Archivio del Tag ‘Seconda Repubblica’
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Mafia, segreti e verità sepolte. Travaglio: fate schifo
Ma interessa ancora a qualcuno sapere perché vent’anni fa è morto Paolo Borsellino con gli uomini di scorta? Sapere perché l’anno seguente sono morte 5 persone e 29 sono rimaste ferite nell’attentato di via dei Georgofili a Firenze, altre 5 sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in via Palestro a Milano, altre 17 sono rimaste ferite a Roma davanti alle basiliche? Interessa a qualcuno tutto ciò, a parte un pugno di pm, giornalisti e cittadini irriducibili? Oppure la verità su quell’orrendo biennio è una questione privata fra la mafia e i parenti dei morti ammazzati? È questa, al di là delle dotte e tartufesche disquisizioni sul concorso esterno in associazione mafiosa, la domanda che non trova risposta nel dibattito (si fa per dire) seguìto alla sentenza di Cassazione su Marcello Dell’Utri e alle parole a vanvera di un sostituto Pg. O meglio, una risposta la trova: non interessa a nessuno.
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Antipolitica? No, ribellione: l’Italia non ne può più
In principio c’è un artificio semantico, una truffa verbale. “Antipolitica”, l’epiteto con cui la politica ufficiale designa questa nuova cosa. Marchio di successo, tant’è che digitandolo su Google si contano 780 mila risultati. Ma che cos’è l’antipolitica? Un sentimento becero, un vomito plebeo? No, un inganno. L’ennesimo inganno tessuto dal sistema dei partiti. Perché mescola in un solo calderone il popolo di Grillo e il think tank di Montezemolo, le signore della borghesia milanese che hanno votato Pisapia e gli studenti in piazza contro la Gelmini, i dipendenti pubblici bastonati da Brunetta e gli imprenditori taglieggiati dall’assessore di passaggio. E perché con questa parola i politici definiscono l’identità altrui a partire dalla propria. Come facciamo ormai un po’ tutti, definendo extracomunitario il filippino o l’egiziano.
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Addio Seconda Repubblica: legge elettorale, Bossi romperà
La disfatta berlusconiana nelle urne è un uragano destinato ovviamente in primis a rovesciarsi sul destino politico del capo del governo, ma anche a scardinare il sistema politico degli ultimi quindici anni. Uno sconvolgimento in cui nulla resterà come prima: partiti, alleanze, leader, sistemi elettorali, aggregazioni, schieramenti. Primo fra tutti il centrodestra così come lo abbiamo conosciuto, alla vigilia di un divorzio tra il Pdl e la Lega che potrebbe addirittura preannunciare lo sfaldamento dell’impalcatura bipolare che ha retto l’intera vicenda della Seconda Repubblica. Per capire cosa ne sarà dell’attuale maggioranza dopo il sisma che l’ha travolta in tutta Italia con pari violenza devastante, occorrerà decifrare infatti proprio le mosse del partito di Bossi: il vero grande sconfitto di queste elezioni assieme a quello di Silvio Berlusconi.
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Milano e Napoli, storico ko: l’Italia boccia Berlusconi
Una Milano esausta, stremata da violenze verbali, volgarità e xenofobia, risse e scandali, archivia Letizia Moratti e boccia Silvio Berlusconi e la sua disastrosa campagna elettorale, mentre Napoli incorona Luigi De Magistris. Il centrodestra frana quasi ovunque: anche a Cagliari, Trieste, Novara. Nella capitale del Nord si afferma il moderatismo riformista di Giuliano Pisapia, sopra il 55%, accelerando l’ascesa del suo sponsor, Nichi Vendola. Il Pd è costretto a inseguire anche a Napoli, dove l’ex magistrato dell’Idv straccia letteralmente il centrodestra volando sopra il 65%, ma Bersani esulta: «Una valanga, una riscossa civica e morale del centrosinistra, di cui il Pd ha saputo mettersi al servizio». Anche per Pino Cabras, direttore di “Megachip”, la svolta è epocale: «La Seconda Repubblica finisce da dove era cominciata: dai Comuni».
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Maggiani: Seconda Repubblica, la tomba del 25 Aprile
Domenica 25 Aprile dell’anno 2010. Sono le sette del mattino e mi sono messo a fare il mio lavoro già da un’ora ormai, in questo modo finirò per quando sarà dichiarata ufficialmente aperta la giornata. Per quando il resto del mio mondo si sveglierà e, fatta la colazione, messi i croccantini nella ciotola della gatta, acceso il cellulare, comincerà a ricordare che oggi, sì, è pure il 25 Aprile, sarò libero e disponibile a vagliare i programmi per questo giorno di festa. E sì che sono l’uomo dalle mille iniziative; e mi vergogno, mi vergogno come uno scolaro preso senza i compiti, di trovarmi qui, al far del mattino della festa nazionale, a chiedermi se almeno quest’anno saprò proporre qualcosa.
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Se Silvio piccona la Seconda Repubblica, da lui fondata
Troppi veleni e troppe tensioni (anche nel centrodestra) e troppa incertezza. Questa la ragione dell’esasperazione del premier e del suo sfogo al vertice europeo del Ppe. Diversamente, scrive Massimo Franco sul “Corriere della Sera”, non si capirebbe come un presidente del Consiglio dotato di una maggioranza schiacciante possa dire che «la sovranità è passata dal Parlamento al partito dei giudici». Lo stupore della platea, aggiunge Franco, fa pensare che il discorso sia stato iscritto più nella categoria delle stranezze italiane che in quella degli attacchi alla democrazia: come se le anomalie del Belpaese fossero state offerte al giudizio dell’Europa.
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Giudici, Berlusconi dichiara guerra a Fini e Napolitano
«Berlusconi ci dica dove vuole portarci, perchè noi non andremo dove vuole andare lui». Così Pierluigi Bersani, Pd, dopo l’ultimo violentissimo attacco di Berlusconi, che dal congresso del Ppe ha nuovamente attaccato la Corte Costituzionale, «un organo politico», composto da «esponenti di sinistra» nominati da «presidenti della Repubblica di sinistra». Berlusconi suscita la reazione di Fini e Napolitano e annuncia «una riforma della Costituzione» che allarma politica e istituzioni. «E’ finita la lunga transizione italiana», scrive il direttore di “Repubblica”, Ezio Mauro: «Siamo entrati nello stato d’eccezione: ed è la prima volta, nella storia della nostra democrazia».
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Travaglio: caso Genchi, il thriller che fa tremare l’Italia
«In “Why Not” avevo trovato le stesse persone sulle quali indagavo per la strage di via D’Amelio. L’unica altra indagine della mia vita che non fu possibile finire». Inizia così il dialogo tra Gioacchino Genchi e Edoardo Montolli, su ciò che Berlusconi definì «il più grande scandalo della Repubblica», l’archivio Genchi. Un materiale così scottante da riscrivere gli ultimi vent’anni: da Tangentopoli alle scalate bancarie, dai grandi crac ai processi clamorosi, fino a Falcone e Borsellino, «con elementi nuovi che aprono enormi squarci nelle istituzioni». Non teoremi, ma fatti: «Indagini e amicizie impensabili, uno scioccante dietro le quinte».
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No-B Day, attenti ai burattinai atlantici del derby italiano
«Il 5 dicembre anche io sarò in piazza per dire che il Caimandrillo farebbe bene a preparare le valige», anche se la “rivoluzione viola” che si annuncia tradisce «un’uniformità mai vista prima», avverte Pino Cabras su “Megachip”: «Andiamo verso i disordini e la dissoluzione della Repubblica, ma ben vestiti, e ben pettinati. Alla moda. Viola». Attenti, dice Cabras: «In gioco c’è qualcosa di più della sorte di un governo azzurro, nero e verde-padano». La Seconda Repubblica si trasformerà ancora, avrà «un’impronta costituzionale nuova», forse decisa lontano dall’Italia: «Il popolo sarà coinvolto, ma il derby vero si giocherà nell’élite».
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Grillo: non fermerete la rivoluzione della verità
Kamikaze della perestrojka: così lo staff di Gorbaciov etichettò, all’epoca, l’oscuro e ambiguo Boris Eltsin, che strattonava l’uomo del Cremlino per affrettare le riforme e poi, una volta al potere, instaurò la “democratura” di Mosca, in seguito corretta – a modo suo – da Vladimir Putin. Non corre quei rischi il kamikaze dell’antipolitica italiana, Beppe Grillo, il pirata della Rete, principe delle incursioni mediatiche più esplosive degli ultimi anni, da quando cioè il crollo del Muro di Berlino ha trascinato con sé anche i rottami della Prima Repubblica italiana, traslocati precariamente nella Seconda, ereditati da Silvio Berlusconi e “smascherati”, prima che da chiunque altro, dal comico genovese.
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Ferrero: liberiamoci di Berlusconi, poi una Linke italiana
Riforma elettorale per metter fine al bipartitismo e legge sul conflitto d’interessi per neutralizzare il vantaggio mediatico di Berlusconi. All’indomani del voto tedesco, che ha liquidato la sinistra moderata rilanciando la Linke di Oskar Lafontaine, il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, si dichiara disponibile a sostenere, nel caso, un governo d’emergenza che in Italia riscriva le regole. «Sono pronto ad allearmi anche col diavolo». Persino con l’Udc di Cuffaro, gli domanda il “Riformista”? «Se c’è un problema di democrazia si fa un’alleanza per ripristinare le regole democratiche e poi si vota». Dopodiché, aggiunge Ferrero, serve una federazione di sinistra per archiviare il Pd.