Archivio del Tag ‘finanza’
-
Estulin su Rai2: Monti traditore, il suo posto è in galera
«Il vostro nemico è Mario Monti. E’ un traditore della nazione italiana, dovrebbe essere messo in prigione». Parola di Daniel Estulin, giornalista russo di origine lituana, autore del dirompente saggio sull’oscura influenza del Gruppo Bilderberg nella politica economica mondiale. La clamorosa denuncia di Estulin, introdotto dal blogger Claudio Messora, autore di “Byoblu”, è andata in onda – clamorosamente – su RaiDue il 26 ottobre, grazie all’info-talk “L’ultima parola”, condotto da Gianluigi Paragone. Una puntata interamente concentrata sul nodo della sovranità monetaria, la cui “amputazione” imprigiona gli Stati dell’Eurozona al giogo del debito pubblico. Servizi dal meeting di Rimini sulla Modern Money Theory, con interviste a Paolo Barnard e Warren Mosler. In studio, Giorgio Cremaschi attacca: «Soffriamo per i trattati-capestro varati da Bruxelles: perché in Italia non c’è mai stato un referendum che li convalidasse?». Rincara la dose l’economista Giulio Sapelli: «E’ ora di dire la verità alla gente: possiamo votare solo per il Parlamento Europeo, che non conta niente».
-
Finiguerra: riscattiamo l’Italia. Già, ma con che soldi?
Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano in provincia di Milano, è un uomo libero e coraggioso. Uno dei tanti volti puliti dell’Italia sana, quella che funziona ma non sa più a che santo (politico) votarsi, data la “resa” di Pd e Pdl alla drammatica “agenda Monti”. Con altri sindaci “virtuosi”, Finiguerra ha redatto un appello per il riscatto civico del paese: impossibile che cittadini e movimenti continuino a procedere in ordine sparso, con la tentazione del non-voto, di fronte allo scenario del progressivo sfacelo, sotto il colpi del “rigore” imposto da Bruxelles. Imperativo categorico: fronteggiare seriamente la crisi e creare posti di lavoro riconvertendo l’economia in modo sostenibile. Più democrazia, più partecipazione, nuova sovranità dei territori. Tutto giusto, ma Finiguerra e colleghi – nel loro documento – non menzionano le cause della catastrofe: l’euro e l’Unione Europea.
-
Boff: capitalismo terrorista, e la Chiesa ne è complice
Ci sono due gruppi di minacce davanti a noi. Una viene dalla macchina di morte che è la nostra cultura militarista che ha creato un tale numero di armi nucleari, chimiche e biologiche, che possono distruggere ogni forma di vita sul pianeta. Queste armi sono molto deleterie: sono in sicurezza, ma non in assoluta sicurezza. Lo abbiamo visto a Chernobyl e Fukushima. Inoltre abbiamo le nanotecnologie. La guerra cibernetica può essere ad elevata distruzione. Si tratta di una guerra non dichiarata, di violenza estrema e che punisce gli innocenti. Il secondo gruppo di minacce deriva da quello che il nostro sviluppo industriale ha fatto negli ultimi 300, 400 anni, con la sistematica aggressione alla Terra, ai suoi beni, le sue risorse. Siamo arrivati al punto di avere destabilizzato totalmente il sistema Terra, e l’evidenza di questo è il riscaldamento globale. Per ricostruire quello che prendiamo alla Terra in un anno, essa abbisogna di un anno e mezzo. Quindi la Terra è già sterminata.
-
L’Italia sta per fallire: ogni giorno chiudono 35 imprese
Le piccole e medie imprese sono vicine al collasso. E’ una questione di mesi. Il tessuto produttivo del Paese si sta sfaldando. Le banche, impegnate a comprare titoli di Stato sul mercato internazionale e di nuova emissione, non concedono più crediti alle aziende. I prestiti sono in continua contrazione. Il governo non paga i debiti della pubblica amministrazione di 80 miliardi che Rigor Montis ha rinviato al prossimo esecutivo, dopo le elezioni del 2013. Nel frattempo le imprese sono strangolate dalle tasse più alte dell’area Ue e dagli interessi di Equitalia quando non riescono a far fronte ai pagamenti. Ogni giorno falliscono 35 imprese. Nel 2011 sono state 11.600, il peggiore dato dall’inizio della crisi. La previsione per il 2012 è di 13.000 nuovi fallimenti, più di mille al mese. Questa è la vera emergenza nazionale. Tutto il resto, anche il paradiso, può attendere.
-
Tringali: a chi conviene l’euro, la nostra grande rovina
Debito pubblico, Berlusconi e la casta, la corruzione, la mafia? Aggravanti, ma non certo la causa della crisi, nonostante le chiacchiere di chi ripete che non saremmo “capaci di stare al pari con gli altri paesi dell’Europa migliori di noi”. Ormai, sostiene Fabrizio Tringali, anche l’opinione pubblica l’ha capito: l’origine della crisi, italiana ed europea, sta tutta nell’adozione della moneta unica, l’euro, che «ha unito economie molto diverse tra di loro». Così quelle più forti, Germania in primis, hanno finito per schiacciare quelle più deboli. Verità palese, ancorché negata, anche se «le criticità dell’unione monetaria europea erano assolutamente note già trent’anni fa». Nessun mistero: se la crisi finanziaria americana esplosa nel 2007-2008 era stata ben poco prevista, quella dell’euro era invece chiaramente segnalata sui radar degli economisti. In Italia, già durante il regno di Giulio Andreotti.
-
Macché debito sprecone, siamo risparmiatori: derubati
La fortuna del potere è costruita sull’incuria e l’incompetenza: non la propria, ma quella dei sudditi. Sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate, ne fabbrica di proprie, false e tendenziose, per affidarle ai ripetitori acefali affinché le trasformino in luoghi comuni. In idee, cioè, che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili. E’ successo quando hanno voluto imporci una globalizzazione a misura di multinazionali, quando hanno voluto rifilarci un’Europa al servizio di banche e speculatori, quando hanno voluto scipparci l’acqua e gli altri beni comuni a vantaggio delle imprese private. E oggi sta succedendo col debito pubblico.
-
Monti affonda l’Italia ma vuole lo scalpo dei lavoratori
Il confronto sulla produttività tra governo e parti sociali, che entra nel vivo in questi giorni, è un imbroglio a partire dal suo nome. Non molto tempo fa il Cnel ha annunciato una ricerca che proprio per i suoi risultati sorprendenti è stata subito rimossa. Sulla base di essa, il decennio più produttivo degli ultimi quarant’anni è stato quello tra il 1970 e il 79. Sì, proprio il decennio delle conquiste sindacali, sociali, civili, della scala mobile, del posto fisso, degli orari e dei contratti rigidi, dello stato sociale e della grande industria pubblica. Proprio quel decennio ha visto il nostro paese raggiungere il tasso di produttività più alto di tutto l’Occidente industriale. Da allora quel tasso è progressivamente diminuito, con un andamento parallelo alla regressione delle condizioni del mondo del lavoro. Fino agli anni Duemila, che con l’euro e le privatizzazioni hanno visto un vero e proprio tracollo sia del salario sia della produttività.
-
Regionopoli: se anche il figlio di Ambrosoli getta la spugna
L’avvocato è Umberto Ambrosoli, un cognome che a Milano è molto impegnativo da portare. Umberto è figlio di Giorgio, ed è uno stimato penalista. Giorgio (lo scrivo per i più giovani) era il liquidatore della Banca Privata Italiana, ucciso nel 1979 su ordine del “banchiere cattolico” della mafia italo-americana Michele Sindona. La storia di Giorgio Ambrosoli è stata raccontata in migliaia di articoli di giornale, “speciali” televisivi, diversi libri. L’ultimo (credo) scritto dallo stesso figlio che lo ha definito «un atto d’amore per il Padre, un attestato di incondizionata ammirazione per il professionista che obbedisce solo alla Legge, un tributo all’Uomo e al Cittadino, esempio altissimo di virtù civili», e si intitola significativamente “Qualunque cosa succeda”. Ma il più conosciuto credo che resti quello scritto da Corrado Stajano (anche e molto per l’incisività del titolo): “Un eroe borghese”. Così si chiama infatti anche il film di Michele Placido che ne ha amplificato la popolarità.
-
La casta ruba le briciole: è Bruxelles a portarci via tutto
Cinquanta, sessanta miliardi di euro all’anno – la maxi-tangente imposta dall’Europa – contro le briciole dei costi della politica: partiti, Camera e Senato, Regioni e Province, Comuni italiani. Messe assieme, queste voci scompaiono: sono circa un cinquantesimo, appena il 2-3% del super-bottino dell’Unione Europea, sotto forma di Fiscal Compact, pareggio di bilancio, spending review e Mes. Il fondo salva-Stati in realtà è un forziere affonda-Stati: «I soldi sottratti alle grinfie dei Fiorito sono già destinati: e non certo a noi, ovvero allo Stato», scrive Debora Billi: «Finiranno nell’infinito calderone degli interessi sul debito, quelli con cui ci stanno strappando la pelle di dosso». Il blog “Byoblu” ha pubblicato uno sconvolgente grafico che mostra l’entità della vera “rapina” in corso. «Faccio un appello agli storici del 2100», dice Claudio Messora: «Venite a mettere un fiore sulla mia tomba».
-
Banche a rischio: così Draghi può ridurre l’Italia in schiavitù
A esclusivo vantaggio delle élite dei maxi-speculatori finanziari, la Bce di Draghi può obbligare Monti a sottoporre l’Italia alle nuove schiavitù create con i “salvataggi” dei fondi salva-Stati, «semplicemente chiudendo i rubinetti alle banche italiane a piacimento da un giorno all’altro». Questo, sostiene Paolo Barnard, «causerebbe il collasso del sistema economico privato italiano, la bancarotta del Paese e la nostra fine all’inferno. E la Bce lo farà, l’ha già fatto». Un meccanismo micidiale, avverte il giornalista-attivista, promotore italiano della Modern Money Theory contro la “dittatura” dell’euro, moneta “privata” che impoverisce gli Stati dell’Eurozona aggravando la crisi e garantendo profitti favolosi ai dominus della finanza franco-tedesca, protagonisti di un disegno egemonico neo-feudale che punta a svuotare gli Stati della loro sovranità democratica, tagliando diritti che si pensavano acquisiti per sempre.
-
Armi di distruzione di massa, l’oscuro business italiano
Mezzo milione di morti all’anno, una vittima al minuto. E’ il record delle armi “civili”, pistole e fucili, di cui l’Italia è leader. Sono queste le vere “armi di distruzione di massa”, secondo Kofi Annan: produttrice leader, l’industria italiana ne è il secondo esportatore mondiale. Nel 2011 abbiamo esportato armamenti per tre miliardi di euro, spiega Francesco Vignarca, coordinatore di “Rete Disarmo” e redattore di “Altra Economia”: «Ogni anno è un business che non cala, che coinvolge centinaia di aziende e che poi va a ricadere anche sulle banche, che finanziano e incassano i soldi per questi armamenti, senza controllo, con soldi di finanziamenti pubblici che arrivano addirittura dal ministero per lo Sviluppo economico». Il bombardamento sulla Libia? «E’ stato il più pesante che la nostra aeronautica abbia fatto dalla Seconda Guerra Mondiale». E il giorno in cui scattò l’offensiva contro Gheddafi, l’allora ministro Ignazio La Russa era in Medio Oriente, a una fiera internazionale di armamenti.
-
La grande crisi ha già rottamato le non-ricette di Renzi
Tagli spietati, ancora più duri delle inaudite mutilazioni finora inferte dal governo Monti. La non-ricetta di Matteo Renzi è già stata ampiamente rottamata dalla crisi: lo sostiene Gad Lerner, dopo l’ultima sortita del sindaco fiorentino alla Fondazione Metropolitan: una serata di raccolta fondi con alcuni big della finanza milanese. “Sbloccare la crescita dell’Italia: un progetto rivoluzionario”. Incontro organizzato da Davide Serra, che è il fondatore di Algebris, «un hedge fund nato nel paradiso fiscale delle Cayman», come ricorda – piuttosto perfidamente – il “Corriere della Sera”. Presenti il numero uno di Deutsche Bank Italia, Flavio Valeri, il presidente di Lazard e Allianz Italia, Carlo Salvatori, nonché l’ex direttore generale di Bpm, Enzo Chiesa. Con loro Andrea Soro di Royal Bank of Scotland, l’uomo d’affari Francesco Micheli e l’amministratore delegato di Amplifon, Franco Moscetti.