Archivio del Tag ‘sicurezza’
-
Saviano: le mani della mafia anche sulla Tav Torino-Lione
Tutti parlano di Tav, ma prima di ogni cosa bisognerebbe partire da un dato di fatto: negli ultimi trent’anni l’alta velocità è diventata uno strumento per la diffusione della corruzione e della criminalità organizzata, un modello vincente di business perfezionatosi dai tempi dalla costruzione dell’Autostrada del Sole e della ricostruzione post-terremoto in Irpinia. Questa è una certezza giudiziaria e storica più solida delle valutazioni ambientali e politiche (a favore o contro), più solida di ogni altra analisi sulla necessità o sull’inutilità di quest’opera. In questo momento ci si divide tra chi considera la Tav in val di Susa come un balzo in avanti per l’economia, come un ponte per l’Europa, e chi invece un’aberrazione dello spreco e una violenza sulla natura. Su un punto però ci si deve trovare uniti: bisogna avere il coraggio di comprendere che l’Italia al momento non è in grado di garantire che questo cantiere non diventi la più grande miniera per le mafie.
-
La politica italiana si rifiuta di giustificare la Torino-Lione
Pochi indizi certi: l’assassino è la Tav, mentre la vittima è la popolazione italiana, a cominciare da quella che vive in valle di Susa. Tuttavia, direbbe il commissario del telefilm, manca sempre il movente. L’ipotetico crimine resta senza un perché, mentre l’elenco dei feriti si allunga: almeno un centinaio in più, dopo il ruvido sgombero dell’autostrada del Fréjus il 29 febbraio. «Me ne hanno date tante», protesta il leader No-Tav Alberto Perino, rimasto per ore seduto sull’asfalto, inerme, e poi caricato con gli altri dall’impeto dei reparti antisommossa che hanno inseguito i manifestanti fin dentro l’abitato di Bussoleno, rastrellando strade e persino bar, sfondando porte. Lo dicono i video girati da reporter come Cosimo Caridi e Andreas Mazzia del “Fatto Quotidiano”, al termine di una terribile giornata di tensione avvelenata da notizie diffuse in modo incontrollato dai grandi media, i cui editori sono direttamente coinvolti nella cordata dei “general contractor” dell’alta velocità.
-
Via banchieri e cialtroni, riprendiamoci il nostro denaro
Perché l’Eurozona è in crisi? Come si può uscire da questa situazione? Ci sono alternative alle teorie dominanti che ci hanno trascinati in questa voragine? Sì, eccome. Lo hanno spiegato, al meeting di Rimini promosso da Paolo Barnard e totalmente auto-finanziato dai partecipanti, i super-economisti “eretici” che la soluzione giusta l’hanno già confezionata, con grande successo, per la spettacolare rinascita dell’Argentina. Una sola strada: archiviare l’euro e tornare a una moneta sovrana creata per i cittadini e non contro di loro. Piccolo problema: l’attuale classe dirigente, italiana ed europea. Da spazzare via al più presto, con nuove elezioni capaci di selezionare idee utili e democratiche, per un futuro di speranza. Passaggio intermedio: diventare «il peggior incubo dei banchieri», per dirla con il professor William Black, uno degli economisti neo-keynesiani che hanno accettato la scommessa di Barnard.
-
Rischio attentati No-Tav? Fiore: temo i servizi deviati
Cari amici della valle di Susa, state attenti: se i servizi segreti annunciano il rischio di possibili attentati, è perché a «preparare qualcosa» potrebbero essere proprio loro, o meglio settori “deviati” dell’intelligence. Obiettivo, incolpare e criminalizzare la protesta popolare: gli apparti di sicurezza temono infatti che la rivolta possa estendersi dalla valle di Susa al resto dell’Italia, sottoposta alla scure anti-popolare del governo Monti e dell’oligarchia finanziaria per conto della quale è stato commissariato il nostro paese. Ad affermarlo, senza mezzi termini, è l’ex europarlamentare Roberto Fiore, leader di “Forza Nuova” e scomodo esponente dell’ultra-destra. Da lui una solidarietà totale, e del tutto inattesa, al valsusino Luca Abbà finito all’ospedale dopo la drammatica caduta dal traliccio su cui si era arrampicato il 27 febbraio per resistere all’occupazione dell’area di Chiomonte destinata al futuro cantiere della linea Tav Torino-Lione.
-
Niente inno di Mameli, Napolitano atterrito dalle proteste
Resterà la visita delle proteste, dei cori ingiuriosi, delle contestazioni. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non dimenticherà molto facilmente l’accoglienza che una parte della Sardegna gli ha riservato nella sua due giorni nell’isola. I giornali nazionali se ne sono accorti, ed è una notizia. Perché il tabù è stato violato. La figura del Capo dello Stato finora era sempre rimasta immune da contestazioni, oppure erano state ben celate dalla potentissima macchina del Quirinale. Stavolta no, stavolta non è stato possibile. E che Napolitano temesse le contestazioni lo si capisce facilmente analizzando, a mente fredda, tre episodi avvenuti nel corso della sua giornata cagliaritana. Uno più inverosimile dell’altro.
-
No-Tav, diritti in gioco: si scrive val Susa, si legge Italia
E’ necessaria l’alta velocità? Risposta: no. Motivo: la Tav «danneggia l’ambiente, ci sono altre soluzioni alternative». E’ un coro, quello del sondaggio realizzato dal magazine online “Torino Oggi”, instant-poll al quale hanno rapidamente aderito quasi duemila lettori. Il 75% non ha dubbi: la Torino-Lione è un’avventura finanziaria senza senso e un disastro ambientale annunciato, oltre che una tortura per la valle di Susa, che sabato 25 febbraio “risponde” con una manifestazione popolare che si annuncia imponente, con pullman da tutta Italia e adesioni autorevoli, dall’Arci ad Emergency. Antipasto della marcia Bussoleno-Susa, il corteo di Milano che il 18 febbraio ha raccolto oltre tremila persone, invocando “libertà per i No-Tav” arrestati a fine gennaio per resistenza e presunte “lesioni” inferte ai poliziotti. Manette scattate oltre 7 mesi dopo gli scontri del 3 luglio 2011 a Chiomonte.
-
Se perdi il lavoro sono guai: flexecurity, una favola danese
Per la riforma del lavoro, il premier Mario Monti è stato molto chiaro: «Ci muoveremo con moderazione verso modelli che esistono con successo in Nord Europa a partire dalla Danimarca, che è la più celebrata in termini di “flexsecurity” (mix tra flessibilità e sicurezza), anche se non diventeremo necessariamente danesi». Quindi, tutti a Copenhagen a studiare questo modello di successo. Peccato che, negli ultimi anni, sia notevolmente peggiorato e non garantisca più i migliori lavoratori: se perdi il lavoro, hai meno tempo per trovarne un altro – e ormai ti tocca accettare un impiego qualsiasi. A dirlo è un italiano che in Danimarca c’è da più di 40 anni, Bruno Amoroso, economista e professore emerito della storica università di Roskilde, a 35 chilometri dalla capitale danese.
-
Eternit: le vedove di Casale, i nostri cavalieri del lavoro
E’ passato un giorno dalla sentenza di Torino che ha segnato la vittoria di tutti noi contro i crimini sulla salute commessi in nome del profitto a tutti i costi ed è importante continuare a parlarne. I 16 anni di carcere (non pochi, davvero) comminati ai due proprietari (stranieri e, almeno uno, per l’età, fuori del rischio galera) della Eternit sono il punto di partenza di una serie di riflessioni che ci devono accompagnare nei mesi a venire. La prima è d’obbligo rivolta a Raffaele Guariniello. Chi è abbastanza agé da ricordarlo “bucare” le difese inviolate della Fiat anni ’70, in piene ferie, alla ricerca (purtroppo fruttuosa) delle schedature sui dipendenti, e lo ha seguito nel percorso da lui costruito per una giustizia dei consumatori (cibi o vino avariati), dei tifosi onesti (doping) e dei lavoratori lasciati senza sicurezza (Thyssen), non può che complimentarsi per la sua determinazione e per il suo rigore.
-
Siria, sangue e menzogne: e se un giorno toccasse a noi?
Una “tecnica” (in inglese technical) è un tipo di veicolo militare low cost, un micidiale accrocchio composto da un mezzo civile con un cassone (tipicamente un pick-up) attrezzato con armi pesanti, quali lanciarazzi e grosse mitragliatrici. È spaventosamente efficace e distruttivo. Gli hanno dato anche altri nomi: gunship, guerrilla truck, battlewagon, gunwagon. Noi continuiamo a chiamarlo con il nome che ne battezzò la comparsa in Somalia. Guardiamolo bene, fissiamocelo in testa, quel veicolo. Quando la “tecnica” scorrazzerà nelle nostre strade di sempre, in slalom tra le macerie, l’involucro della nostra normalità sarà stato già frantumato.
-
Web nazionale: preparatevi, fra poco oscureranno Internet
Ho sentito parlare per la prima volta del concetto di Internet nazionale più di un decennio fa, durante una visita alla sede della Internet Corporation for Assigned Names e Numbers (Icann) dove si parlava delle minacce a Internet. Era evidente allora, ed è evidente oggi che la maggior parte dei paesi, compresi gli Stati Uniti, avrebbero alla fine spento il “World Wide” Web per utilizzare invece le tecnologie che la comunità Internet ha sviluppato per proteggersi da esso. Ciò risolverebbe gli infiniti problemi politici che il Web provoca in quasi tutti i paesi. Di nuovo, mi trovo qui ad includere gli Stati Uniti in questo movimento, dato che noi, come paese, stiamo ovviamente cercando di limitare e di controllare Internet.
-
Herlin: banche a rischio e risparmi in pericolo già nel 2012
Attenzione: fra non molto la vostra banca potrebbe chiudere. Un consiglio? Puntare su investimenti fisici, case e oro, e soprattutto: frammentare il proprio patrimonio distribuendolo prudentemente in svariati istituti di credito, perché «con ogni probabilità nel 2012 diverse banche andranno in fallimento». L’avvertimento è firmato dall’economista francese Philippe Herlin, secondo cui «le banche non valgono più molto», dato che «dalla crisi del 2008, i titoli bancari hanno perso circa il 90% del loro valore». Ciononostante, risultano ancora quotati addirittura il doppio rispetto al loro peso reale. «In Europa – dice Herlin – le banche sono disposte a vendere qualsiasi tipo di attivo pur di recuperare la liquidità indispensabile per dare un poco di olio all’economia reale i cui ingranaggi stanno saltando».
-
Doiron: spiazziamo il potere, mettiamoci a coltivare l’orto
Il mio nome è Roger Doiron e coltivo un piano sovversivo. È così sovversivo infatti che ha il potenziale per modificare radicalmente l’equilibrio di potere non solo nel nostro paese ma in tutto il mondo. Non c’è niente di particolarmente radicale o rivoluzionario in un prato. Ma comincia a diventare interessante quando lo trasformiamo in un orto. Suggerirei a tutti voi che l’orticoltura è un’attività sovversiva. Pensate al cibo come a una forma di energia. È ciò che ci alimenta e allo stesso tempo una forma di potere. E quando incoraggiamo la gente a coltivare parte del proprio cibo la stiamo incoraggiando a prendere il potere nelle proprie mani. Potere sulla propria dieta, potere sulla propria salute e un po’ di potere sul proprio portafogli. Penso che questo sia veramente sovversivo perché stiamo anche, necessariamente, dicendo di sottrarre quel potere a qualcun altro, ad altri soggetti sociali che attualmente hanno potere su cibo e salute.