Archivio del Tag ‘intercettazioni’
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Stop intercettazioni, la casta disarma giudici e giornali
La commissione Giustizia del Senato ha approvato a maggioranza gli emendamenti del governo al disegno di legge sulle intercettazioni. Sono previste limitazioni inaccettabili ai poteri dell’autorità giudiziaria, una cappa plumbea di silenzio nei confronti delle indagini penali in corso. Inoltre, sanzioni severe per i giornalisti che contravvengono al nuovo regime e, soprattutto, per gli editori che consentono le pubblicazioni illegittime. Una disciplina che lascia stupefatti e che, se dovesse diventare davvero legge dello Stato, cambierebbe il volto delle indagini penali e di parte dell’informazione nel Paese.
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Libertà di stampa, l’Italia all’ultimo posto in Europa
L’Italia scivola dal 44esimo al 49esimo posto per la libertà di stampa nel mondo, dopo Argentina, Spagna, Francia, Cile, Slovenia e Costa Rica, ma prima di Bulgaria, Brasile e Croazia. E’ quanto si evince dal rapporto annuale diffuso da “Reporter senza frontiere” (Rsf) nella giornata mondiale della libertà di stampa. «I giornalisti in Italia affrontano quotidianamente la peggiore condizione lavorativa di tutta l’Unione europea», denuncia Rsf. Secondo il rapporto, l’Italia è «l’unico paese al mondo nel quale il presidente del Consiglio controlla direttamente la quasi totalità delle reti televisive nazionali».
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Intercettazioni, no al bavaglio: ci faremo arrestare
Pronti ad andare anche in prigione, pur di non sottostare al «grande bavaglio alla stampa» che tra due settimane il Senato licenzierà, col disegno di legge Alfano sulle intercettazioni telefoniche. «Da un giorno all’altro sui giornali, sulle tv e sul web, non sarà più possibile raccontare le malefatte delle classi dirigenti di un Paese in cui la corruzione, secondo la Banca Mondiale e la Corte dei Conti, costa ai contribuenti più di 50 miliardi di euro l’anno», scrive Peter Gomez sul “Fatto Quotidiano”, annunciando la “disobbedienza civile” del giornale: «Noi violeremo quella legge, a costo di finire in carcere».
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Se la politica si suicida, non resta che la corruzione
Mettiamo le cose in chiaro: la magistratura, le inchieste, le intercettazioni, gli indagati e gli arresti non c’entrano (quasi) nulla. La questione è tutta politica. E della politica. Anche perché, altrimenti, il garantismo estremizzato diventa una sudditanza uguale e contraria al giustizialismo esasperato: fino a quando non si è condannati in terzo grado tutto è ok, tutto fila liscio, tutti sono irresponsabili. E così ogni decisione politica, ogni scelta e ogni giudizio di merito sono delegati, nel bene e nel male, alla magistratura. Come se i giudici fossero il centro di gravità permanente di ogni potere democratico.
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Travaglio: caso Genchi, il thriller che fa tremare l’Italia
«In “Why Not” avevo trovato le stesse persone sulle quali indagavo per la strage di via D’Amelio. L’unica altra indagine della mia vita che non fu possibile finire». Inizia così il dialogo tra Gioacchino Genchi e Edoardo Montolli, su ciò che Berlusconi definì «il più grande scandalo della Repubblica», l’archivio Genchi. Un materiale così scottante da riscrivere gli ultimi vent’anni: da Tangentopoli alle scalate bancarie, dai grandi crac ai processi clamorosi, fino a Falcone e Borsellino, «con elementi nuovi che aprono enormi squarci nelle istituzioni». Non teoremi, ma fatti: «Indagini e amicizie impensabili, uno scioccante dietro le quinte».
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Intercettazioni, Ingroia: chi ha paura della verità
Le intercettazioni sono decisive per la lotta alla mafia: senza di esse, le prove sarebbero spesso soltanto indiziarie, affidate alle sole rivelazioni dei pentiti. La mafia le teme, perché sa che proprio dalle intercettazioni sono nate le vittorie dell’antimafia, e non solo. Alcuni “misteri” italiani, tra cui l’assassinio del presidente dell’Eni, Enrico Mattei, potrebbero essere risolti grazie alla rilettura di registrazioni. Lo afferma da Palermo il procuratore aggiunto antimafia Antonio Ingroia, autore di un lungo intervento su “Il Fatto Quotidiano” che ricostruisce il ruolo strategico delle intercettazioni nella lotta al crimine in Italia.
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Ingroia: Borsellino tradito dal patto mafia-Stato?
Un patto segreto tra mafia e Stato dietro alle stragi più efferate? Paolo Borsellino fu ucciso perché l’aveva scoperto? «I miei colleghi di Caltanissetta stanno procedendo con grande rigore, in questi mesi stanno affiorando tanti particolari che possono fare finalmente luce su misteri durati troppo a lungo». Il pm antimafia Antonio Ingroia, erede di Borsellino, lancia un appello, dalle colonne di “Repubblica” il 3 agosto: «Chi sa parli: questo è il momento giusto per raccontare tutto su quello che è avvenuto fra il maggio e il luglio del 1992».
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Stop alle intercettazioni, vietato indagare sul potere
Un freno decisivo alle indagini sul potere: quello dei partiti e degli intrecci con la criminalità mafiosa dei colletti bianchi, dal volto rispettabile, sempre più imprenditrice di se stessa. Così gli oppositori, facendo eco al procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, giudicano il decreto legge anti-intercettazioni, imposto l’11 giugno alla Camera con voto di fiducia, espresso anche da 21 deputati dell’opposizione e approvato con l’appoggio decisivo della Lega Nord. In base al ddl, il ricorso alle intercettazioni sarà limitato ai casi nei quali esistano fondati sospetti di colpevolezza: un colpo durissimo alle indagini, visto che spesso i sospetti emergono proprio dalle intercettazioni ambientali e telefoniche.
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Scarpinato: storia criminale della classe dirigente italiana
Uno dei più raffinati uomini di potere della storia occidentale, il cardinale Mazzarino, gesuita di origine italiana