Archivio del Tag ‘paramedici’
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Influenza, no al vaccino obbligatorio: il Tar ferma Zingaretti
Il Tar del Lazio sbatte la porta in faccia a Zingaretti: può scordarsi di imporre il vaccino antinfluenzale agli over-65 e, peggio ancora, a medici e infermieri. Sarebbe stato un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, per il quale (specie in materia vaccinale) la competenza non è regionale, ma statale. Una sentenza, quella del Tar – emessa il 2 ottobre – che fa eco a quella del tribunale amministrativo della Calabria, che nei giorni scorsi aveva bloccato un’analoga disposizione. Ha del clamoroso, comunque, il “no” incassato dal segretario del Pd, che tiene in piedi il governo Conte insieme ai 5 Stelle: la Regione Lazio, di cui è presidente, aveva appena “strombazzato” l’acquisto, con largo anticipo, delle dosi di vaccino che contava di somministrare obbligatoriamente ad anziani, medici e paramedici. Contrordine: il Tso vaccinale non ci sarà (a meno che a imporlo non sia Conte: a tutti gli italiani, non solo ai laziali). Zingaretti, peraltro – sempre in tema di Covid – era già salito agli onori della cronaca: prima per gli aperitivi a Milano sui Navigli, quando ancora negava la pericolosità dell’epidemia, e poi facendo spendere alla Regione Lazio qualcosa come 14 milioni di euro per una maxi-fornitura di mascherine, in realtà mai arrivate a destinazione.Più che controverso, sul piano medico, il ricorso al vaccino antinfluenzale: non a caso, molte associazioni di medici laziali avevano fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza di Zingaretti. La teoria dei vaccinisti era la seguente: se si è immunizzati dall’influenza stagionale tramite il vaccino, è più facile – di fronte a determinati sintomi – diagnosticare il Covid. Sbagliato, protestano i medici, accampando svariate ragioni. La prima: il vaccino antinfluenzale è sviluppato in base a ceppi virali precedenti, ed è scarsamente efficace (lo dicono le statistiche). Quindi: anche se si è stati vaccinati, non si può escludere che – di fronte all’insorgenza dei sintomi – si tratti di normale influenza, anziché di Covid. E inoltre: le autorità sanitarie di paesi come il Regno Unito raccomandano caldamente la quarantena, alle persone che si vaccinano contro l’influenza: questa vaccinazione, infatti, per effetto del fenomeno noto come “interferenza virale”, le esporrebbe a maggiori rischi di contrarre il Covid. Impensabile, quindi, che medici e infermieri del Lazio potessero essere messi in quarantena preventiva, dopo aver ricevuto il vaccino.Questo tipo di problema si rifletterebbe su tutti i medici italiani, nel caso – malaugurato – in cui la lobby farmaceutica o l’Oms “raccomandassero” a Conte di rendere nazionale l’obbligo. «Data la scarsissima percentuale di sanitari disposti a vaccinarsi (e c’è da chiedersi perché), è immaginabile che la categoria medica si opporrebbe in modo energico a livello nazionale, di fronte all’obbligo di assumere il vaccino antinfluenzale», dice un reporter come Massimo Mazzucco, in prima linea nella difesa dei diritti democratici. «Insieme all’insensato obbligo di indossare ovunque la mascherina, comparso in Regioni come la Campania e la Sicilia – afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt – la fuga in avanti della Calabria e del Lazio verso il Tso vaccinale contro l’influenza denota una tendenza preoccupante, che potrebbe essere estesa a tutta l’Italia». Il Movimento Roosevelt è tra i soggetti che hanno fermato, con il ricorso al Tar, l’ordinanza di Zingaretti. Avverte Magaldi: teniamo alta la guardia, perché le forze che controllano il governo intendono manipolare l’emergenza sanitaria per conculcare libertà e diritti.Il Tar del Lazio sbatte la porta in faccia a Zingaretti: può scordarsi di imporre il vaccino antinfluenzale agli over-65 e, peggio ancora, a medici e infermieri. Sarebbe stato un vero e proprio trattamento sanitario obbligatorio, per il quale (specie in materia vaccinale) la competenza non è regionale, ma statale. Una sentenza, quella del Tar – emessa il 2 ottobre – che fa eco a quella del tribunale amministrativo della Calabria, che nei giorni scorsi aveva bloccato un’analoga disposizione. Ha del clamoroso, comunque, il “no” incassato dal segretario del Pd, che tiene in piedi il governo Conte insieme ai 5 Stelle: la Regione Lazio, di cui è presidente, aveva appena “strombazzato” l’acquisto, con largo anticipo, delle dosi di vaccino che contava di somministrare obbligatoriamente ad anziani, medici e paramedici. Contrordine: il Tso vaccinale non ci sarà (a meno che a imporlo non sia Conte: a tutti gli italiani, non solo ai laziali). Zingaretti, peraltro – sempre in tema di Covid – era già salito agli onori della cronaca: prima per gli aperitivi a Milano sui Navigli, quando ancora negava la pericolosità dell’epidemia, e poi facendo spendere alla Regione Lazio qualcosa come 14 milioni di euro per una maxi-fornitura di mascherine, in realtà mai arrivate a destinazione.
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Microchip e asilo transgender: la Svezia si sta suicidando
Fermamente convinto di essere il rappresentante della “superpotenza morale” del mondo, il popolo svedese continua i suoi pericolosi flirt con tutti i possibili nuovi esperimenti culturali. Questa politica è veramente ‘progressista’, o è la strada per la rovina nazionale? In Svezia, tutto sembra possibile, tranne il dissenso; dissenso dall’onnipresente messaggio sociale che dice ai suoi cittadini che devono essere tolleranti verso ogni nuova moda culturale, dal farsi impiantare un microchip sotto la pelle al permettere che i bambini di quattro anni vengano indottrinati alla scuola materna con le ultime teorie sul transgenderismo. Migliaia di svedesi si sono già fatti inserire un minuscolo microchip sotto la pelle, di solito nella mano sinistra, che offre il “vantaggio” di non dover più armeggiare [nelle tasche o nella borsetta] per carte di credito, documenti di identità e chiavi. Molte delle informazioni personali sono memorizzate sul chip, che ha le dimensioni di un chicco di riso. Sorprendentemente, nonostante la possibilità per il governo, per le multinazionali o per altri pericolosi soggetti di hackerare questi dispositivi, questa eventualità non sembra essere presente nella mentalità svedese.