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Biglino: Ufo ieri e oggi, il Truman Show dura da secoli
Riguardo al dossier Ufo (o Uap, come si dice oggi) sappiamo che il prossimo 25 giugno non tutto sarà reso pubblico: ci sarà comunque un capitolo che rimarrà “classificato”, quindi ci saranno delle cose che non ci diranno. Intanto, quello che sta avvenendo è già di una importanza fondamentale. Siamo davvero di fronte a uno spartiacque: fino a ieri ci si poteva domandare se “credere” o meno, all’esistenza di oggetti volanti non identificati, e la risposta “sì, ci credo” veniva accolta con un certo sarcasmo, perché gli avvistamenti degli Ufo venivano tutti apparentemente spiegati, anche con una certa faciloneria. Adesso non è più così: oggi, le fonti ufficiali ci dicono che questi oggetti volanti restano “non spiegati”: non si sa come facciano a muoversi nel cielo in quel modo, e non risultano appartenere a flotte terrestri. Ufficialmente, le cose che al momento si sanno sono queste: esistono, ma non sappiamo cosa sono, non sappiamo come funzionano e non sappiamo da dove arrivano.Ora che è assodato che questi oggetti esistano, le domande sono necessariamente altre. Che cosa sono? Chi li fabbrica? Chi li fa funzionare così, cioè in un modo che sembra violare le leggi della fisica? Tutte le facili spiegazioni di ieri vanno cestinate, se è vero degli Ufo non è chiaro niente. Restiamo dunque con la mente aperta, nell’attesa (e nella speranza) di saperne di più. Questo fenomeno però riguarda anche il passato: e se prima certi racconti contenuti nei testi antichi potevano essere derubricati con estrema facilità a racconti leggendari, miti, favole e invenzioni, adesso – a maggior ragione – abbiamo il diritto di domandarci se fossero veridici, quei racconti, visto che ormai “sappiamo” che quegli oggetti esistono. Finora, quei racconti dell’antichità venivano spiegati con un termine elegante: “paradossografia”. Cioè un canone letterario, destinato a indicare i fenomeni prodigiosi, fuori dall’ordinario. Il termine è stato usato in modo improprio: definire “paradossografico” un racconto significava classificarlo “falso”, facendolo diventare una favola.La definizione filologica di “paradossografia” si riferisce invece a “racconti che destano stupore, che suscitano meraviglia”: non a racconti “falsi”. Le favole di Esopo, con tutti quegli animali che parlano, non sono “racconti paradossografici”: sono favole, tant’è che nessuno si meraviglia nel leggere che la volpe e il corvo parlano (sappiamo che sono favole, un canone letteraro diverso). “Paradossografico”, semmai, è raccontare che esiste un pinguino rosa: ed è un racconto “paradossografico” autentico, perché poi si è scoperta una intera colonia, nella Georgia del Sud, con una livrea che ricorda il colore della pelle umana. Ecco un racconto “paradossografico”: quel pinguino desta meraviglia, ma esiste davvero. E se sfogliamo i classici, ci troviamo di fronte a situazioni simili. Nel libro “La guerra giudaica”, lo storico ebreo-romano Giuseppe Flavio offre il seguente racconto “paradossografico”, parlando degli anni in cui i Romani stavano arrivando a Gerusalemme: «Apparve una visione miracolosa, cui si stenterebbe a prestar fede», e infatti «potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, e dall’altra la conferma delle sventure che seguirono».Quello che segue è un racconto che desta una tale meraviglia, che quasi non ci si può credere: però ha dei testimoni. Questa è la “paradossografia”. «Prima che il sole tramontasse – scrive Giuseppe Flavio – si videro in cielo, su tutta la regione, carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città». Lo stesso evento è riferito dallo storico romano Tacito, nelle sue “Historiae”: «Si videro nel cielo scontrarsi eserciti, rosseggiare spade, e il tempio risplendere di subitanei bagliori. Le porte del santuario si spalancarono d’un tratto, e una voce sovrumana esclamò che gli dèi fuggivano». Lo stesso Giuseppe Favio ci informa che i sacerdoti, entranti nella parte interna del tempio per celebrarvi i consueti riti, «riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: da questo luogo, noi ce ne andiamo». Pare quindi di assistere alla partenza delle cosiddette divinità, che lasciano quel territorio quando arrivano i Romani, accompagnati (ipotizziamo) dalle loro divinità: una sorta di passaggio di consegne.Restando tra i testi antichi, nella sua “Naturalis Historia”, Plino il Vecchio ci racconta che, al tempo delle Guerre Cimbriche, accadde questo: «Clangore d’armi e squilli di tromba furono uditi nel cielo». Nel terzo consolato di Mario, «quelli di Amelia a Todi scorsero armi nel cielo scontrarsi fra loro, venendo da oriente e occidente, e furono sconfitte quelle che venivano da occidente». Aggiunge Plinio: «Che persino il cielo si infiammi non ha nulla di stupefacente, e in effetti lo si è visto spesso». Sono tutti racconti “paradossografici”. Ce n’è un’intera raccolta in un volume, “Il libro dei prodigi” (cioè il “Liber prodigiorum” di Giulio Ossequente), che offre un’esposizione ampia di eventi prodigiosi che vanno dal 190 all’11 avanti Cristo. Secondo la curatrice, docente universitaria, non ci sono dubbi sul fatto che, alla base, ci sia la monumentale opera di opera di Tito Livio: il confronto con l’originale liviano «permette di giungere alla conclusione che i fatti prodigiosi siano tratti direttamente dalla fonte», cioè il maggiore storico romano, autore di “Ab Urbe condita”.Riprendendo quindi ciò che aveva scritto Tito Livio, Giulio Ossequente riporta diversi fatti prodigiosi. Nel 166 avanti Cristo, per esempio, «a Cassino il sole fu visto per alcune ore della notte», e possiamo immaginare che cosa potesse essere. «Nel 163, a Formia, furono visti durante il giorno due soli, e il cielo si infiammò». Nel 154 avanti Cristo, «furono viste armi volteggiare in cielo», come nel caso dell’evento citato da Plinio il Vecchio. Ancora: nel 147 avanti Cristo, «di notte il cielo fu visto infiammarsi». Potrebbero anche essere fenomeni naturali, ci mancherebbe. Però dobbiamo anche prendere atto, per esempio, che nel 134 avanti Cristo «di notte, ad Amiterno, fu visto il sole, e la sua luce durò a lungo». Sempre in ordine cronologico: «Nel 122 avanti Cristo, in Gallia, furono visti tre soli e tre lune». Anche Plinio, nelle sue “Storie”, parla di tre lune: esattamente lo stesso fenomeno. Nell’antichità, gli avvistamenti sono veramente tantissimi, proprio come quelli odierni (che oggi siamo ufficialmente “autorizzati” a considerare veri: non possiamo più tentare di spiegarli con troppa faciloneria).Nel 106 avanti Cristo, a Roma, «fu udito un fragore in cielo e furono visti cadere dall’alto astri», e sempre in pieno giorno «fu visto un bagliore che attraversava il cielo», scrive Ossequente, citando Tito Livio. Ancora: «A Todi e Armeria furono viste armi combattere in cielo da oriente e da occidente, ed essere sconfitte da occidente». E’ lo stesso episodio citato da Plino il Vecchio, nella sua “Storia naturale”. Ancora: «Nel territorio di Bolsena, una fiamma si sollevò da terra e fu vista toccare il cielo» (chissà cos’era partito, quel giorno, da Bolsena: forse non lo sapremo mai, ma certo si trattò di un prodigio). «A Tarquinia, nel 100 avanti Cristo, al tramonto, un oggetto rotondo simile a uno scudo fu visto attraversare il cielo da occidente a oriente, e si udì anche un frastuono di armi sotterranee». Sfogliando sempre le pagine di Ossequente: nel territorio dei Vestini, cioè nel Sannio, «in una tenuta di campagna piovvero pietre, e in cielo apparve un bagliore e tutto il cielo sembrò infiammarsi».Di nuovo a Bolsena: nel 93 avanti Cristo, «all’alba una fiamma fu vista risplendere in cielo: dopo essersi raccolta in un punto, la fiamma mostrò una bocca del colore del ferro, il cielo sembrò aprirsi e colonne di fuoco apparvero attraverso questa fenditura». Nel 92 avanti Cristo, a Fiesole, «in cielo fu visto un fascio di luce». Nel 91, ancora in Toscana, all’alba, «una sfera di fuoco apparve con grande fragore». Nella regione di Spoleto, «una sfera di fuoco del colore dell’oro cadde a terra e, divenuta più grande, fu vista essere trasportata da terra verso oriente, e coprì la grandezza del sole». Nella Bibbia, Zaccaria vede arrivare un Efà volante (una sfera) in cui, una volta a terra, si apre uno sportello mostrando al suo interno una donna. Poi arrivano in volo altri due esseri femminili, e questo oggetto viene preso e aviotrasportato verso oriente fino alla Terra di Shinar, cioè la Terra di Sumer, dove – dice la Bibbia – gli stanno costruendo una piattaforma. Un evento molto simile a quello ambientato in Umbria.«A Rodi, in un accampamento – scrive ancora Ossequente – un corpo di grandi dimensioni cadde dal cielo. Una figura dall’aspetto di Iside fu vista colpire con il fulmine una macchina da assedio. Fu sentita una grande risata, senza vedere di chi fosse». Nel 63 avanti Cristo, a Pompei, «una fiaccola ardente si estese in lunghezza verso il cielo a partire da occidente» (e in nota, si riportano conferme di fenomeni celesti date addirittura da Cicerone). Questo, per darvi un’idea della vastità di testimonianze su questi avvistamenti, anche nel mondo classico, di cui si tende a non parlare (salvo invocare la “paradossografia”, trentando con questo di far intendere che quei racconti fossero necessariamente inventati). Ora non è più così: adesso possiamo “fare finta” che quei fenomeni fossero reali. Nel 44 avanti Cristo, a Roma, «brillarono tre soli, e intorno al sole più basso una corona come di spighe sfavillò, assumendo la forma di un disco, e in seguito – ritornato il sole a un’unica orbita – per molti mesi vi fu una pallida luce». E così via.Come vedete, anche nel mondo degli storici romani – Tito Livio, Plinio, Tacito – i racconti dei prodigi sono numerosissimi. Torniamo quindi ai ragionamenti che oggi, finalmente, siamo “autorizzati” a fare: ci dicono che questi fenomeni esistono, ma ci dicono anche che non ne sanno nulla. Siamo di fronte a due possibilità. La prima: è vero, che non ne sanno nulla. Se è così, vuol dire che c’è qualcuno che ne sa più di loro: più degli americani, più dei cinesi, più dei russi. Qualcuno che – non sappiamo dove, né come – fabbrica quelle “cose” lì, le fa volare, e fa compiere a quelle “cose” delle manovre che il resto dell’umanità dice di non saper fare. Poi c’è una seconda possibilità: e cioè che questa affermazione (”non sappiamo cosa siano”) sia falsa. Cioè: la possibilità che loro sappiano. Il 25 giugno, un capitolo del dossier Ufo-Uap resterà comunque chiuso, inaccessibile al pubblico. Quindi siamo autorizzati a pensare che la loro affermazione (”non ne sappiamo nulla”) non sia sincera, cioè che loro ne sappiano molto di più.E allora viene da pensare che viviamo all’interno di una specie di Truman Show: ci raccontano solo ciò che vogliono. E ci raccontano da sempre solo ciò che vogliono, anche sulla storia dell’umanità: lo fanno per tenerci rinchiusi dentro precisi recinti, all’interno dei quali vengono distribuite delle verità. Ovvero: i “pastori” (non a caso le religioni usano questo termine) dicono a noi, “pecorelle”, quale erba dobbiamo brucare, tenendo la testa bassa e accontentandoci di quell’erba lì, perché altra non ce ne danno. Se ci accorgiamo di questo, ci rendiamo conto di essere dentro un Truman Show. E come nel film, alla fine – dopo questa tempesta di informazioni che ci viene data – anche noi potremmo arrivare a toccare la parete di questo grande teatro, nel quale siamo tenuti. Potremmo cominciare a salire i gradini della consapevolezza, che conducono verso quella porta di fronte alla quale anche noi – nel momento in cui scopriamo che, ancora una volta, non ci stanno dicendo il vero, e ci tengono nascosta la storia e l’attualità delle vicende che riguardano l’umanità – a quel punto, chissà, magari anche noi apriremo gli occhi: faremo anche noi il nostro bell’inchino, apriremo quella porta e usciremo finalmente da questo teatro, nel quale ci fanno vivere da secoli.(Mauro Biglino, estratti dal video “Dal Pentagono a Tito Livio e oltre”, pubblicato il 12 giugno 2021 sul canale YouTube “Il vero Mauro Biglino”).Riguardo al dossier Ufo (o Uap, come si dice oggi) sappiamo che il prossimo 25 giugno non tutto sarà reso pubblico: ci sarà comunque un capitolo che rimarrà “classificato”, quindi ci saranno delle cose che non ci diranno. Intanto, quello che sta avvenendo è già di una importanza fondamentale. Siamo davvero di fronte a uno spartiacque: fino a ieri ci si poteva domandare se “credere” o meno, all’esistenza di oggetti volanti non identificati, e la risposta “sì, ci credo” veniva accolta con un certo sarcasmo, perché gli avvistamenti degli Ufo venivano tutti apparentemente spiegati, anche con una certa faciloneria. Adesso non è più così: oggi, le fonti ufficiali ci dicono che questi oggetti volanti restano “non spiegati”: non si sa come facciano a muoversi nel cielo in quel modo, e non risultano appartenere a flotte terrestri. Ufficialmente, le cose che al momento si sanno sono queste: esistono, ma non sappiamo cosa sono, non sappiamo come funzionano e non sappiamo da dove arrivano.
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Tacito, Seneca e Giuseppe Flavio: gli Ufo nell’antica Roma
Cari negazionisti, rassegnatevi all’evidenza: gli Ufo esistono. Parola di Joe Gradisher, il portavoce dell’Us Navy, che il 18 settembre 2019 – per la prima volta nella storia – ha ammesso che i piloti militari osservano continuamente astronavi e velivoli non terrestri, ribattezzati Uap (Unidentified Areial Phenomena). A parlare sono le immagini: foto e video ufficiali, realizzati dalle telecamere dei caccia dell’aviazione navale americana. Proprio alla vigilia della pandemia di coronavirus che ha paralizzato il mondo, viene così a cadere il più longevo dei “segreti di Pulcinella”, custodito dai tempi di Roswell, quando – il 2 luglio 1947 – fu visto un disco volante (incendiato) precipitare nelle campagne del New Mexico. Le autorità si affrettarono a depistare i testimoni, esibendo i rottami di un pallone sonda, ma – una volta in congedo – un ufficiale come Jesse Marcel ammise di esser stato costretto a mentire, dai superiori, per nascondere la verità sulla piccola nave spaziale piovuta dal cielo. Settant’anni di silenzi, reticenze e bugie ufficiali. E ora, la confessione: gli Ufo esistono, eccome. Uno smacco, per i tanti affabulatori televisivi (su tutti, in Italia, Piero Angela) che hanno sempre negato l’esistenza di avvistamenti non spiegabili come terrestri, ignorando peraltro le tracce inequivocabili degli Ufo presenti già nella letteratura latina.