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Nobel a Vargas Llosa: povera Italia, corrotta da Gomorra
L’Accademia di Svezia lo ha premiato per “la sua cartografia delle strutture del potere e per le acute immagini della resistenza, rivolta e sconfitta dell’individuo”. Una bella frase, ma una motivazione niente affatto esaustiva: Mario Vargas Llosa è certamente uno dei più grandi scrittori viventi e, come spesso capita a molte grandi firme della letteratura mondiale, soffre decisamente ad essere rinchiuso in una breve, per quanto laudatoria, definizione. Il narratore peruviano è il più noto Premio Nobel degli ultimi anni. Più conosciuto di Imre Kertész, più rinomato di Elfriede Jelinek, più famoso di Herta Müller. Eppure, non è certamente uno degli autori stranieri più venduti in Italia.
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Marchionne? Prepara il peggio, mentre Berlusconi ci distrae
Caro Marchionne, non ci incanti: la tua visione del lavoro in fabbrica trasforma gli operai in schiavi senza diritti. Prendere o lasciare? Tutta colpa della globalizzazione, che impone nuove regole alle aziende? Signornò, non ci stiamo: e daremo battaglia, insieme alla Fiom, perché colpire il lavoro significa cancellare la democrazia. Questi i tamburi di guerra della mobilitazione per il 16 ottobre a Roma: una nutrita pattuglia di intellettuali, tra cui lo scrittore Andrea Camilleri, attraverso “Micromega” lancia la sua sfida: «Marchionne calpesta diritti, come Berlusconi la Costituzione». E mentre il premier «ci distrae con le sue variazioni comiche», dice Lidia Ravera, il supermanager Fiat, «zitto zitto», azzera cinquant’anni di battaglie civili.
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Voto anticipato? I partiti incassano 200 milioni in più
Con la fine del 2010 sembrava fosse arrivato finalmente l’anno in cui gli elettori italiani avrebbero smesso di pagare due euro a testa l’anno per finanziare l’attività politica dei partiti “morti” (An, Forza Italia, Ds e Margherita), l’anno in cui avremmo finito di ringraziarli per aver partecipato alle elezioni politiche del 2006 per la XV legislatura, defunta appena due anni più tardi, ma dal punto di vista “contabile” tuttora viva e vegeta. Ora, in piena crisi politica, mentre gli strateghi valutano se sia meglio votare in autunno o in primavera, una cosa è certa: continueremo a versare, fino al 2012, due euro a testa agli attuali partiti presenti in Parlamento, che sopravvivano o meno.
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Sos: l’impero è cieco, sta arrivando la catastrofe finale
Ogni movimento alternativo vede un pezzo del mosaico: quello che ci manca è costruire un’adesione d’insieme, trasformando i singoli temi in un discorso politico, cioè in reale rappresentanza nelle istituzioni, nel Parlamento. E’ fondamentare capire che o noi ci riuniamo e trasformiamo queste miriadi di esperienze alternative che avviano la transizione in un programma politico, oppure noi saremo sconfitti. Perché arriverà prima di noi la crisi, e perché questa crisi sarà devastante dal punto di vista democratico. Perché quelli che hanno il potere sono in gran parte stupidi e incolti, ma non tutti. C’è già chi pensa e c’è già chi sa che verrà il momento in cui “loro” gestiranno la penuria di beni.
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Zoo Italia: industriali, avviso di sfratto per Berlusconi
Lo Zoo Italia, di cui qualcuno ha pericolosamente aperto i cancelli liberando le fiere (copyright il capo della Fiat Sergio Marchionne), non è nutrito soltanto delle contestazioni all’accordo Fiat di Pomigliano, ma di ben altro: è lo zoo di un paese che ha perso il senso delle istituzioni, della serietà, del rigore, in una parola dell’etica e del senso dello Stato, cedendo a una cultura disastrosa che alza continuamente la tensione sociale, nutrito persino nelle sue massime espressioni istituzionali di bestemmie, barzellette sugli ebrei e delegittimazioni continue degli organi di controllo democratico. Un’involuzione ormai impossibile da spiegare in giro per il mondo, dove le democrazie vivono di fatti e di regole.
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Marchionne: è la globalizzazione a colpire gli operai
«L’Italia ha perso il senso delle istituzioni: il Paese ha perso la bussola, qualcuno ha aperto i cancelli dello zoo e sono usciti tutti. È difficile andare in giro per il mondo a spiegare cosa succede in Italia. È una vergogna. Investiamo 20 miliardi e ci prendono a schiaffi». Così Sergio Marchionne al convegno dei “cavalieri del lavoro” a Firenze il 2 ottobre. «L’accordo di Pomigliano? Non sta violando alcun diritto costituzionale». Peccato, ribatte l’ex ministro Paolo Ferrero, che quell’accordo neghi il diritto di sciopero, pena il licenziamento: per il leader di Rifondazione comunista, Pomigliano è «anticostituzionale ed eversivo». Marchionne? «Il suo è delirio di onnipotenza: si faccia curare».
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La Lombardia ammette: siamo minacciati dalla mafia
Ha il sapore buono della responsabilità la decisione di oggi in Regione Lombardia di istituire un comitato (di cui faccio parte) che in tempi stretti possa scrivere una proposta di legge quadro sulla questione della criminalità organizzata. Innanzitutto perché nasce da un’idea fresca e senza tatticismi intorno ad un tavolo di prima mattina con i buoni consigli di “Libera Lombardia” e si trasforma in metodo operativo in meno di un’ora nella II Commissione; e poi perché è una visione ancora più ambiziosa del punto di partenza (la nostra proposta di legge 12 presentata il 18 maggio di quest’anno).
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Belpietro: io, condannato a morte per le mie idee
Il clima conta. Basta navigare su certi siti per trovare minacce di morte. Tutto questo mi mette inquietudine, non capisco quale reato ho commesso per meritare addirittura una condanna a morte. Provo un senso di grande ingiustizia. Questo non è un Paese normale: perché da noi non si possono sostenere opinioni senza pagare con paura e minacce? Evidentemente sostenere idee contro la vulgata corrente si paga, anche con la limitazione della libertà: la scorta è una limitazione della libertà. Non può essere un caso, se i direttori sotto scorta come me sono Vittorio Feltri ed Emilio Fede: siamo tutti dell’area moderata.
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Tentato agguato a Belpietro, Libero: odio a mano armata
«Bisogna riaprire il giornale, hanno sparato fuori da casa mia». Sono le 22.40 di una sera qualunque, quella del 30 settembre, quando Maurizio Belpietro, asserragliato nel suo appartamento nel centro di Milano, telefona concitato alla redazione di “Libero”, il quotidiano che dirige dal 2009. Pochi secondi prima, nelle scale di casa sono risuonati i colpi di pistola esplosi da un agente della sua scorta contro un aggressore armato. Lo sconosciuto, travestito da finanziere, si era appostato nelle scale attendendo che Belpietro restasse solo. Decisiva la scelta del caposcorta: salutato il giornalista, anziché ridiscendere con l’ascensore ha preferito le scale. Qui ha intercettato lo sconosciuto, che gli ha puntato contro una pistola. Il poliziotto ha reagito sparando e mettendo in fuga l’attentatore.
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Ferrero: l’Europa dei ricchi prepara un massacro sociale
L’Europa che ci aspetta? Un inferno, infuocato dall’imminente «secessione dei ricchi», preoccupati di proteggersi da milioni di precari impoveriti, ormai in bilico sul baratro dell’indigenza. Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista, firma una diagnosi allarmata: Bruxelles si prepara ad infliggere a tutti «un massacro sociale senza precedenti», per tentare di uscire dalla spirale insidiosa del debito pubblico. Ma, anziché delineare misure equilibrate di rilancio, pensa a tagli drammatici, orizzontali. E’ quanto si deduce, perlomeno, dalle proposte che il 29 ottobre la Commissione Europea presenterà per rafforzare il Patto di Stabilità e la governance economica dell’Unione.
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Maggiani: l’Italia marcisce, archiviata ogni dignità
Ho appena visto che è stato accantonato il protocollo tra il ministro della Difesa e quello dell’Istruzione per l’introduzione nelle scuole lombarde dei corsi di formazione paramilitare. I miei amici che ancora una volta hanno lamentato i chiari segni del progressivo instaurarsi in questo paese di un regime autoritario fascistico, devono ricredersi: la vigilanza democratica è stata pronta ed efficace. Sempre che inserire nei corsi di Diritto e Costituzione l’addestramento all’uso delle armi leggere e l’allenamento ai percorsi di guerra, possa essere considerato come una svolta fascistica dell’educazione scolastica.
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Fu il nord a sdoganare la mafia, con l’Unità d’Italia
Si festeggia l’Unità d’Italia, ma la storia del Risorgimento va riscritta da cima a fondo: «Per forza, se vogliamo cominciare, almeno dopo 150 anni, a unire questo Paese, in cui il popolo viene ritenuto bambino, immaturo, incapace di sopportare la verità sul Risorgimento, su Portella delle Ginestre, sulla strategia della tensione, sugli anni di piombo, sulla nascita delle fortune di Berlusconi. Un Paese che racconta menzogne sulla sua nascita e vive mentendo a se stesso. Quelle menzogne lo stanno dividendo; forse, in modo irreparabile». Reduce dal grande successo del bestseller “Terroni”, il giornalista Pino Aprile fa un’analisi impietosa dell’Italia, intervistato dalla scrittrice Lara Cardella.