Archivio del Tag ‘cristiani’
-
Caso Bergoglio: esagerazioni, ipocrisie e disinformazione
In Argentina, durante la dittatura, vi furono padri che denunciarono i figli, convinti che una lavata di capo avrebbe fatto loro bene. È successo decine di volte. Oggi i figli sono desaparecidos e molti padri sono morti suicidi, disperati per non aver compreso in tempo la perversione di quel regime che torturava, assassinava, stuprava, faceva sparire i corpi, rapiva i bambini, li privava d’identità in nome dell’Occidente cristiano. Torturava in nome della croce e spesso erano i preti stessi a torturare, uccidere o assolvere con la loro partecipazione chi torturava e uccideva. Se la Chiesa argentina nel suo insieme non può non essere condannata, non può bastare un singolo episodio poco chiaro per condannare il giovane padre Bergoglio al marchio del complice. In un’ipotetica inchiesta sul caso dei due gesuiti Yorio e Jalics, il provinciale dei gesuiti dell’epoca sarebbe probabilmente rinviato a giudizio, ma poi uscirebbe assolto dal processo.
-
Boff: scommetto su Francesco, lavorerà per l’umanità
«Lavorerà per riscattare la credibilità della Chiesa, macchiata dagli imbrogli, dagli scandali dei pedofili e della banca vaticana. E dopo farà un’apertura al mondo moderno, perché sia Benedetto XVI che Giovanni Paolo II hanno interrotto il dialogo con la modernità». Leonardo Boff, tra i fondatori della “teologia della liberazione”, dopo aver tifato per l’americano Sean O’Malley ora scommette su Jorge Bergoglio, nonostante sia considerato in Argentina un “populista conservatore”, un uomo di destra. Intervistato da Eleonora Martini per il “Manifesto”, il brasiliano Boff – cui Ratzinger impedì l’esercizio del sacerdozio – ripone nel nuovo Papa molte speranze: vede in lui il vento della «primavera» che scioglie il «freddo inverno della Chiesa» e la traghetta nel terzo millennio. «È sempre stato dalla parte dei poveri e degli oppressi, come noi teologi della liberazione». E questo gli basta: del brand non si preoccupa, e non crede alla complicità con la dittatura militare.
-
Squadroni della morte targati Usa, dal Salvador alla Siria
Macellai nazisti, con un solo compito: uccidere in massa, torturare, seminare il terrore. Ieri in America Latina, per stroncare la resistenza democratica in Salvador e la rivoluzione sandinista in Nicaragua, e oggi in Medio Oriente, per demolire la Siria come nazione dopo aver annientato l’Iraq. Cambia solo la manovalanza: soldati e miliziani sudamericani, oppure fanatici di Al-Qaeda, tagliagole reclutati nelle monarchie del Golfo e mercenari al soldo di agenzie controllate dal Pentagono. Identica la regia, targata Washington. Sempre la stessa persino la catena di comando: che risale al famigerato team collaudato dall’ex ambasciatore John Negroponte, l’inventore degli “squadroni della morte” che sterminarono migliaia di persone e assassinarono Oscar Romero, arcivescovo di El Salvador. Rivelazioni inquietanti: anche in Iraq e in Siria hanno operato i killer coordinati dalla “squadra” di Negroponte e del suo “allievo”, l’ambasciatore Robert Stephen Ford.
-
Boff: capitalismo terrorista, e la Chiesa ne è complice
Ci sono due gruppi di minacce davanti a noi. Una viene dalla macchina di morte che è la nostra cultura militarista che ha creato un tale numero di armi nucleari, chimiche e biologiche, che possono distruggere ogni forma di vita sul pianeta. Queste armi sono molto deleterie: sono in sicurezza, ma non in assoluta sicurezza. Lo abbiamo visto a Chernobyl e Fukushima. Inoltre abbiamo le nanotecnologie. La guerra cibernetica può essere ad elevata distruzione. Si tratta di una guerra non dichiarata, di violenza estrema e che punisce gli innocenti. Il secondo gruppo di minacce deriva da quello che il nostro sviluppo industriale ha fatto negli ultimi 300, 400 anni, con la sistematica aggressione alla Terra, ai suoi beni, le sue risorse. Siamo arrivati al punto di avere destabilizzato totalmente il sistema Terra, e l’evidenza di questo è il riscaldamento globale. Per ricostruire quello che prendiamo alla Terra in un anno, essa abbisogna di un anno e mezzo. Quindi la Terra è già sterminata.
-
Desmond Tutu: perché rifiuto di parlare con Tony Blair
L’immoralità della decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna di invadere l’Iraq nel 2003, fondata sulla menzogna che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa, ha destabilizzato e polarizzato il mondo in misura maggiore rispetto a qualsiasi altro conflitto nella storia. Anziché riconoscere che il mondo in cui vivevamo – con sempre più raffinate forme di comunicazione, trasporti e sistemi d’arma – necessitava di una leadership sofisticata che tenesse insieme la famiglia globale, i leader che allora guidavano gli Stati Uniti e il Regno Unito costruirono falsi pretesti per comportarsi come bulli al parco giochi e trascinarci più lontano. Ci hanno spinti sin sull’orlo del precipizio in cui ci troviamo ora, con lo spettro di Siria e Iran davanti a noi. Se i leader possono mentire, allora chi mai dovrebbe dire la verità?
-
Macelleria-Siria, la strana alleanza tra Israele e Jihad
La Reuters ha faticato parecchio prima di poter pubblicare che qualche mese fa il presidente americano Barack Obama aveva approvato una “intelligence” dalla quale risulta che la Cia, Central Intelligence Agency, doveva dare un appoggio ai “ribelli” armati, che si battono per un cambiamento di regime in Siria e che ora questo sostegno deve essere tolto. A questo punto anche i più sperduti pescatori delle isole Figi già saranno a conoscenza di questo “segreto” (per non tornare a ripetere che in tutta l’America Latina si conosce una cosetta o due su come la Cia si sappia destreggiare nel rovesciare un regime). La Reuters descrive con cautela questo sostegno, come «circoscritto». Ma questo è, ovviamente, il codice per “proteggersi le spalle”. Infatti ogni volta che la Cia vuole abbandonare qualche progetto si serve della stampa e di qualche scriba fedele, come David Ignatius del “Washington Post”.
-
Pallante: dismisura, il nemico che si traveste da amico
Là dove c’era un mare “del colore dei pavoni”, cullato da “onde cangianti”, ora c’è l’inferno petrolchimico: raffinerie, stoccaggi e cemento, attracchi per le petroliere. E’ la costa di Priolo, venti chilometri tra Catania e Siracusa, devastata dalle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno inaugurate dal profetico patron dell’Eni, Enrico Mattei, l’uomo che aveva osato sfidare le superpotenze energetiche mondiali. Quando precipitò “misteriosamente” col suo aereo il 27 ottobre 1962 a Bascapè, sulle colline dell’Oltrepò Pavese, Mattei tornava da un viaggio-lampo in Sicilia: nel tripudio popolare, dal balcone del municipio di Gagliano Castelferrato aveva appena annunciato la nuova era del metano e del lavoro per tutti. Risultato: quel mare, ora, non è più balneabile. La colpa non è del progresso, dice Maurizio Pallante, ma della “dismisura” del cosiddetto sviluppo, il demone contro ci si batté Pasolini, che pure si appassionò (pericolosamente) al mistero della tragica fine di Mattei.
-
Chi sgozza bambini ci vuole in guerra: l’Italia dica no, ora
Guerra: è questo l’ordine del giorno. Naturalmente, quasi nessuno ne parla: siamo occupati in altre faccende, o magari a fare la parata militare pacifica, per ordine del peggiore dei presidenti della Repubblica che abbiamo mai avuto in Italia. Guerra: qualche giorno fa abbiamo dato notizia dell’avvio, il 15 maggio, di una delle più grandi esercitazioni militari mai tenute in Medio Oriente. E se guardate la cartina, vedete che si sta sviluppando in questi giorni proprio al confine tra la Giordania e la Siria. Dodicimila soldati e ufficiali di 17 paesi – arabi e Nato, Italia compresa. Avevamo commentato: che coincidenza, non sarà che sta per succedere qualcosa di importante, in Siria? E infatti: ecco una serie di esplosioni terroristiche, plastico e bombe messe vicino ai comandi militari e della polizia, che fanno decine di morte tra soldati e poliziotti siriani. E subito dopo, la reazione al mostruoso massacro di più di cento persone, vicino al villaggio di al-Hula, tra cui 49 bambini e 34 donne.
-
La guerra democratica: noi ipocriti, i peggiori assassini
Con un profetico bestseller, Giulietto Chiesa la battezzò “la guerra infinita”: era l’incubo che doveva metter fine al breve sogno della pacificazione globale, dopo il lungo inverno della guerra fredda. I Grandi si promisero una pace duratura, ma mentivano: appena l’Urss abbassò le armi, l’America ne approfittò per assediarla e conquistare posizioni in tutto il mondo. «Da quando è crollato il contraltare sovietico – dice oggi Massimo Fini – le democrazie occidentali, Stati Uniti in testa, hanno inanellato otto guerre in vent’anni». Così, la “guerra asimmetrica” di cui parlava Giulietto Chiesa – potenti eserciti super-tecnologici contro sparute armate di miliziani irregolari e vaste stragi di civili – è ora la “guerra democratica”, nella traduzione di Massimo Fini: oggi il boia siamo noi, l’Occidente “umanitario” e ipocrita, che uccide a distanza, rifiutandosi di guardare in faccia le vittime dilaniate, a migliaia, da missili-killer che cadono lontano dalle nostre case.
-
Vik, vincitore anche da morto: non ho mai smesso di sognare
«Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare. Vittorio Arrigoni, un vincitore». Vittorio si accompagnava con docilità alla grandezza reale dei suoi sogni, ma alludeva inevitabilmente alla nera ombra che si abbinava al suo raro coraggio fisico, un’ombra che lo ha raggiunto prima di quei cent’anni, proprio un anno fa. Un anno dopo la morte di Vittorio Arrigoni siamo interrogati in profondità dal “vincitore”, anche quando scontiamo la sconfitta profanatrice che ha spezzato la sua vita.
-
Un testimone: le milizie anti-Assad massacrano i siriani
Sono originario di Homs. Vivevo nel quartiere di Bab Sebaa. A metà aprile del 2011, gruppi di persone hanno cominciato a riunirsi pacificamente nel centro di Homs, sulla via Al-Kowatly, per chiedere riforme. Ben presto, però, la gente ha cominciato a sospettare di queste manifestazioni, c’era qualcosa di strano, di poco chiaro: taluni avevano comportamenti provocatori, estranei al sentire comune del nostro paese, ad esempio lanciavano slogan che incitavano alla Jihad. Molto rapidamente tutte le persone che conoscevo hanno smesso di manifestare, non si sentivano più a loro agio e concordi con questo genere di proteste del venerdì, all’uscita dalle moschee.
-
Cristiani sotto attacco: ma chi ha seminato l’odio?
Oggi, la diffusa sensazione in Occidente è che le comunità cristiane asiatiche e africane siano in pericolo. E’ vero. Quel che non si dice, però, è che tale intollerabile situazione rappresenta la risposta inadeguata, ingiusta e spesso criminale a uno stato d’ingiustizia e di disagio. Il mondo musulmano si sente a sua volta aggredito e – commettendo un madornale errore – ritiene che la Modernità occidentale e il cristianesimo siano tutt’uno. Falso, sbagliato, insostenibile. La Modernità occidentale – individualista, materialista, fatta d’individui schiavi dei loro vizi e dei loro interessi – è all’antitesi del cristianesimo. Questo è l’errore di molti musulmani: i fondamentalisti islamici ne approfittano.