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Pd più 5 Stelle, il piano del Quirinale per “suicidare” Salvini
La crisi di governo che finora era una minaccia di Salvini ora è diventata un’arma ostentata contro di lui. Lo scrive sul “Sussidiario” Ugo Finetti, giornalista e politologo, autore di importanti saggi sulla vita politica italiana (è del 2016 “Botteghe Oscure”, ovvero “Il Pci di Berlinguer & Napolitano”). «Già prima del voto europeo – scrive Finetti – il previsto successo della Lega attribuiva al suo leader il ruolo di dominus della legislatura». Ancora oggi, aggiunge l’analista, sembra scontato che la crisi di governo aprirebbe la strada alle elezioni anticipate: le consultazioni «vedrebbero certamente vincente la coalizione di centro-destra (con Berlusconi o con scissione di Toti) a guida Salvini, che tutti i sondaggi considerano ben oltre il 40 per cento», quindi la piena possibilità di varare un governo assai più unitario del tormentato connubio gialloverde, minacciato dalla fragilità dei 5 Stelle. «Con l’attuale legge elettorale, il leader della Lega si garantirebbe una sicura maggioranza parlamentare», sottolinea Finetti, osservando che lo stesso segretario del Pd, Nicola Zingaretti, «quasi quotidianamente cerca di rassicurare Salvini che se si apre la crisi chiederà le elezioni anticipate». Ma con il caso Metropol – lo strano Russiagate all’italiana – lo scenario è cambiato, avverte Finetti: «A cominciare dalle “provocazioni” di ministri ed esponenti del M5S, si direbbe che Salvini venga non solo sfidato, ma spintonato ad aprire la crisi».L’ipotesi che la Lega di Salvini si sia finanziata con fondi neri su cui ora indaga la Procura di Milano – continua Finetti – interessa ovviamente l’opinione pubblica italiana, «ma è un fatto sostanzialmente irrilevante per le cancellerie estere». Il vero “scandalo”, da Washington a Berlino, «è già ampiamente provato dalla “introduzione politica” divulgata in cui si sostiene che la politica di Salvini ha come obiettivo che l’Italia divida e indebolisca Nato e Unione Europea a favore di Mosca». Secondo Finetti «si tratta del resto di un fatto evidente da tempo», di cui Salvini in prima persona non fa mistero. Ma proprio questo – aggiunge Finetti – è il “vulnus” che porta al crescere di un concorso di intenti teso a destituire Salvini dall’attuale ruolo di guida dell’Italia. «Il fatto che, ad esempio, il ministro degli esteri Moavero abbia “preso in mano” a nome del premier Conte la questione migranti», da trattare con Bruxelles indipendentemente dal ministro dell’interno e del suo neoministro agli affari europei, «è chiaramente una “provocazione” verso la Lega e uno spintonamento a farle aprire la crisi». Insieme a Tria e allo stesso Conte, fra l’altro, lo stesso Moavero è indicato come esponente del “partito di Mattarella”, visto come costola di quel Deep State che frenerebbe l’azione del governo gialloverde ormai a guida leghista.Perché ora vorrebbe la crisi, l’establishment italiano che mal sopporta Salvini? «È evidente – spiega Finetti – che in caso di crisi, con l’eventualità di elezioni anticipate, il presidente della Repubblica non lascerebbe in vita il governo in carica con un quotidiano “teatro dei burattini” tra Salvini e Di Maio come è successo durante la campagna per il voto europeo». Per Finetti, la scelta scontata è quella di un “governo di garanzia” nominato dal Quirinale. E non è detto che il Parlamento lo bocci «per suicidarsi a vantaggio di un futuro governo salviniano (che eleggerebbe un successore di Mattarella di centro-destra)». Le elezioni anticipate non convengono al Pd, in coma farmacologico, né tantomeno ai parlamentari 5 Stelle, metà dei quali – sondaggi alla mano – non rimetterebbero più piede in Parlamento. In caso di crisi, la nascita di un nuovo governo (non come espressione di un accordo diretto tra Pd e M5S, ma che si presentasse “neutrale” come espressione del Quirinale, per concludere le trattative per i nuovi vertici dell’Ue e varare la necessaria legge finanziaria) «molto probabilmente non sarebbe bocciato», secondo Finetti, «ma troverebbe una maggioranza di non suicidi», e non solo gli esponenti Pd e quelli pentastellati.In particolare, aggiunge Finetti, «sembra sempre più evidente che anche in campo grillino, a cominciare dalla Casaleggio Associati, rimanere con Salvini, approvare la Tav, trattare in prima persona con Bruxelles è logorante, mentre sarebbe più vantaggioso mantenere voce in capitolo sulle nomine e prendere le distanze dalle quotidiane responsabilità di governo». Inoltre, prosegue l’analista, è proprio la grande crescita della Lega (che oggi supera il 35%) il vero “boccone” che unifica «gli appetiti di destra, di sinistra e di centro». Salvini è infatti cresciuto ed esploso nei voti e nei sondaggi in quanto “campione sul ring”. «Il match con la capitana tedesca gli ha portato più consensi che dissensi», annota Finetti. «Ma il giorno in cui si trovasse tra il “pubblico”, seduto sui banchi dell’opposizione, di fronte a un governo “benedetto” dal Quirinale, con la sdrammatizzazione della stessa emergenza migranti prefigurata da Moavero attraverso una politica di accordi con le cancellerie che oggi vedono Salvini come un sabotatore, il primeggiare mediatico del leader della Lega evaporerebbe».La visibilità che oggi il ministro dell’interno ha per i continui “braccio di ferro” sarebbe sostituita da una visibilità mediatica concentrata per lo più su inchieste giudiziarie, conclude Finetti, accennando allo stillicidio di iniziative che la magistratura ha intrapreso di recente contro la Lega. «Mancando il deterrente della crisi di governo e accettando di collezionare provocazioni quotidiane, Matteo Salvini rischia però lo “scacco matto”, e cioè di perdere il ruolo di “uomo forte” su cui si basa la sua crescita elettorale». Fin qui l’analisi di Finetti, che esamina con acutezza il retropensiero dell’eventuale piano per liquidare l’ingombrante leader leghista, cioè l’unico politico italiano che si sia schierato “all’opposizione di Bruxelles”, contestando (almeno a parole) lo strapotere – non elettivo, quindi non democratico – delle attuali autorità europee. Resta da capire come reagirebbero gli italiani, nel caso Salvini venisse davvero disarcionato dall’ennesima manovra di palazzo: scontata la morte politica dei 5 Stelle, resterebbe il Pd a vigilare sull’ordoliberismo finto-europeista che sta stritolando il paese. Non più ministro né vicepremier, Salvini avrebbe intere praterie da cavalcare, con esiti decisamente imprevedibili nel caso trovasse il coraggio di mobilitare il paese per liberarlo dal giogo di questa Unione Europea che deprime l’economia nazionale.La crisi di governo che finora era una minaccia di Salvini ora è diventata un’arma ostentata contro di lui. Lo scrive sul “Sussidiario” il socialista Ugo Finetti, giornalista e politologo, autore di importanti saggi sulla vita politica italiana (è del 2016 “Botteghe Oscure”, ovvero “Il Pci di Berlinguer & Napolitano”). «Già prima del voto europeo – scrive Finetti – il previsto successo della Lega attribuiva al suo leader il ruolo di dominus della legislatura». Ancora oggi, aggiunge l’analista, sembra scontato che la crisi di governo aprirebbe la strada alle elezioni anticipate: le consultazioni «vedrebbero certamente vincente la coalizione di centro-destra (con Berlusconi o con scissione di Toti) a guida Salvini, che tutti i sondaggi considerano ben oltre il 40 per cento», quindi la piena possibilità di varare un governo assai più unitario del tormentato connubio gialloverde, minacciato dalla fragilità dei 5 Stelle. «Con l’attuale legge elettorale, il leader della Lega si garantirebbe una sicura maggioranza parlamentare», sottolinea Finetti, osservando che lo stesso segretario del Pd, Nicola Zingaretti, «quasi quotidianamente cerca di rassicurare Salvini che se si apre la crisi chiederà le elezioni anticipate». Ma con il caso Metropol – lo strano Russiagate all’italiana – lo scenario è cambiato, avverte Finetti: «A cominciare dalle “provocazioni” di ministri ed esponenti del M5S, si direbbe che Salvini venga non solo sfidato, ma spintonato ad aprire la crisi».