Archivio del Tag ‘rabbia’
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Austerity demenziale: così l’Italia ha sconfitto la Merkel
Angela Merkel è la vera perdente nelle elezioni italiane. Quanto la sua euro-politica sia sbagliata, nei giorni scorsi è diventato chiaro a tutti. Mi aspetto che questa strada ci porti al disastro. La sua politica consisteva nel tentare di risolvere la crisi debitoria e di competitività nei paesi del sud Europa con un processo di aggiustamento unilaterale. Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, attraverso una politica di austerità, garantiscono il rimborso del debito e spingono verso una politica di riduzione salariale nel settore pubblico, che si propaga verso il resto dell’economia. In questo modo si pensava di prendere due piccioni con una fava. La speranza era che dopo uno shock breve e acuto, i debiti e i livelli salariali sarebbero tornati in equilibrio. Davvero intelligente, oppure no? Nei sogni. Né l’economia, né la politica funzionano nel modo in cui ci si immagina in Germania. Economicamente è stata un’analisi molto superficiale, senza considerare le conseguenze devastanti sull’economia complessiva.
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Financial Times: macché fascisti, viva i comici in politica
Altro che fascismo, altro che dittatori. L’Europa di oggi, che sempre più spesso piange e sempre più raramente ride, vuole i comici al potere. Nello stravolgimento che la crisi ha portato nel Vecchio continente, la gente tende a credere di più a chi scherza per lavoro che a quelli che invece per mestiere dovrebbero dire sempre la verità. Segno evidente di quello che sia diventata la politica e di come, conseguentemente, venga percepita dai cittadini. Non c’è dubbio che le analogie fra il periodo storico che stiamo vivendo e i pericolosi anni ‘30 siano parecchie. C’è una crisi economica devastante in atto, la disoccupazione è alle stelle e l’austerità picchia duro. Stanno nascendo nuovi movimenti politici come reazione, spesso più disperata che rabbiosa, da parte della gente che si ritrova inghiottita da un disastro che sembra piovuto chissà come, chissà da dove. Ma da qui a paragonare Beppe Grillo e il suo “Movimento 5 Stelle” al fascismo, ce ne passa.
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Paolo Villaggio con Grillo: via l’euro, a casa ladri e cialtroni
Ho sperato di andarmene abbracciato ai miei simili in una piazza, come nella profezia. Sarebbe stato magnifico, ma i Maya e i nostri politici si somigliano. Non fanno che promettere ciò che non manterranno. La gente si è rotta i coglioni di un gruppo di eletti che, fingendo di rappresentare gli interessi dei sudditi, ne opprime il presente servendo banche, giornali e tv. Grillo, con collaudatissimo copione, denuncia avidità e nefandezze dei moderni Borgia da decenni. Dice: «Cacciamoli, sono stronzi, incapaci e disonesti», ma ha cavalcato una tigre già satura di passeggeri. Il processo è stato naturale, dall’Italia vogliono fuggire tutti: i ragazzi depressi che sognano di emigrare in Costa Rica e i vecchi come me. In attesa della sacrosanta soppressione degli ultrasettantenni, ci rimane la rivoluzione culturale di Grillo.
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Italiani contro l’euro-crisi, ma Ingroia non se n’è accorto
Non una parola sulla crisi, non una ricetta per risollevare l’economia. Antonio Ingroia è stato sonoramente bocciato perché si è impegnato a lottare contro tutto, tranne l’unica cosa che contava: l’Europa dell’euro, che impone il “massacro sociale” di un rigore inaccettabile. Risultato evidente, anche per i maggiori quotidiani italiani e stranieri: «C’è almeno un dato inequivocabile che arriva dal responso delle urne: in Italia ha vinto il partito antieuropeista, antirigore e, sintetizzando, anti-Merkel», secondo Barbara Fiammeri del “Sole 24 Ore”. E se il “Corriere” ha esordito nell’editoriale di Massimo Franco, spiegando che «ha vinto un’Italia euroscettica», “La Stampa” si è soffermata su «quell’Italia che ha detto no alla moneta unica». Secondo Francesco Manacorda, infatti, «più della metà degli italiani che sono andati alle urne hanno votato contro l’euro». Gli sconfitti sono quindi i partiti dell’Europa, dal Pd di Bersani a “Scelta Civica” di Mario Monti.
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La Terza Guerra Mondiale è già cominciata: contro di noi
«Io non so con quali armi sarà combattuta la III Guerra Mondiale, ma so che la IV Guerra Mondiale sarà combattuta con pietre e bastoni». Non sempre Einstein aveva ragione. In questo caso aveva torto. La III Guerra Mondiale è in corso, non si combatte con le atomiche, e qualcuno la sta vincendo, per ora. E la IV non si combatterà con le pietre. La finanza internazionale combatte la sua guerra per il predominio, per lo svuotamento delle democrazie e degli Stati. E’ un superorganismo che non rende conto a nessuno, che ha a sua disposizione i media, i politici-camerieri, gli stessi governi. La III Guerra Mondiale non si combatte sul campo di battaglia o con le bombe, ma nelle redazioni dei giornali, nelle televisioni, negli uffici all’ultimo piano delle banche, delle agenzie di rating, delle multinazionali.
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Grillo “promosso” dagli Usa: è un interlocutore credibile
«Alcune delle sue idee sono utopiche e irrealistiche, ma nonostante l’incoerenza della filosofia politica, la sua prospettiva dà voce a una parte dell’opinione pubblica che non trova espressione altrove». Conclusione: «La sua unica miscela di humour aggressivo, sostenuto da statistiche e ricerche giuste quanto basta, ne fa un interlocutore credibile sul sistema politico italiano». Parola di Ronald Spogli, ambasciatore degli Usa in Italia nel 2008. Beppe Grillo? «Un interlocutore credibile», scriveva Spogli, già allora, al segretario di Stato Condoleezza Rice, dopo un pranzo con l’ex comico all’ambasciata di via Veneto. Lo rivelano su “La Stampa” gli inviati Paolo Mastrolilli e Maurizio Molinari, che hanno scovato il documento grazie al “Freedom of information act”. In cinque pagine, Spogli spiega a Washington che Grillo è l’unico a denunciare la corruzione della politica italiana, a puntare sul web e a schierarsi dalla parte degli oppressi.
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Eugenio Scalfari, il tramonto di un (grande) giornalista
L’Europa? «Procede a singhiozzo». Ed è «un guaio», perché i “mercati” «restano all’erta» e “la speculazione”, «quando può», colpisce. Ma «per fortuna c’è Draghi», che «vigila ed è pronto ad intervenire». La fiaba è firmata da un narratore famoso, Eugenio Scalfari: politico, imprenditore e celebratissimo giornalista. La sua tesi: la demonizzazione della “dittatura dello spread” è pura «demagogia», anche se «i contraccolpi sul sociale» sono «assai duri», al punto che «la rabbia cresce, le piazze protestano, i governi sono in difficoltà, il malumore nei confronti dell’Europa aumenta». Ma perché stupirsene? Forse che solo oggi si è scoperto che dalla “fiducia” dei “mercati” dipende il differenziale italo-tedesco fra i titoli di Stato? Mentre la Merkel è condizionata dalle elezioni nell’autunno 2013 in Germania, anche l’attesa di quelle italiane rappresenta un problema: chi verrà dopo Monti? «Il nostro attuale premier – scrive Scalfari su “Repubblica” il 25 novembre – ha recuperato una credibilità internazionale che era andata totalmente perduta». Ma poi? «Il nuovo Parlamento e il nuovo Capo dello Stato manterranno gli impegni presi con l’Europa?».
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Barnard: Mario Monti ci regala povertà, paura e odio
Mario Monti e i suoi “padroni” sono molto più pericolosi della mafia: possono attentare alla Costituzione della Repubblica “fondata sul lavoro”, creare milioni di disoccupati, distruggere l’economia, causare il crollo dei redditi di milioni di lavoratori e di anziani, fino a sospingere gli italiani «verso derive autoritarie fascistoidi, in accordo coi maggiori politici europei». Rischio-Weimar: dopo la Prima Guerra Mondiale toccò alla Germania, vessata dalla Francia, assaggiare le super-austerity dei risarcimenti di guerra, giudicate crudeli e pericolose dal grande economista John Maynard Keynes. Risultato: l’avvento di Hitler come “giustiziere” del popolo tedesco affamato e umiliato. Corsi e ricorsi tenebrosi: in Grecia i neonazisti dominano la scena. «Oggi – sostiene Paolo Barnard – l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia».
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Obama-bis, anche l’America si rassegna al meno peggio
Uno straccio di speranza, in un Occidente nel quale la speranza nel futuro è ormai ridotta a uno straccio. Grazie al marketing del “meno peggio”, Obama resiste alla Casa Bianca perdendo voti e “sorpassando in retromarcia” Romney, per via del pallottoliere elettorale americano che premia con super-punteggi chi si aggiudica gli Stati-chiave come Florida, Virginia e Ohio. «Dobbiamo fare una rivoluzione, in questo paese», protesta il miliardario Donald Trump: «Obama ha vinto le elezioni ma ha perso il voto popolare: per una democrazia, questo è un disastro». Obama, si affrettano a concludere i commentatori dei principali media, ha di fronte altri quattro anni difficili: avrà il Congresso contro e numeri risicati al Senato. Dovrà comunque rassegnarsi a mediare, sostiene Vittorio Zucconi di “Repubblica”, che ricorda che – per la riforma della sanità, imposta nei primi due anni sull’onda della popolarità iniziale – non è riuscito a portare dalla sua neppure un deputato repubblicano.
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Macché antipolitica: preparatevi a fare i conti con Grillo
Per favore, non chiamatela più “antipolitica”: invece di fare discorsi astratti e fumosi, Grillo parla di temi concretissimi, che concernono la quotidianità – trasporti, inquinamento – e che hanno direttamente a che fare col “mestiere di vivere”, la sopravvivenza delle famiglie nell’Italia terremotata dal “rigore”, dopo i leggendari abusi della “casta”. Rifiuti, acqua, energia: sarà anche “terra terra”, scrive Angelo D’Orsi su “Micromega”, ma la politica di Grillo è «sacrosanta», perché «affronta i problemi della vita delle persone». Concorda Laura Puppato, outsider delle primarie Pd: «Credo non sia più tempo di tacciare i grillini di antipolitica». Casomai, «l’affermazione della lista “5 Stelle” va definita per quello che è, “il botto” di un movimento anti-sistema». E il sistema, aggiunge la Puppato sempre su “Micromega” – è quello della politica e dei partiti che l’hanno interpretata fino ad oggi: «Partiti che proprio per questo escono drammaticamente sconfitti».
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Giannuli: partiti ko, un italiano su quattro voterà Grillo
Bruciante il verdetto della Sicilia: solo un cittadino su tre ha ancora fiducia nell’attuale sistema politico, totalmente impotente di fronte alla grande crisi. Se il centrodestra si dissolve, il Pd non rappresenta alcuna alternativa: «Affonda più lentamente, ma affonda». Numeri impietosi: il Pdl perde due voti su tre (da 900.000 a 247.000), il Pd quasi uno su due. Malissimo anche l’Udc: «Non solo non intercetta un voto di quelli persi dai partiti maggiori, ma ne perde 130.000 dei suoi», dicendo addio a un elettore su tre. Perde 25.000 voti anche l’alleanza tra Sel e Federazione della sinistra, mentre il “Movimento 5 Stelle” decuplica i voti rispetto a quattro anni fa, sfiorando il 15%. Per la prima volta nella storia democratica, lo “sciopero del voto” supera il 50%, «evidente segno politico di ritiro della fiducia degli elettori nei confronti del sistema nel suo complesso», sostiene Aldo Giannuli.
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Nuovi vaccini: migliaia di bambini africani fanno da cavie
Mezzo miliardo di dollari, la Nato africana, la fondazione di Bill Gates e il business farmaceutico targato Glaxo per il nuovo vaccino contro la malaria: a fare da cavie per i test, decine di migliaia di bambini e neonati fra i villaggi più poveri dell’Africa. L’Africom, il comando militare statunitense creato per controllare il continente nero, partecipa al colossale programma per arrivare alla produzione del primo vaccino antimalarico: i partecipanti ricevono cure gratuite per la durata di tre anni scolastici e, «una volta provata la sua sicurezza ed efficacia, il vaccino potrà essere immesso sul mercato». Il vaccino “Rts,S/As02” è stato creato nel 1987 nei laboratori del Belgio ed è stato testato la prima volta nel 1992 su alcuni “volontari” negli Usa grazie alla collaborazione dell’istituto di ricerca medica dell’esercito statunitense, ma la prima campagna di sperimentazione di massa è tuttora in corso in Kenya.