Archivio del Tag ‘Rai’
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Comizi d’amore: così Annozero trasloca sul web
Dieci euro, per rivedere Santoro in video: 25 puntate a partire dalla fine di ottobre, sul web e sul network di televisioni che potrebbe trasmetterlo. Il programma si intitola “Comizi d’amore”, come la celebre serie di documentari girati da Pier Paolo Pasolini nell’Italia del boom. «Gli amministratori della tv pubblica siano scelti dagli abbonati. La proposta di “La7”, con il controllo preventivo, era inaccettabile. Che cosa farò? Quello che avete già visto con “Raiperunanotte”», annuncia Santoro l’11 settembre alla Versiliana, ospite della festa del “Fatto Quotidiano”, partner nell’operazione. «In tv ci vuole qualcuno che possa dire liberamente “Berlusconi fuori dalle balle”».
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11 Settembre in tv: ormai la verità non fa più scandalo
Il 25 agosto 2011 la trasmissione “La Storia Siamo Noi” di Giovanni Minoli trasmette il primo serio servizio giornalistico della Tv italiana sul grande inganno dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001, insistendo sull’ipotesi peggiore: una colossale e sanguinosa montatura, per mascherare un auto-attentato “made in Usa”. Entusiasmo nel popolo del web, ma la vera notizia è che tutto ciò lascia il tempo che trova, scrive Roberto Quaglia, autore del bestseller “Tutto quello che sai è falso” e indagatore del “mito dell’11 Settembre”: «E’ stata sdoganata la vera storia dell’11 Settembre», eppure «nessun politico rinuncerà a recitare i dovuti mantra sulla lotta al terrorismo e nessun telegiornale smetterà di attribuire al mitologico Osama Bin Laden, il Babbo Natale del Male, la responsabilità degli attacchi».
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Addio servizio pubblico, vince l’indecenza: partiti e affari
Al di là di ogni decenza. Al di là delle leggi di mercato che vedono Santoro portare profitti alla Rai. Al di là delle evidenti convenienze del monopolio privato ad eliminare un concorrente, ecco la nostra democrazia reale che obbedisce agli ordini del sultano che, non contento del potere che gli deriva dal possedere il monopolio mediatico privato, mette i piedi nel piatto Rai e licenzia Santoro, come se ciò fosse la cosa più normale del mondo. Giova ricordare che ancora oggi definiamo “servizio pubblico” una istituzione che, già 20 anni fa, fu consensualmente spartita in 3, con il primo canale alla Dc, il secondo ai socialisti e il terzo canale ai comunisti, ma tutti dimenticarono di ridefinire il “servizio pubblico” come “servizio ai partiti”
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Santoro: via i partiti dalla Rai, Minzolini lo paghiamo noi
«Ora basta, via i partiti dalla Rai: ve ne dovete andare, dovete lasciarci liberi di lavorare. Io poi sono disposto a condurre “Annozero” a un euro a puntata». Sipario tra gli applausi: Michele Santoro esce di scena – per ora – rompendo il protocollo televisivo, davanti a Castelli e Brunetta, Bersani e Di Pietro. «Possiamo fare a meno del canone: siamo noi, è “Annozero”, a finanziare Minzolini, RaiUno, Sgarbi, i programmi che voi avete imposto e che non funzionano, che gli spettatori rifiutano e il mercato pubblicitario non apprezza. Gli spettattori vogliono noi, Grillo, Celentano: è per vedere loro che pagherebbero più volentieri il canone». Ultima chiamata per il direttore generale Paolo Garimberti: «Da domani, sono pronto a discuterne: pur di non chiudere “Annozero”, sono disposto a condurre la trasmissione al prezzo di un euro a serata».
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Missione compiuta: chiude Annozero, Santoro verso La7
Michele Santoro lascia la Rai. E si avvicina sempre più a La7, con cui ha pronto l’accordo di massima con la rete. Lo conferma anche Enrico Mentana, direttore del tg della rete, che durante l’edizione serale il 6 giugno dichiara: «Santoro a un passo da La7. Se verrà da noi potrà fare quello che vuole». Ad attenderlo, non solo l’attualità, ma anche le docufiction. Dopo anni di battaglie, anche giudiziarie, arriva così la separazione tra il conduttore e la tv pubblica. Separazione però “consensuale” e in parte anticipata nel pomeriggio dalla misteriosa sparizione di ‘Annozero’ dal palinsesto di Rai2 e dalle voci degli ultimi giorni.
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Roberto Morrione, il giornalismo Rai con la schiena diritta
Lo trovavi sia quando cercavi la notizia sia quando volevi difendere il diritto a dare la notizia. Roberto Morrione era un giornalista appassionato, un punto di riferimento naturale per chi aveva imparato quanto l’informazione sia il cuore della democrazia. Roberto sapeva cogliere con rigore e precisione ogni spiraglio di verità nel vasto flusso delle notizie, e lo porgeva con la calma e la modestia dei forti: non fuggiva dalle macchine strapotenti dei media, ma le correggeva con grande mestiere. Non guardate al povero Tg1 di oggi per disperare che possa esistere un organo di informazione degno di qualche credito. Prima che i lanzichenecchi che oggi occupano le redazioni della Rai le trasformassero in organi ufficiosi e inattendibili e confinassero i giornalisti bravi, c’erano giornalisti come Morrione, che riuscivano a dare autorevolezza al giornalismo perfino in mezzo alle difficoltà e le pressioni dei piani alti del potere.
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Celentano: tutti a votare, referendum contro Berlusconi
«Non si tratta più di destra o sinistra per capire che un uomo come Berlusconi non solo non può governare l’Italia, ma nessun paese». Dopo la prima clamorosa invettiva all’indomani di Fukushima sul “Corriere della Sera”, Adriano Celentano torna in campo: stavolta sceglie “Il Fatto Quotidiano” per sferrare un colpo frontale direttamente al premier, accusato di voler “scippare” i referendum del 12-13 giugno: col decreto anti-nucleare, come ha ammesso lo stesso Berlusconi davanti a Sarkozy, si vuole evitare che l’emotività di oggi possa compromettere il futuro atomico dell’Italia. E soprattutto: disinnescando la mina referendaria sul nucleare, il Cavaliere spera di far mancare il quorum al quesito che lo tiene in ansia: quello per abrogare l’impunità del “legittimo impedimento”.
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Criminalità: così il Tg nasconde la paura vera, il futuro
La paura vera? E’ quella di perdere il posto di lavoro, o di non trovarlo mai. Stando ai telegiornali, invece, gli italiani sarebbero terrorizzati dalla criminalità: neppure quella realmente pericolosa, cioè di origine mafiosa, ma quella ordinaria, la piccola criminalità di strada, magari con delitto familiare. Lo rivela l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza: a tenere in ansia i cittadini sono essenzialmente due voci, la disoccupazione e la caduta del welfare in termini di servizi sociali, ma per l’informazione Rai e Mediaset sembra che la prima emergenza nazionale consista nell’arginare la criminalità. I tg italiani sono zeppi di notizie “usa e getta” di cronaca nera, oltre che di “pastoni” politici dal palazzo, anch’essi invariabilemte uguali a se stessi, giorno per giorno.
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Fazio, Saviano, Feltri: il paese del fango e della censura
Fini & Bersani nella super-tribuna televisiva di Fazio & Saviano? No, grazie. Puntuale come il più grigio dei censori dell’Unione Sovietica, il direttore generale della Rai, Mauro Masi, impegnato nell’eterna sfida con Michele Santoro per silenziare “Annozero”, interviene ora per tentare di bloccare i due ospiti di “Vieni via con me”, mentre l’Ordine dei Giornalisti imbavaglia Vittorio Feltri, condannandolo a tre mesi di silenzio stampa per l’incidente del caso Boffo. «Se le cose le facciamo noi è dossieraggio, se le fa “Repubblica” va tutto bene», è la replica di Feltri, che a sua volta si sente vittima di un complotto della burocrazia editoriale contro una voce libera e scomoda, la sua.
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Minzulpop, sindrome Tg1: giornalismo senza notizie
La macchina berlusconiana del consenso giunta nella sua fase finale: il “Minzulpop”. Crasi tra il nome del “direttorissimo” del Tg1 Augusto Minzolini e il ministero della propaganda di mussoliniana memoria. Coniato su Facebook, adottato dai blog e consacrato su YouTube, il neologismo dà il titolo a un saggio collettivo (un gruppo di giornalisti, blogger, attivisti della comunicazione dietro lo pseudonimo asimoviano di Hari Seldon) che analizza l’intera “orchestra mediatica” del Cavaliere. Dagli embedded alle “meravigliose creature”, gli inesauribili portavoce del capo, fino agli inventori di diversivi che mantengono gli italiani sospesi in una rasserenante “bolla catodica”.
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Fazio: la Rai ha paura della trasmissione con Saviano
Mafia e politica, scandali ed emergenze sociali: dai rifiuti alle carceri, fino alla ricostruzione all’Aquila. Senza trascurare la guerra dei dossier e la “macchina del fango” per delegittimare gli avversari. «Capisco che sono argomenti che fanno paura», si sfoga Fabio Fazio, annunciando che la Rai – dopo “Annozero” e “Report” – sta cercando di ostacolare anche l’attesa trasmissione con Roberto Saviano, in partenza l’8 novembre: manca ancora il via libera ai contratti per gli ospiti, tra cui Paolo Rossi, Antonio Albanese e il Premio Oscar Roberto Benigni. «Così il programma non può andare in onda», afferma il conduttore: «E’ un momento in cui la tv non può permettersi di raccontare la realtà».
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Punite Santoro, non chi paga il canone: lasciateci Annozero
“Sono un abbonato Rai, pago il canone e quindi non voglio essere punito al posto di Santoro”. Questo l’appello che il conduttore televisivo, in apertura della puntata di “Annozero” del 14 ottobre, chiede al suo pubblico di inviare al direttore generale Rai, Mauro Masi, in vista della sospensione annunciata per le critiche allo stesso Masi nella puntata di esordio. Lo stop farebbe saltare l’info-talk più seguito in Italia nelle prossime due settimane. «Colpite me, se proprio volete, ma almeno non togliete agli abbonati la possibilità di seguire “Annozero”, specie in un momento di crisi come questo». Pierluigi Bersani e Roberto Formigoni, ospiti in studio, concordano: fermare “Annozero”? Una scelta assurda. E Santoro si rivolge direttamente al pubblico: rivolgete l’appello a Masi, così scoprieremo in quanti siamo a pensarla così.