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Colao e Conte, guerra a 600 sindaci: vietato opporsi al 5G
«Ci sono le prove: pistola fumante, mandante ed esecutore. Un governo che toglie poteri ai sindaci per assecondare le aziende, fa l’interesse della lobby e non certo dei cittadini». Maurizio Martucci commenta così la decisione del governo Conte di “disarmare” i sindaci italiani: non potranno più opporsi all’installazione delle antenne 5G. Il wireless di quinta generazione (bloccato in paesi come la Svizzera e la Slovenia) resta controverso: molti scienziati temono che possa incidere in modo pericoloso sulle cellule umane, e chiedono almeno tre anni di test per poter sciogliere gli interrogativi più preoccupanti. A quanto pare, invece, il governo italiano ha fretta: «Colao ordina, Conte esegue», sintetizza Martucci su “Oasi Sana”. «In fondo, cos’altro potevamo aspettarci da una task force in smart working londinese pensata (apparentemente) per gestire l’emergenza pubblica del Covid-19, finita invece per appagare i target del business privato delle multinazionali?». Sotto accusa il decreto “Semplificazioni”, che include 40 grandi opere. «Tra queste, come ordinato dal top manager del wireless Vittorio Colao, un’accelerazione sul 5G nella mannaia censoria per tappare la bocca ai sindaci dei quasi 600 Comuni d’Italia». Sindaci che invocano il principio di precauzione. E dunque: divieto di installazione delle nuove antenne e moratoria sul 5G.Il dossier, ricorda Martucci, è stato contestato da 20.000 cittadini scesi in piazza in 50 città italiane nella giornata di mobilitazione indetta dall’Alleanza Italiana Stop 5G. «Il problema di Colao-Conte sono diventati i sindaci che difendono la salute pubblica contro i pericoli dell’irradiazione di quinta generazione», insiste Martucci. Il nuovo decreto prevede infatti una sorta di deregolamentazione per l’installazione di nuove stazioni radio, impedendo ai Comuni di adottare regolamenti specifici. La normativa, riassume “Oasi Sana”, riformula la legge quadro del 2001 sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici. E soprattutto «ostacola i sindaci, ai quali si vuol impedire di emanare ordinanze “Stop 5G”». Il governo naturalmente parla del «completo dispiegamento del piano strategico nazionale della banda ultra-larga», inlcusa quindi «la piena diffusione della tecnologia 5G». Oggi la normativa in vigore lascia che siano i Comuni a normare i termini per il rilascio dei permessi. L’implementazione delle nuove reti, si legge nel decreto, «può essere agevolata dalla riduzione di tali termini massimi di durata del procedimento di rilascio delle autorizzazioni».L’emendamento proposto, afferma il documento governativo, intende quindi «superare le criticità attuali». Come? «Attraverso la semplificazione (riduzione dei termini, unitamente alla loro certezza) dei procedimenti per l’ottenimento delle autorizzazioni». E i Comuni? «Possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici». Ma non potrebbero più opporsi all’installazione delle antenne: il governo parla infatti di «esclusione della possibilità di introdurre limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio». Esclusa anche la possibilità di «incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato». Duro il commento del dottor Agostino Di Ciaula, medico e presidente del comitato scientifico di Isde Italia, “Medici per l’ambiente”: «Si tratta di un obbligo di esposizione al rischio, imposto per legge». Spiega: «Numerosi sindaci sono consapevoli dei rischi legati al 5G e stanno utilizzando i pochi strumenti che la legge mette loro a disposizione per tutelare al meglio la salute pubblica».Questi 600 primi cittadini italiani, aggiunge Di Ciaula, «stanno dimostrando di essere gli unici a sentire la responsabilità del ruolo istituzionale che rivestono, e questo atteggiamento è un chiaro fastidio per la lobby della radiotelefonia». Fino a ieri, Di Ciaula considerava il “piano Colao” come una proposta «iperliberista e pericolosa per la democrazia e per i diritti costituzionali». Oggi invece si scopre che il governo Conte, sulla scorta di quel piano, «intende amputare traumaticamente le già scarse possibilità di intervento dei sindaci». La bozza del decreto accenna alla modificazione dell’attuale disciplina che prevede che i Comuni possano minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici? «Sono pronto a scommettere che il passo successivo sarà l’imposizione dell’aumento degli attuali limiti di legge», afferma Di Ciaula. «Uno schiaffo, per chi crede ancora che le scelte politiche debbano essere prese guardando all’interesse pubblico, ponendo in cima alla lista delle priorità la tutela della democrazia e della salute. Una dimostrazione di arroganza del potere che dovrebbe suscitare indignazione nella maggior parte degli italiani».«Ci sono le prove: pistola fumante, mandante ed esecutore. Un governo che toglie poteri ai sindaci per assecondare le aziende, fa l’interesse della lobby e non certo dei cittadini». Maurizio Martucci commenta così la decisione del governo Conte di “disarmare” i sindaci italiani: non potranno più opporsi all’installazione delle antenne 5G. Il wireless di quinta generazione (bloccato in paesi come la Svizzera e la Slovenia) resta controverso: molti scienziati temono che possa incidere in modo pericoloso sulle cellule umane, e chiedono almeno tre anni di test per poter sciogliere gli interrogativi più preoccupanti. A quanto pare, invece, il governo italiano ha fretta: «Colao ordina, Conte esegue», sintetizza Martucci su “Oasi Sana“. «In fondo, cos’altro potevamo aspettarci da una task force in smart working londinese pensata (apparentemente) per gestire l’emergenza pubblica del Covid-19, finita invece per appagare i target del business privato delle multinazionali?». Sotto accusa il decreto “Semplificazioni”, che include 40 grandi opere. «Tra queste, come ordinato dal top manager del wireless Vittorio Colao, un’accelerazione sul 5G nella mannaia censoria per tappare la bocca ai sindaci dei quasi 600 Comuni d’Italia». Sindaci che invocano il principio di precauzione. E dunque: divieto di installazione delle nuove antenne e moratoria sul 5G.