Archivio del Tag ‘controllo’
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Soares: il debito non si paga, Lisbona si ribelli alla Merkel
Mario Soares, che ha guidato il paese verso la democrazia dopo la dittatura di Salazar, ha detto che tutte le forze politiche dovrebbero unirsi per «far cadere il governo» e respingere le politiche di austerità della troika dell’Ue-Fmi. «Il Portogallo non sarà mai in grado di pagare i propri debiti, per quanto possa continuare ad impoverirsi. Se non è possibile pagare, l’unica soluzione è non pagare. Quando l’Argentina era in crisi non pagò. E che cosa è successo? Non è successo niente», ha dichiarato ad “Antena 1”. L’ex premier socialista ed ex presidente del paese ha detto che il governo portoghese è diventato un servo del cancelliere tedesco Angela Merkel, e che esegue disciplinatamente qualunque ordine ricevuto. «Nel loro desiderio di fare contenta la Senhora Merkel, hanno venduto tutto e rovinato questo paese. In due anni questo governo ha distrutto il Portogallo».
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Marini e l’inciucio degli zombie, il suicidio finale del Pd
La parabola del Partito Democratico precipita nel baratro nella tarda serata del 17 aprile 2013. La candidatura di Marini alla presidenza della Repubblica, avanzata da Bersani nel plenum del Pd, spacca il partito in una decina di frammenti, che non saranno più ricomponibili in nessun modo duraturo. E trova il consenso entusiastico della destra. Un vero torrente di zombi fumanti invade le fognature televisive di un paese alla deriva in una palude stagnante. E’ l’inciucio più inverosimile della storia degl’inciuci: quello che ammazza uno degl’inciucianti. L’Italia, quella che ancora riesce a sopravvivere, osserva attonita. Che la casta fosse putrescente non c’erano dubbi, per i viventi. Ma che si giungesse a tanto, a un vaudeville così frastornante, pochi riuscivano a immaginare.
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Social network, 007 e agenzie-spia: siamo tutti schedati
Allegri: siamo tutti schedati. «Qualche tempo fa in Internet ho letto una notizia molto inquietante: a Lugano esiste una società che scheda ogni italiano il cui nome appare su un giornale o in un atto pubblico», racconta Loris Mazzetti, già braccio destro di Enzo Biagi. «Facendo una ricerca dettagliata scopro che in Europa vi sono diverse società che di nascosto lavorano sui dati di siti considerati socialmente utili. L’americana Fbi lo sta facendo da anni, ha superato i 150 milioni di persone schedate e da tempo sta immettendo nella banca dati oltre alle impronte digitali anche le foto delle persone». Solo in Italia, Facebook ha oltre 23 milioni di iscritti, nel mondo supera il miliardo. E ogni utente immette le proprie foto e quelle degli amici. «I servizi segreti, che non devono chiedere il permesso per entrare nella società di Mark Zuckerberg, hanno nel social network una base informativa straordinaria».
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Haarp-Muos, guerra climatica: prove tecniche di apocalisse
Inondazioni, siccità, terremoti e tsunami: dopo le “guerre stellari”, i cataclismi telecomandati? Bomba climatica, un fantasma si aggira per l’Europa: si scrive Muos, si legge Haarp. Antenne potentissime, in grado di “bombardare” la ionosfera e pilotare “rimbalzi” devastanti su scala mondiale? Per l’economista canadese Michel Chossudovsky, il sistema installato in Alaska è una vera e propria arma di distruzione di massa: oltre a interferire sulle comunicazioni, le sue antenne possono influenzare i circuiti elettrodinamici delle aurore, correnti naturali di elettricità da un milione di megawatt. «E’ possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e le apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi nemici». Radiazioni ad alta frequenza: il programma di ricerca più controverso al mondo s’incrocia con le attività dell’Nrtf di Niscemi, il sistema “Naval Radio Transmitter Facility” che da più di vent’anni assicura le comunicazioni con navi e sottomarini nucleari. Cui ora si affianca il “Mobile User Objective System”, l’eco-mostro di cui la Sicilia ha paura.
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Inferno Europa: l’infame Margaret Thatcher è ancora viva
Il modo migliore per onorare Margaret Thatcher? «Privatizziamo il suo funerale. Lo mettiamo sul mercato e accettiamo l’offerta più economica. È quello che avrebbe voluto», dice il regista inglese Ken Loach, autore nel 1984 del drammatico documentario “Wich side are you on”, che racconta lo sciopero dei minatori britannici durante il quale il grande capitale internazionale fece leva sul governo conservatore per scatenare una crudele campagna di violenza e odio contro la classe operaia d’Oltremanica. Al pari di Ronald Reagan, la Lady di Ferro che oggi l’aristocrazia politica europea piange fu inflessibile nell’applicazione dei dettami più brutali dell’ideologia neoliberista, la stessa che orientò le grandi scelte antipopolari del falso riformista francese Mitterrand e degli altri “padri” dell’attuale Europa del rigore, che la crisi trasforma in una sorta di macelleria sociale permanente.
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Web sotto controllo: non siamo al sicuro neppure su Skype
Google, Facebook, Microsoft, Apple e gli altri riescono a sapere praticamente tutto su di noi tutto il tempo. Al contrario degli umani, i loro server non dimenticano mai e gli strumenti per estrarre informazioni non fanno che migliorare. Inserzionisti, ladri di identità, compagnie di assicurazione, impiegati: chiunque, nonché ovviamente le autorità, sta cercando di mettere le mani di questi dati, ognuno a modo suo. Tuttavia, la strada delle informazioni destinate alle autorità (in senso ampio, dal momento che parliamo di paesi in tutto il mondo) prevarica. Ora la Microsoft ha improvvisamente deciso di «rispettare i diritti umani e i principi della libertà di espressione e della privacy» e ha dimostrato un «impegno alla trasparenza», come ha scritto sotto pressioni da parte della Eff, Electronic Frontier Foundation, e dei suoi partner. Si sono quindi uniti Google, Twitter e altri a svelare non la quantità di dati degli utenti che raccolgono o a quali compagnie e affiliati hanno accesso, ma quante richieste hanno ricevuto da parte delle autorità per avere quei dati.
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Denaro per noi: stop all’euro-estorsione di Maastricht
Smantellato lo Stato e privatizzato il denaro fin dalla sua emissione, i risparmiatori diventano polli da spennare, in balia degli speculatori. La crisi di Cipro? «Non indica solo la fine della ricreazione: è la prova definitiva che il sistema bancario internazionale è una vera e propria truffa globale, gestita (male) da un gruppo di manigoldi», accusa Giulietto Chiesa. «E’ la prova che il debito che ci strozza non è che un’opinione di quei manigoldi e dei loro servi, installati nei centri del potere e nelle istituzioni finanziarie e politiche internazionali». L’“Herald Tribune” rivela che la decisone di dimezzare il debito greco fu presa all’insaputa di tutti già nell’ottobre del 2011, alle tre di notte, da cinque persone: Merkel, Sarkozy, Lagarde, Juncker e Barroso. Decisero di chiedere ai privati, cioè alle banche creditrici, di farsi carico della perdita. «Ma se si chiede a un creditore di ridurre del 50% le sue pretese, vuol dire che si sa che è un creditore illegale: quel debito era stato estorto, anche alla Grecia. E questo vale per tutti: Italia, Spagna, Irlanda, Portogallo».
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Dietro a Cipro, la guerra: ma Putin sventa il complotto
In apparenza la posta in gioco è quella dei miliardi degli “oligarchi”, ma il vero obiettivo di Putin – nei panni di “salvatore” di Cipro – sarebbe ben più serio: salvare la pace nel Mediterraneo e allontanare la guerra che, attraverso la Siria, l’Occidente sta armando contro l’Iran. Lo sostiene un attento osservatore della politica russa, John Helmer: «Usa, Germania, Turchia e Nato pensano di avere quasi tutte le munizioni che servono per rovesciare il regime in Siria, come avevano già fatto in Libia, ma sembra che non trovino i 5 miliardi di euro necessari». Soldi indispensabili per «ripetere il trucco» finanziando la guerra coi depositi russi confiscati a Cipro. Inattesa contromossa di Putin: rifinanziare interamente le banche cipriote, emarginando l’Unione Europea e piazzando la Russia al centro del Mediterraneo. Con buona pace di Londra, che ha anch’essa manovrato per provocare il collasso di Cipro, cioè del maggior concorrente europeo dei paradisi fiscali britannici.
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Tutti salvi, solo in un mondo senza più vincitori né vinti
La dicotomia tra destra e sinistra è finita nel momento in cui l’una e l’altra si sono rivelate e si rivelano “cresciste” e nel momento in cui la sinistra continua a cullarsi nell’idea – contraddetta dei fatti – che progresso e crescita coincidano ancora. Non è più così. Per affrontare la politica che occorrerà, è necessario un salto concettuale gigantesco, come lo è la crisi che avanza: cioè il passaggio a un “pensiero complesso”. Le idee dominanti del XX Secolo furono, e sono ancora, quelle della specializzazione, cioè della frantumazione, dei saperi. Non fu casuale. Fu il risultato non solo del dominio del principio economico sull’intera società, fu ed è il prodotto della cultura razionalistico-illuminista. E’ questo che ci ha fatto perdere, insieme alla complessità dell’individuo, anche quella del cosmo.
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Golpe europeo, Murphy: giù la maschera, signor Draghi
Giù la maschera, “signor Draghi”: la Bce non è un’autorità finanziaria neutrale, ma una organizzazione “golpista” al servizio dell’élite europea. Archiviato Mario Monti, il finto salvatore della patria ridicolizzato di fronte a tutta l’Europa dal misero risultato elettorale rimediato in Italia, brilla di nuova luce la straordinaria perfomance del giovanissimo Paul Murphy, l’eurodeputato socialista irlandese che già il 5 dicembre 2011 fece letteralmente a pezzi l’ammutolito presidente della Bce, rinfacciandogli il famigerato diktat per l’austerity firmato con Jean-Claude Trichet per ottenere lo scalpo di Berlusconi e la capitolazione dell’Italia di fronte al ricatto telecomandato dello spread. «Ognuna di queste misure – tuonò Murphy – porta ad attacchi contro i diritti e le condizioni di vita dei lavoratori». La “nota” della Bce terminava con una frase che Murphy definì inquietante: “Abbiamo fiducia che il governo metterà in campo azioni appropriate”. Esplicita, quindi, «la minaccia di non comprare i titoli di Stato italiani», facendo precipitare il paese nella crisi.
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Massacro a orologeria, per noi euro-prigionieri della Troika
Tutto il mondo politico italiano rappresentato nel nuovo Parlamento, compreso il “Movimento 5 Stelle”, vive in una nuvola lontana anni luce dalle drammatiche scadenze della crisi economica e dai vincoli europei. Pare che tutte le principali forze abbiano dimenticato le politiche di austerità che ci hanno portato ai confini della catastrofe sociale in cui già è sprofondata la Grecia e in cui stanno scivolando Portogallo e Spagna, in un terribile contagio destinato ad estendersi. Così si ignora che il prossimo governo, ammesso che se ne faccia uno, ha già i compiti e le decisioni assegnate dagli impegni assunti dal governo Monti e approvati quasi alla unanimità dal precedente Parlamento. Questi impegni sono stati furbescamente ignorati in una campagna elettorale concentrata sul ruolo dei partiti. La crisi economica è diventata così quasi una derivata della crisi di questi ultimi. Troppo facile, purtroppo.
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Stiglitz: basta trucchi, dobbiamo nazionalizzare le banche
«La notizia che la nazionalizzazione delle banche potrebbe essere necessaria anche secondo Alan Greenspan dimostra quanto la situazione sia disperata: come è evidente da tempo, l’unica soluzione è che il nostro sistema bancario sia rilevato dal governo, forse sulla falsariga di quanto fecero Norvegia e Svezia negli anni ‘90». Parola di Joseph Stiglitz, docente della Columbia University e Premio Nobel per l’economia. Nazionalizzare le banche: «Bisogna farlo, e farlo in fretta, prima che altri soldi vadano sprecati in manovre di salvataggio», dopo la catastrofe planetaria provocata da «anni di comportamenti sconsiderati, tra cui la concessione di crediti inesigibili e l’avere giocato d’azzardo con i derivati». Teoricamente, siamo già alla bancarotta: se il governo rispettasse le regole del gioco, sono moltissime le banche che uscirebbero dal mercato. Nessuno sa con certezza quanto sia grande il buco: almeno due-tremila miliardi di dollari, se non di più.