Archivio del Tag ‘Peacereporter’
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Cyber-guerra: se gli Usa militarizzano la rete
L’America si attrezza per la cyber-guerra: la Nsa, l’agenzia per la sicurezza nazionale (il Grande Fratello che spia le comunicazioni elettroniche della popolazione) diverrà un comando militare interforze dedicato alla guerra cibernetica. Il generale Keith Alexander, che il segretario alla Difesa Robert Gates ha messo a capo del nascente Cyber Command, darà agli Usa una nuova capacità di combattimento: non solo aerea e marittima, ma anche sul nuovo terreno strategico delle reti informatiche. Obiettivo: difendersi dagli attacchi degli hacker e, se necessario, condurre «operazioni militari ad ampio spettro» per interdire la «libertà di azione nel cyberspazio» degli avversari.
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Più spese militari, la Nato spreme Europa e Grecia
La crisi del debito pubblico strangola le nostre economie, costringendo tutti i governi a imporre drastici tagli alla spesa pubblica. Stipendi e pensioni, sanità e istruzione: la parola d’ordine dell’Unione Europea e del Fondo monetario internazionale è “risparmiare su tutto”. O quasi: c’è infatti una voce di costo che sembra immune alle nuove misure di austerity: le spese militari. Su queste, anzi, i governi vengono addirittura sollecitati a investire di più, nonostante la crisi. Persino la Grecia, supportata da Ue e Fmi per evitare il collasso, con tagli selvaggi alla spesa sociale per restituire il maxi-prestito, è stata invitata a spendere di più per gli armamenti.
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Macelleria Afghanistan, altro sangue italiano dal fronte
Ancora morte in Afghanistan fra i soldati italiani: il 17 maggio è toccato a due giovani alpini, dilaniati dall’esplosione di un ordigno che ha sventrato il veicolo blindato “Lince” sul quale viaggiavano, alla testa di un convoglio Isaf diretto a Bala Murghab, verso il principale teatro di combattimento settentrionale delle truppe italiane. Alpini, bersaglieri e paracadutisti sono impegnati da un anno in una lenta avanzata verso nord contro le forze talebane che controllano le aride vallate a ridosso del confine turkmeno, in una guerra che ora fa paura anche agli Usa: popolazione, parlamentari e persino militari sono sempre più critici.
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Grecia in fiamme: tradita dall’Euro, paura della Turchia
La Grecia era troppo povera per aderire all’Unione Europea sottostando al regime della moneta unica: l’adesione alla Cee, nel 1981, fu motivata soltanto come scudo strategico contro la possibile invasione della Turchia dopo la crisi di Cipro del ’74. Lo afferma Petros Papakonstantinou, scrittore e giornalista di “Kathimerinì”, nonché membro del partito extra-parlamentare Antarsya: un’analisi severa, che prefigura per Atene una sola via d’uscita: deflazione, compressione di prezzi e stipendi, recessione e decrescita forzata. In un quadro sociale esplosivo, dove il disagio incendiario ha già fatto i primi morti.
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Crisi greca, predatori Usa: obiettivo, colpire l’Euro
Dietro l’attuale crisi del debito che ha colpito la Grecia (e che sta contagiando anche Portogallo, Spagna, Irlanda e, molti temono, anche l’Italia) non c’è solo la nota frode di bilancio commessa dai governanti ateniesi in combutta con le principali banche americane, in particolare la Goldman Sachs di Lloyd Blankfein e la Jp Morgan Chase di Jamie Dimon. Su tutto incombe infatti il sospetto, o meglio, la certezza di una spregiudicata operazione speculativa orchestrata dalla cupola finanziaria di Wall Street per lucrare sull’indebolimento dell’euro. Questo è lo scenario su cui sta timidamente indagando il dipartimento della Giustizia Usa.
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Gino Strada: chi ha paura del nostro ospedale?
Il giorno dopo sembra quasi più duro. Gli operatori di Emergency sono liberi perché innocenti. Ma l’evidenza non basta, ci sono giornalisti che affermano – eh, perbacco, hanno le fonti! – che la liberazione sia avvenuta per uno scambio politico: fuori i tre possibili terroristi in cambio della chiusura dell’ospedale. Un accordo, insomma. L’ipotesi, peraltro già smentita dalla Farnesina, dal governo afghano e da Emergency, è tuttavia affascinante e induce a qualche riflessione. Se fosse vero che la liberazione sia stato il frutto di uno scambio, ciò non sarebbe altro che una conferma di quel che Emergency ha detto e scritto dopo l’aggressione all’ospedale di Lashkargah
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Emergency: liberi solo perché innocenti
«Liberi perché innocenti, non in virtù di pressioni politiche». Lo afferma il chirurgo Marco Garatti, responsabile della missione di Emergency a Lashkargah, all’indomani della liberazione. Insieme ai colleghi Matteo Dell’Aira e Matteo Pagani, in un video girato in esclusiva per “PeaceReporter” da Enrico Piovesana, Garatti racconta nei dettagli le modalità della disavventura: dall’arresto il 10 aprile alla liberazione, otto giorni dopo. «Nei nostri centri, come è noto, le armi non possono entrare: vedere il nostro ospedale invaso da persone armate è stato doloroso».
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Battaglia dell’acqua: no alle bollette gonfiate dai profitti
Prima Prodi, ora Berlusconi: tutti vogliono privatizzare l’acqua, bene pubblico. Uno scacco in tre mosse: servizi idrici che possono essere gestiti da società per azioni, private o miste, vincitrici di gare d’appalto, con procedura che ora il decreto Ronchi considera «ordinaria». E con un dettaglio decisivo: il 7 per cento della tariffa andrà a remunerare, di diritto, il capitale investito: imprenditori facilitati, con profitti garantiti per legge. «Fermeremo a colpi di referendum questa mercificazione dell’acqua, che è un bene comune», annuncia Marco Bersani, del Forum Movimenti per l’Acqua, lanciando la raccolta di firme il 24 aprile.
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Liberi subito: l’Italia pretenda giustizia per Emergency
Liberi subito: è lo slogan della manifestazione del 17 aprile (in piazza San Giovanni anziché piazza Navona, vista la quantità di adesioni) sintetizzato graficamente da Vauro, per chiedere – dal cuore della capitale – l’immediato rilascio degli operatori umanitari di Emergency sequestrati dai servizi segreti afghani durante un blitz all’ospedale di Lashkargah in collaborazione con forze Nato. Amnesty International e l’Onu hanno intanto chiesto al governo di Kabul di garantire giustizia e diritto di difesa ai nove operatori di Emergency (sei afgani e tre italiani) attualmente detenuti, non si sa neppure in quale struttura, con l’incredibile accusa di aver fiancheggiato il terrorismo talebano.
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Il generale Mini: trappola per la Ong più scomoda
Non ci sarebbe nulla di strano che un medico di Emergency si facesse dare mezzo milione di dollari per aiutare dei terroristi. Con quello che li paga l’organizzazione, il compenso varrebbe il rischio della pelle. Semmai di strano c’è che quella cifra viene offerta a uno straniero da chi non dà alcun valore alla vita e in un posto dove la vita non ha obiettivamente alcun valore. I dubbi aumentano se si considera che una tale fortuna viene offerta al medico per portare un paio di scatoloni nel suo ospedale e lasciarli in bella vista in modo che vengano subito trovati: sembra più una operazione da “governatori” e servizi segreti che da terroristi.
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Mosca si riprende il Kirghizistan, alleato infedele
I trascorsi filo-occidentali e filo-statunitensi dei leader dell’opposizione kirghisa, salita al potere a Bishkek dopo la sanguinosa rivolta popolare di mercoledì scorso, giustificavano i sospetti di un coinvolgimento di Washington in questo nuovo cambio di regime. Sospetti rafforzati dalle prime parole pronunciate dalla presidente-premier ad interim, Roza Otunbayeva, che appena insediata si è affrettata a garantire la permanenza della grande base Usa di Manas: unica presenza militare americane in Asia centrale dopo la cacciata dall’Uzbekistan nel 2005.
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Troppi drogati in carcere, le comunità si svuotano
Su 67.000 carcerati italiani, 26.000 sono tossicodipendenti, di cui il 40% condannati per possesso di droga. E nonostante l’accesso in comunità sia possibile, a usufruirne è solo un condannato su sei. Perché? Colpa della burocrazia e della politica: i centri di recupero «sono al verde, perché le Regioni esitano a pagare le rette». E’ questo il grido d’allarme lanciato dalla Fondazione Villa Maraini, storico centro antidroga romano, e dalla Saman, l’associazione laica che opera a livello nazionale.