Archivio del Tag ‘ecologia’
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Miracolo, auto ad aria per tutti: il futuro comincia nel 2013
Umanesimo, ingegno al servizio dell’uomo: senza scomodare l’Italia del ‘400 e l’età aurea di Lorenzo il Magnifico, o magari personaggi come Galileo e Einstein, il dottor Fleming e Johannes Gutenberg, il più modesto ingegnere francese Cyril Guy Nègre presentò il suo gioiello, denominato “Eolo”, al Motorshow di Bologna. Era solo il 2001: l’anno dell’infame G8 di Genova, seguito a ruota dall’orrore dell’11 Settembre, il super-pretesto della grande predazione energetica mondiale, armi in pugno, cominciata in Kuwait per estendersi all’Iraq e a tutto il Medio Oriente, fino all’Iran, passando per la Libia. Parola d’ordine: petrolio. Che vuol dire, a catena: crisi, guerre, finanza “impazzita”, inquinamento, catastrofe climatica, futuro in bilico. Ha impiegato undici anni, l’ingegner Nègre – uno specialista, reduce dai box della Williams in Formula Uno – per realizzare la versione finale del gioiello: oggi si chiama “AirPod” e sarà la prima vettura ad aria compressa della storia del mondo. Costa appena un euro per cento chilometri. Emissioni: zero.
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Prevenire il terremoto? Semplice: legno e bioedilizia
Una delle prime soluzioni proposte quando abbiamo cominciato a parlare di bioedilizia all’inizio degli anni novanta, erano le costruzioni in legno. Leggere, ecocompatibili, ma soprattutto dalla maggiore resistenza ai terremoti. In un paese a rischio sismico come l’Italia, una tipologia costruttiva, quella del legno, da prendere seriamente in considerazione. Ma figuriamoci se queste idee ricevevano ascolto, anzi, spesso c’era ironia: “le case dei tre porcellini”, si diceva, “in Italia non c’è la tradizione”, ecc. Un po’ le stesse stupidaggini di chi sosteneva che le energie rinnovabili in Italia non si sarebbero mai affermate perché non c’era abbastanza sole. Fatto sta che le case in legno recentemente sono uno dei pochi comparti nel settore edile che non è in crisi, pur essendo purtroppo ancora un settore di nicchia.
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Smascherare Torino: chi comanda, all’insaputa dei torinesi
«I guai, per il sindaco di Torino, cominceranno quando i torinesi si accorgeranno di quello che sta per succedere: pensano che la Torino-Lione sia un problema della valle di Susa, mentre l’impatto della grande opera – tra rumore, polveri, disagi, rischi per la salute, crollo del valore degli immobili – assumerà proporzioni enormi quando i cantieri dovessero lambire la città, le sue periferie e la sua cintura». Marina Clerico, docente del Politecnico torinese nonché assessore della Comunità Montana valsusina, spiega che la grande opera non è ancora stata percepita come pericolo grave dalla popolazione di Torino, grazie ai media così spesso reticenti. Con qualche eccezione, naturalmente: «Secondo un ingegnere della Regione Piemonte – dice Luca Rastello, che ha firmato un recente reportage su “Repubblica” – il tracciato Tav alle porte di Torino taglierebbe irrimediabilmente la falda idropotabile che alimenta i rubinetti della metropoli: una pazzia catastrofica, di cui a Torino per ora nessuno parla».
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Avigliana Città Aperta: un passaporto per l’Italia che verrà
«L’unico requisito necessario affinché il male si diffonda, è che le persone per bene non facciano nulla». Fiorenza Arisio, psicologa clinica specializzata in ergonomia, fa un lavoro sperimentale: grazie all’interfaccia l’uomo-macchina, cerca di far “parlare” gli esseri umani coi computer, per sconfiggere le disabilità motorie. Ora però a “parlare” sono state le urne elettorali: che il 7 maggio 2012 hanno premiato “Avigliana Città Aperta”, di cui Fiorenza è uno dei volti. Cittadini mobilitati per il bene comune: la loro lista No-Tav ha clamorosamente respinto l’attacco delle potenti nomenklature del Pd, del Pdl e dell’Udc, coalizzate contro gli eredi di “Piazza Pulita”, il gruppo di “eretici” che da 19 anni resiste alla guida del più importante centro della valle di Susa. Fiorenza Arisio cita Gaber: «Libertà è partecipazione». E da oggi, Avigliana è laboratorio politico nazionale.
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Etinomia: futuro sostenibile, un’idea da 6 milioni di euro
Mentre si organizzano i primi tavoli istituzionali per decidere come “spalmare” sulla valle di Susa le opere compensative collegate all’unico lotto della Torino-Lione finora finanziato, ovvero il piccolo tunnel geognostico di Chiomonte – contestatissimo e senza ancora l’ombra di un cantiere – gli operatori economici della valle di Susa, aderenti al cartello etico “Etinomia”, hanno le idee chiare: il miglior affare possibile, per la val Susa e per l’Italia intera, sarebbe la rinuncia alla Torino-Lione, vero e proprio “ecomostro” assolutamente inutile ma costosissimo. Secondo Ivan Cicconi, direttore di “Itaca”, sarebbe l’opera pubblica più cara di sempre: qualcosa come oltre 600 milioni di euro per ogni chilometro di ferrovia. E se i sindaci sono comunque chiamati a valutare le prime “compensazioni”, gli imprenditori di “Etinomia” spiegano: investire sull’ambiente è il modo migliore per creare lavoro e costruire futuro.
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No ai banchieri: un referendum contro il massacro sociale
«Chiunque voglia affrontare le elezioni del 2013 in modo credibile, non può non dire come si correggono i disastri delle “riforme”, da quella delle pensioni a quella del mercato del lavoro». Spetta a Giorgio Airaudo, responsabile Fiom del settore auto, sintetizzare la vocazione del “soggetto politico nuovo”, provvisoriamente battezzato a Firenze il 28 aprile col nome di “Alba”: alleanza tra lavoro, beni comuni e ambiente. Un “work in progress” che raduna gli indignati e i delusi della non-politica: non tanto per creare l’ennesimo nuovo partito, quando per imporre un’agenda pubblica precisa. Primo obiettivo, dirompente: raccogliere da subito 500.000 firme per indire un referendum che sbarri la strada al Fiscal Compact, che impone il pareggio di bilancio e quindi la fine dello Stato sociale.
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Fanno i furbi? E noi lasciamoli in mutande: Sbankiamoli
Fanno i furbi? E allora, non resta che “colpirli negli affetti”: sbancandoli. Come? Semplice: basta chiudere il rubinetto del conto corrente e ritirare i propri risparmi, vincolandoli a progetti sociali eco-sostenibili. L’associazione “Etinomia” della valle di Susa aderisce alla campagna nazionale “Sbankiamoli”, per una finanza popolare, trasparente e democratica. Conto alla rovescia simbolico: 11 aprile 2012, data fatidica in cui, dopo quasi un anno di militarizzazione d’emergenza, il governo provvederà alla notifica ufficiale dell’occupazione dei terreni privati di Chiomonte, l’area trincerata in attesa che un giorno parta davvero l’ipotetico cantiere Tav per il tunnel preliminare geognostico. La grande finanza al potere vuole imporre la Torino-Lione senza spiegazioni? Pan per focaccia: ora scatta la class action, sotto forma di rappresaglia bancaria.
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Terra nativa: macché Tav, il futuro cresce solo nell’orto
We could be heroes, just for one day. Si fa presto a dire “eroi”: definizione attribuita quasi sempre a sproposito, magari in mezzo a qualche battaglia con morti e feriti. Per fortuna non ci furono morti, nel 2005, in quel lembo di terra miracolosamente piana che s’insinua a ridosso della Francia, all’ombra di montagne altre più di tremila metri. I feriti invece non mancarono: finirono all’ospedale, travolti in piena notte dalla furia dei manganelli. Seguirono due giorni di quasi-insurrezione popolare, con in testa i sindaci in fascia tricolore, e il governo fu costretto ad accantonare il progetto. Doveva essere la prima area di cantiere per la Torino-Lione, e venne sbaraccata. «Il Comune ce l’ha assegnata in comodato d’uso, e adesso quei terreni li abbiamo seminati a grano». Il Comune è quello di Venaus, luogo simbolo della “resistenza” No-Tav, che ora si è trasferita a Chiomonte. Scampato il pericolo, Venaus ha cominciato a coltivare il futuro.
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La diserzione della politica: cittadini sempre più indifesi
L’incredibile Bersani demolito in mondovisione da Marco Travaglio in soli 13 minuti, senza essere riuscito a dire una parola a giustificazione della Tav Torino-Lione. E poi Alfano che blatera contro il “pericolo rosso” e le nozze gay, mentre il suo capo Berlusconi festeggia l’assoluzione di Dell’Utri in Cassazione. Così, il dialogo con la popolazione italiana – dalla valle di Susa militarizzata alle retrovie dell’ultimo corteo romano della Fiom – è affidato ai reparti antisommossa, mandati “al fronte” da un governo di anonimi tecnocrati che nessuno ha eletto. Ormai, avverte Lorenzo Guadagnucci, stanno usando la polizia contro di noi, secondo lo schema inaugurato al famigerato G8 di Genova: per Andrea Camilleri, quelle erano «prove tecniche di colpo di Stato».
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Green economy? No, grazie: Torino incenerisce il futuro
Per favore, fermare quel mostro: servirà solo a seppellirci di debiti e probabilmente anche di tumori. Il “mostro” è l’inceneritore torinese del Gerbido, in via di costruzione alla periferia di Mirafiori, affidato “in house” alla società pubblica Trm, trattamento rifiuti metropolitani. Costo iniziale: quasi mezzo miliardo di euro. Soldi prestati dalle banche, scrive il battagliero comitato No-Inc, che dovranno essere restituiti (con fior di interessi) nei prossimi vent’anni: questo condannerà la Provincia di Torino per almeno quattro lustri a distruggere i suoi rifiuti, anziché riciclarli con intelligenza, restando «completamente tagliata fuori da tutti gli sviluppi futuri delle tecnologie alternative e sicure». Se la risposta ai No-Inc è la stessa riservata ai No-Tav, nessuna speranza: nonostante la crisi, anziché l’occupazione della green economy Torino preferisce l’antico sistema dei maxi-affari per grandi opere anti-ecologiche e nate già vecchie.
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Meno e meglio: la madre della crisi è proprio la crescita
Sommando il debito pubblico ai debiti delle famiglie e delle imprese, in tutti i paesi industrializzati l’indebitamento complessivo supera il 200 per cento del prodotto interno lordo. Perché? A partire da questa domanda cruciale, che tuttavia nessuno ha mai posto, si sviluppano i contributi all’analisi della crisi in corso e le proposte per ridurne le conseguenze devastanti, riuniti nel volume collettivo “Crisi economica, debiti pubblici e decrescita felice”, pubblicato dalle Edizioni per la decrescita felice, a giorni in libreria. L’indebitamento complessivo dei paesi industrializzati, rispondono gli autori del volume, è necessario per assorbire la produzione crescente di merci che altrimenti rimarrebbero invendute.
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Decrescita è democrazia, contro la dittatura che ci assedia
«La decrescita è il riflusso di un torrente straripato: siccome il fiume dell’economia è uscito dagli argini, è quanto mai auspicabile che vi rientri». Si intitola “Per un’abbondanza frugale” l’ultimo saggio dell’eco-intellettuale francese Serge Latouche, che insiste ancora, innanzitutto, sul concetto di decrescita come via d’uscita dalla crisi: per Latouche si tratta di un “orizzonte di senso” per abbandonare la società dei consumi, ma anche un obiettivo politico a breve termine, «da opporre alle pseudoterapie neoliberali o keynesiane nella situazione attuale di depressione repressiva», osserva Luca Barbirati nella sua recensione. La ricetta? Economia locale a filiera corta, lavori socialmente utili e orario ridotto: anche solo 4 ore al giorno.