Archivio del Tag ‘intelligence’
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Cia e Wikileaks: nuova Gladio per piegare la Norvegia?
False flag, depistaggio: mentre i media inquadrano gli occhi gelidi del “mostro” Breivik, il “killer solitario” di Oslo e Utøya, si sospetta che sull’isola della strage i macellai armati fossero almeno due, e nient’affatto isolati. La polizia norvegese è costretta a fare i conti con una struttura denominata “Simas”, creata dall’intelligence Usa reclutando agenti in congedo, un po’ come la Gladio italiana. La bomba nel centro di Oslo? E’ esplosa 48 dopo una strana esercitazione “antiterrorismo”. E Washington aveva messo la Norvegia in cima a una lista nera, da quando la piccola democrazia scandinava aveva annunciato il ritiro dalla Libia. Prima ancora, la Norvegia aveva rifiutato di enfatizzare l’allarme “Al-Qaeda”, irritando americani e inglesi. Fino ai sinistri avvertimenti di Wikileaks: la Norvegia sottovaluta il terrorismo. Vuoi vedere che prima o poi sarà costretta a cambiare idea?
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Crisi Usa: se il pericolo ora è la Cina, Osama non serve più
Partiamo da questo assunto: Bin Laden era effettivamente un nemico degli Usa e non un “agente della Cia”, come molti sospettano. Diversamente non si spiegherebbe una guerra durata 10 anni: se Osama era un agente americano, vuol dire che anche il Mullah Omar lo era, perchè sarebbe stato impensabile che uno ignorasse chi era l’altro. D’altra parte Al Quaeda ha combattuto in sintonia con i talebani. Ma, allora, se gli americani avessero avuto dalla loro Osama e magari anche Omar, la guerra sarebbe durata molto meno, sarebbe costata meno morti e, cosa più importante per gli americani, meno dollari, perchè ci avrebbero pensato i loro agenti a portare al disastro la guerriglia afghana. Dunque, era effettivamente un nemico, ma un “nemico funzionale”.
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Il generale: basta trucchi, l’uomo ucciso non era Bin Laden
L’uomo ucciso ad Abbottabad non era Osama Bin Laden, e non è escluso che i servizi segreti pachistani riescano a dimostrarlo, smentendo clamorosamente Barack Obama davanti al mondo intero. Lo sostiene il generare Hamid Gul, potente ex capo dell’Isi, l’intelligence di Islamabad, uomo-chiave per anni dei rapporti con gli Usa per le operazioni tra Pakistan e Afghanistan. Il generale Gul non crede alla versione ufficiale sul blitz di Abbottabad, che fa acqua da tutte le parti, a cominciare dalla inaccettabile sparizione del cadavere, “sepolto in mare”. Ma se un giorno Obama dovesse riuscire a dimostrare – esibendo foto e video autentici – che l’uomo ucciso era davvero Bin Laden, sarebbe peggio: come “martire”, sarebbe più pericoloso da morto che da vivo.
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Bin Laden: niente foto, mistero anche sull’ultimo atto
«Ma cosa aspettano a mostrare le foto?», si domanda Federico Rampini su “Repubblica”, perplesso per l’incredibile black out di informazioni seguito all’annuncio trionfale dell’uccisione di Osama Bin Laden. «L’attesa delle foto sta diventando snervante», scrive Rampini: comprensibile la prudenza e il vaglio dell’intelligence, ma «più aspettano, più le “teorie” hanno tempo di attecchire e proliferare: dopotutto, a 66 anni di distanza c’è ancora chi pensa che Hitler non morì in quel bunker di Berlino». E che dire della “notizia” della sepoltura in mare della salma? «Se venisse confermato sarebbe assurdo, perché così sparirebbe la prova della sua morte», dice il decano dei giornalisti pachistani, Rahimullah Yusufzay.
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Gazprom Nation, il regime di Putin ha salvato la Russia
Il sistema Putin è quello che ha riportato Mosca protagonista sulla scena internazionale e dato una svolta decisa a un paese che sotto Eltsin era finito al collasso. È la reazione al sistema caotico, oligarchico e pseudo-democratico di Eltsin. La stragrande maggioranza dei russi lo condivide: perché ha portato ordine, stabilità e grandi miglioramenti. Nessuno dice che sia un sistema perfetto, ma Putin ha dato una nuova prospettiva al paese: ripristinando il ruolo dello Stato, il presidente-premier ha costretto i “robber barons”, gli oligarchi eltisiniani, ad occuparsi solo di affari e non di politica.
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Stragi in Pakistan, i Talebani: terroristi mercenari Usa
Il governo pachistano lo aveva detto: i Talebani risponderanno all’offensiva in Waziristan con rappresaglie in tutto il paese. E così è stato: clamorose azioni di commando contro obiettivi militari a Rawalpindi e Lahore e sanguinosi attentati come quello al bazar di Peshawar, nel quale sono rimasti uccisi 115 civili e altri duecento sono rimasti feriti, mutilati, sfigurati. Questo secondo tipo di azioni, secondo le autorità di Islamabad, sono condotte dai Talebani nella speranza di «far vacillare la determinazione» con cui il paese sta lottando contro di loro.
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Droga e intelligence, il fratello di Karzai pagato dalla Cia
Ahmed Wali, fratello del presidente afghano Karzai, sarebbe da otto anni sul libro paga della Cia. Un personaggio scomodo, coinvolto nel traffico di droga, ma utile alle missioni dell’intelligence. «Ahmed Wali – scrive Guido Olimpio sul “Corriere della Sera” – avrebbe infatti messo in piedi un apparato para-militare, la Kandahar Strike Force, che ha aiutato la Cia nella caccia ai terroristi e agli insorti». Inoltre il fratello del presidente ha avuto un ruolo, in questi anni, come canale di contatto con esponenti talebani. A rivelare i particolari è il New York Times, imbeccato da funzionari ai quali non piace la collaborazione con Wali.
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‘Facebook, capolavoro del suo azionista-ombra: la Cia’
Facebook? Il miglior risultato di intelligence che sia mai stato raggiunto, grazie alla più grande banca mondiale di dati sensibili. Se i media hanno celebrato Mark Zuckerberg come il bambino prodigio che, a soli 23 anni, si è trasformato in un multimiliardario grazie al successo della sua creatura, nessuno ha prestato attenzione all’investimento da 40 milioni di dollari effettuato dalla Cia, partner-ombra di Facebook, per creare la più importante rete sociale del web. Un patrimonio inestimabile di informazioni, che i servizi segreti Usa hanno contribuito in modo decisivio a sviluppare.
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Droga ai marines, l’arma segreta dei Talebani
E’ l’eroina l’arma segreta dei Talebani: non serve solo a finanziare la resistenza afghana, ma anche a drogare i soldati americani, che ne fanno largo uso. Una scomoda verità, contenuta in un rapporto interno dell’intelligence Usa e confermata da un funzionairo al “Daily Beast”. Talebani e guerriglieri di Al Qaeda, scrive Gerald Posner sul New York Times, stanno utilizzando come arma tattica le abbondanti riserve di eroina, ottenendo così un doppio risultato: minano l’efficienza dei soldati americani e raccolgono denaro fresco per pagarsi nuove reclute e nuovi armamenti.
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Karadzic, processo all’orrore nel cuore dell’Europa
Crimini di guerra e crimini contro l’umanità, dall’inizio del conflitto in Bosnia fino alla strage di Srebrenica, nel luglio 1995, pochi mesi prima delle ostilità, nella quale furono massacrate 8.000 persone. Uccisioni, stupri, torture. Brutalità commesse in 19 municipalità bosniache, senza contare l’agonia di Sarajevo, città-martire, sopravvissuta a un feroce assedio durato 44 mesi. Un dossier schiacciante: 530 testimoni, un milione di pagine. Questi i capi di imputazione che il 16 ottobre attendono l’ex leader dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, davanti al tribunale dell’Aja, istituito per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia negli anni ’90.
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Il Times insiste: l’Italia pagò i Talebani anche a Herat
L’Italia denuncia, ma il Times accusa ancora. «All’indomani della querela del governo italiano – scrive “Il Giornale” di Vittorio Feltri il 16 ottobre – il quotidiano britannico insiste nel sostenere che gli italiani abbiano pagato i Talebani per evitare attacchi ai militari e aggiunge che gli accordi furono raggiunti in tutto l’Afghanistan, non solo dunque nell’area di Sarobi, ma anche a Herat». Secondo un comandante talebano, Mohammed Ishmayel, l’accordo siglato lo scorso anno tra i servizi segreti italiani e la guerriglia locale prevedeva che nessuna delle due parti avrebbe attaccato l’altra.
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I segreti dell’Arctic Sea, blitz Usa-Russia contro il Mossad
Il mercantile russo Arctic Sea non nascondeva missili anti-missile S-300 per la difesa tattica delle installazioni nucleari iraniane, ma stava trasportando negli Usa materiale top secret, nel corso di una missione super-segreta, concordata da Mosca e Washington, nel quadro del disarmo mondiale poi ufficializzato da Obama con la storica rinuncia allo scudo anti-missile. Attaccata da agenti segreti del Mossad, la nave sarebbe stata infine liberata da un blitz congiunto, realizzato grazie a un’operazione condotta da forze speciali di Usa e Russia. Lo riferisce Giulietto Chiesa, mettendo insieme fonti russe e americane, civili e militari.