Archivio del Tag ‘Vitello d’Oro’
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Mosè e l’Oro degli Dei, ’secretato’ in Romania nel 2003
Dalla stessa Bibbia apprendiamo che, una volta ai piedi del Sinai, l’egiziano Mosè non fonde affatto il Vitello d’Oro, ma lo trasforma in polvere bianca e finissima, che poi dà in pasto al suo popolo: aveva proprietà particolari? E chi era, Mosè? Un sacerdote del faraone Akhenaton? Nel “Turba philosophorum”, un testo del XII secolo tratto da antiche pergamene sia ebraiche che arabe, Mosè viene definito un potentissimo alchimista, maestro dell’Arte Regale (l’alchimia). Allo stesso modo lo presentano molti storici: lo stesso Plinio il Vecchio lo definisce un grande e potente mago, capace di alterare gli elementi e plasmare la natura. Anche un trattato ermetico-alchemico risalente al III secolo dopo Cristo tratteggia Mosè come un maestro dell’Arte Regale, cioè l’arte della trasmutazione. Come fa, Mosè, a trasformare il Vitello in polvere? Portato ad elevata temperatura, l’oro fonde: è un metallo, non si polverizza. Il vero segreto sembra risiedere proprio sulla montagna sulla quale si ritiene che Mosè abbia ricevuto le Tavole delle Legge.Il Sinai (in arabo “Gebel Musa”, Monte di Mosè) corrisponde a una località molto particolare, Sarabit al-Khadim, completamente inesplorata in epoca moderna fino all’inizio del ‘900. Il grande egittologo William Flinders Petrie, autore di fondamentali scoperte sull’antico Egitto, fu finanziato dal British Museum con l’Egypt Esploration Fund e incaricato di mappare archeologicamente la regione desertica del Sinai, frequentata solo da nomadi. Giunto sulla sommità dell’altura di Sarabit al-Khadim, si trovò di fronte a qualcosa di incredibile: dal terreno emergevano le imponenti rovine di un antico tempio, molto esteso, con grandi porticati e colonnati. Il tempio risaliva alla IV Dinastia, al faraone Snefru (2600 avanti Cristo). Snefru era il padre di Cheope, quello a cui è attribuita la Grande Piramide di Giza – anche se ormai sappiamo che è molto più antica.Dunque fu Snefru a far costruire quel tempio sul Sinai, in una zona impervia e desolata: era dedicato alla dea Hathor (sorella di Iside, secondo la tradizione mitologica egizia). A Hathor è anche dedicato il tempio di Dendera: quello dove si osserva la raffigurazione di gigantesche “lampadine”, che illustrano chiaramente un dispositivo elettrico. Durante gli scavi, William Petrie si rese conto che quello di Sarabit al-Khadim era un tempio anomalo, diverso da tutti gli altri templi egizi: oltre a iscrizioni, steli e statue di divinità, infatti, sembrava quasi un moderno stabilimento industriale, una fabbrica, un’officina. C’erano ovunque contenitori di pietra di varie dimensioni, calderoni per la fusione dei metalli, oggetti composti da materiali sconosciuti.L’archeologo inglese si accorse che il tempio era rimasto ininterrottamente in attività dal 2600 fino al XII secolo avanti Cristo, che fu un periodo di grandi rivolgimenti, con la caduta di importanti imperi. Lo stesso Petrie scoprì gli strumenti per la lavorazione dei metalli, ma non trovò tracce di fusione (né tracce di oro). Eppure, nelle iscrizioni, il tempio veniva chiamato “la Casa dell’Oro”. Tutti i più grandi faraoni, a partire da Tuthmosis III, si erano fatti raffigurare nell’atto di rendere omaggio a quella “Casa dell’Oro”: era il posto in cui, dalle divinità, ricevevano una sorta di “pane della vita”. Ebbene: in una cella del tempio, Petrie trovò un quantitativo enorme di una finissima polvere bianca, impalpabile, che sembrava cenere. La analizzarono, ma non ne vennero a capo. Quella polvere non era cenere: era incorruttibile, si era mantenuta inalterata e di colore bianco splendente.Tecnologie antiche? Tornando alla Bibbia, la stessa Arca dell’Alleanza è qualcosa di potente e tecnologico. Era sormontata da due “cherubini” alati, quasi come fossero due elettrodi. Era un dispositivo che emetteva energia: nel 2015, alla Mecca, un’esplosione di energia al plasma si scatenò (facendo una strage tra i pellegrini) quando fu ritrovata l’Arca di Gabriele, gemella dell’Arca dell’Alleanza. Analoga situazione – con fuorisciuta di fulmini globulari, e probabilmente scariche di plasma – si visse nel IV secolo dopo Cristo a Gerusalemme, quando l’imperatore Giuliano volle tentare di ricostruire il Tempio di Salomone. Le scariche uccisero tutti gli operai del cantiere: stavano spianando le rovine, per poi erigere il nuovo edificio.Quando menziona l’Arca dell’Alleanza, la Bibbia la descrive sempre come uno strumento molto pericoloso, dato agli uomini dalle stesse divinità (in quel caso dagli Eholim, come Yahweh, ma non è detto che non si trattasse di qualcosa di molto più antico). Non a caso, insieme alle Tavole della Legge, Mosè riceve l’Arca dell’Alleanza proprio sul Sinai: molto probabilmente, secondo alcuni ricercatori, l’Arca si trovava già in quel tempio, cioè nella “Casa dell’Oro” di Sarabit al-Khadim. Si tratta di una ricostrizione molto plausibile. Secondo le interpretazioni di alcuni scienziati, l’Arca creava un vero e proprio “arco elettrico”, con scariche al plasma, capace di modificare la materia e di interagire con la natura dei metalli. E’ probabile, quindi, che Mosè abbia utilizzato il potere dell’Arca dell’Alleanza: non per fonderlo, ma per ridurre il Vitello d’Oro in quella famosa polvere impalpabile.Per queste ricerche dobbiamo molto a un autore inglese da poco scomparso, Sir Lawrence Gardner. Di quella famosa polvere, Gardner parla ne “L’ombra di Salomone”, e prima ancora nel saggio “I segreti dell’Arca perduta”. Lo studioso collega direttamente il Sinai (cioè quello che poteva avvenire in quella “Casa dell’Oro”) alle conoscenze alchemiche di Mosè: lo riteneva in grado di alterare la materia, secondo un’antica sapienza. Certi grandi personaggi del passato – Archimede, Ipparco, Tolomeo – che la moderna cultura derivante dal razionalismo illuministico settecentesco considera asetticamente “scienziati”, in realtà erano tutti grandi iniziati: attraverso le scuole misteriche, avevano appreso i segreti che provenivano da un’antichità remota. Sicuramente è avvenuto anche per Mosè, un personaggio molto misterioso: è presentato come leader religioso, ma non ci si sofferma mai sulle sue conoscenze né sulla sua vera identità, sulla sua vera storia.Di oro si parla anche nella storia del Vello d’Oro, cioè la spedizione degli Argonauti guidata da Giasone: una peregrinazione poi conclusasi nella Colchide (l’attuale Georgia, nel Caucaso), dove avrebbero reperito quel mitico Vello d’Oro. Secondo alcuni grandi alchimisti, alcuni iniziati del XV-XVI secolo – tra cui Ireneo Filalete e il tedesco Salomon Trismonian – il Vello d’Oro non sarebbe stato altro che una pergamena segreta, che conteneva le esatte istruzioni per poter praticare l’Arte Reale, l’alchimia: la trasmutazione della materia. Tutti i grandi alchimisti del passato, fino ad arrivare poi a Cagliostro, al Conte di Saint-Germaine, a Newton, hanno sempre inseguito il segreto della “pietra filosofale”. Cos’era? Una pietra capace di trasmutare in oro tutto quello che toccava, secondo la versione profana? In realtà, Ireneo Filalete sosteneva che non solo trasformasse ogni cosa in oro, ma che addirittura fosse derivata dall’oro.«La nostra pietra – scriveva – non è altro che oro, ridotto al massimo grado di purezza e di sottile fissazione. Questo nostro oro, alla fine, non più volgare, è il fine: lo scopo ultimo della natura». Un testo importantissimo di Filalete, pubblicato ad Amsterdam nel 1667, svela sostanzialmente il segreto della “pietra filosofale”: «E’ detta pietra, in virtù della sua natura fissata; resiste all’azione del fuoco, come fanno le altre pietre, ma nell’apparenza è simile all’oro, ma è più puro fra i più puri; è fissata, ed è incombustibile, proprio come una pietra, ma la sua apparenza è quella di una sottile e impalpabile polvere». Ora, in molti bassorilievi dell’antico Egitto si parla del “pane della vita”: qualcosa che permetteva all’élite dominante (faraoni, grandi sacerdoti) di vivere non proprio in eterno, ma forse per secoli.Molte antiche leggende (chiamiamole così) ci parlano di personaggi vissuti anche migliaia di anni: lo stesso Noè biblico sarebbe vissuto oltre 900 anni. Sono datazioni chiare, inconfutabili. L’iconografia egizia mostra il faraone che riceve dagli dèi questo “pane della vita”: un pane bianco, generalmente di forma conica, definito sia “pietra” che “oro”. Pani bianchi, realizzati con quella polvere finissima ricavata dall’oro. Probabilmente, su trattava di oro ridotto a uno stato “monoatomico” mediante un particolare procedimento alchemico poi replicato, in tempi moderni, a livello scientifico. All’oro “monoatomico” si attribuiscono proprietà incredibili: antigravitazionali, magnetiche; e a quanto pare, avrebbe anche proprietà che incidono sul nostro Dna: renderebbe l’uomo pari agli dèi. Permetterebbe ai tessuti di rigenerarsi, e al corpo umano di ringiovanire: una sorta di fonte dell’eterna giovinezza.Sappiamo quante guerre sono state combattute, per l’oro, ma nessuno si è mai domandato che cosa in realtà l’oro sia, e quali possano essere i segreti di questo metallo. Fra le tante testimonianze che alludono a civiltà precedenti la nostra, c’è quella del Sudafrica: sono emerse tracce di una metropoli risalente a circa 200.000 anni fa, costruita non si sa da chi. Ma sono stati trovati pozzi minerari: già allora qualcuno estraeva oro, da miniere che sono ricche di oro ancora oggi. Dalla tradizione sumerica sappiamo che, oltre 100.000 anni fa, gli Anunnaki “crearono” una parte di umanità come forza lavoro per estrarre l’oro: esseri umani “fabbricati” per essere utilizzati come minatori. Perché gli Anunnaki – come gli altri dèi – erano così desiderosi di accaparrarsi l’oro? Ha proprietà energetiche vitali? A quanto pare, gli antichi egizi lo sapevano. E questo, veramente, apre la porta a scenari incredibili.Io ho sempre avuto la convinzione che non sia casuale, il “rastrellamento” dell’oro periodicamente effettuato, oggi anche attraverso i “compro oro”. Mauro Biglino ipotizza che qualcuno, non terrestre, possa venirselo a prendere. Dove va a finire, tutto quell’oro? Eppure di oro ce n’è tanto, sulla Terra. E’ stato calcolato che, solo dalle acque dell’oceano, potremmo ricavare centomila volte più oro di quanto ne sia mai stato fuso e utilizzato dall’uomo, se solo non fosse disperso a livello molecolare nelle acque marine. Non sappiamo neppure quanto ve ne sia nelle grandi profondità della Terra. Rappresenta una specie di segreto insondabile. La questione dell’oro “monoatomico” potrebbe essere collegata alla longevità straordinaria di certe classi dominanti dell’antichità, che raggiungevano uno status che le portava al pari degli dèi.Tutto questo si collega a una vicenda avvenuta anni fa in Romania. Se ne parla poco, perché è stata secretata. Nel 2003, se ricordo bene, sui Monti Bucegi (esattamente nel centro della Romania) venne identificata da alcuni geologi, attraverso dei geo-radar, un’enorme cavità all’interno di una montagna. La scoperta interessò molto l’esercito americano: gli Usa avevano da poco rovesciato Saddam Hussein, e in Iraq avrebbero trovato una struttura sotterranea che conteneva indicazioni sull’esistenza di una struttura gemella, ubicata proprio in Romania. Gli Usa collegarono le due cose e interessarono i loro servizi segreti militari. Il governo rumeno nel frattempo aveva fatto fare un’esplorazione, di queste cavità sotterranee: così, i rumeni si imbatterono in una rete di cunicoli tecnologici, levigatissimi, realizzati da una civiltà avanzata (sembravano i tunnel di una moderna metropolitana). Uno di questi tunnel portò gli esploratori in un enorme ambiente sotterraneo, a cupola, dove c’erano strutture tecnologiche avveniristiche, benché molto antiche.Addirittura, l’accesso a questa grande sala era chiuso da una sorta di barriera energetica: alcuni che tentarono di oltrepassarla morirono di arresto cardiaco, come per effetto di uno sbarramento elettromagnetico. Riuscirono poi a rimuovere la barriera, ed entrarono in quel grande ambiente. Su quello che trovarono (cose veramente incredibili, pare) in realtà si sa molto poco, perché la cosa – ripeto – è stata secretata. Il governo rumeno voleva divulgare la scoperta e metterla a disposizione degli scienziati, ma l’amministrazione Bush impose il silenzio, anche minacciando la Romania di sospendere gli aiuti finanziari che le erano stati promessi. Tutto quello che ne uscì fu un report anonimo. Un uomo collegato al Bilderberg si sarebbe impossessato di alcune urne metalliche trovate nella cavità dei Bucegi: secondo il report, quelle urne contenevano proprio oro “monoatomico”, la famosa polvere bianca finissima.Il sospetto: là dentro c’era qualcosa di ultra-tecnologico, collegato a una civiltà precedente, rispetto alla nostra, e quindi da tenere nascosto. Fu anche zittita, con minacce, la televisione rumena che ne aveva parlato. Comprensibile: dà fastidio (e quindi viene sistematicamente occultata) qualunque cosa sconvolga il ciclo della storia così come viene tuttora insegnato nelle scuole, dove non viene dato spazio alle scoperte archeologiche che mettono in crisi le datazioni convenzionalmente accettate dall’ufficialità. Ma la notizia della presenza di quelle urne con l’oro “monoatomico”, sulle montagne della Romania, ci permette di ipotizzare che questa tecnologia fosse veramente antica, e che non fosse affatto limitata all’antico Egitto, essendo invece diffusa probabilmente in tutto il mondo.(Nicola Bizzi, estratto dal video “La Pietra Filosofale e l’Oro Monoatonico”, in onda il 25 aprile 2021 sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di cui il social network tre giorni dopo ha però oscurato tutti i video presenti).Dalla stessa Bibbia apprendiamo che, una volta ai piedi del Sinai, l’egiziano Mosè non fonde affatto il Vitello d’Oro, ma lo trasforma in polvere bianca e finissima, che poi dà in pasto al suo popolo: aveva proprietà particolari? E chi era, Mosè? Un sacerdote del faraone Akhenaton? Nel “Turba philosophorum”, un testo del XII secolo tratto da antiche pergamene sia ebraiche che arabe, Mosè viene definito un potentissimo alchimista, maestro dell’Arte Regale (l’alchimia). Allo stesso modo lo presentano molti storici: lo stesso Plinio il Vecchio lo definisce un grande e potente mago, capace di alterare gli elementi e plasmare la natura. Anche un trattato ermetico-alchemico risalente al III secolo dopo Cristo tratteggia Mosè come un maestro dell’Arte Regale, cioè l’arte della trasmutazione. Come fa, Mosè, a trasformare il Vitello in polvere? Portato ad elevata temperatura, l’oro fonde: è un metallo, non si polverizza. Il vero segreto sembra risiedere proprio sulla montagna sulla quale si ritiene che Mosè abbia ricevuto le Tavole delle Legge.
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Vietato parlare dell’Oro degli Dei: YouTube oscura Bizzi
E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Luca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?Storico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, Bizzi ha richiamato l’importanza della tradizione dei Misteri Eleusini, che alludono a una particolare fondazione dell’umanità legata ai Titani e alla civiltà di Atlantide, che l’ufficialità non riconosce ancora. Nel corso del filmato “La Pietra Filosofale e l’Oro Monoatomico”, Bizzi mette in relazione la Bibbia e l’Egitto dei faraoni a recenti ritrovamenti archeologici. Sui Monti Bucegi, in Romania, nel 2003 sono state scoperte enormi cavità sotterranee con dispositivi ad alta tecnologia. «Sulla scoperta è calato il silenzio – racconta Bizzi – su pressione degli Usa, che si sono accorti che le grotte rumene sono “gemelle” di quelle da loro scoperte durante l’invasione dell’Iraq». Al centro del “giallo” ci sarebbe il cosiddetto “oro monoatomico”, ricavabile dall’oro comune mediante sconosciuti procedimenti che, anziché fondere il metallo, lo polverizzano. Un elisir di lunga vita, sorgente dell’eterna giovinezza? O magari la “pietra filosofale” degli alchimisti? Insomma: un segreto strettamente custodito, nei millenni, e che anche oggi si vorrebbe mantenere sigillato, al punto da oscurare i video che ne parlano?L’analisi di Bizzi parte dalle scoperte archeologiche dell’inglese William Flinders Petrie, che sul Sinai – dove Mosè tramutò in polvere l’oro del Vitello – scoprì sull’altura di Sarabit al-Khadim un gigantesco tempio, pieno di quella polvere bianca e di attrezzature per la metallurgia: la Casa dell’Oro. Una sorta di “fabbrica” dell’epoca, ininterrottamente attiva per 1.500 anni, a partire dal 2600 avanti Cristo. Cos’era, quella polvere? Aveva davvero proprietà prodigiose? E poi: la tecnica di polverizzazione dell’oro era stata importata sulla Terra dalle divinità antiche, che oggi si tende a far coincidere con le presenze aliene di cui si parla con sempre maggiore insistenza? Nell’autunno 2019, la Us Navy ha ammesso ufficialmente l’esistenza degli Ufo. Un anno dopo, il generale Haim Eshed (per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele) ha dichiarato che gli umani sono stabilmente in contatto con extraterrestri, nell’ambito di un’alleanza chiamata Federazione Galattica.E ora, John Ratcliffe – capo della direzione nazionale dell’intelligence, nell’amministrazione Trump – ha annunciato che il 1° giugno 2021 sarà pubblicata un’enorme quantità di immagini, sugli Ufo, provenienti da aerei e satelliti militari. La strana compresenza di elementi antichi (templi) e attrezzature avveniristiche è esattamente il punto di domanda su cui Nicola Bizzi articola le sue osservazioni: alta tecnologia di origine ignota sarebbe stata rilevata sia in Iraq che in Romania, sempre in relazione a quella stranissima trasformazione dell’oro. Meccanica quantistica? Alchimia? Lo stesso Mosè, sottolinea Bizzi, era descritto come grande alchimista. Di quella misteriosa trasmutazione parla Ireneo Filalete, alchimista britannico del XVII secolo, studiato da Newton, Locke e Leibniz: la polvere bianca ottenuta dall’oro sarebbe esattamente la mitica “pietra filosofale”. «Per queste ricerche – aggiunge Bizzi – dobbiamo molto a un autore inglese da poco scomparso, Sir Lawrence Gardner». Di quella famosa polvere, Gardner parla ne “L’ombra di Salomone”, e prima ancora nel saggio “I segreti dell’Arca perduta”.«Lo studioso collega direttamente il Sinai (cioè quello che poteva avvenire in quella “Casa dell’Oro”, il Tempio di Hathor) alle conoscenze alchemiche di Mosè: lo riteneva in grado di alterare la materia, secondo un’antica sapienza». Di nuovo: quelle conoscenze provenivano da mondi non terrestri? «Certi grandi personaggi del passato – Archimede, Ipparco, Tolomeo – che la moderna cultura derivante dal razionalismo illuministico settecentesco considera asetticamente “scienziati”, in realtà erano tutti grandi iniziati», osserva Bizzi: «Attraverso le scuole misteriche, avevano appreso i segreti che provenivano da un’antichità remota: e sicuramente questo è avvenuto anche per Mosè, un personaggio molto misterioso e presentato in genere soltanto come leader religioso, senza mai soffermarsi sulla sua possibile, vera identità». Interrogativi che, a quanto pare, sono bastati a svuotare brutalmente il canale YouTube di Gianluca Lamberti. Alla faccia di chi – come il Cicap e i tanti “debunker” che dominano il mainstream – ancora ridicolizza certe tesi: se si tratta di amenità innocue e persino ridicole, perché imporre una censura così perentoria e medievale?(Su “Facciamo finta che” è ancora presente il link di accesso al video oscurato).E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Gianluca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?
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Carpeoro: siate consapevoli, e aprirete una falla nel sistema
Qual è lo schema della manipolazione? E’ anch’esso uno schema rituale. Io ho sempre pensato che il potere, quello che Saba Sardi chiama “dominio”, agisca sulle persone in cinque fasi, che sono quasi un rito. Queste cinque fasi sono sempre le stesse, e si chiamano: astrazione, estrazione, ostruzione, istruzione, distruzione. Sono azioni, per questo hanno tutte la stessa desinenza. Perché astrazione? Perché bisogna creare il vuoto. E quindi, il primo schema della manipolazione è quello di togliere l’individuo da una realtà che può capire, può farlo pensare, può renderlo autonomo nei confronti del pensiero. Quindi la prima cosa che devo fare è: fargli il vuoto intorno, e possibilmente anche il vuoto dentro. E questo lo faccio astraendolo dalla realtà, cioè facendo delle operazioni di astrazione. Fatto questo, poi c’è l’estrazione: dopo che l’ho messo in un mondo finto, di plastica, devo comunque estrarlo da un contesto dove lui possa tornare; devo creargli una finta casa: dopo che gli tolto la casa vera, devo costruirgliene attorno una finta, datta di fondali cinematografici, di effetti speciali. E questa è l’estrazione.Questa casa, che gli ho costruito attorno, piena di cose posticce, poi devo rendergliela unica e invalicabile: e quindi devo fare un’operazione di ostruzione, cioè devo rendere impossibile tornare indietro. Poi devo trasformare questa persona, adattarla al meccanismo-ingranaggio generale che ho creato, e questa operazione si chiama istruzione. E poi, dopo, c’è la fase finale, che si chiama distruzione, e si può considerare a livello individuale ma anche non individuale. Un grande iniziato, che si chiamava Isaac Newton, fece 5 pagine di previsioni, tra l’altro ripubblicate recentemente dalla fondazione a lui dedicata, che ha pubblicato tutto i suoi atti inediti in un sito Internet. Newton era anche un matematico, scopritore del cosiddetto calcolo infinitesimale. Facendo conteggi, Isaac Newton ha collocato la possibilità della fine del mondo nel 2060: quanto è lontano il 2060? Una stima del ministero americano dell’ambiente, basata sull’elevazione dell’area priva di ossigeno degli oceani – si chiama “area della morte”, è la fase più profonda e completamente priva di ossigeno, di luce, di possibilità di vita – rivela che questa fascia, nell’ultimo secolo, si è elevata del 400%. Provate a pensare a cosa succede se muoiono completamente gli oceani. E, se questo work in progress va avanti così, questa stima degli americani porta all’incirca al 2060. Il che vuol dire che Newton con la matematica ci sapeva fare.Tutte le operazioni dei millenni di vita dell’uomo che conosciamo sono dominati dal pensiero magico. Della nostra avventura conosciuta, rispetto ai 22 milioni di anni di storia scientifica della vita e dell’universo, quanti anni conosciamo, analiticamente? Cinquemila? Settemila? Diecimila? Nella storia generale dell’universo, i diecimila anni di cammino dell’uomo che conosciamo cosa sono? Un pulviscolo. Noi, siccome abbiamo l’epos, li dilatiamo, pensiamo che chissà che storia sia. Ma non è mica tutta questa grande storia. Né sarebbe un esempio di vita lunga di una civiltà, se morisse dopo diecimila anni (credo che la dominazione dei dinosauri sulla Terra sua mille volte tanto, centomila volte tanto). Queste migliaia di anni che conosciamo, della nostra vita, sono anni di implemento delle conseguenze del pensiero magico. Gradualmente, abbiamo trasferito tutte le nostre risorse, tutto il nostro cammino evolutivo e tutta la nostra creatività dalla possibilità di un pensiero simbolico alla scelta del pensiero magico. Se una persona è malata di cancro, tra un medico e una cartomante preferisce il medico. Ma se non è ancora malata di cancro, sceglie la cartomante. Il nostro problema è che, quando eravamo sani, abbiamo scelto la magia. Adesso che malati lo siamo, chissà, forse… Però è molto difficile.Gesù Cristo nel Vangelo dice che bisogna scegliere la via stretta, ma noi non scegliamo sepre la via stretta. E’ talmente difficile imparare a considerare le nostre possibilità di espansione individuale come collegate alle nostre capacità, alla nostra vita, alle opportunità reali che abbiamo, che gli ultimi anni che stiamo vivendo sono il record dei superenalotti, delle lotterie. Non siamo più abituati a mettere in concatenazione la nostra felicità – il nostro lavoro, la nostra creatività – al merito. Se uno pensa ad arricchirsi, questo è il prodotto di un pensiero magico: perché, prima di pensare a come arricchirsi, dovrebbe valutare perché arricchirsi. Non siamo più abituati a collegare nemmeno l’arricchimento al merito, ad un valore, a una differenza: basta andare dal tabaccaio. Noi oggi abbiamo queste altre ritualità. Abbiamo distaccato, trasformato il sacro.Noi oggi siamo schiavi di idoli diversi. Sempre di idolatria si tratta, ma abbiamo sostituito il sacro come ricerca con il sacro come autoasserzione. Abbiamo cioè trasformato il sacro in qualcosa che si definisce da sé, non in qualcosa che definiamo noi. E questa operazione di idolatria è abilmente descritta nella Bibbia quando gli ebrei si ritrovano ad adorare il Vitello d’Oro, mentre Mosè gli porta giù dalla montagna delle leggi. La differenza è tra adorare il Vitello d’Oro e proseguire in un percorso per cui il tuo capo spirituale ti porta giù delle leggi. Sapete, le leggi non sono una cosa qualunque: sono lì per regolare la nostra vita. Certo, non sempre ci sono delle buone leggi: è per questo che Mosè se le fa dare da Dio. Non voglio entrare nella polemica su Jahvè-Dio sollevata da Biglino, col quale peraltro sono in buonissimi rapporti. Qui interpreto Dio come simbolo: una entità suprema che dà la legge, sottolinea quanto sia importante, una legge. E quando Mosè scende con le leggi, quelli sono già passati al Vitello d’Oro. Questo non descrive forse il pensiero magico e il pensiero simbolico? Non me la sono inventata io, questa scelta tra il Magus e il Magister: nell’antichità, la troviate enne volte. Si è trasferita in tutto. Si è trasferita nella nostra vita sociale.Noi oggi continuiamo a inseguire un politico che ci risolva dei problemi, che ci attribuisca dei diritti. Ma io non voglio un politico che mi risolva i problemi. Voglio un politico che metta me in condizione di risolverli. Non è pensiero magico? Qui c’è una politica che vi ha tolto i vostri diritti, cioè la possibilità di risolvere da voi i vostri problemi. E qualunque tipo di politico viene e dice: non ti preoccupare, te li risolvo io. Nessuno ti dice: non ti preoccupare, perché creeremo condizioni perché te li risolva tu. E’ lì che poi falliscono le democrazie. Perché uno non mi può spacciare una democrazia sostitutiva per una democrazia rappresentativa. Sono due cose diverse. Qui, le nostre vite sono state delegate per procura notarile, irevocabile. Ma io non voglio delegare la mia vita, io voglio avere da te il diritto di farmela da solo, la mia vita. E questo diritto tu non me lo dai. E sembra quasi che sia giusto, scontato, che tu non me lo dia. Nessuno si chiede: ma perché nessun politico mi dice come sarò in condizione, io, di fare le cose? Sulla base di una nostra pigrizia, di una nostra graduale astrazione dalla vita concreta e dalle regole democratiche, ci danno ormai per scontato che i problemi ce li deve risolvere qualcun altro. In pari con un’altra cosa: che la colpa è sempre di qualcun altro.E’ in parallelo: da un lato ti dicono che i problemi te li risolvono loro, dall’altro ti spiegano che, comunque, la colpa è sempre di tizio – Gelli, Sindona, Craxi, Totò Riina, è sempre colpa degli altri. Dobbiamo entrare nella logica che il cambiamento è nostro: siamo noi che dobbiamo diventare dei soggetti rivoluzionari. Il che non significa che non saremo più propensi a sacralizzare, ritualizzare e simboleggiare delle cose; significa che, quando lo facciamo, lo dobbiamo fare consapevolmente. Il margine è tutto lì, tra consapevolezza e inconsapevolezza. In quante ore della nostra giornata facciamo cose di cui siamo pienamente consapevoli? Numeriamo le azioni di una nostra giornata, e verifichiamo alla fine che conto ne esce. Secondo me si farebbero delle belle scoperte, ma questa non è una funzione che Facebook ha previsto; quindi non ve ne accorgerete mai, perché un diario non lo tenete più. Immaginate che su Facebook ci sia una funzione “verifica consapevolezza” – ma Facebook quella funzione non la metterà mai, perché fa parte dell’altro meccanismo, dell’altro versante. E se scopriste che il 90% della vostra vita è fatto di atti inconsapevoli? La consapevolezza comporta automaticamente una falla nel sistema di potere. Questo è un potere che vive sull’inconsapevolezza. E’ questa è l’unica vera rivoluzione, l’unica chiave rivoluzionaria della nostra vita.(Gianfranco Carpeoro, estratto della conferenza “Riti, rituali e quotidianità, il vero e il falso”, tenuta a Curtarolo, Padova, il 17 maggio 2016).Qual è lo schema della manipolazione? E’ anch’esso uno schema rituale. Io ho sempre pensato che il potere, quello che Saba Sardi chiama “dominio”, agisca sulle persone in cinque fasi, che sono quasi un rito. Queste cinque fasi sono sempre le stesse, e si chiamano: astrazione, estrazione, ostruzione, istruzione, distruzione. Sono azioni, per questo hanno tutte la stessa desinenza. Perché astrazione? Perché bisogna creare il vuoto. E quindi, il primo schema della manipolazione è quello di togliere l’individuo da una realtà che può capire, può farlo pensare, può renderlo autonomo nei confronti del pensiero. Quindi la prima cosa che devo fare è: fargli il vuoto intorno, e possibilmente anche il vuoto dentro. E questo lo faccio astraendolo dalla realtà, cioè facendo delle operazioni di astrazione. Fatto questo, poi c’è l’estrazione: dopo che l’ho messo in un mondo finto, di plastica, devo comunque estrarlo da un contesto dove lui possa tornare; devo creargli una finta casa: dopo che gli tolto la casa vera, devo costruirgliene attorno una finta, fatta di fondali cinematografici, di effetti speciali. E questa è l’estrazione.