Archivio del Tag ‘Lombardia’
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Amputare la sanità italiana: maxi-tagli sulla pelle dei malati
Qualcosa come 12 miliardi e mezzo da qui al 2014: una stangata storica sulla sanità italiana, per l’effetto combinato della manovra Tremonti e dei nuovi maxi-tagli della cosiddetta “spending review” ordinata dal governo Monti. In due anni e mezzo, Asl e ospedali perderanno per strada oltre il 10% dei finanziamenti. Nel frattempo spunta un altro taglio senza precedenti, quello di 16-18.000 posti letto ospedalieri: chiuderanno gli ospedali con meno di 80 posti e sarà ridotto da 4,2 a 3,7 lo standard di posti per ogni mille abitanti. Dalla bozza del decreto “taglia spesa” spunta anche la sforbiciata del 5% dei costi d’acquisto di beni e servizi con esclusione degli acquisti dei farmaci, mentre la stessa riduzione si applica sui dispositivi medici fino al 31 dicembre di quest’anno. Il fondo sanitario viene tagliato di un miliardo nel 2012 e di 2 nel 2013, ma in tutto la sanità dovrebbe perdere 4,5 miliardi in più rispetto ai tagli della manovra Tremonti.
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Il futuro delle stragi: la mafia si compra l’Italia, legalmente
Sono passati vent’anni dalle stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Vent’anni dopo credo che l’urgenza sia capire se quelle bombe scoppiano ancora, cosa hanno prodotto, cosa ci hanno insegnato e cos’è la mafia adesso. In questi venti anni ci hanno fornito i colpevoli perfetti. Come si fa a non odiare i visi di Provenzano, di Riina, di Bagarella? Come si fa a non tirare un sospiro di sollievo a vederli dietro le sbarre e ad autoconvincersi che sono stati loro, e solo loro, a seminare morte e terrore. Come se questi signori fossero stati soltanto dei tumori in un corpo sano, come dei malvagi alieni scesi sulla terra, mostri inumani e geneticamente diversi da noi. Perfetti capri espiatori per farci vivere meglio, anestetizzati. Mettere in piazza quelle facce ed accollare a loro, e solo a loro, la violenza è servito. E’ servito a schermare una verità di fondo: evitare di farci vedere quanto incapaci e criminali sono state le nostre classi dirigenti.
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Ladroni a casa nostra, Lerner: crudele nemesi padana
L’indecoroso epilogo della “rivoluzione” leghista, scivolata dalle valli del Nord nella bambagia governativa di Roma, e poi giù fino al paradiso speculativo della Tanzania, deturpa irrimediabilmente la biografia di Umberto Bossi. Il leader politico che si pretendeva addirittura fondatore di una nazione – dice Gad Lerner – viene accusato ora di avere usufruito di soldi pubblici, denaro non contabilizzato, anche per sostenere i costi della sua famiglia: il suo vero punto debole, da quando il Senatùr «s’è adoperato nel tentativo di perpetuare il suo carisma per via dinastica nell’inadeguata figura del figlio Renzo». Proprio lui che aveva fatto della sobrietà popolana la sua cifra esistenziale, continua Lerner su “Repubblica” il 4 aprile, avrebbe commesso leggerezze mai digerite dalla base militante, come la casa in Sardegna intestata al sindacato padano di cui è segretaria la sua “badante” Rosi Mauro.
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Saviano: le mani della mafia anche sulla Tav Torino-Lione
Tutti parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Questa è una certezza giudiziaria e storica più solida delle valutazioni ambientali e politiche (a favore o contro), più solida di ogni altra analisi sulla necessità o sull’inutilità di quest’opera. In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in val di Susa come un balzo in avanti per l’economia, come un ponte per l’Europa, e chi invece un’aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie.
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La razzia in arrivo: acqua e Tav, nucleare e inceneritori
«E’ mai possibile dover attendere decenni per completare la rete Tav?». Corrado Passera, il super-banchiere promosso ministro dello Sviluppo dal governo tecnico di Mario Monti, ha fretta di veder realizzata la Torino-Lione, ma non solo: in un’intervista a “Panorama” si lamenta anche dei tempi “eterni” per costruire gli inceneritori e per «rinnovare le reti idriche». Ma l’acqua non doveva restare pubblica, come da referendum? Non per il nuovo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà: la strada maestra, dice, «resta il ricorso al mercato». E se il voto popolare di giugno ha tramortito i partiti con il “no” al nucleare, ad “annullarlo” politicamente provvede il neo-ministro dell’ambiente, Corrado Clini, secondo cui l’atomo è una fonte pulita e sicura, che l’Italia non dovrebbe precludersi. Alla faccia di Fukushima, e della democrazia.
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Aria velenosa, Torino fuorilegge: è la peggiore città d’Italia
«Per favore, non spegnete Torino»: era la richiesta che, in piena campagna elettorale, i Subsonica rivolgevano al futuro sindaco, Piero Fassino, invitato a non oscurare il “popolo della notte” che negli ultimi 10-15 anni ha trasformato le serate dell’ex città più grigia d’Italia. Ma i record sotto la Mole non sono finiti: Torino è anche la metropoli più indebitata, con oltre 5.700 euro di debito pro capite, contro i neppure 4.000 di Milano, stando ai dati diffusi già nel 2009 da “Civicum” insieme al Politecnico milanese. E ora, archiviati i fasti – ma non gli oneri – delle Olimpiadi Invernali 2006, ecco che Torino si scopre anche la città meno ecologica, la più inquinata, quella dall’aria più irrespirabile.
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Cabras: smascheriamo i falsi profeti della crescita impossibile
Diffidate di chiunque vi parli di ripresa: politici e industriali che promettono “patti per la crescita” non sanno, o fingono di non sapere, che l’Italia da almeno vent’anni non è più in grado di crescere come un tempo: tramontata la grande industria, negli due decenni il paese ha campato di economia virtuale e boom effimeri, speculazione e assalto ai territori e ai servizi, tagliando diritti e precarizzando il lavoro. Risultato: l’ex Belpaese declassato dalla finanza mondiale rischia di dover affrontare lo stesso suicidio sociale della Grecia, un tunnel senza via di scampo. Alternative? Una sola: non pagare il debito iniquo frutto della speculazione e rivalutare il welfare partendo dal bene comune, ma prima serve una rivoluzione culturale che mandi a casa l’intera classe dirigente.
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Grandi opere, peggio per tutti: quando lo capiremo?
In epoca non sospetta, circa a metà degli anni Ottanta, sostenevo – peraltro senza che fosse una grande intuizione – che uno dei peggiori disastri che affliggevano il patrio suolo erano le grandi opere, ovviamente pubbliche. Forse ad ispirarmi erano state le letture di “Piccolo è bello” o quelle relative alla bioregione, ma soprattutto la terribile esperienza che avevo maturato di cosa avessero significato le grandi dighe per la produzione di energia elettrica sull’arco alpino e, meno, sull’arco appenninico. E qui rivolgo la mente certo al disastro del Vajont, ma anche a tutti quei paesi che vennero sommersi in nome dello sviluppo (progresso è un’altra cosa), talvolta senza neppure portar via i morti dai cimiteri. Ma di questo parlerò un’altra volta.
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Cemento Italia: ogni 4 mesi nasce una nuova Milano
Il cemento si sta mangiando l’Italia, al ritmo di 10.000 ettari di territorio all’anno: ogni 4 mesi è come se nascesse una nuova Milano. Periferie sempre più estese, arterie stradali, maxi-parcheggi e capannoni. Grappoli disordinati di sobborghi residenziali e centri commerciali sorti in mezzo alle campagne. È l’ambiente nel quale vivono 6 italiani su 10. Lombardia, Veneto e Campania guidano la classifica: cresce l’asfalto, la terra soffre, va in crisi il sistema idrogeologico. Mancano regole a tutela del suolo, aumentano i danni ambientali e i costi sociali. È il nuovo allarme lanciato dal rapporto Ambiente Italia 2011, promosso da Legambiente: insieme agli spazi verdi, spariscono ettari preziosi per l’agricoltura, che vanta un export da 26 miliardi di euro.
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La Lombardia ammette: siamo minacciati dalla mafia
Ha il sapore buono della responsabilità la decisione di oggi in Regione Lombardia di istituire un comitato (di cui faccio parte) che in tempi stretti possa scrivere una proposta di legge quadro sulla questione della criminalità organizzata. Innanzitutto perché nasce da un’idea fresca e senza tatticismi intorno ad un tavolo di prima mattina con i buoni consigli di “Libera Lombardia” e si trasforma in metodo operativo in meno di un’ora nella II Commissione; e poi perché è una visione ancora più ambiziosa del punto di partenza (la nostra proposta di legge 12 presentata il 18 maggio di quest’anno).
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Il cemento divora l’Italia: 500 chilometri quadrati l’anno
L’Italia soffoca nel cemento, al ritmo di quasi trecentomila nuove case ogni anno: secondo Legambiente, tra il 1995 e il 2009 in Italia sono state costruite 4 milioni di abitazioni in più, tra legali e abusive, tra quelle nuove e quelle con ampliamenti. Basti considerare, evidenzia l’associazione ambientalista, che ogni anno nel nostro paese vengono “mangiati” oltre 500 chilometri quadrati di suolo, pari a circa tre volte la superficie del Comune di Milano, mentre sono ben 21.500 i chilometri quadrati di terreno naturale trasformato in area artificale dall’urbanizzazione continua.
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Amianto, Lombardia avvelenata a morte dalla ‘Ndrangheta
«Per chi è calabrese è come scoprire l’acqua calda», dice Giuseppe Baldessarro, uno che scrive di ‘Ndrine da 15 anni: gira per discariche illegali in Calabria e indaga su navi affondate cariche di scorie nucleari. Scoprire, come è scritto nell’ordinanza del Gip di Milano contro la nuova rete di cosche calabresi in Lombardia, che una delle aziende controllate dalle ‘Ndrine, “Perego Strade”, smaltisse nei propri cantieri rifiuti tossici, in primis amianto, non lo smuove più di tanto. Autore del libro “Avvelenati” con Manuela Iatì – dove si parla di scorie di centrali atomiche ed elettriche, container con diossina di Seveso e scarti industriali – dice che sono bazzecole rispetto alla monnezza nucleare con cui hanno affossato la Calabria, quei residui di amianto disseminati tra i laghi e la Lomellina.