Archivio del Tag ‘disinformazione’
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Marini e l’inciucio degli zombie, il suicidio finale del Pd
La parabola del Partito Democratico precipita nel baratro nella tarda serata del 17 aprile 2013. La candidatura di Marini alla presidenza della Repubblica, avanzata da Bersani nel plenum del Pd, spacca il partito in una decina di frammenti, che non saranno più ricomponibili in nessun modo duraturo. E trova il consenso entusiastico della destra. Un vero torrente di zombi fumanti invade le fognature televisive di un paese alla deriva in una palude stagnante. E’ l’inciucio più inverosimile della storia degl’inciuci: quello che ammazza uno degl’inciucianti. L’Italia, quella che ancora riesce a sopravvivere, osserva attonita. Che la casta fosse putrescente non c’erano dubbi, per i viventi. Ma che si giungesse a tanto, a un vaudeville così frastornante, pochi riuscivano a immaginare.
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Italia, ancora più rigore: Bruxelles ordina, Monti esegue
Torna a farsi sentire la frusta della Troika, preoccupata per l’inconsistenza provinciale della politica italiana ancora in stallo, ma i poteri forti sanno di poter contare sul loro uomo: Mario Monti. Che, «con la sua squadretta di demolitori», ha appena partorito il Def, documento di economia e finanza, primo passo dell’iter della “legge di stabilità”, erede della vecchia “finanziaria”. Obiettivo di Bruxelles: fare pressione per condizionare l’assetto del paese, gli orientamenti della spesa pubblica, i rapporti tra imprese e lavoro, il carico fiscale. «La Commissione Europea – scrive il blog “Contropiano” – ha “riscoperto” che l’Italia presenta molte “debolezze”: perdita di competitività dell’economia, forte indebitamento dello Stato, fragilità del settore bancario». Il tutto è contenuto in un rapporto sugli squilibri macroeconomici nell’Unione, che contiene anche un giudizio negativo sulle possibilità di evoluzione della situazione.
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Euro-tasse criminali: moneta sovrana, la sfida di Cantù
Chiudere bottega, strangolati dalle tasse? Neanche per sogno, meglio rifiutarsi di pagare le imposte: «In un sistema fiscale come quello dell’euro, evadere le tasse è un dovere patriottico». Parola di Paolo Barnard, giornalista convertitosi alla sovranità monetaria come unica via d’uscita dall’euro-tunnel della crisi. «Non possiamo distruggere il nostro futuro per un sistema fiscale criminale». La notizia però è un’altra: sono gli applausi fragorosi dei 180 spettatori radunatisi a Cantù, cuore della Lombardia produttiva. Sindaci, associazioni, organizzazioni politiche, cittadini e imprenditori. E’ il 14 aprile 2013, data a suo modo storica: «Potreste diventare il primo Comune Me-Mmt d’Italia». Il sindaco, l’indipendente Claudio Bizzozero, approva: la piccola Cantù, meno di 40.000 abitanti, in provincia di Como, è pronta a “fare qualcosa” per ribellarsi concretamente alla “dittatura del rigore” che mette alle corde gli enti locali e getta nella disperazione famiglie e imprese.
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Grazie alla Corea del Nord, gli Usa accerchiano la Cina
Cosa conta di più: un missile-bluff da sparare nell’oceano o i tremila miliardi di debito americano detenuti da Pechino? Più che a una improbabile guerra termonucleare, ci stiamo avvicinando al 2017. E’ la data entro la quale – secondo il Progetto per il Nuovo Secolo Americano redatto dalla destra statunitense nel ’98 – la Cina diverrà l’avversario col quale gli Usa si scontreranno. Secondo Giulietto Chiesa, è illuminante l’enfasi con cui i media occidentali drammatizzano la crisi nordcoreana, come se davvero Pyongyang rappresentasse una minaccia per la sicurezza del mondo: «Alla prima mossa sbagliata, la Corea del Nord verrebbe incenerita in dieci minuti: e questo lo sanno perfettamente sia Kim Jong Un che i suoi generali». Il giovane dittatore? «E’ un demente, ma non un suicida: sta solo tirando la corda per poi trattare aiuti per il suo popolo affamato». Un gioco pericoloso? Sì, ma non per la Corea né per gli Usa: perché a rischiare è il potente vicino, la Cina.
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Haarp-Muos, guerra climatica: prove tecniche di apocalisse
Inondazioni, siccità, terremoti e tsunami: dopo le “guerre stellari”, i cataclismi telecomandati? Bomba climatica, un fantasma si aggira per l’Europa: si scrive Muos, si legge Haarp. Antenne potentissime, in grado di “bombardare” la ionosfera e pilotare “rimbalzi” devastanti su scala mondiale? Per l’economista canadese Michel Chossudovsky, il sistema installato in Alaska è una vera e propria arma di distruzione di massa: oltre a interferire sulle comunicazioni, le sue antenne possono influenzare i circuiti elettrodinamici delle aurore, correnti naturali di elettricità da un milione di megawatt. «E’ possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e le apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi nemici». Radiazioni ad alta frequenza: il programma di ricerca più controverso al mondo s’incrocia con le attività dell’Nrtf di Niscemi, il sistema “Naval Radio Transmitter Facility” che da più di vent’anni assicura le comunicazioni con navi e sottomarini nucleari. Cui ora si affianca il “Mobile User Objective System”, l’eco-mostro di cui la Sicilia ha paura.
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Foa: attenti, ora possono confiscarvi i Btp senza preavviso
Non solo i tagli al welfare, grazie al regime dell’Eurozona e al Fiscal Compact, con l’obbligo del pareggio di bilancio. In pericolo sono anche i risparmi: dal 1° gennaio 2013, lo Stato – ridotto in bolletta – può confiscare per decreto anche i Btp, e senza alcun preavviso. Lo scrive Marcello Foa nel suo blog sul “Giornale”, citando l’analista Maurizio Mazziero che sul web propone analisi finanziarie originali e molto chiare: «Mazziero ha fatto quel che avrebbe dovuto fare la grande stampa italiana, ovvero verificare le indiscrezioni apparse su alcuni blog, secondo cui esiste una norma che consente la confisca automatica dei Bot in caso di crisi». Il responso è semplice e spaventoso, rivela Foa: chi ha recentemente investito in titoli di Stato può correre il rischio venir “alleggerito” d’autorità, proprio come in Grecia.
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Disoccupazione: era il vero obiettivo dei nostri oligarchi
Quante inutili lacrime di coccodrillo bagnano il solito conformismo della grande informazione. Ora improvvisamente si scopre che non c’è un milione di posti di lavoro in più, ma in meno. E naturalmente la parola più adoperata è emergenza. Ma quale emergenza, la disoccupazione di massa è un obiettivo perseguito da venti anni da parte delle classi dirigenti, con una accelerazione negli ultimi due così brutale che forse il risultato è andato oltre quanto ci si prefiggeva. Ma resta il fatto che la disoccupazione è prima di tutto voluta. Nella ideologia liberista che ancora domina tutte le politiche economiche, soprattutto in Europa, la disoccupazione è lo strumento per riequilibrare il mercato del lavoro quando calano i profitti. Le aziende riducono il personale e questo crea una disoccupazione che dopo un po’ produce concorrenza al ribasso sul prezzo della forza lavoro. Alla fine il salario precipita fino al punto in cui le imprese trovano conveniente ricominciare ad assumere e si riparte, c’è la famosa ripresa.
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Luxottica: le banche ci aiutino a creare lavoro, non finanza
Le banche? «Hanno perso la testa», gettandosi nella finanza: cercano soldi facili, trascurando il credito alle imprese, e così il paese va a picco. Parola di Leonardo Del Vecchio, l’ultimo grande imprenditore italiano, patron dell’impero Luxottica. Cominciò a 27 anni, in un capannone vicino a Belluno offertogli dalla Regione per far lavorare disoccupati provenienti dalle montagne. Oggi è presente in 132 paesi, ha oltre 75.000 dipendenti di cui 62.000 in Italia. Mai uno sciopero, né una protesta. «La discussione sull’articolo 18? Fuorviante: dei miei dipendenti nessuno rischia il licenziamento, se sei un vero imprenditore il tuo sogno non è licenziare, ma assumere». Del Vecchio produce lenti per occhiali e le vende in tutto il mondo. Tra i suoi clienti più famosi la polizia stradale della California, i celeberrimi “Chips”, e marchi come Christian Dior e Yves Saint Laurent. Di più: a comprare prodotti Luxottica è anche l’esercito cinese. Incredibile ma vero: Del Vecchio produce in Italia e vende in Cina.
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La regina dell’odio che esordì rubando il latte ai bambini
Margaret Thatcher è stata una rivoluzionaria. Una rivoluzionaria che ha segnato la storia del suo paese, dell’Europa, del mondo. È stata la “Pasionaria del privilegio”, come la definì il primo ministro laburista Harold Wilson; ha smantellato pezzo per pezzo i fondamenti della democrazia, consegnandola nelle mani della parte più perversa dell’economia capitalistica, quella finanza deregolata sulla quale si è illusa di costruire le fortune di un paese che ha voluto post-industriale. Ha trionfato, ha spezzato le reni a una classe operaia che non si è più risollevata e, nonostante nell’ultimo decennio sia stato chiaro a chiunque fosse intellettualmente onesto quanto fossero d’argilla i piedi della sua rivoluzione conservatrice, muore nel suo letto come il suo amico Augusto Pinochet. Se siete precari, se vi è stata negata una scuola pubblica adeguata, se siete malati e non avete diritto a un’assistenza sanitaria pubblica degna e non vi potete permettere quella privata, se pensate che la pensione non sarà mai affar vostro, allora potete ringraziare la Baronessa.
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Assalto alle banche, vogliono un altro governo Bilderberg
Per imporre in Italia un governo compiacente alla linea che molti oggi chiamerebbero “Linea Bilderberg”, o “Linea Monti-Merkel-Goldman Sachs”, nonostante l’esito elettorale dell’ultimo voto politico, potrebbe essere a breve orchestrata una crisi bancaria italiana che terrorizzi la popolazione e crei il consenso per un governo di quel tipo in cambio di soccorsi monetari di Bce, Fed e altri. I recenti spostamenti di capitali dello Ior da banche italiane a banche tedesche (compresa parte del nostro 8 per mille) corrobora questa congettura, assieme alla nomina di un tedesco alla presidenza dello Ior. Il voto politico del 25 febbraio esprime disinganno e rifiuto della maggioranza degli italiani verso la dittatura dei mercati, l’egemonia della Germania, il modello economico mercatista e neoliberista snaturato in Europa col socialismo tributario dei cosiddetti Illuminati, le ricette rigoriste e fiscaliste di tecnici e accademici balordi o traditori
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Guerra nucleare: 90 bombe atomiche stanziate in Italia
Per ben due volte nell’arco degli ultimi 15 anni milioni di italiani si sono recati alle urne per dire no alla possibilità, per il nostro paese, di sviluppare e produrre energia nucleare per scopi civili. Questi stessi italiani, però, forse non sanno che custodiamo un vero e proprio arsenale nucleare: cosa tanto più assurda, considerando che nel 1975 Roma ha sottoscritto il trattato di non-proliferazione nucleare. Eppure, sul nostro suolo si trovano poco meno di un centinaio di testate atomiche. Per l’esattezza sono 90 le bombe di questo tipo, 50 nella base Usa di Aviano nei pressi di Pordenone, e le restanti si trovano nella base statunitense di Ghedi Torre nel Bresciano. Si tratta di armi tattiche, di potenza e gittata minore rispetto a quelle strategiche: attualmente potrebbero essere lanciate solo dagli F-16 o dai Tornado. La potenza è variabile: da 0,3 a 170 chilotoni. Se utilizzate, genererebbero una distruzione 900 volte superiore a quella prodotta su Nagasaki o Hiroshima.
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Paolo Savona: noi sudditi dell’Eurozona, trappola mortale
Si susseguono le dichiarazioni sullo stato delle istituzioni europee comunitarie, alcune molto simili a un pentimento. Dire oggi che forse l’adesione all’euro è stata troppo frettolosa serve a ben poco, soprattutto se a gestire o solo suggerire che fare per uscire dalla “precipitazione” siano gli stessi autori o sostenitori della scelta non meditata. Essi troveranno sempre motivi per difendere ciò che è stato fatto e quello che si va facendo “per evitare il peggio”, ma non prendono atto che la china in cui l’Europa, e quindi l’Italia, va scivolando con queste scelte non si inverte. Bene ha fatto Pellegrino Capaldo a ricordare da queste stesse colonne quali fossero le “regole di ingaggio” dell’Italia all’Unione europea, invocandone il rispetto. Chi lo ha fatto a tempo debito è stato emarginato e ha lasciato all’antipolitica il compito non di chiedere il rispetto dei patti, ma l’uscita disordinata dagli stessi.