Archivio del Tag ‘Vietnam’
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Giulietto Chiesa: votare per Obama, un killer al dettaglio
Sento spesso parlare bene, tra i benpensanti di centro-sinistra (una delle categorie più orripilanti e reazionarie tra quelle che affollano i tempi moderni), di Barack Obama. E anch’io, per essere franco, quando rifletto sull’eventualità di una vittoria di uno qualsiasi dei repubblicani in lizza nelle prossime elezioni presidenziali americane, mi sento male. Ragion per cui, a volte, mi chiedo se non sia il caso, sottovoce, di parlare bene anch’io del primo presidente nero d’America, quello che ha preso il premio Nobel per la pace sulla base, veramente senza precedenti storici, dell’ipotesi che – essendo nero – non avrebbe fatto la guerra. Forse l’avevano scambiato per Martin Luther King Jr., e comunque si sono sbagliati di grosso, perché il nostro “abbronzato”, come direbbe lo psiconano, la guerra l’ha fatta, eccome!, ha continuato quelle del predecessore che parlava con Dio, come Mc Kinley, ne ha fatto una propria e si appresta a farne un’altra.
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Manipolare il clima: ecco la super-bomba del futuro
Estati torride di terra secca e assetata, primavere scosse da nubifragi e alluvioni. Che il clima stia cambiando sotto ai nostri occhi è ormai accettato da tutti. E’ solo frutto del nostro stile di vita o dipende anche da altri fattori, che non siamo in grado di controllare? Ovvero: quanto influiscono sul meteo i sempre più numerosi esperimenti di manipolazione climatica? E a che scopo vengono effettuati? Per combattere il surriscaldamento globale oppure per accelerarlo? L’allarme è rilanciato dagli ambientalisti, concentrati sulla riduzione delle emissioni nocive, ma anche dai “complottisti”, convinti dell’esistenza di un vero e proprio “crimine climatico”, una manipolazione planetaria per colpire a comando la popolazione e l’economia di svariate aree del pianeta: molti esperimenti studiano come modificare artificiosamente il clima, causare pioggia o siccità, innescare tornado e nubifragi.
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Chomsky: pericolo-Israele, gli americani lo scopriranno
Ci sarebbe solo da vestirsi in giacca e cravatta e andare alle sedi delle grandi imprese, General Electric, JP Morgan Chase, alla Camera di Commercio, al “Wall Street Journal”, e spiegare gentilmente che la politica statunitense in Medio Oriente – il rapporto con Israele – è contraria ai loro interessi. Non è un segreto che il capitale privato ha una enorme influenza sulla politica del governo. Quindi se la “lobby” impone agli Stati Uniti delle politiche che sono contrarie agli interessi di questa gente che dirige effettivamente il paese, dovremmo essere in grado di convincerli. La lobby israeliana potrebbe essere neutralizzata in cinque secondi. Dobbiamo anche domandarci: perché coloro che ideano e decidono la politica del governo statunitense accettano qualcosa che è contrario ai loro interessi?
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Galtung: licenza di uccidere, su ordine del fascista Obama
Barack Obama? Il capo di una «nazione-killer», che – per cercare di rallentare il proprio inesorabile declino imperiale – sperimenta un nuovo «fascismo globale», senza frontiere, fatto di terrorismo di Stato e uccisioni mirate ma molto imprecise, con migliaia di vittime civili. Lo afferma l’insigne sociologo norvegese Johan Galtung. In piena crisi, incalzato dai repubblicani, Obama «si rigioca il trucco retorico progressista che lo ha portato al potere nel 2008», anche se appena due anni dopo «si è svelato il bluff», subito punito dal rovescio elettorale delle votazioni di medio termine. Il pericolo? Si chiama fascismo, dice letteralmente Galtung, che avverte: «Ce n’è una varietà nazionale e una globale». Obama spia gli americani violando la loro privacy. E in più, addestra reparti-killer per eliminare segretamente “nemici” in tutto in mondo, americani e non.
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Pensare come le montagne, o non avremo scampo
Cialtroni pubblici e truffatori della finanza, politici-fantasma e replicanti dello “sviluppo” alle prese col delirio tragicomico della “crescita” ormai impossibile: un film horror? C’è di peggio. Se si spalanca la finestra sulla realtà, quella vera, si può restare stecchiti: teoricamente, siamo alle soglie del suicidio del pianeta. Mai, nella sua storia, la Terra ha dovuto affrontare problemi come quelli di oggi. Mentre assistiamo allo sfacelo quotidiano di una delle tante crisi, quella economica, il mondo là fuori sta letteralmente collassando: esplosione demografica, deserto che avanza, acqua che non basta più. Previsioni: catastrofiche. Molte le analisi, e non uno straccio di soluzione. Nell’era di Internet, siamo ciechi al futuro: possibile? Nessuno che avanzi una via d’uscita ragionevole? Inutile attendere risposte: occorre agire, e subito.
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Il Mullah Omar è vivo e si sta riprendendo l’Afghanistan
Dopo quella di Osama Bin Laden, un’altra morte fantasma nel cuore dell’Asia: un altro corpo svanito nel nulla, quello del Mullah Omar, anche lui “ucciso in un blitz” di cui non si sa praticamente niente. Una bufala colossale, sostiene Massimo Fini, autore del libro-inchiesta sul leader dei Talebani appena pubblicato da Marsilio. «E’ esattamente la sesta volta che si dà il Mullah Omar per morto, catturato, arrestato, ucciso, accoppato, ferito, in fin di vita», scrive Fini sul “Fatto Quotidiano”, ricordando che l’annuncio del 23 maggio alle tv di tutto il mondo, dalla Cnn alla televisione di Teheran, veniva da una “fonte anonima” che citava gli impalpabili servizi segreti afghani: secondo cui Omar si nascondeva stranamente in Pakistan, anche se il 75% dell’Afghanistan è tornato sotto il pieno controllo talebano.
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Dylan, il visionario che ha provato a cambiare il mondo
E’ stato un musicista che ha scritto pagine leggendarie della storia della musica popolare contemporanea, è ancora una leggenda vivente che, anche se con lunghi silenzi, produce ancora dischi che vale la pena ascoltare. E come uomo? Ė stato un marito infedele, un padre affettuoso e un figlio devoto; è un uomo che ha bisogno di un Dio, ma di quale non sa; è un poeta ribelle, che però ama premi e onorificenze; è un cantante inquieto, per la strada da quasi tre lustri in un forsennato “NeverEnding Tour” sui palcoscenici del mondo.
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Fiction Bin Laden, Cheney: era estraneo all’11 Settembre
Osama Bin Laden? Mai avuto a che fare con l’11 Settembre. Chi lo dice, i soliti “complottisti”? Ma no, gli americani: per la precisione l’ex vicepresidente Dick Cheney, un super-falco. Possibile? Eccome: l’intervista, radiofonica, è del 29 marzo 2006. Ergo: questa sanguinosa saga durata dieci anni e conclusasi con l’oscuro blitz in Pakistan era tutta una favola? «Ammettiamolo: la democrazia campa di verità costruite, e questa verità è tutta qua: in una costruzione», dice Pierangelo Buttafuoco a “Matrix” il 5 maggio. «Qui c’è una verità costruita su una menzogna, o una menzogna costruita su una verità: è un paradosso, costruito sulla pelle delle persone. Guerre vere, con giochi pericolosissimi, sulla pelle di gente che non c’entrava niente. La cosa da evitare è ridurre a caricatura chi si pone delle domande».
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Distruggere e ricostruire: il vero business della guerra
La chiamano “aid industry”. Sono gli aiuti umanitari delle nazioni ricche a quelle povere, pari a 130 miliardi di euro all’anno. Una montagna di soldi che si dovrebbe tradurre in cibo, ponti, strade, edifici,scuole, ospedali. In principio un’ottima cosa, in pratica un po’ meno, per le promesse di spesa non mantenute, per i risultati, per la mancanza di coordinamento internazionale. Se si scorre la classifica dei Paesi che ricevono gli aiuti, il primo è l’Iraq con 9,9 miliardi di dollari all’anno, segue l’Afghanistan con 4,9 miliardi, l’Etiopia con 3,3, la Palestina e il Vietnam con 2,6. Iraq e Afghanistan sono stati distrutti dalle nazioni donatrici guidate dagli Stati Uniti.
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Droga, bugie e petrolio: il Vietnam afghano di Obama
Gli Stati Uniti si trovano nel mezzo della più grave crisi occupazionale dai tempi della Grande Depressione, e il presidente Barack Obama sta seguendo le orme di George W. Bush dispensando trilioni di dollari a poche grandi banche. I contribuenti americani non hanno avuto nulla. E adesso si prendono la ciliegina sulla torta, con Obama che intensifica la sua guerra in Afghanistan. Un Vietnam in versione “lite”, con una provvisoria data di scadenza, luglio 2011, per l’inizio di un ritiro.
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Droga ai marines, l’arma segreta dei Talebani
E’ l’eroina l’arma segreta dei Talebani: non serve solo a finanziare la resistenza afghana, ma anche a drogare i soldati americani, che ne fanno largo uso. Una scomoda verità, contenuta in un rapporto interno dell’intelligence Usa e confermata da un funzionairo al “Daily Beast”. Talebani e guerriglieri di Al Qaeda, scrive Gerald Posner sul New York Times, stanno utilizzando come arma tattica le abbondanti riserve di eroina, ottenendo così un doppio risultato: minano l’efficienza dei soldati americani e raccolgono denaro fresco per pagarsi nuove reclute e nuovi armamenti.
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Maoz: non c’è perdono, la guerra ci trasforma in assassini
In una situazione tra la vita e la morte, in cui la seconda è tangibile quanto la prima, non si può avere un codice etico. In guerra ogni morale sparisce. Se fai questioni morali, i tuoi soldati muoiono. Le persone normali non uccidono, ma la guerra crea una formula perché questo possa accadere. E’ facile: metti un soldato in una situazione di pericolo di vita e lui inizierà ad ammazzare, perché l’istinto di sopravvivenza è più forte di tutto. Al mondo ci sono buoni e cattivi, in guerra ci sono solo cattivi. Ma tutti sono vittime.