Archivio del Tag ‘Micromega’
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Berlusmonti e il Pd: lacrime gratis, sangue a pagamento
Finalmente conosciamo la terapia, la condanna e il tipo di morte certificata dal governo tecnico del sig. Monti Mario che doveva essere la discontinuità, mentre, al contrario, toglie la maschera di quello che è: il governo “Berlusmonti”. Una sola sintesi: se Berlusconi dice: «Monti ci ascolta» e lo appoggia solo con la fiducia, è segno che questo governo è la protesi meccanica (governo tecnico) di Berlusconi che continua a manovrare da dietro e davanti le quinte. Tutte le misure, all’80% e passa, sono tasse sui redditi (si fa per ridere!) bassi e medio-bassi. Il resto sono pennellate di vasellina per mettere a tacere il genio del Pd che si è impiccato da solo nella casa del boia, portando la corda. Logico, per senso di responsabilità.
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Krugman: il rigore è una follia, la cura ucciderà il malato
L’euro può essere salvato? Non molto tempo fa si diceva che la crisi poteva portare, nel peggiore dei casi, al default della Grecia. Ora si profila l’evenienza di un disastro di proporzioni assai maggiori. È vero che la pressione sui mercati si è un po’ allentata mercoledì. Si è allentata dopo il sensazionale annuncio dell’estensione delle linee di credito da parte delle banche centrali. Ma persino gli ottimisti ormai considerano l’Europa avviata alla recessione, mentre i pessimisti lanciano l’allarme sull’eventualità che l’euro diventi l’epicentro di una nuova crisi globale. Come mai siamo arrivati fin qui?
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Addio stipendio, grazie ai paladini dei diritti cancellati
Le dichiarazioni del ministro Maurizio Sacconi circa la possibilità che creare tensioni sulla riforma del lavoro possa portare a nuove stagioni di attentati sono a dir poco avventate. Non vorremmo pensare che sia un modo per mettere a tacere qualsiasi critica. Ma è quanto meno un modo per evitare che si parli della inettitudine del governo, di cui è parte, nel fare fronte con adeguate politiche dell’economia e del lavoro ai drammi sociali della crisi. Ciò che infatti lascia stupefatti, nei propositi governativi di accrescere la libertà di licenziamento, è che vi siano un ministro del Lavoro, un certo numero di accademici, quattro quinti dei media e molti politici, anche di centrosinistra, capaci di sostenere con tutta serietà che ciò è necessario perché i lavoratori godono di garanzie eccessive
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Casarini: chi violenta i cortei favorisce il sistema di potere
Quello che ho visto a Roma è stato ripugnante. Una minoranza organizzata militarmente ha violentato, messo in pericolo, umiliato una straordinaria moltitudine che chiede il cambiamento e con lei uno spazio pubblico di nuova democrazia che ha preso vita in tutto il pianeta. Con quale risultato? Un’immediata richiesta di repressione generalizzata del dissenso. Un gran bel lavoro sporco a esclusivo vantaggio di un potere corrotto e delegittimato. I “neri” di sabato sono i migliori alleati del Sistema che sostengono di voler abbattere. Perché sono funzionali e reciproci di quel Sistema. E ne traggo delle conseguenze. Dico che è venuto il momento delle scelte.
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Il poliziotto: Roma in fiamme? Colpa dei politici incapaci
Dopo la difficile giornata di ieri e una notte che avrebbe dovuto portare consiglio al risveglio mi trovo con le stesse convinzioni di ieri: in piazza San Giovanni è stata sconfitta la democrazia. La rete mette a disposizione materiale su quello che è accaduto ieri, c’è l’imbarazzo della scelta: ci sono i violenti che devastano (minoranza) e le persone pacifiche (la maggioranza) che manifestavano e che cercavano addirittura di fermare i violenti. La condanna delle forme di violenza è alla base della civiltà e della convivenza e questo è il primo punto fermo; il secondo è la libertà di espressione e di manifestare nel rispetto della leggi, questo purtroppo non è avvenuto e la responsabilità va attribuita allo Stato che attraverso le sue Istituzioni non è riuscito a garantire lo svolgimento di una manifestazione.
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Stato sociale sovrano, o vinceranno violenti e finanza
Rilevo nei “demolitori” di piazza san Giovanni una qualità superficiale e un limite di fondo. La qualità sta nella rapidità. L’onda di una rivolta distruttiva cresce in Europa ogni giorno, con accelerazioni improvvise. E’ interessante notare che, sul piano strettamente visivo, questi “riots”, queste azioni rivoltose, sembrano le uniche in grado di colpire alla stessa velocità dei famigerati mercati finanziari. In termini puramente simbolici, le fulminee azioni della guerriglia urbana danno cioè l’illusione di essere le uniche capaci di tener testa al ritmo forsennato della speculazione finanziaria, che abbatte i prezzi dei titoli, aumenta i tassi d’interesse e offre un alibi ai governi che colpiscono il welfare e il lavoro. Potremmo dire, insomma, che a un primo sguardo i “demolitori” sembrano i soli in grado di “colpire veloci” come gli speculatori.
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America in rivolta contro i predoni impuniti di Wall Street
Se c’è un posto da dove cominciare la prossima rivoluzione, è Wall Street. Prima i potentati della finanza hanno cacciato l’America e il mondo intero nella più grave crisi dagli anni Venti, poi le stesse lobby bancarie hanno tenacemente ostacolato i progetti di grandi riforme, con discreto successo. Non c’è da stupirsi, scrive Federico Rampini, se proprio Wall Street è l’epicentro del minimovimento degli “indignados” americani, che alla terza settimana di lotta ha cominciato a estendersi verso la West Coast (Los Angeles, San Francisco), il Midwest (Chicago), il Nord (Boston, Canada) e perfino l’America profonda del Kansas. È presto per parlare di un ritorno del conflitto sociale, ma i sindacati sono scesi in campo con “Occupy Wall Street”; l’ultima volta lo fecero nel ’99 a Seattle contro il Wto.
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Debito? Falso problema. Krugman: l’incubo sono i disoccupati
Nei giorni scorsi sono stati resi noti due numeri che a Washington dovrebbero indurre tutti a esclamare: «Mio Dio, che cosa abbiamo combinato?». Il primo di questi numeri è zero, corrispondente ai posti di lavoro creati ad agosto. Il secondo numero è due, corrispondente al tasso di interesse sui bond decennali statunitensi, il più basso che si sia mai registrato. Presi insieme, si può dire che i due numeri stiano gridando a squarciagola una cosa sola: la massa di persone all’interno della Beltway (l’establishment di Washington) si sta preoccupando per le cose sbagliate e di conseguenza sta infliggendo al paese danni devastanti.
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Pareggio di bilancio in Costituzione? Stupido e mostruoso
E’ incredibile come per la devastazione culturale, politica e sociale operata da Berlusconi e dal suo governo e per la preponderanza ideologica delle banche e della finanza, possano passare come normali misure istituzionali con un effetto sociale terribile. La decisione del governo di proporre una modifica della Costituzione, che imponga dal 2014 il pareggio di bilancio come vincolo statutario, è una mostruosità sociale, economica e giuridica. Nessun’azienda, nessuna famiglia, nessuna persona potrebbe vincolarsi a un principio di questo tipo. Ovviamente tutte le grandi aziende sono totalmente estranee ad esso. Pensiamo alla Fiat, che avrebbe già chiuso dieci anni fa.
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Don Gallo: liberiamo l’Italia dalla casta dei cialtroni
La manovra non fa altro che confermare la strenua difesa della ricchezza senza equità. Ma chi governa non è in grado di trovare un’intesa, ognuno bada a sé, mi risulta che ci siano circa 500 emendamenti proposti dalla maggioranza, roba da denuncia penale. Si vuole distruggere il Paese. E’ il risultato di 20 anni di berlusconismo, menefreghismo, arroganza, fascismo in libera uscita, distruzione della Costituzione. In fondo Berlusconi ha ragione quando dice “non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani”: in quelle dei ricchi, ovviamente. Come si fa a non ribellarsi di fronte ai 120 miliardi di evasione, a quelli derivanti dai crack finanziari che hanno arricchito i soliti, al lavoro nero che ingoia le zone più depresse, al fatturato delle mafie?
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Gaglianone, il segreto meglio custodito del nostro cinema
Daniele Gaglianone è probabilmente uno dei segreti meglio custoditi del cinema italiano. Nonostante vanti una filmografia foltissima, la grande parte della sua opera risulta ancora troppo poco frequentata. Con “Ruggine”, dopo l’esito maiuscolo di “Pietro”, il regista affronta una storia corale, ampliando il raggio del suo sguardo e riconnettendosi alle urgenze delle storie calate nell’agone della Storia. Il lavoro di Gaglianone, infatti, sin dalle sue origini, si è andato sviluppando attraverso un fittissimo dialogo con le ragioni e il farsi della Storia. Basti pensare alla presenza fortissima della guerra di Liberazione o all’interesse fortissimo nei confronti di figure come Gobetti.
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Antipolitica? No, ribellione: l’Italia non ne può più
In principio c’è un artificio semantico, una truffa verbale. “Antipolitica”, l’epiteto con cui la politica ufficiale designa questa nuova cosa. Marchio di successo, tant’è che digitandolo su Google si contano 780 mila risultati. Ma che cos’è l’antipolitica? Un sentimento becero, un vomito plebeo? No, un inganno. L’ennesimo inganno tessuto dal sistema dei partiti. Perché mescola in un solo calderone il popolo di Grillo e il think tank di Montezemolo, le signore della borghesia milanese che hanno votato Pisapia e gli studenti in piazza contro la Gelmini, i dipendenti pubblici bastonati da Brunetta e gli imprenditori taglieggiati dall’assessore di passaggio. E perché con questa parola i politici definiscono l’identità altrui a partire dalla propria. Come facciamo ormai un po’ tutti, definendo extracomunitario il filippino o l’egiziano.