Archivio del Tag ‘seconda guerra mondiale’
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L’ultimo diktat: lo Stato sarà condannato a impoverirci
Coventrizzazione: bombardamento a tappeto. Solo che ad essere rasa al suolo non sarà la cittadina inglese di Coventry, spianata nel 1940 dalle bombe della Luftwaffe, ma il Belpaese straziato dai “signori del debito”, i titolari palesi e occulti dell’esposizione italiana: gli stessi che “nominano” i dirigenti della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Centrale Europea e, ultimamente, degli stessi governi nazionali: Mario Monti e Lucas Papademos, entrambi “allevati” dalla Goldman Sachs, ora alla guida di Italia e Grecia, mentre in Spagna il neo-premier Mariano Rajoy rivela l’esistenza di un diktat della Bce, l’Ungheria ribelle deve piegarsi alla tecnocrazia di Bruxelles e persino per la Romania in crisi si profila un altrettanto inquietante “governo tecnico”.
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Debito sovrano e moneta alternativa: a lezione dai nazisti
I tedeschi hanno il terrore che l’eccesso di debito pubblico spinga la Bce a stampare grandi quantità di moneta, facendo scoppiare l’inflazione. Intransigenza sui bilanci da risanare, niente emissione di Eurobond e zero acquisti di titoli del debito pubblico da parte della Bce: la cancelliera Merkel sta spingendo l’Europa in una pericolosa recessione e in una crisi di fiducia che potrebbero avere conseguenze devastanti. Ma i tedeschi dovrebbero ricordarsi di ciò che accadde dopo la Prima Guerra Mondiale, avverte Stefano Sylos Labini dal blog “Sbilanciamoci”: solo lo Stato, attraverso l’emissione di “moneta alternativa”, permise di far uscire la Germania dal baratro nel quale era sprofondata. Titoli pubblici non spendibili, disoccupazione, imprese ferme: un’enorme disponibilità potenziale, che gli Stati europei potrebbero sbloccare trasformando i titoli di Stato in moneta complementare.
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Crisi e guerra: contro la Cina, la geopolitica del caos
«È proprio vero il detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Sembra d’assistere ad una riedizione degli eventi post-1929. E vogliamo dirla tutta? Il 1929 sfociò alfine nella Seconda Guerra Mondiale». Parola di Daniele Scalea, condirettore della rivista “Geopolitica”, che lancia uno sguardo ai pesanti rivolgimenti che hanno segnato il 2011: la Cina che cresce, l’Europa che vacilla, gli Usa che destabilizzano le aree-cerniera come l’Africa e il Mediterraneo, senza però un disegno chiaro: è la “geopolitica del caos” che, dalla Libia alla Siria, punta a generare conflitti regionali, per rallentare l’ascesa di Pechino e prendere tempo, in attesa che il petrolio del Medio Oriente diventi sempre meno strategico.
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L’Italia sta crollando, urge un’alternativa a questo disastro
A gennaio si terrà la seconda assemblea nazionale di “Alternativa”: esistiamo da poco più di un anno e ci riuniamo in una situazione di alta drammaticità, come sappiamo. Il nostro congresso si svolgerà nel pieno di una crisi senza precedenti, in un paese che sta in condizioni di crollo – senza precedenti anch’esse – dalla Seconda Guerra Mondiale, cioè dal momento in cui questo paese è nato come repubblica democratica. Una recentissima inchiesta sociologica illustra le caratteristiche del declino, che è molto più evidente e importante della caduta stessa della nostra economia, della recessione. E’ un declino sociale, morale, istituzionale. E’ un declino di fiducia della gran parte della popolazione.
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Schiavo della finanza, lo Stato non può più spendere per noi
Può sembrare un’eresia, ma non lo è: dalla crisi si può uscire in un solo modo, e cioè aumentando la spesa pubblica. Si aggraverebbe il debito? Inizialmente, sì. Ma investire in settori strategici per produrre lavoro risolleverebbe l’economia, la domanda, le entrate fiscali. Servirebbe una piena sovranità statale e monetaria, che gli Stati europei hanno perduto: costretti a farsi prestare denaro dalla finanza privata, vengono dissuasi dall’indebitarsi ulteriormente, pena la crescita esplosiva dei margini speculativi. Lo Stato, unico soggetto nato per spendere a deficit per il benessere reale dei cittadini, è stato imbrigliato: il grande capitale pretende che si comporti non come uno Stato, ma come una famiglia o un’azienda. Neutralizzata la capacità finanziaria dello Stato, i cittadini sono indifesi di fronte alla crisi.
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Caduto il Muro, addio Italia: un declino che viene da lontano
L’inizio del declino italiano ha una data esatta ed è il 26 dicembre 1991. Quel giorno si sciolse ufficialmente l’Unione sovietica e finì la guerra fredda. E con la guerra fredda finì anche quella che potremmo chiamare l’eccezione italiana. Perché per 35 anni l’Italia era stata la frontiera geografica e politica dell’impero occidentale. Frontiera geografica (orientale) perché il blocco sovietico cominciava proprio sull’altra riva dell’Adriatico. Frontiera politica perché il Pci era il più forte partito comunista dell’Occidente. Quindi tutto fu messo in opera (e tutto fu consentito) perché l’Italia americana fosse una “success story”. Da qui il miracolo economico, da qui la straordinaria stabilità politica di un regime sostanzialmente monopartitico (i gabinetti cadevano sì uno dopo l’altro, ma a rotazione le poltrone erano occupate sempre dagli stessi).
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Draghi: lacrime e sangue per l’Europa, fino alla catastrofe
«Siamo nelle mani di fanatici incompetenti: mi vien voglia di emigrare, ma dove?». Domanda senza risposta, alla quale si affida un desolato Pier Giorgio Gawronski dopo la lettura dell’ultima intervista che Mario Draghi ha concesso al “Financial Times”. Di fronte alla crisi, in pratica, il governatore della Bce ammette di non avere soluzioni: e pazienza se ormai è evidente che il “rigore” imposto all’Europa – in Italia, da Mario Monti – non produrrà nessunissima “ripresa”. «Semplicemente – afferma Gawronski – Draghi ignora tutti i progressi della scienza economica degli ultimi 80 anni, e annuncia che la crisi va affrontata con le politiche già utilizzate fra il 1929 e il 1933, con risultati catastrofici», quelli della Grande Depressione che preparò la Seconda Guerra Mondiale.
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Depressione in arrivo: è la madre delle guerre mondiali
Christine Lagarde, direttrice del Fmi, va nel solco di quanto detto più volte negli ultimi tempi anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Due fra le figure istituzionali più potenti del mondo hanno dato via libera al ritorno della parola Depressione, e a tutte le paure economiche e politiche da essa richiamate. Chi ha responsabilità pubblica a quel livello non accenna alla “possibilità” di un depressione se non c’è la concreta prospettiva di una “reale” depressione. La depressione, a differenza della recessione, non si presenta come una fase “ciclica” fra le tante del sistema capitalistico. È invece una notevole flessione di lungo periodo nelle attività economiche, per giunta in più economie di vari paesi.
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Barnard: noi come l’Africa, venduti agli Avvoltoi finanziari
«Voi persone per bene non capite cosa significhi trovarsi debitori di un Vulture Fund, di un avvoltoio. Siete abituati al volto del vostro cassiere all’Unicredit, al Monte dei Paschi. Anche tu, imprenditore, non sai come prende allo stomaco il fiato di un Ss finanziario quando lo devi ricevere nel tuo ufficio». E sarà inutile, dall’interno del “Lager economico Italia”, volgere lo sguardo al governo, ai sindacati, alle Regioni: il debito sovrano dell’Italia del default sarà stato trasferito, con decisione del Consiglio Europeo, sotto la giurisdizione britannica o dello Stato di New York. Per cui a Roma sarà la Notte dei Lunghi Coltelli: «Il resto delle “Ss finanziarie” del Fmi, della Ue dei tecnocrati alla Rompuy e Draghi, saranno impegnate a ripulire i palazzi governativi per sempre. Inutile neppure pensarci, a loro».
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Spaventano la Sardegna i top-gun che terrorizzano Gaza
Manovre acrobatiche nei cieli della Sardegna, così pericolose da mettere a repentaglio l’incolumità dei piloti e quella dei residenti: evoluzioni compiute “senza motivo né vantaggio”, stando al tribunale militare israeliano che ha condannato a sette giorni di carcere (e un anno di sospensione dal volo) il pilota dell’F-16 che giusto un anno fa, durante l’operazione italo-israeliana “Vega”, compì uno spericolato “tonneau” (giro della morte, rotazione a 360 gradi) troppo vicino al suolo e al di fuori di aree di sicurezza. Sotto accusa, il 106° squadrone della Iaf, la Israeli Air Force: il caccia, scrive “PeaceReporter”, ha anche oltrepassato il muro del suolo, causano un “bang sonico” (effetto bomba) non autorizzato e al di sotto dell’altitudine consentita: come quelli che l’aviazione israeliana compie a Gaza, producendo terrorismo psicologico.
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Guerra, tedeschi choc: che divertimento, uccidere gli italiani
«In Italia, in ogni luogo dove arrivavamo, il tenente ci diceva sempre: cominciate ad ammazzarne un po’». Lo racconta tranquillamente, a un compagno di prigionia, un caporale della Wehrmacht. E’ una delle tante conversazioni registrate dai servizi segreti alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, a insaputa dei soldati tedeschi fatti prigionieri. Confessioni rubate, che costituiscono la sconvolgente novità dell’ultimo libro di Soenke Neitzel e Harald Welzer, in uscita in Germania. «Con la precisa freddezza degli storici – scrive Andrea Tarquini su “Repubblica” – il libro racconta una realtà agghiacciante, che nel dopoguerra i tedeschi avevano amato rimuovere: la Wehrmacht non fu l’esercito implacabile ma “pulito” e cavalleresco, fu nell’animo collettivo pieno complice sia dell’Olocausto, sia dei crimini di guerra».
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Polonia: in galera chi sventola la bandiera rossa
Il presidente polacco Lech Kaczynski ha firmato il 28 novembre l’emendamento al codice penale che vieterà il possesso, la produzione e diffusione, anche tramite Internet, di simboli di propaganda delle idee comuniste, che il governo di Varsavia equipara a quelle fasciste. Molto seria la pena: fino a due anni di reclusione per chi oserò sventolare una bandiera rossa, o anche solo custodirla in casa – neppure fosse un’arma da fuoco – a meno che il possessore non sia un collezionista autorizzato di cimeli politici.