Archivio del Tag ‘moda’
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Economia verde, anziché crescita senza benessere
Nella seconda metà del secolo scorso quasi tutti i paesi del Sud del mondo si sono indebitati per promuovere una crescita (allora si chiamava “sviluppo”) che non è mai venuta. Poi, non potendo ripagare il servizio del debito, sono stati tutti presi sotto tutela dal Fmi, che ha loro imposto privatizzazioni e riduzioni di spesa analoghe a quelle imposte oggi dalla Bce e dal Fmi ai paesi cosiddetti Piigs: con la conseguenza di avvitare sempre più la spirale del debito. La letterina (segreta) che la Bce ha spedito al governo italiano per dirgli che cosa deve fare quei paesi la conoscono bene: ne hanno ricevute a bizzeffe, e sono andati sempre peggio. Viceversa, le economie cosiddette emergenti sono quelle che avevano scelto di non indebitarsi, o che ne sono uscite con un default: cioè decidendo di non pagare – in parte – il loro debito.
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Slam X, l’altra Milano: belle parole per la rivoluzione
«Da questa città tutto se ne sta andando. Prima l’editoria, poi la musica, adesso la moda. Milano sta cercando di sbarazzarsi di tutte le realtà che nel passato l’avevano arricchita». Lo dicono i creativi indipendenti dell’Agenzia X, che lanciano una due giorni assolutamente inedita per l’ex “capitale morale”: si chiama “Slam X” ed è una chiamata alle arti rivolta a scrittori e musicisti, autori emergenti e big come Genna, Scurati, Dazieri e Moresco. Tutti sul palco del centro sociale Cox 18, il 28-29 novembre, per reading musicali destinati a lasciare il segno: «Per fare rivoluzione servono belle parole».
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Whitman, ora la poesia serve a vendere jeans?
La voce gracchiante di Walt Whitman, sommo poeta di “Foglie d’Erba”, che accompagna le immagini in bianco e nero di una famosissima marca di blue jeans. E’ lo spot che sta facendo discutere l’America. Da Slate a Entertainment Weekly il dibattito s’è acceso sull’opportunità di usare le parole e perfino la voce di quel grande per fini commerciali. Ed è da una parte comprensibile come l’arruolamento di chi non c’è più come testimonial di marchi commerciali rappresenti un terreno potenzialmente minato
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Weil: progresso, superstizione che disonora il bene
Il titolo originale di quest’opera è “L’enracinement”, ma si tratta del titolo editoriale con cui l’opera uscì nel 1949, alcuni anni dopo la morte della pensatrice/attivista, probabilmente dovuta ad una scelta volontaria, come “sacrificatio” per la guerra che stava devastando il mondo. Franco Fortini non tradusse “sradicamento”, ma utilizzò un meraviglioso lemma dantesco, “La prima radice”, forte delle suggestioni mistiche presenti nell’opera. Il titolo dato dalla Weil al saggio era, invece, “Preludio ad una dichiarazione dei doveri verso l’essere umano”, tutto carico della polemica antilluminista della pensatrice (ma anche antihegeliana).
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Good bye Billionaire, ora tocca all’altra Italia (quella vera)
Tra domenica e lunedì, qualcosa è cambiato nell’immaginario cultural-popolare italiano. Due eventi distinti, molto diversi tra loro, di gravità diversa, eppure entrambi significativi e a modo loro rivoluzionari: la pessima figura in diretta di Simona Ventura, caduta nella trappola dei Muse, scambiatisi di ruolo senza che l’ex giudice di X-Factor (e quindi esperta di musica) se ne accorgesse, e la clamorosa esclusione a vita dalla Formula Uno di Flavio Briatore, colpevole di aver costretto Nelson Piquet Jr. ad andare a sbattere per favorire l’allora compagno di squadra Fernando Alonso.