreto sono quelle dove non ci sia un contatto diretto con i pazienti. «Nel caso non sia possibile il cambio di mansione o non sia accettato, la sospensione sarà effettiva e senza stipendio». Oltre il danno, la beffa: si mantengono a contatto coi pazienti solo i medici vaccinati, che però restano virtualmente contagiosi. «Non resta che la disobbedienza civile», sostiene il dottor Amici, in attesa che i ricorsi raggiungano la Corte Costituzionale. «Se i medici incrociano le braccia, possono convincere il governo a rinunciare a questo tragico, inutile ricatto».L’obbligo vaccinale è purtroppo ammesso dalla nostra Costituzione, anche se che all’articolo 32 stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e che la legge «non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Con una sentenza del 2917, a proposito della legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale per i bambini in età scolare – ricorda ancora Sonia Fascendini su “Trend Online” – la Corte Costituzionale si era già espressa a favore della legittimità di questo obbligo. «Nella sentenza di dice tra l’altro che questa scelta non è irragionevole, perché volta a tutelare la salute individuale e collettiva», e inoltre sarebbe «fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire la diffusione di alcune malattie». Ma un semplice decreto legge può introdurre l’obbligo vaccinale? Per la Costituzione, servirebbe una legge vera e propria, del Parlamento. In realtà, anche su questo punto si è già espressa la Corte Costituzionale: nel 2018 ha deciso che, «a fronte di una copertura vaccinale insoddisfacente», possano intervenire direttamente «gli organi di governo», con urgenza.In sostanza, nel caso dei vaccini obbligatori per i bambini la Corte ha considerato valido l’uso di un decreto legge governativo, perché la situazione doveva essere affrontata in modo rapido, tagliando i tempi dell’iter parlamentare. «In questa e in altre sentenze è stato poi più volte sottolineato che l’obbligo di un trattamento sanitario non deve arrecare pericoli ulteriori alla salute delle persone a cui è diretto, e che in sostanza la soluzione non deve essere peggiore del male che si vuole curare». Secondo “Trend Online”, dunque, «nulla esclude che i probabili ricorsi che ci saranno contro il decreto legge che impone l’obbligo vaccinale per i sanitari vengano accolti, perché suffragati da motivazioni valide». E’ quello che si augurano i medici salva-vita come il dottor Amici e i suoi tanti colleghi, per esempio quelli dell’associazione “Ippocrate”. Nel frattempo, però, l’obbligo incombe: e il fatto che a imporlo sia Mario Draghi costituisce una macchia indelebile, per chi sperava che il suo governo segnasse, anche sul piano dell’approccio sanitario, un radicale cambio di passo, rispetto al bilancio catastrofico del governo Conte.«Con la risoluzione numero 2361 del febbraio scorso, il Consiglio D’Europa si è espresso in modo piuttosto netto contro l’introduzione negli Stati membri di un obbligo vaccinale». Lo sottolinea Sonia Fascendini, su “Trend Online”. Nella risoluzione si legge tra l’altro che gli Stati membri «devono assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria», e che nessuno (politicamente, socialmente o altrimenti) è «sottoposto a pressioni per farsi vaccinare», se non desidera farlo. Inoltre, secondo questo primo pronunciamento di un organo dell’Unione Europea, si deve «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato», per qualsiasi motivo (possibili rischi per la salute, di fronte a vaccini Covid ancora sperimentali, o contrarietà personale verso il vaccino come profilassi sanitaria preventiva). Al tempo stesso, aggiunge “Trend Online“, si invitano i paesi Ue ad «adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione e l’esitazione riguardo al vaccino Covid-19». Una posizione, quindi, che «sembra orientata verso un’attività di persuasione e di tolleranza verso chi è scettico verso i vaccini».
-
Barnard: la Chiesa è marcia, con che faccia accusa Salvini?
La Chiesa di Bergoglio si cucia la bocca prima di condannare Salvini, ipocriti. E’ facile sparare su Matteo Salvini il “razzista”, il “sorridente sui cadaveri color scuro”, perché Matteo Salvini è in effetti colpevole di ambiguità umanitaria. Primo, non ha mai preso chiare distanze dal razzismo becero e disumano a cui il suo trionfo ha dato la stura in Italia. Chi non vive sui social non immagina l’orda di bruti e soprattutto brute fasci-nazi-razzisti che dilaga là fuori al grido “Non toccate Salvini” e il porcile agghiacciante che arrivano a pronunciare su quella che è una tragedia storica. Secondo, il leader leghista si contenta di risbattere il problema là dove si è originato, e non ha neppure l’ombra di un disegno politico sistemico di cui l’Italia si faccia portavoce nel G7 per fermare gli immensi flussi (fra 12 anni 1,3 miliardi d’indiani avranno la metà dell’acqua per vivere, e dove vanno?). Questo è meno che umano nel momento in cui Salvini non dice che i migranti, soprattutto quelli economici, hanno crediti di trilioni di dollari e di centinaia di milioni di vittime verso le nostre società, perché sulle loro risorse è stato creato tutto ciò che abbiamo, e ancora accade. Sarebbe gradito che un Paolo Becchi suggerisse a Matteo Salvini di rimediare con urgenza a entrambi i punti, mentre giustamente ferma gli arrivi caotici in Italia. Ma che a crocifiggere il leghista sia la Chiesa è molto oltre l’inaccettabile.Nel 2014 il ministro delle finanze vaticane, cardinale George Pell, disse che «abbiamo scoperto centinaia di milioni di euro nascosti in conti dimenticati di cui non avevamo rendicontazione». E questi sono solo gli spiccioli di Papa Bergoglio. Secondo l’“International Business Times”, il Vaticano gestisce strumenti d’investimento per 6 miliardi di euro; ha 700 milioni investiti sulle Borse; tiene 20 milioni di dollari in oro alla Federal Reserve in Usa. Il gioielliere Bulgari a Londra paga l’affitto alla Chiesa di Roma in uno dei palazzi meglio prezzati del mondo a New Bond Street. L’investment bank Altium Capital idem, nella prestigiosa St James’s Square. Secondo il Consiglio d’Europa il merchant banker dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (Aps), Paolo Mennini, nel 2012 da solo gestiva 680 milioni di euro per i cardinali, i quali solamente dallo Ior ricevono dividendi per 60 milioni annui. I valori delle proprietà immobiliari usate per profitto commerciale e speculativo dalla Santa Sede sono impossibili da calcolare, ma ecco un’idea: il “Sole 24 Ore” ha stimato che la sola ‘agenzia immobiliare’ vaticana chiamata Apsa, diretta fino al 2016 dal cardinale Domenico Calcagno, gestisce 10 miliardi di euro in immobili commerciali (esclusi quindi chiese, canoniche, seminari, ecc.) che, si ribadisce, è solo una vaga idea del totale in mano alla Santa Sede nel mondo.Allora, è accettabile che le “belle anime” cattoliche italiane, di cui l’innominabile catto-sinistra è pregna, si permettano di tuonare dalle pagine ad esempio di “Famiglia Cristiana” contro Salvini perché «ha mosso critiche al mondo cattolico che accoglie i migranti»? Accoglie i migranti? Ah, davvero? E come li accoglie? Con quanti denari concretamente sborsati fra i sopraccitati miliardi che tengono in speculazioni finanziarie e di Borsa? Può la Santa Sede mostrarci le cifre? In quanti immobili milionari che posseggono li hanno accolti, quanti sono stati allestiti per loro? Può la Santa Sede, che millanta di “accogliere”, fornirci le mappe? Ma con che inguardabile faccia questi ipocriti intimidiscono con l’abietta superstizione del senso di colpa il Salvini e i suoi elettori? Allora, Papa Bergoglio, prima di condannare i peccatori, veda di mettere le gabbane dei suoi preti, i miliardi delle vostre speculazioni e le migliaia di proprietà dove stanno le vostre parole. E se proprio dovete sdoganare la politica leghista sulla tragedia dei migranti come politica criminale contro gli innocenti – c he non è, perché al peggio è gretta insensibilità dettata da meschina ignoranza personale o da vere difficoltà economiche – ecco chi davvero ha fatto in epoca contemporanea una politica criminale di massa contro gli innocenti, col crocifisso al collo.Da un mio articolo di 2 anni fa: “Nel 2012 persino Jp Morgan ha dovuto prendere le distanze dallo Ior per sospetti di riciclaggio in armi. “Vatileaks”, scatenato da Gianluigi Nuzzi, già 3 anni fa rivelava il marciume criminale delle finanza vaticana. Mentre l’adorato Papa Francesco scalava in diligente silenzio i ranghi della Chiesa in Argentina, la P2 con lo Ior e Calvi erano i maggiori canali di forniture di missili Exocet proprio alla Giunta di Buenos Aires (30.000 morti), oltre ad armare criminali di massa e torturatori in Guatemala, Perù, Ecuador e Nicaragua. E scrive Vittorio Cotesta nel libro “Global Society, Cosmopolitanism and Human Rights”: «Uno dei maggiori obiettivi di questo network (Ior ecc.)… è di sostenere i golpisti che gli Stati Uniti e il Vaticano usano per schiacciare la Teologia della Liberazione». Papa Francesco ne fu complice ideologico e, in due casi, anche fisico fino al 2013”. Sono l’ultimo a sostenere Matteo Salvini in Italia, ma odio gli ipocriti. Creano molta più sofferenza dei razzisti, perché sono loro che al temine di epoche di disgustoso finto buonismo (vero, Pd?) tradiscono i popoli sui diritti fondamentali e li spingono all’aspetto più deteriore del populismo, quello di rabbia cieca e poi infine anche disumana.(Paolo Barnard, “La Chiesa condanna Salvini, ma con che faccia?”, dal blog di Barnard del 20 luglio 2018).La Chiesa di Bergoglio si cucia la bocca prima di condannare Salvini, ipocriti. E’ facile sparare su Matteo Salvini il “razzista”, il “sorridente sui cadaveri color scuro”, perché Matteo Salvini è in effetti colpevole di ambiguità umanitaria. Primo, non ha mai preso chiare distanze dal razzismo becero e disumano a cui il suo trionfo ha dato la stura in Italia. Chi non vive sui social non immagina l’orda di bruti e soprattutto brute fasci-nazi-razzisti che dilaga là fuori al grido “Non toccate Salvini” e il porcile agghiacciante che arrivano a pronunciare su quella che è una tragedia storica. Secondo, il leader leghista si contenta di risbattere il problema là dove si è originato, e non ha neppure l’ombra di un disegno politico sistemico di cui l’Italia si faccia portavoce nel G7 per fermare gli immensi flussi (fra 12 anni 1,3 miliardi d’indiani avranno la metà dell’acqua per vivere, e dove vanno?). Questo è meno che umano nel momento in cui Salvini non dice che i migranti, soprattutto quelli economici, hanno crediti di trilioni di dollari e di centinaia di milioni di vittime verso le nostre società, perché sulle loro risorse è stato creato tutto ciò che abbiamo, e ancora accade. Sarebbe gradito che un Paolo Becchi suggerisse a Matteo Salvini di rimediare con urgenza a entrambi i punti, mentre giustamente ferma gli arrivi caotici in Italia. Ma che a crocifiggere il leghista sia la Chiesa è molto oltre l’inaccettabile.
-
Se arriva la Troika: prepariamoci alla fine dell’Italia
C’è gente in Italia che si augura che arrivi. La Troika, s’intende, ovvero la struttura mista Commissione Ue, Bce e Fondo Monetario Internazionale che, in cambio di prestiti, impone ai governi la sua ricetta politica. Eugenio Scalfari l’ha persino scritto in una delle sue omelie domenicali. Matteo Renzi, ogni volta che gli capita, dice che non succederà, eppure un certo umore circola in giro: le banche d’affari invitano a non comprare italiano, il Pil cala, “Moody’s” vede nero, Mario Draghi chiede “cessioni di sovranità”. Non siamo ancora all’estate 2011, quando la Troika s’affacciò per la prima volta da noi, ma anche allora le cose precipitarono assai in fretta: ad aprile lo spread era 122 punti, più basso di adesso, ad agosto 400, a novembre 552 e i rendimenti sui Btp decennali oltre il 7%. Al tempo arrivò Mario Monti, stavolta il commissariamento sarebbe completo.Non è che la Troika si presenti così e suoni al palazzo del governo: arriva su invito, a seguito di eventi che sono quasi sempre identici. Funziona così. Il paese X, per qualche motivo, comincia ad avere difficoltà a finanziarsi sul mercato: gli investitori chiedono interessi troppo alti. È qui, quando il paese X teme di non poter pagare stipendi e pensioni, che arriva la Troika proponendo un bel prestito e sostenendo che il problema è il debito pubblico. Per avere i soldi, però, bisogna firmare un bel “Memorandum”, una lista assai nutrita di cose da fare. La ricetta è sempre la stessa per tutti i paesi: tagli di spesa pubblica, stipendi e pensioni; licenziamenti nel settore statale; aumenti di tasse; privatizzazioni e liberalizzazioni selvagge (servizi pubblici in primis); riforme del mercato del lavoro (libertà di licenziare). Al termine della “cura” – aiutata da cospicue pressioni sull’opinione pubblica – il paziente è più malato di prima, il welfare e i beni pubblici un ricordo.In sostanza, e per paradosso, l’arrivo della Troika europea coincide con la distruzione del modello sociale europeo. Non solo: i debiti pubblici – causa di ogni male – aumentano in maniera esponenziale. Non c’è da sorprendersi: il fine non è comprimere il debito dello Stato, ma quello estero, bloccando le importazioni attraverso un taglio dei redditi disponibili. È in questo modo che i creditori (spesso banche del Nord) rientrano dei soldi prestati negli anni di vacche grasse. In principio fu la Grecia: un debutto, e neanche troppo felice. Ad aprile 2010 il debito pubblico greco è ormai classificato “spazzatura” dalle agenzie di rating: la Germania aveva nel frattempo fatto sapere che i debiti dei singoli paesi dell’Eurozona non sono garantiti dalla Bce. È a quel punto che arriva la Troika con la sua borsa: promette un prestito da 110 miliardi, poi divenuti oltre 300 negli anni. Piccola notazione: i soldi non sono gratis – e nemmeno prestati all’1% come la Bce fece coi mille miliardi dati alle banche – ma concessi al ragguardevole interesse del 5,5%. In cambio, la Troika ha preteso tagli strutturali per 30 miliardi di euro a regime. Per capirci: il Pil greco ammonta a 180 miliardi, quindi è come se all’Italia chiedessero una manovra da 250 miliardi.Atene procede a rilento, ma comunque ha già licenziato 8.500 statali e altri 6.500 seguiranno entro quest’anno (alla fine saranno 30.000 su 750.000 totali). La tv pubblica è stata chiusa dalla sera alla mattina, la rete degli ambulatori specialistici pure; scuola, università e ospedali sono stati falcidiati. L’ultimo Memorandum, questa primavera, ha imposto alla Grecia di vendersi pure le spiagge (110 per la precisione) e un piano di privatizzazioni capillari da qui al 2020. La Troika, peraltro, non si occupa solo di spesa pubblica, ma di ogni aspetto della vita economica: pretende, per dire, che la Grecia cambi le leggi su come si pastorizza il latte (a vantaggio delle multinazionali). I risultati, però, non sono brillanti: quest’anno se n’è accorto persino l’Europarlamento. Il reddito disponibile delle famiglie dal 2009 è diminuito del 40%, gli stipendi del 34%, servizi e benefit sociali del 26%. La disoccupazione era al 9% cinque anni fa e ora supera il 27%, il Pil s’è ridotto di un quarto. Pure i conti pubblici, ovviamente, non migliorano: il rapporto deficit-Pil nel 2013 era al 12,7%, il debito pubblico al 175% (dal 129% del 2009).Il secondo paese a essere curato dalla Troika è stato l’Irlanda, messa nei guai a fine 2010 dal fallimento del suo sistema bancario e costretta a chiedere un prestito di 78 miliardi di euro. La struttura economica dell’Irlanda (un sistema basato sul esportazioni, tassazione irrisoria e poco welfare) sembrava fatta apposta per applicare i diktat dei Memorandum, eppure “l’allievo modello” non se la passa così bene come si vorrebbe far credere: dopo una sostanziosa sforbiciata dei salari e manovre per il 19% del Pil, il debito pubblico – che nel 2008 era solo al 44% del Pil – oggi sfora il 125%. E ancora: la crescita degli ultimi due anni è stata solo dello 0,2% nonostante la spinta di un deficit che l’anno scorso s’è attestato al 7,6%. Il valore degli immobili è il 57% in meno rispetto a cinque anni fa, il debito delle famiglie il 200% del reddito. La disoccupazione nel 2013 è passata dal 14,5 al 12,6%, ma il calo è dovuto in larga parte all’emigrazione (lo stesso discorso vale per Spagna, Portogallo e Grecia).Il Consiglio d’Europa, infine, ha denunciato che l’Irlanda non offre garanzie minime per malattia, disoccupazione, sopravvivenza, infortuni sul lavoro e benefici di invalidità. Sarà per questo che – a dicembre 2013 – quando Fmi, Bce e Ue hanno proposto all’Irlanda un nuovo prestito – il governo di Dublino ha risposto subito: “No, grazie”. In realtà, i funzionari della Troika continueranno a fare ispezioni biennali fino al 2031. Sei anni in meno di quel che toccano al Portogallo, uscito anche lui formalmente dall’ombrello della Troika nel dicembre scorso. Il panorama è lo stesso degli esempi precedenti: dopo tre anni di “cura” 1,9 milioni di persone (il 18% circa della popolazione) vivono sotto la soglia di povertà e i conti pubblici sono un disastro. Una vicenda simbolica: il governo di Lisbona, per realizzare le richieste dei Memorandum, voleva vendersi 85 quadri di Joan Mirò all’asta (ma un giudice, per ora, ha bloccato tutto). Va citato, infine, almeno il caso di Cipro, dove per la prima volta è stato applicato il principio, ora comunitario, che i fallimenti bancari li pagano anche i correntisti. Esagera, Bruno Amoroso, del centro studi Federico Caffè, quando li chiama “i sicari dell’economia”?(Marco Palombi, “Ecco come la triade Bce-Fmi-Ue potrebbe commissariare l’Italia e cosa ci sarebbe da aspettarsi”, da “Il Fatto Quotidiano” del 13 agosto 2014, ripreso da “Come Don Chisciotte”).C’è gente in Italia che si augura che arrivi. La Troika, s’intende, ovvero la struttura mista Commissione Ue, Bce e Fondo Monetario Internazionale che, in cambio di prestiti, impone ai governi la sua ricetta politica. Eugenio Scalfari l’ha persino scritto in una delle sue omelie domenicali. Matteo Renzi, ogni volta che gli capita, dice che non succederà, eppure un certo umore circola in giro: le banche d’affari invitano a non comprare italiano, il Pil cala, “Moody’s” vede nero, Mario Draghi chiede “cessioni di sovranità”. Non siamo ancora all’estate 2011, quando la Troika s’affacciò per la prima volta da noi, ma anche allora le cose precipitarono assai in fretta: ad aprile lo spread era 122 punti, più basso di adesso, ad agosto 400, a novembre 552 e i rendimenti sui Btp decennali oltre il 7%. Al tempo arrivò Mario Monti, stavolta il commissariamento sarebbe completo.
-
Lo Spiegel: spiata da Obama, la Merkel vuole dimettersi
Secondo lo “Spiegel”, Angela Merkel potrebbe presto dimettersi in seguito allo scandalo Datagate: la cancelliera è stata spiata per anni dall’Nsa ed è stata sorpresa a utilizzare un telefono criptato al posto di un normale apparecchio. I bene informati, sostiene Mitt Dolcino, ritengono che la donna più potente del mondo possa essere stata effettivamente spiata «dall’improbabile alleato americano». Forse, qualche informazione sensibile è stata davvero raccolta dal controspionaggio Usa: la conseguenza è che, alla lunga, la premiership tedesca «può essere a rischio scandalo, un po’ come è capitato in Italia con Silvio Berlusconi e in Turchia con Erdogan (o, senza essere premier, in Francia con Strauss Kahn)». Problema: «La Germania non può correre questo rischio, non si può rompere l’incantesimo della rinnovata ricchezza tedesca grazie al Santo Graal che è ed è stata la moneta unica, capace di drenare ricchezza dalla periferia al centro in misura pari a una guerra continentale vinta».Dunque, scrive Dolcino su “Scenari Economici”, l’opzione per la politica tedesca di un cambio in corsa è assolutamente razionale, oltre che legittimo. «Se gli Usa pensavano di trovarsi innanzi ad un paese di sprovveduti, con la Germania hanno certamente sbagliato i conti». Lo stesso “Spiegel”, sempre ben informato, proponeva addirittura l’asilo per Edward Snowden. Le possibili dimissioni della Merkel, per “smarcare” Berlino da qualsiasi possibile imbarazzo, dimostrano l’errore strategico dell’amministrazione Obama, che ha permesso alla Germania di diventare «il vero riferimento europeo», ormai in grado «anche in maniera autonoma di decidere le sorti dei governi di numerosi paesi Ue (l’esempio del Cavaliere è davvero sintomatico)». Allarme: l’ex alleato tedesco può aver causato danni agli Stati Uniti, e può provocarne ancora, trasformandosi in avversario economico. In ogni caso, aggiunge Dolcino, per l’Italia di Renzi si preannunciano tempi durissimi: se la cancelliera aveva davvero promesso meno rigore e più flessibilità, domani il premier potrebbe trovare con in mano un pugno di mosche.Per chi non l’avesse ancora capito, continua Dolcino, «l’austerità è uno strumento in mani tedesche per perpetrare lo status quo favorevole alla Germania, l’unico paese che ha tratto reale beneficio dalla moneta unica». Secondo fonti riservate, Enrico Letta aveva un impegno (forse anche scritto) dell’Europa e della Germania in particolare, per succedere a Herman Van Rompuy alla guida del Consiglio d’Europa, in cambio della «non belligeranza» dell’Italia verso l’Europa della moneta unica «a valle della restaurazione europea operata dal fido Mario Monti, peraltro a danno degli stessi italiani», come dimostra l’esplosione del debito pubblico, il crollo del Pil e quello dei consumi. «La promessa stava per essere mantenuta», scrive Dolcino, e Letta – sebbene per breve tempo – è stato «candidato europeo senza essere candidato dell’Italia». Ma il piano sarebbe saltato quando Renzi ha detronizzato il premier delle “larghe intese” sostenuto da Napolitano, ostacolando la tecnocrazia europea «per la prima volta dopo cinque anni». La Merkel ha davvero fatto promesse importanti a Renzi? E cosa accadrebbe, dunque, se la cancelliera passasse la mano per dribblare il pressing spionistico di Obama?«Per intanto il giovane Renzi certamente non si annoierà – annota Dolcino – dovendo dilettarsi con l’esercizio del tassatore riformista, di fatto eseguendo sebbene di malavoglia i desiderata tedeschi finalizzati a indebolire più che a restaurare l’economia del primo competitore manifatturiero della Germania», cioè l’Italia. Poi «dovrebbero venire le privatizzazioni come dopo la crisi degli anni ’90 e le svendite orchestrate da coloro che furono poi predestinati a brillanti carriere europee (Prodi, Draghi)». Per cui, «le aziende europee e tedesche in particolare (soprattutto in ambito energia, occhio all’interesse tedesco per Enel) sembrano rivestire il ruolo degli avvoltoi in agguato». Con Obama saldamente al potere, «Renzi può stare ragionevolmente tranquillo fino al 2016, supportato dalla possente intelligence americana». Ma che sarà del premier italiano se tra due anni dovesse cambiare il vento negli Usa? Secondo “Scenari Economici”, «se non sarà caos – fatto assai probabile – possiamo dire che la partita è più aperta di quanto sembri».Secondo lo “Spiegel”, Angela Merkel potrebbe presto dimettersi in seguito allo scandalo Datagate: la cancelliera è stata spiata per anni dall’Nsa ed è stata sorpresa a utilizzare un telefono criptato al posto di un normale apparecchio. I bene informati, sostiene Mitt Dolcino, ritengono che la donna più potente del mondo possa essere stata effettivamente spiata «dall’improbabile alleato americano». Forse, qualche informazione sensibile è stata davvero raccolta dal controspionaggio Usa: la conseguenza è che, alla lunga, la premiership tedesca «può essere a rischio scandalo, un po’ come è capitato in Italia con Silvio Berlusconi e in Turchia con Erdogan (o, senza essere premier, in Francia con Strauss Kahn)». Problema: «La Germania non può correre questo rischio, non si può rompere l’incantesimo della rinnovata ricchezza tedesca grazie al Santo Graal che è ed è stata la moneta unica, capace di drenare ricchezza dalla periferia al centro in misura pari a una guerra continentale vinta».