Archivio del Tag ‘Wuhan’
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Della Luna: brevetti già dal 2006 per vaccinare i “Covidioti”
A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).Il rischio primario sono malattie degenerative, tumori e demenze in testa, nonché autoimmuni – un rischio che si potrà verificare solo fra 10 anni: è una vaccinazione sperimentale, proibita dal Trattato di Norimberga. Un pensiero unico, o storytelling, obbligato e difeso con la censura e l’oscuramento del dissenso: da radiazioni ai medici che parlano; da una classe di scienziati che, per i fondi e per la carriera, dipendono da Big Pharma; dalla grande finanza; dalla politica; dal militare. Quindi non sono indipendenti né affidabili. Non disponiamo di esperti indipendenti dal business. Dobbiamo perciò valutare e decidere in base alle nostre capacità personali. Una classe politica che vive di corruzione e un’industria farmaceutica abituata a corromperla per guadagnare (De Lorenzo, Poggiolini – ricordate?) e con una lunghissima fedina penale (anche per stragi compiute con vaccini), che non esiterebbe, per lucro, a sabotare la salute della gente onde aumentare gli acquisti di farmaci, e a pagare i parlamentari per rendere i vaccini obbligatori per legge.Un Parlamento che non rappresenta più l’elettorato e ha sospeso la Costituzione, che appoggia golpe governativi a ripetizione, dominato da un partito, il M5S, che conserva la poltrona facendo il contrario di ciò che aveva promesso per farsi eleggere, e da un altro, il Pd, storico braccio politico del capitalismo finanziario globale e predatore; due partiti pronti a togliere diritti costituzionali a chi non si lascerà vaccinare. Un popolo ancora ignaro del disastro economico che lo aspetta in primavera, e in gran parte ormai ammaestrato con la paura e con l’inganno a richiudersi in casa a comando, come le galline, rinunciando ai diritti fondamentali civili e politici e al principio di legalità, per non parlare della dignità. Un mondo che scoppia di inquinamento e di sovrappopolazione, con un’economia automatizzata e finanziarizzata che ha bisogno di sempre meno gente come lavoratori e consumatori, e non sa dove mettere i disoccupati. Se la popolazione va ridotta, allora meglio eliminare chi si vuole vaccinare… Confesso che quello sopra era il mio pensiero finché non ho ascoltato governi seri, come quello britannico, quello giapponese, quello statunitense, dichiarare ufficialmente di aver accertato che i vaccini sono efficaci e persino innocui. Non è la parola di Faraone o Speranza o Conte: ora possiamo fidarci, quando verrà il nostro momento di subire la vaccinazione.(Marco Della Luna, “Covidioti di tutto il mondo, vaccinatevi!”, dal blog di Della Luna del 4 dicembre 2020).A furia di lockdown e di paura alimentata dalle istituzioni col gonfiare il numero dei morti e col nascondere i veri dati (quasi nessuno muore di Covid-19, l’età media dei morti è 82 anni – Istituto Superiore di Sanità), il popolo è stato portato ad agognare il vaccino per esasperazione e senza pensare. Eppure ci sarebbe molto, su cui riflettere. Voci insistenti, ovviamente dichiarate ‘fake’, di un brevetto americano (US7888102B1-2[i]) per il Covid-19 nel 2006, e anche di uno europeo per il suo vaccino (EP 3172319B1) – controllate voi stessi! – entrambi legati a Pfizer, Glaxo, Gates, Pirbright Foundation, che ritroviamo con l’Oms e lo Usaid nel famoso laboratorio di Wuhan. Un forte dubbio che tutto sia stato programmato oltre 10 anni fa, che tutto si svolga come da copione. Un vaccino dagli ignoti effetti collaterali, perché non testato: ci vorrebbero 10 anni per quelli normali, ma questo è il primo che agisce su Rna e Dna, modifica il nostro Dna in modo che produca le proteine del virus, che scatenano le difese immunitarie contro di noi – un alto rischio di autodistruzione, secondo alcuni medici. E diversi esperti, persino Burioni, ammettono che non se lo inietteranno o aspetteranno un anno (intanto si vedrà che cosa succede a chi lo riceve).
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Natale negato, Magaldi: scandaloso, il silenzio della Chiesa
C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?I fatti sono sotto gli occhi di tutti, nonostante la grancassa terroristica dei media mainstream, fondata su dati non trasparenti: per la prima volta nella storia, il mondo è stato paralizzato da un virus influenzale pericoloso, ma la cui letalità non supera lo 0,3%. Un virus che comunque colpisce essenzialmente persone anziane e già prostrate da gravi malattie. Le terapie ormai esistono, per trasformare il Covid in una patologia controllabile da casa, con opportuni farmaci. Ma si continua a fingere di avere di fronte l’Ebola, la peste bubbonica. Si sperava che “passasse”, come un temporale, dopo la drammatica primavera 2020. Così non è stato: in un paese sanitariamente disastrato, con un governo incapace e senza più una medicina territoriale all’altezza della situazione, gli ospedali sono tornati inevitabilmente ad affollarsi, nel corso dell’autunno. E ora, che cosa si ripropone? Le stesse misure (fallimentari) che non hanno eliminato il problema nei mesi precedenti. Fermare l’economia, chiudersi in casa: ma in attesa di che cosa, visto che il virus ha l’aria di essere diventato endemico?L’unica certezza, infatti, riguarda le conseguenze catastrofiche dei lockdown, del coprifuoco, delle zone rosse: l’economia sta crollando, il debito pubblico rischia di esplodere per via dei sussidi (comunque insufficienti) e della cassa integrazione (erogata spesso in scandaloso ritardo). L’Italia, poi, vanta veri e propri record: tra i grandi paesi, è quello più colpito. Registra la peggior performace economica e il più alto numero di vittime. Un fallimento cocente, quello italiano. Il governo più severo e inflessibile coi cittadini è anche quello che sta collezionando i risultati peggiori, in ogni campo: il rigore psico-panico del distanziamento affonda il Pil, disastra interi comparti economici, mette in pericolo la sicurezza sociale ma anche la salute, non garantendo più la giusta assistenza ai pazienti affetti da malattie gravi (cardiologiche, oncologiche) e senza nemmeno riuscire ad alleggerire il pesante bilancio della catastrofe Covid, che vede l’Italia tra i paesi meno efficaci nel contrastare le conseguenze peggiori del virus.La cosa sconcertante, osserva Magaldi, è che un vasto strato della popolazione si sia sottomesso ai diktat, senza protestare: a che serve stare a casa, ancora, se poi – finito il lockdown – i contagi torneranno a salire? Non è già abbastanza evidente il fatto che il distanziamento non può essere la soluzione? Lo dimostrano paesi come la Svezia: niente coprifuoco, verso un’immunità di gregge da raggiungere velocemente. Lo affermano anche i maggiori epidemiologi, quelli che hanno contastrato l’Ebola e che – insieme a decine di migliaia di medici – hanno sottoscritto la Dichiarazione di Great Barrington: dall’incubo Covid si esce in un solo modo, e cioè contagiandosi. In altre parole: secondo quei luminari occorre avere più contagi (non meno) per consentire al virus di adattarsi al nostro organismo e diventare gradualmente inoffensivo. Si tratta insomma di accettare un rischio ragionevole (e comunque inevitabile, come ben si vede anche in Italia), dopo aver messo in sicurezza gli anziani e i malati gravi – quelli sì, da isolare strettamente, in attesa che la situazione migliori. E invece no: si continua a fare la guerra ai contagi (distanziamento, mascherine) come se servisse a qualcosa.Una parte della popolazione, nel frattempo, è come impazzita: manipolata dalla politica e dai media, teme il ruolo degli “untori” e contribuisce così alla disgregazione della società, della scuola, del lavoro e dei redditi, cominciando dal turismo e dal commercio. «A chi ha paura, io dico: stia a casa. Ma non pretenda di rinchiudere chi invece accetta di essere contagiato, e quindi poi immunizzato, come in tutte le epidemie della storia». Gioele Magaldi è battagliero: il Movimento Roosevelt, di cui è presidente, assiste da mesi – in modo gratuito – i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste: gli avvocati del Sostegno Legale impugnano le multe, «che non saranno pagate mai, visto in carattere illegittimo dei Dcpm». Non solo: i “rooseveltiani” hanno anche stoppato, insieme ai medici, la folle imposizione del vaccino antinfluenzale pretesa nel Lazio da Zingaretti, ma annullata dal Tar. A proposito: Zingaretti ha fatto spendere al Lazio 14 milioni di euro per mascherine mai consegnate, e poi – insieme alla Calabria – ha speso 118 milioni di euro per vaccini contro l’influenza, che sperava di inoculare obbligatoriamente ad anziani, medici e infermieri.Un classico esempio di sottopolitica a disposizione delle grandi lobby, come quella del farmaco, che hanno bisogno di personaggi disposti a fare da apriprista, da battistrada. Il ruolo dell’Italia – cavia prescelta, in Occidente, a causa dell’inconsistenza dei suoi politici – è ormai vistosamete lampante: e ora infatti si aprirà l’analogo balletto dei vaccini, che gli stessi virologi televisivi temono, e che il “British Medical Journal” definisce prematuri, non sicuri e di efficacia non dimostrata. L’altra notizia, pessima, è lo stato narcolettico dell’opinione pubblica, letteralmente rincoglionita dalle quotidiane fake news psico-terroristiche erogate dai media e controllate, anche sul web, dal grottesco Ministero della Verità che Conte ha affidato al sottosegretario Andrea Martella, nemmeno fossimo in Corea del Nord (e senza un fiato di protesta da parte delle redazioni e degli organismi di garanzia, a cominciare dall’Ordine dei Giornalisti). “Andrà tutto bene”, recitava a marzo lo slogan perfetto della catastrofe incombente. S’è visto, infatti, quanto è andato “tutto bene”.E il peggio è che, davanti, c’è il nulla: nessuna via d’uscita, né economica né sanitaria. In pratica: una trappola micidiale, che qualcuno chiama Great Reset: un’epidemia influenzale “cinese”, prontamente dichiarata pandemica dall’Oms e usata come pretesto per disarticolare l’economia, in un sol colpo, verticalizzando il controllo socio-economico (con lo strumento della paura) su sette miliardi di esseri umani, che ora si vorrebbe sottoporre anche al dominio tecno-vaccinale universale, pena la perdita delle libertà elementari. Gioele Magaldi maneggia con cura la parola “fascismo”: allude proprio al deprecato ventennio mussoliniano il nome della Milizia Rooseveltiana, formazione destinata a mobilitarsi per risvegliare l’Italia dall’ipnosi. Le parole “milizia” e “Roosevelt” fanno a pugni, compongono un ossimoro: evocano l’attivismo battagliero per reclamare il pieno ritorno alla democrazia, «combattendo in modo nonviolento ma anche con durezza, contro il fascismo strisciante di oggi: quello vero, imposto con la sopraffazione in nome di un pericolo sanitario vergognosamente sopravvalutato per danneggiare l’Occidente e soffocarne la libertà».Fascismo? «Attenti alle parole», raccomanda Magaldi: «A dare del fascista (cioè del dittatore) a chiunque non la pensasse come loro erano i comunisti, che democratici non erano mai stati». Lo si è visto anche di recente: «Non si è esitato a evocare il fascismo, quindi il razzismo e il militarismo, anche nei confronti di Trump: ridicolo, visto che Trump è stato il meno bellicoso dei presidenti americani, avendo risolto ogni crisi con la diplomazia e senza ricorrere alle armi». Eppure, è stato attaccato anche con il teppismo (squadristico) di una organizzazione come Antifa, che pratica azioni violente (come quelle delle milizie fasciste) ma nel nome dell’antifascismo, bandiera gloriosa ma oggi abusata da fascistelli d’ogni risma. Fascio-comunisti, li definisce Magaldi. «Quale “fascismo” fa paura, oggi? Quello di minoranze testimoniali come CasaPound e Forza Nuova?». Siamo seri, per favore: che cosa sta attentando, in questo preciso istante, alla nostra libertà?Risposta facile: a metterci nei guai è l’altro “fascismo”, quello vero: tecnocratico, finanziario, politico-sanitario. E globale: «E’ un vero e proprio fascio-comunismo, che mette insieme la dittatura cinese e l’oligarchia occidentale, euro-atlantica, che sta provando a mettere fine – con l’aibi del coronavirus – alla lunga “parentesi” della democrazia, per restaurare una sorta di neo-feudalesimo, il potere assoluto dei pochi sui molti». Anche con l’aiuto del Vaticano? Dolenti note: «Alla vigilia delle presidenziali, Mike Pompeo venne a Roma per “strigliare” Bergoglio in mondovisione. La sua colpa? Aver concesso al regime di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, un paese brutalizzato dall’assenza totale di diritti». A sdoganare la Cina – come possibile modello alternativo per l’Occidente – fu la Commissione Trilaterale di Kissinger, campione della superloggia massonica “Three Eyes”, quella che progettò il golpe in Cile contro Allende (a proposito di fascismo). Per chi ancora non l’avesse capito: la “malattia” da cui siamo aggrediti non è curabile all’ospedale. E’ un morbo insidioso: sembra nuovissimo, e invece è antico. Si chiama: dittatura.«Poveri illusi, quelli che ancora adesso – dopo un anno di mostruosi sacrifici completamente inutili – tuttora sperano che basti aspettare ancora un po’, rintanati in casa, confidando che la bufera passi da sola, prima o poi». Non passerà, da sola: e non è per scansare la tempesta che siamo stati rinchiusi, maltrattati come animali d’allevamento. Oggi, il “morbo” prevede la folle clausura – teoricamente infinita, sine die – di un’umanuità imbavagliata e traumatizzata, impoverita e ridotta a gregge impaurito. Si scrive Covid, ma si legge Grande Reset: e non ha niente a che fare, con il virus “scappato” dal laboratorio di Wuhan giusto in tempo per sabotare la rielezione (scontata) di Trump, vigoroso avversario del Great Reset. A confermare la gravità della situazione, e la vastità della compromissione dei poteri coinvolti nel progetto, ecco l’inaudita arrendevolezza di Bergolio di fronte alla tesi – bugiarda, e già smentita – degli autori del piano: stiamo a casa (fino a quando?) e “andrà tutto bene”. Una menzogna epocale, capace di oscurare persino il Natale. Ora sì, siamo davvero in pericolo, se è vero che il “progetto” non si ferma davanti a niente, e pretende di privare i nonni dell’abbraccio dei nipoti anche in un giorno sacro come il 25 dicembre. Niente rinascita: è proibita, per decreto. Stavolta, l’agnello sacrificale siamo noi.C’è qualcosa di oscuro e profondo che aleggia su di noi, se si arriva a “negare” persino il Natale (niente messa di mezzanotte, vietati i raduni familiari fuori dal Comune di residenza). Peggio ancora: il Vaticano tace, la Cei non protesta. «La Chiesa cristiana, nella sua storia, è stata anche eroica: ha avuto martiri sbranati dai leoni. Dov’è finito, adesso, quel coraggio?». Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” – straordinaria rivelazione sul ruolo del back-office del potere, che oggi qualcuno chiama Deep State – denuncia il mutismo dell’alto clero cattolico di fronte al Natale 2020 “silenziato” da Conte con l’alibi della pandemia. Cattolico lui stesso, anche se “eretico”, Magaldi prende nota: è come se venisse colpita, anche simbolicamente, la valenza archetipica del Sol Invicuts, la “rinascita cosmica” emblematizzata dalla stessa, potente figura del Cristo, ovvero dalla celebrazione cristiana della natività. Come se “non dovessimo” risorgere, neppure noi, dalle tenebre nelle quali siamo stati sprofondati, da ormai quasi un anno? E’ un messaggio anomalo e sinistro (una specie di resa), quello convalidato da Bergoglio e dai sui vescovi: dovremmo dunque fingere di credere che è meglio stare chiusi in casa «ancora per settimane e mesi, forse per anni, magari per sempre», nell’attesa di uno strano messia – non esattamente cristiano – come il mitico vaccino, presentato come unica soluzione di un problema ingigantito in modo orwelliano?
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“I militari vegliano su Trump: sventeranno il golpe di Biden”
Perché nessuno dice le cose come stanno? Negli Usa «molto probabilmente è stato tentato un colpo di Stato», con i brogli delle presidenziali a vantaggio di Biden. E in attesa che le prove vengano valutate dalla Corte Suprema, «i militari Usa fanno capire che difenderanno la Costituzione a qualsiasi costo». Lo scrive Mitt Dolcino, analizzando la convulsa fase post-elettorale. Le prove del “golpe” verranno presentate alla Corte Suprema, che le valuterà fra qualche settimana. «Questo sarà l’iter legale: chiaro, ormai». Da ciò deriva che, ancora oggi, «non possiamo affermare che Biden sarà il prossimo presidente Usa», checché ne dicano i media, «che ormai sembrano un organo di propaganda globale e globalista». I dettagli salienti sarebbero infatti altri: «Da quanto è emerso fino ad ora, sia il virus di Wuhan che i dati elettorali derivanti dalle macchinette di voto e dai voti postali correlati non sono analizzati dai federali, dalla Cia o dalla polizia, ma dai militari Usa: che sono il controllore ultimo della correttezza elettorale e della sopravvivenza dello Stato costituzionale statunitense, anche e soprattutto in questi casi». Come ha specificato il capo di stato maggior, generale Mark Milley, i militari Usa «non giurano fedeltà al presidente, ma alla Costituzione: che difendono a costo della morte».Ergo: potrebbero non riconoscere (e anzi, contrastare) un presidente eletto in modo fraudolento? La seconda considerazione ancora è più intrigante, secondo Mitt Dolcino: «Forse per la prima volta in tempi di pace – diciamo, da 150 anni a questa parte – i militari Usa sono stati davvero dentro al potere esecutivo, con Trump». Fin dall’inizio del suo mandato, il presidente non ha scelto di farsi proteggere dai servizi segreti o dall’Fbi, «ossia da coloro che avevano permesso gli attentati a Jfk e Reagan». Trump «ha preferito i militari, di cui si è circondato: infatti è ancora vivo, senza postumi di traumi». Parallelamente, nel caso della più che sospetta frode elettorale di novembre, «ben ricordando come – prima del computo del voto postale e annesse macchinette – Trump aveva vinto ampiamente le elezioni, saranno sempre loro, i militari, a indagare sui flussi di dati sospettamente golpisti». I media alternativi affermano che, nel 2016, Trump avrebbe vinto «perché i militari all’ultimo momento avrebbero staccato i collegamenti satellitari (che viaggiano su canali non pubblici) con le macchinette Dominion, già presenti per il voto di allora, impedendo così la frode». Ad avvertire Trump dei sotterfugi sarebbe stato il generale Michael Rogers, allora direttore della Nsa.«Sta di fatto che, ancora oggi, sono gli apparati militari a reperire le prove della eventuale frode elettorale». Ossia: «I militari saranno quelli che supporteranno Sidney Powell (avvocato, ex procuratore, registrata anche come giudice militare) nelle sue cause alla Corte Suprema, provando il golpe elettorale». E lo faranno «con i dati dei voti ottenuti e decifrati dai canali Internet tradizionali, decrittabili alla bisogna». Secondo Mitt Dolcino, «i militari saranno dunque quelli che potranno poi intervenire, nel caso ritenessero che qualche forma di golpe elettorale fosse in corso, anche imponendo la legge marziale». Per Mitt Dolcinio, «il momento è topico». E attenzione: «Nessuno, in nessuna parte del mondo, è davvero al sicuro. A maggior ragione in Europa. E soprattutto in Italia, dove le basi militari Usa si sprecano». In altre parole: i militari americani potrebbero intervenire con la massima decisione anche sul territorio europeo, se dovesse emergere il ruolo di politici o funzionari italiani (o tedeschi) nella manipolazione elettorale negli Usa.«Faccio solo presente che il sottosuolo della base livornese di Camp Darby contiene, si dice, più carri armati di tutti i tank italiani a disposizione del nostro esercito, senza contare le grandi basi di Aviano, Ghedi e Sigonella, più altri siti coperti». In tale contesto, aggiunge Dolcino, «è pazzesco che paesi alleati facciano finta di non vedere che negli Usa, forse, un golpe c’è davvero stato». Il tentativo di “esautorare” gli Usa, recalcitranti di fronte al Grande Reset globalista, «non può finire bene, comunque vada», perché i militari lo sventerebbero. Nel caso paesi stranieri avessero ingerito contro gli Usa, «la reazione ci sarà, statene certi», scrive ancora Mitt Dolcino. «E’ infatti notizia degli scorsi giorni che militari di altissimo grado si siano espressi per la legge marziale, negli Usa, in caso di prove sufficienti – che, lo ricordo, saranno i militari stessi a reperire ed analizzare – di tentato colpo di Stato elettorale». Nel caso le prove emergessero concrete, forti e decisive, i militari – nel rispetto dei limiti costituzionali – potrebbero anche «intervenire militarmente per porre fine a tale, per ora ipotetico, tentativo di ribaltamento costituzionale “golpista”».Perché nessuno dice le cose come stanno? Negli Usa «molto probabilmente è stato tentato un colpo di Stato», con i brogli delle presidenziali a vantaggio di Biden. E in attesa che le prove vengano valutate dalla Corte Suprema, «i militari Usa fanno capire che difenderanno la Costituzione a qualsiasi costo». Lo scrive Mitt Dolcino, analizzando la convulsa fase post-elettorale. Le prove del “golpe” verranno presentate alla Corte Suprema, che le valuterà fra qualche settimana. «Questo sarà l’iter legale: chiaro, ormai». Da ciò deriva che, ancora oggi, «non possiamo affermare che Biden sarà il prossimo presidente Usa», checché ne dicano i media, «che ormai sembrano un organo di propaganda globale e globalista». I dettagli salienti sarebbero infatti altri: «Da quanto è emerso fino ad ora, sia il virus di Wuhan che i dati elettorali derivanti dalle macchinette di voto e dai voti postali correlati non sono analizzati dai federali, dalla Cia o dalla polizia, ma dai militari Usa: che sono il controllore ultimo della correttezza elettorale e della sopravvivenza dello Stato costituzionale statunitense, anche e soprattutto in questi casi». Come ha specificato il capo di stato maggiore, generale Mark Milley, i militari Usa «non giurano fedeltà al presidente, ma alla Costituzione: che difendono a costo della morte».
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La Francia: virus “sfuggito” a Wuhan. Ma i media tacciono
Cina e Oms tornano a collaborare, almeno sulla carta, per capire le origini del Covid-19. Una collaborazione che doveva partire già lo scorso maggio, ma il governo cinese si oppose perché temeva una «estrema politicizzazione» e «indagini fondate sulla presunzione di colpevolezza». La Cina aveva paura di essere incolpata: «Una responsabilità che ormai tutti denunciano, anche enti del tutto non politicizzati e assolutamente non complottisti», spiega il sociologo Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Cesnur, intervistato da Paolo Vites per il “Sussidiario”. A puntare il dito su Wuhan è il Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese, «considerato dagli stessi cinesi il secondo più autorevole al mondo». Secondo il Cnrs, il coronavirus sarebbe stato creato in laboratorio per studi sul salto genetico, producendo virus alterati: qualcosa di legittimo, fatto anche dai francesi stessi, ma sfuggito per le scarse capacità di sicurezza dei cinesi. «Qualcosa che la Cina non ammetterà mai, visto che la notizia non è stata riportata praticamente da nessuno», dice Introvigne, sottolineando la denuncia francese: «Non dicono che il virus sia stato portato fuori appositamente, ma che un incidente è possibile in un laboratorio che produce virus alterati per studiarne il salto».I francesi chiedono una moratoria su questi esperimenti, e hanno smesso di collaborare con Wuhan proprio perché non ci sarebbero le necessarie condizioni di sicurezza. «Questo rapporto sarebbe stato una bomba mediatica, ma – come si dice – è finito in cavalleria», accusa Introvigne: «Senza la collaborazione cinese ci saranno molte illazioni, ma poche parole». Si sa da tempo – osserva Vites – che l’Oms è gravemente compromessa con la Cina, che annovera molti suoi uomini all’interno della struttura. Che senso ha questo nuovo annuncio di collaborazione? «Potranno portare avanti la nuova favola complottista che li discolpa, come avevano già fatto con il salmone norvegese importato in Cina». A cosa si attaccano adesso? «Hanno ideato una nuova favola, appunto, portata avanti con molta più convinzione, tanto che ne hanno parlato in una conferenza stampa il viceministro degli esteri e tutti i quotidiani del partito comunista: il Covid sarebbe giunto in Cina tramite cibo congelato proveniente da non si sa quale paese occidentale». La cosa interessante, aggiunge Introvigne, è che ricercatori dell’Ue “specializzati in fake news” hanno identificato “Sputnik”, rete televisiva russa, come il soggetto che lanciato la notizia, subito ripresa dai cinesi.«La cosa più grave è che un funzionario dell’Oms ha rilasciato interviste in Cina dicendo che è una storia credibile e che indagheranno su di essa», sottolinea Introvigne. Russi e cinesi starebbero lavorando insieme per produrre false informazioni sul virus? «Esatto. C’è stato recentemente un incontro tra ministri della propaganda russo e cinese in cui è stata messa a punto questa strategia». Nel frattempo, si domanda Paolo Vites, l’Oms continua quindi a recitare una sorta di commedia? «Molte attenzioni sono da tempo concentrate sul segretario etiope Ghebreyesus, amico della Cina». Ma prima di lui, aggiunge Introvigne, bisogna ricordare che – per due mandati – l’Oms ha avuto una segretaria generale cinese: «Molti dei funzionari sono persone assunte durante quel periodo». Dopo quei due mandati, «la Cina ha poi manovrato perché ci fosse comunque un amico, come l’attuale segretario». Sempre secondo Introvigne, se gli Usa saranno guidati da Joe Biden faranno bene, come annunciato, a rientrare nell’Oms, proprio per condizionarla e “correggerla” dall’interno. Quanto all’Italia, le cose si complicano: a quanto pare, la Penisola è sempre più al centro delle mire cinesi.Una relazione approvata dal Copasir – ricorda Vites – sostiene che, da quando è cominciata la pandemia, la penetrazione commerciale e finanziaria cinese in Italia è aumentata moltissimo: e questo grazie al Movimento 5 Stelle, da sempre filo-cinese. «È un problema molto grave – conferma Introvigne – ma va al di là dei Cinquestelle». Attraverso il Cesnur, Introvigne si occupa anche di rifugiati cinesi che chiedono asilo politico in Italia, e su questo tema «ci sono sentenze eccellenti». Di recente, però, sarebbe stata emessa «una sentenza palesemente costruita», in favore del governo di Pechino. Sempre secondo Introvigne, l’episodio «dimostra che sull’Italia c’è uno sforzo capillare, da parte della Cina: su giornali di seconda fila, si leggono spesso articoli che sembrano veline dell’ambasciata cinese». E i 5 Stelle? «Sono stati richiamati all’ordine e Di Maio un po’ si è moderato, ma esiste un capillare lavoro cinese nel mandare veline ai giornali».Cina e Oms tornano a collaborare, almeno sulla carta, per capire le origini del Covid-19. Una collaborazione che doveva partire già lo scorso maggio, ma il governo cinese si oppose perché temeva una «estrema politicizzazione» e «indagini fondate sulla presunzione di colpevolezza». La Cina aveva paura di essere incolpata: «Una responsabilità che ormai tutti denunciano, anche enti del tutto non politicizzati e assolutamente non complottisti», spiega il sociologo Massimo Introvigne, fondatore e direttore del Cesnur, intervistato da Paolo Vites per il “Sussidiario“. A puntare il dito su Wuhan è il Centro nazionale delle ricerche scientifiche francese, «considerato dagli stessi cinesi il secondo più autorevole al mondo». Secondo il Cnrs, il coronavirus sarebbe stato creato in laboratorio per studi sul salto genetico, producendo virus alterati: qualcosa di legittimo, fatto anche dai francesi stessi, ma sfuggito per le scarse capacità di sicurezza dei cinesi. «Qualcosa che la Cina non ammetterà mai, visto che la notizia non è stata riportata praticamente da nessuno», dice Introvigne, sottolineando la denuncia francese: «Non dicono che il virus sia stato portato fuori appositamente, ma che un incidente è possibile in un laboratorio che produce virus alterati per studiarne il salto».
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La verità su virus e Cina in Italia: ora si indaga alla Camera
È possibile che dopo 11 mesi di pandemia non si conosca ancora la verità su quanto accaduto a Wuhan? «Il Covid viene dalla Cina, ma ciò che si sa del Covid è solo quello che la Cina ha deciso di farci sapere. E quel che è peggio, l’Oms, fortemente influenzata dal regime di Pechino, si è dimostrata compiacente». Non è soltanto un disastro epidemiologico, scrive Federico Ferraù sul “Sussuidiario”: è anche un caso politico di proporzioni planetarie. È per questo che la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. Nella commissione esteri della Camera è stata eppena incardinata la proposta di legge che istituisce la commissione. Primo firmatario il deputato leghista Paolo Formentini, intervistato dallo stesso Ferraù. Prima domanda: perché una commissione d’inchiesta? «Tanti virologi in tutto il mondo hanno denunciato l’inefficienza dell’Organizzazione mondiale della sanità, e questo punto pare acclarato», dice Formentini. «Non intendo trarre conclusioni affrettate, ma le voci che si levano in questa direzione sono tante, e per questo vanno valutate con estrema attenzione».Quali sono gli elementi che non tornano? «Il grande ritardo nella comunicazione della pandemia all’Oms da parte della Cina, e poi dell’Oms al mondo. Come è stato ampiamente osservato, l’Oms si è dimostrata indulgente nei confronti della Cina. Fattori geopolitici inducono a mettere in relazione questo elemento con la penetrazione della Cina in Africa, compreso il paese – l’Etiopia – di provenienza del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus». Sulla pandemia, sottolinea Formentini, non esiste ancora un’indagine dipendente. Era stata «richiesta a gran voce da più di un centinaio di paesi», ma ancora oggi «tutto procede a rilento». Motivo? «Per coordinarla sono state scelte figure pregiudizialmente favorevoli alla Cina, come l’ex presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf. E i panel di lavoro risultano composti da scienziati graditi alla Cina o scelti direttamente da Pechino. Passano i mesi – aggiunge Formentini – e su ciò che è accaduto a Wuhan si continua a non sapere niente di più di quanto Pechino ha concesso di sapere».Formentini ricorda che la Lega ha chiesto inutilmente al governo Conte se l’Italia volesse imitare gli Usa, che dall’Oms si sono ritirati. Durante un’audizione alla Camera, lo stesso Formentini ha chiesto a Ranieri Guerra (Oms) se potesse escludere al 100% che il virus possa avere una origine artificiale. «Guerra, dopo mille premesse e cautele, mi ha detto che no, in modo assoluto non poteva escluderlo». La situazione è confusa: la virologa cinese Li-Meng Yan ha parlato di produzione del virus in laboratorio, mentre altri autorevoli virologi come Giorgio Palù non lo escludono, ma sospendono il giudizio in attesa di verifiche. Formentini insiste sull’aspetto geopolitico del problema: «È solo dopo ripetuti richiami, da ultimo quello di Mike Pompeo, che il nostro governo sembra essersi ricollocato in un’ottica filo-atlantica, malgrado la presenza del M5S». Un nodo spinoso, a quanto pare: «Il rapporto dei 5 Stelle con la Cina è sicuramente un elemento da mettere sul tavolo. In ogni ufficio di presidenza della commissione esteri chiedo ormai da mesi che il ministro Di Maio venga in audizione e illustri lo stato attuale delle relazioni bilaterali Italia-Cina». Con quali risultati? «Zero. Non è mai venuto, e questo sta creando imbarazzo».Paolo Formentini sostiene che la Lega abbia accolto con scetticismo, nel marzo 2019, l’accelerazione politica che ci fu sul “memorandum of understanding” sulla Nuova Via della Seta. Colpa del governo gialloverde, che «non funzionava». Ovvero: «Ognuno dei due partiti cercava di dettare l’agenda politica e si procedeva a scatti con grande difficoltà, tanto è vero che poi è finita come sappiamo. Però Salvini disse subito: commerciamo con tutti, ma senza mettere in pericolo la sicurezza nazionale, questo è il punto di caduta». Quanto al 5G, aggiunge Formentini, «fino a prova contraria siamo tra quelli che si sono spesi più di tutti gli altri contro il 5G di Huawei e Zte: chiedere a Raffaele Volpi, presidente del Copasir». La mancanza di trasparenza sul virus da parte di Cina e Oms – domanda Ferraù – è l’unico aspetto che attende chiarezza? No, assicura Formentini. «Nella primavera scorsa c’è stata una vera e propria infodemia: la Cina ha scatenato una guerra dell’informazione e invaso i social con commenti pro-Pechino. Lo ha dichiarato anche l’Unione Europea, con un report uscito il 24 aprile scorso, di cui diede notizia a suo tempo un servizio di “Formiche”».«A me interessa segnalare il pericolo di una deriva geopolitica del nostro paese verso la Cina», aggiunge il deputato leghista. «In marzo-aprile scorso, il governo e i principali media raccontavano che la Cina stava aiutando e salvando l’Italia. Non è esattamente così», dice Formentini. «Il Copasir ha approvato una relazione in cui documenta che la penetrazione commerciale e finanziaria della Cina in Italia è aumentata in conseguenza del coronavirus». Intanto, rimarca Ferraù, nella scorsa primavera «abbiamo assistito a un’overdose informativa, sul Covid». Nei mesi precedenti può aver inciso una “zona grigia” sotto il profilo dell’informazione, anche istituzionale? «Se “zona grigia” c’è stata, e il condizionale è d’obbligo perché la commissione d’inchiesta dovrà valutarlo in modo rigoroso – dice Formentini – il pensiero che sorge spontaneo è che sia stata dettata dall’enorme fiducia che il nostro governo aveva nei confronti della Cina, la stessa fiducia che dimostrava verso l’Oms». Lo dimostra anche l’esito dell’interrogazione leghista per valutare la sospensione dei contributi italiani all’Oms: «La risposta è stata un elogio a tutto campo dell’Oms».È possibile che dopo 11 mesi di pandemia non si conosca ancora la verità su quanto accaduto a Wuhan? «Il Covid viene dalla Cina, ma ciò che si sa del Covid è solo quello che la Cina ha deciso di farci sapere. E quel che è peggio, l’Oms, fortemente influenzata dal regime di Pechino, si è dimostrata compiacente». Non è soltanto un disastro epidemiologico, scrive Federico Ferraù sul “Sussuidiario“: è anche un caso politico di proporzioni planetarie. È per questo che la Lega ha chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta “sulle cause dello scoppio della pandemia di Sars-Cov-2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’Oms per evitarne la propagazione nel mondo”. Nella commissione esteri della Camera è stata eppena incardinata la proposta di legge che istituisce la commissione. Primo firmatario il deputato leghista Paolo Formentini, intervistato dallo stesso Ferraù. Prima domanda: perché una commissione d’inchiesta? «Tanti virologi in tutto il mondo hanno denunciato l’inefficienza dell’Organizzazione mondiale della sanità, e questo punto pare acclarato», dice Formentini. «Non intendo trarre conclusioni affrettate, ma le voci che si levano in questa direzione sono tante, e per questo vanno valutate con estrema attenzione».
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“Non sarà il medioevo di Viganò a sconfiggere le tenebre”
Curioso, che chi demonizza la massoneria tout court e tifa per Donald Trump “non sappia” che lo stesso Trump è massone. Ancora più curioso è che a farlo sia un alto prelato, divenuto arcivescovo nell’era Wojtyla: «Un pontefice eletto grazie anche ai buoni uffici della massoneria più reazionaria, allora incarnata da personaggi come il potentissimo Zbigniew Brzezinski», anche lui di origine polacca (e tanto longevo da “fabbricare”, trent’anni dopo, il mito del cavaliere buono nella persona del suo pupillo Barack Obama, tuttora in azione accanto a Kamala Harris e all’ologramma quasi-presidenziale di Joe Biden). E poi: come dimenticarle, le foto di Brzezinski in Afghanistan in compagnia di un altro dei suoi protetti, Osama Bin Laden, al tempo in cui il cosiddetto fondamentalismo islamico – di marca Cia, in realtà – “serviva” a supportare i mujaheddin (non ancora Talebani) contro l’invasione sovietica del paese asiatico che si incunea tra la Cina e “l’impero” russo? Fa sorridere, in fondo, anche un altro aspetto: il prelato apocalittico finito sui giornali criminalizza Joe Biden, che è formalmente cattolico, mentre il suo beniamino (Trump) è classificato tra gli evangelici, cioè i protestanti, contro cui il Vaticano scatenò le guerre di religione.
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Prigionieri del Grande Imbroglio: dai media, bugie mondiali
Gli italiani sono chiusi in casa nelle zone rosse, mentre i migranti africani sbarcano a migliaia: alla propaganda di Salvini (che ha bisogno di farsi perdonare l’aver accettato il lockdown-bis) aderisce improvvisamente Di Maio, alimentando così i “rumor” sull’improvvisa precarietà del premier Conte, spaventato dalle proteste in corso contro il coprifuoco prenatalizio che rischia di stroncare definitivamente un paese il cui debito pubblico, denominato in euro e quindi non azzerabile, si sta avvicinando al 180% del Pil. Se si legge il “Corriere della Sera”, si va a sbattere contro due notizie da prima pagina che fanno a pugni tra loro: Walter Ricciardi invoca la clausura a oltranza, mentre Roberto Bernabei ribadisce che, di Covid, continuano a morire quasi solo persone molto anziane e molto malate. Ricciardi, longa manus dell’Oms e deus ex machina del ministero della sanità, dice testualmente: «Due settimane di lockdown non bastano, Wuhan insegna che serve più tempo» (come se l’Italia non si fosse già fermata per 80 giorni, in primavera: con quali risultati?). Il geriatra del Policlinico Gemelli, membro del Comitato Tecnico-Scientifico, sembra replicare a distanza: «Per morire di Covid devi avere più di 80 anni e almeno tre patologie». Per cosa stiamo bloccando il paese, allora? Ha forse a che fare con qualcos’altro? Per esempio, con l’incredibile rissa elettorale statunitense, che i giornali faticano a raccontare in modo corretto?
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L’America nella nebbia: nel 2000 i brogli favorirono Bush
Nel calcio, quando il campo da gioco è invaso dalla nebbia e la visibilità scende a zero, l’arbitro interrompe la partita: la cosa migliore sarebbe rigiocarla. L’ecltoplasma chiamato Joe Biden, il vecchio che in pubblico sbaciucchia le bambine e in privato manda avanti il figliolo a fare affari inconfessabili coi peggiori oligarchi cinesi e ucraini, sta forse per vincere le elezioni più nebbiose della storia americana? Nella regione industriale dei Grandi Laghi, dove Donald Trump aveva appena incassato una squillante vittoria sulla base delle schede votate da elettori in carne e ossa, la strana nebbia blu dei “democrat” alla Nancy Pelosi, quella secondo cui alla fine vincerà Biden, in un modo o nell’altro, sta facendo letteralmente sparire dalla vista il perimetro dello sport politico più importante del pianeta? Un gioco di prestigio, costruito con tonnellate di schede pre-stampate, sta davvero trasformando in un ricordo la lealtà costituzionale delle presidenziali statunitensi? Elezioni-evento, adrenalinicamente esasperate e decantate come specchio dell’innocenza sostanziale del maggior impero del pianeta, formidabile motore – negli ultimi cent’anni – di tutto il meglio e tutto il peggio che il mondo ha potuto assaggiare. Anche questo (insieme alla nostra sicurezza sanitaria) sta dunque per finire, nella nebbia della Rust Belt invasa da voti postali stampati in serie?E’ quanto sostiene il presidente teoricamente destinato a restare in carica fino al 22 gennaio 2021, quell’impresentabile e insopportabile Uomo Nero che è riuscito a mandare in bestia milioni di cittadini, non solo americani, per i suoi modi studiatamente sbrigativi, atipici, deliberatamente alieni rispetto all’ipocrisia corrente del politicamente corretto, che nasconde i suoi orrori geopolitici dietro sorrisi, diplomazia, minuetti e lanci a canestro come quelli nei quali eccelle Barack Obama, l’equivoco vivente più famoso del mondo, iscritto per sbaglio nel campionato dei Buoni in cui milita anche il pontefice romano che ha adottato il nome di Francesco d’Assisi. Dai palazzi vaticani starà certo osservando lo spettacolo della nebbia anche lui, il Papa argentino che convisse a lungo coi generali fascisti tra i fantasmi dei desaparecidos, e che – poche settimane fa – è stato brutalmente accusato, proprio dall’amministrazione Trump, di avere stipulato per la prima volta nella storia una sorta di patto col diavolo, concedendo al governo di Pechino il potere di designare i vescovi cattolici nel subcontinente post-maoista, ora arruolato a pieno titolo nel fronte turbo-mondialista di Davos, quello che da tempo sognava e prevedeva un’epidemia coi fiocchi, come quella che ha paralizzato il mondo e soprattutto inceppato la scontatissima rielezione di Donald Trump.A proposito: è letteralmente impazzito, il 45esimo presidente degli Stati Uniti? Nel contestare in modo così aspro il risultato, a spoglio ancora in corso, non si rende conto di lesionare il prestigio istituzionale della superpotenza? Cosa spinge il presidente uscente ad agire in modo tanto avventato, almeno in apparenza, senza curarsi del pericolo di veder riesplodere nelle strade americane la violenza scatenata nei mesi scorsi dalle squadracce neofasciste di Antifa, prezzolate per strumentalizzare le sacrosante proteste per la barbara uccisione di George Floyd da parte della polizia? La celebratissima “prima democrazia del mondo” rischia di dare uno spettacolo di sé paragonabile a quello del magistrale affresco storico realizzato da Martin Scorsese in una pellicola come “Gangs of New York”? Il momento è altamente drammatico: come quando, nel 1991, il mondo intero restò col fiato sospeso di fronte alle imprese dei golpisti di Mosca che avevano deposto e sequestrato Gorbaciov, l’eroe che aveva invano sperato in un vero, umanissimo “nuovo ordine mondiale”, basato sulla concordia e la cooperazione, dopo l’infinito logoramento della guerra fredda, sotto il ricatto incrociato del terrore nucleare.In attesa di capire quali colpi di scena si consumeranno ancora dalle parti di Washington, in una partita che non può che includere anche il Pentagono, oltre all’evocazione (fuori misura?) della Corte Suprema come estremo arbitro della contesa più pazza di sempre, è inevitabile scorgere la platea che se lo sta godendo, lo spettacolo della nebbia. Accanto a Obama e Bergoglio, nella platea è facile scorgere il diletto Macron, onorato in Vaticano il giorno dopo aver insultato il governo italiano, due anni fa. Il presidente che faceva picchiare i migranti africani rispedendoli in Italia ha appena bombardato il Mali, per rappresaglia dopo gli attentati di Nizza, con la scusa dell’origine maliana di uno dei killer. Sul suo sito, Mitt Doclino segnala un dettaglio: il Mali aveva tentato di smarcarsi dalla stretta coloniale francese, chiedendo aiuto proprio agli Stati Uniti. Vi rendete conto – si domanda Mitt Doclino – che fine farebbe l’Italia, se venisse meno anche l’ultimo paracadute americano, di fronte all’aggressività dell’ordoliberismo franco-tedesco? Per inciso: siamo il paese che si è lasciato “scippare” dalla Francia persino la vetta del Monte Bianco. Bel simbolo: il tetto d’Europa non sarebbe più italiano, se si continuasse a lasciar fare, seguendo l’esempio degli inesistenti Conte e Di Maio, letteralmente non pervenuti.Si dirà che Conte e Di Maio hanno ben altre rogne di cui occuparsi, oggi. Di Maio, poi, può godersi il suo cretaore, Beppe Grillo, che sciorina sul suo blog la mappa del Bengodi, il nuovo planisfero del “reddito universale” cui sarebbero destinati i superstiti del Great Reset, quelli ancora vivi dopo l’accurata distruzione della sovranità economica. Impossibile non notare anche l’ex comico, nella nebbia della tribuna che si sta gustando lo scempio americano. Impossibile non immaginare un intero parterre di potentissimi padreterni, pronti a ridere largo di fronte al voto postale statunitense: George Soros e gli uomini di Davos, il cinese Xi Jinping, i padroni del web e quelli delle televisioni, il mitologico Bill Gates coi suoi vaccini e i suoi microchip, l’altrettanto favoloso Elon Musk con le sue “costellazioni” di satelliti 5G. Tutti a tifare contro il Puzzone della Casa Bianca: interi settori del Deep State più maleodorante, gli “specialisti” di antiterrorismo che hanno assistito al dilagare indisturbato del terrorismo, i club più esclusivi di Big Pharma e il loro guru mondiale Anthony Fauci, buon amico del presidente etiope di un’Oms ormai largamente finanziata dalla Cina, il colosso globalista teleguidato da azionisti come Vanguard, State Street e BlackRock.E’ vero che il nebbione è fitto, ma solo un cieco potrebbe non vedere il ponte velenoso che collega Wuhan a Washington. L’ultima volta che negli Usa qualcuno denunciò brogli elettorali, sappiamo come finì: Al Gore rimase a casa, e venne eletto Bush. Era il 2001: poco dopo crollarono le Torri Gemelle ed esplose l’inferno in Afghanistan e in Iraq. Il mondo non sarebbe più stato lo stesso. E’ la medesima canzone che intonano, non da oggi, i profeti del Grande Reset: state a casa, andrà tutto bene, ce ne occuperemo noi. Parola d’ordine: tremare e obbedire. Al netto della cecità dei più ottusi, era proprio questa – la libertà – la vera posta in gioco nelle “elezioni del secolo”, che hanno opposto il controverso “patriota” Trump a un flebile ometto di cartapesta, un semplice prestanome dai capelli bianchi. Finisce qui, l’incontro? Qualche arbitro fischierà la fine e The Donald si ritirerà, come fece Gore nonostante l’imbroglio dei voti della Florida presieduto dal governatore Jeb Bush, fratello del candidato presidente? Questo tempo che stiamo vivendo – tra mascherine e lockdown, distanziamento e coprifuoco, strategia della paura e disinformazione martellante a reti unificate – ha l’aria di essere davvero apocalittico, cioè rivelatore: a questo è servito, essenzialmente, l’indice accusatore agitato, spesso fuori misura, dall’urlatore Donald Trump, che ora si dichiara frodato dalla nebbia, il più subdolo dei trucchi.Nel calcio, quando il campo da gioco è invaso dalla nebbia e la visibilità scende a zero, l’arbitro interrompe la partita: la cosa migliore sarebbe rigiocarla. L’ecltoplasma chiamato Joe Biden, l’anziano signore che in pubblico sbaciucchia le bambine e in privato manda avanti il figliolo a fare affari inconfessabili coi peggiori oligarchi cinesi e ucraini, sta forse per vincere le elezioni più nebbiose della storia americana? Nella regione industriale dei Grandi Laghi, dove Donald Trump aveva appena incassato una squillante vittoria sulla base delle schede votate da elettori in carne e ossa, la strana nebbia blu dei “democrat” alla Nancy Pelosi, quella secondo cui alla fine vincerà Biden, in un modo o nell’altro, sta facendo letteralmente sparire dalla vista il perimetro dello sport politico più importante del pianeta? Un gioco di prestigio, costruito con tonnellate di schede pre-stampate, sta davvero trasformando in un ricordo la lealtà costituzionale delle presidenziali statunitensi? Elezioni-evento, adrenalinicamente esasperate e decantate come specchio dell’innocenza sostanziale del maggior impero del pianeta, formidabile motore – negli ultimi cent’anni – di tutto quello che il mondo ha potuto assaggiare. Anche questo (insieme alla nostra sicurezza sanitaria) sta dunque per finire, nella nebbia della Rust Belt invasa da voti postali stampati in serie?
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Conte è fermo a Wuhan: per fermare il virus uccide l’Italia
Mentre si parla sempre più intensamente di ritorno dell’emergenza sanitaria e di lockdown totale del paese, forse occorre ripensare l’ordine delle cose. Il problema grave per l’Italia oggi non è tanto quello sanitario, ma quello economico e politico. Perché c’è confusione e allarme per la situazione sanitaria in Francia ma lì non ci sono proteste e in Italia sì? Perché lì i gilet gialli sono spariti e qui sono arrivati con proteste disordinate e teppistiche che hanno illuminato le notti di molte città negli ultimi giorni? Qual è oggi la differenza tra Francia e Italia? La situazione sanitaria in Francia è forse peggiore che in Italia, ma in Francia ci sono piani per il rilancio economico del Paese, presentati già a Bruxelles, e c’è un governo che funziona. In Italia la situazione sanitaria è forse migliore ma non ci sono piani veri per la ripresa economica; il governo alla fine dell’anno avrà bruciato cento miliardi in sussidi e cassa integrazione, senza idee di sviluppo, e tutto sulle spalle della Banca Centrale Europea, che non potrà andare avanti ad acquistare titoli all’infinito; i centri delle città, una volta salotti della nazione, oggi sono un cimitero di negozi chiusi che in molti casi non riapriranno più.In otto mesi Piazza Affari ha bruciato 25 miliardi di valore e alla fine dell’anno il rapporto debito pubblico/Pil potrebbe arrivare al 200%. Se non oggi o domani, dopodomani arriverà il redde rationem con il crollo generalizzato. A meno che non si prepari una diga. Quindi in Francia si può fare affidamento su un progetto politico-economico, in Italia no. Il mix di débâcle sanitaria e débâcle economico-politica può essere fatale per un paese. Ciò significa che se il discorso si ferma sulla sanità, si confonde il dito con la luna. La peste del ‘600 a Milano, quella raccontata da Manzoni, fece più morti con gli assalti ai forni che con i bubboni passati dagli effluvi fatali, e così è stato per tutte le pesti della storia. Oggi la moderna sanità cura meglio la peste attuale, ma a prezzo di costi forse ancora maggiori su economia e politica. Occorre investire per una sanità migliore e per creare nuovi posti di lavoro. Ieri semplicemente non c’erano i mezzi; oggi, rispetto ai secoli scorsi, ci sono organizzazioni finanziarie in grado di mobilitare risorse che ieri erano impossibili ma c’è sempre bisogno di un progetto.Oggi come in passato le epidemie sono occasioni per rilanciare un paese o affossarlo. La peste del VI secolo distrusse le ambizioni dell’imperatore bizantino Giustiniano, quella del XIV secolo aprì le porte al Rinascimento. Per questo la vera grande sfida italiana è politico-economica. Nell’Asia di tradizione sinica, nella stessa Cina ma anche in Corea, Giappone, Taiwan, paesi con una tradizione di Stato più strutturato e organizzato, la risposta è stata migliore. In Italia in particolare e in Occidente più in generale occorre avere nuovi progetti politico-economici per il futuro che viene dopo la peste. In particolare in Cina, ma anche in Corea o altrove in Asia non ci sono stati chiusure generalizzate ed eguali per tutti. Anche a febbraio, quando la Cina si è fermata e bloccata, non ovunque tutto si è fermato allo stesso modo. Wuhan, l’epicentro del Covid, era serrata con ronde di polizia per evitare che la gente uscisse per strada, ma a Pechino, anch’essa deserta, le regole erano più lasche. In Italia la chiusura sembra essere diventata il terreno di scontro politico tra maggioranza e opposizione, tra governo centrale e Regioni. Questo appare pazzesco e forse è anche criminale. Ovviamente la responsabilità ultima è del governo centrale, che solo ha gli strumenti per applicare le misure necessarie.Nascondersi dietro cavilli giuridici da azzeccagarbugli in questo momento è forse politicamente assassino, perché comporta poi la morte di malattia o di stenti di tante persone. Se si pensa che in questa situazione ci voglia una responsabilità condivisa allora, come in tante emergenze, ci vuole un governo di unità nazionale. Ma in linea di principio, come è accaduto in Asia e in Cina, si dovrebbero bloccare i comuni, le zone di una grande città in pericolo, non le regioni e neppure tutto il paese. Si tratta di misure di difficile attuazione, specie poi se, come oggi, mancano piani di rilancio politici ed economici che diano fiducia sul futuro. Una proibizione uguale per tutti è la scelta più facile, ma così si danneggia il paese malato insieme alla malattia. Bisogna salvare il malato e distruggere la malattia. Se si distrugge il malato insieme alla malattia, il medico, in questo caso il governante, ha fallito. Perché l’Italia è a questo punto? Si direbbe per un mix di incompetenza e ambizione: volere rimanere al potere a tutti i costi. In ciò si vede certamente l’opera di un genio della comunicazione, Rocco Casalino, in un governo senza geni. Forse è questo il nodo superficiale e insieme profondo, il punctus puncti scolastico, da affrontare.(Francesco Sisci, “Il governo Conte è fermo a Wuhan, ora impari da Pechino e Sud Corea”, dal “Sussidiario” del 2 novembre 2020).Mentre si parla sempre più intensamente di ritorno dell’emergenza sanitaria e di lockdown totale del paese, forse occorre ripensare l’ordine delle cose. Il problema grave per l’Italia oggi non è tanto quello sanitario, ma quello economico e politico. Perché c’è confusione e allarme per la situazione sanitaria in Francia ma lì non ci sono proteste e in Italia sì? Perché lì i gilet gialli sono spariti e qui sono arrivati con proteste disordinate e teppistiche che hanno illuminato le notti di molte città negli ultimi giorni? Qual è oggi la differenza tra Francia e Italia? La situazione sanitaria in Francia è forse peggiore che in Italia, ma in Francia ci sono piani per il rilancio economico del Paese, presentati già a Bruxelles, e c’è un governo che funziona. In Italia la situazione sanitaria è forse migliore ma non ci sono piani veri per la ripresa economica; il governo alla fine dell’anno avrà bruciato cento miliardi in sussidi e cassa integrazione, senza idee di sviluppo, e tutto sulle spalle della Banca Centrale Europea, che non potrà andare avanti ad acquistare titoli all’infinito; i centri delle città, una volta salotti della nazione, oggi sono un cimitero di negozi chiusi che in molti casi non riapriranno più.
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Lockdown eterno e campi di detenzione: voci dal Canada
«Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui» (Primo Levi, “Se questo è un uomo”). Lo chiamano The Great Reset, ne hanno parlato a Davos a giugno, al World Economic Forum. Lo sostengono varie lobby internazionali, la fintech, Bill Gates con il suo Id2020, digitalizzazione degli umani, il suo Gavi, attraverso le vaccinazioni a tutti gli umani, Msn con il brevetto di rilevazione dei dati biometrici, con la criptovaluta a mining umano. Soros con il Bretton Woods II e la moneta digitale mondiale. La Rockefeller Foundation che sta promuovendo la sperimentazione del common pass, un passaporto sanitario che si sta sperimentando anche in Svizzera e in Canada, e presto ovunque. Ma di cosa si tratta esattamente? Cos’è questo reset? E’ il vecchissimo – vecchio come Matusalemme – “tabula rasa” di babilonica memoria: in un sistema di moneta debito, inventato 5.000 anni fa con la creazione della scrittura – onore all’autore David Graeber morto recentemente, che ha scritto “Cinquemila anni di debito” – la moneta debito, regolarmente, dev’essere cancellata – tabula rasa – perché quando il debito diventa insostenibile vanno condonati i debiti di tutti i cittadini, altrimenti rischiano di scappare al controllo dell’organizzazione del lavoro. E così i sumerobabilonesi facevano un giubileo ogni 49 anni.Ma questo inizialmente. Poi, con il passare dei secoli tale pratica fu abbandonata per una più cruenta e spietata: la guerra. Con la guerra si rimettono a zero i debiti incagliati e li si ristrutturano a vantaggio dei creditori guerrafondai che solitamente aizzano le due parti. Con la guerra i grands argentiers si garantiscono il bottino e l’indebitamento per la ricostruzione del paese per le future generazioni, fino a quando ritorna la necessità di reset, provocata dal debito circolante + gli interessi: aumento esponenziale, matematicamente parlando. E ricomincia la giostra. Anche le pestilenze del passato hanno assolto a quel ruolo di far crollare le banche dei Bardi e Peruzzi – dopo il fallimento della banca dei Bonsignori – che avevano indebitato i sovrani di mezzo mondo; fallimenti che avvennero anche con la complicità dei Veneziani, che ritirarono l’oro dai loro depositi presso i banchi fiorentini. Per inciso, la peste del 1349 arrivò dalla Cina attraverso la Via della Seta, controllata da Mongoli e Veneziani. Giusto per fare un parallelismo. E oggi, che il mondo è arrivato al necessario reset del debito, che cosa fanno i grands argentiers, i Veneziani di oggi?Con l’aiuto di una pandemia dai contorni inquietanti e dubbi, proveniente da un laboratorio di Wuhan – inaugurato dalla Francia, finanziato dall’Ue, gemellato con un laboratorio di Francoforte e facente parte di programmi di ricerca dell’Oms – si vuole azzerare il debito ma in un modo quanto mai cruento e spietato: schiavizzando con la fintech l’umanità intera. La scusa sarebbe il vaccino Covid, e il regime economico: il comunismo. Il cavallo di Troia? Il reddito universale per tutti, o almeno per quasi tutti. I dissidenti nel gulag. Anzi tutti tra il lockdown e i campi prima di potersi “liberare” con il chip o i dot quantici nel vaccino. A proposito di gulag, un’ipotesi che sta prendendo forma, si sta concretizzando. Ce lo dice l’interrogazione ufficiale di un deputato canadese dell’Ontario. Che chiede spiegazioni al ministro sul piano di costruzione di una rete di campi di detenzione e isolamento nella sua provincia – ma che riguarda il paese intero e il mondo itero – poi il microfono viene tagliato sul più bello. «A settembre il governo federale ha pubblicato un avviso di manifestazione di interesse destinato agli imprenditori per fornire, costruire e gestire campi di quarantena-isolamento in tutte le province e in tutti i territori del Canada. Ma questi campi di isolamento non sono destinati solo alle persone con il Covid, bensì a tutta una serie di altre categorie di persone».«Sicuramente il governo è al corrente dell’intenzione di costruire questi campi di isolamento in tutto il paese e la mia domanda al ministro è: quanti campi saranno costruiti e quante persone ha l’intenzione questo governo di detenere in questi campi?». Questa la prima domanda di Randy Hillier, a cui risponde il premier dell’Ontario. Risposta: «E’ vero che quando i cittadini lasciano il paese e poi ritornano, le province e il governo federale suggeriscono che si auto-isolino, questa è stata la pratica ed è stata efficiente non solo nell’Ontario ma in tutto il paese. E faremo in modo di raddoppiare gli sforzi perché i cittadini dell’Ontario siano messi in sicurezza. Quindi, se l’onorevole si riferisce al fatto che quando un cittadino esce dalla provincia o dal paese debba rimanere isolato per due settimane, al ritorno, rispondo che è stata una buona pratica e che ha funzionato. Anche questa Camera ha fatto la stessa cosa da quando siamo tornati. Quindi faremo tutto quanto è possibile per fare in modo che queste Camere lavorino e che i cittadini dell’Ontario siano messi in sicurezza».Risposta dell’onorevole Hillier: «Signor speaker, qua c’è il capitolato del bando di gara, e in questo capitolato è impiegato un linguaggio chiaro per esprimere che questi campi possono essere utilizzati per una serie di persone, che non si limitano ai viaggiatori, anzi i viaggiatori internazionali non sono neanche citati. Parla solo di “una vasta categoria di persone”. Vi invio la copia del capitolato. Quindi, il vostro governo sta negoziando ed è consapevole di questi piani per detenere e isolare cittadini e residenti del nostro paese e della nostra provincia. Signor speaker, chiedo al primo ministro dove saranno costruiti questi campi, quante persone saranno detenute e per quali ragioni potranno le persone essere detenute in questi campi di isolamento, e vorrei che il premier garantisse al popolo di Ontario…». E qua il microfono viene bruscamente tagliato. Censura. E poi, sempre dal Canada, c’è questa seconda fuga di notizie, che chiarisce con una luce sinistra l’interrogazione del deputato dell’Ontario. Si tratta di un documento che descrive una riunione avvenuta al gabinetto del primo ministro canadese Trudeau, in cui si prevede un secondo lockdown, e i campi di detenzione per chi rifiuta.L’informazione proviene da un deputato insider, che fa parte del partito liberale canadese e le informazioni provengono da una riunione nel Comitato di pianificazione strategica dal gabinetto del premier. «Lo faccio per i miei bambini e tutti gli altri, dice, per un futuro migliore». Il 30% del Comitato di pianificazione, pur non essendo soddisfatto delle politiche del governo e della direzione presa dal Canada, è stato ignorato dagli altri membri del Comitato. La tabella di marcia impartita dal Comitato di pianificazione del governo del Canada, è la seguente: istituire progressivamente un secondo lockdown su base continua prima nelle metropoli e poi nelle periferie entro novembre 2020; accelerare la costruzione dei campi di isolamento/quarantena entro dicembre 2020; è previsto l’aumento esponenziale dei casi e dei decessi, per fine novembre 2020; un secondo lockdown completo e totale molto più severo del primo, per fine dicembre 2020 e inizio gennaio 2021; la riforma e la trasformazione del sistema di sussidi di disoccupazione per la transizione verso un reddito universale, previsto per il primo trimestre 2021; la programmazione di una mutazione del virus Covid-19 con un altro virus chiamato Covid-21 che porterà a una terza ondata con un tasso di infezione e di decessi molto più elevato, per febbraio 2021.I nuovi casi di ricovero per Covid-19 e Covid-21 supereranno le capacità ospedaliere, per il primo e secondo trimestre del 2021. Restrizioni di lockdown migliorativo, chiamate “terzo lockdown”, saranno attuate con il divieto totale di viaggio anche tra città e paesi, secondo trimestre 2021. L’inserimento nel progetto di reddito universale, per il secondo trimestre 2021. L’interruzione programmata delle catene di rifornimento e degli stock, con grande instabilità economica, prevista per la fine del secondo trimestre 2021. Dispiegamento di militari nelle metropoli e nelle principali strade per instaurare posti di blocco e limitare gli spostamenti, al terzo trimestre 2021. Parallelamente a questo programma si è parlato di una transizione economica senza uguali in cui forzare i cittadini. Per compensare il crollo economico internazionale, il governo federale offrirà un taglio del debito, dei debiti personali, dei prestiti e delle ipoteche, grazie al Fmi, nell’ambito del programma mondiale di reset del debito; in cambio, i cittadini perderanno per sempre la proprietà privata di qualsiasi bene e dovranno partecipare al programma di vaccinazione Covid-19 e Covid-21 grazie al quale potranno viaggiare anche in pieno lockdown con un pass sanitario per il Canada. La stessa cosa vale per tutti i paesi del mondo.I membri del Comitato hanno chiesto chi saranno i proprietari dei beni confiscati, e cosa succederà agli istituti di credito: la risposta è stata solo che il programma di reset del debito del Fmi si incaricherà di tutti i dettagli. Il nulla assoluto. Altri membri si sono chiesti cosa succederà ai cittadini che rifiuteranno di partecipare al World Debt Reset del Fmi e al passaporto sanitario Health Pass, e la risposta è stata che i membri del Comitato devono elaborare un piano per fare di tutto perché non si produca mai il rifiuto, e che ne va nell’interesse di tutti i cittadini partecipare. Chi rifiuta vivrà indefinitamente rinchiuso, e quelli che rifiutano il programma di World Debt Reset saranno considerati come un rischio per la salute pubblica, e saranno rinchiusi per sempre se non accettano il programma di cancellazione del debito. Questo è quanto è stato diffuso da un membro del partito liberale canadese che ha partecipato ad una riunione del Comitato di programmazione tecnica del governo canadese. Questo è il programma per tutti i paesi del mondo intero. Tutti i membri che si sono opposti o che hanno fatto domande, sono stati ignorati. Quando vi dicevo che il punto di cui nessuno vuole parlare è la moneta, ma che è questa che muove il male? E che è questa che va riformata in senso di cassa, distributivo, e non debito verso parti terze. Adesso lo sapete.(Nicoletta Forcheri, “Fughe di notizie dal Canada sul grande reset: campi di detenzione e tabella di marcia”, da “Scenari Economici” del 26 ottobre 2020. Glottologa e traduttrice formatasi tra Olanda, Belgio e Regno Unito, la Forcheri ha lavorato per tribunali, Europol e Interpol, polizia giudiziaria, comitati e multinazionali, studi legali internazonali; a lungo attiva presso l’agenzia di stampa Agence Europe, ha operato anche al Parlamento Europeo e alla Commissione Europea).«Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui» (Primo Levi, “Se questo è un uomo”). Lo chiamano The Great Reset, ne hanno parlato a Davos a giugno, al World Economic Forum. Lo sostengono varie lobby internazionali, la fintech, Bill Gates con il suo Id2020, digitalizzazione degli umani, il suo Gavi, attraverso le vaccinazioni a tutti gli umani, Msn con il brevetto di rilevazione dei dati biometrici, con la criptovaluta a mining umano. Soros con il Bretton Woods II e la moneta digitale mondiale. La Rockefeller Foundation che sta promuovendo la sperimentazione del common pass, un passaporto sanitario che si sta sperimentando anche in Svizzera e in Canada, e presto ovunque. Ma di cosa si tratta esattamente? Cos’è questo reset? E’ il vecchissimo – vecchio come Matusalemme – “tabula rasa” di babilonica memoria: in un sistema di moneta debito, inventato 5.000 anni fa con la creazione della scrittura – onore all’autore David Graeber morto recentemente, che ha scritto “Cinquemila anni di debito” – la moneta debito, regolarmente, dev’essere cancellata – tabula rasa – perché quando il debito diventa insostenibile vanno condonati i debiti di tutti i cittadini, altrimenti rischiano di scappare al controllo dell’organizzazione del lavoro. E così i sumerobabilonesi facevano un giubileo ogni 49 anni.
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Se un giorno ci chiedessero di camminare a quattro zampe
Si sveglieranno anche i dormienti senza speranza, quelli in preda all’eterno riposo del letargo profondo, il giorno in cui qualcuno dovesse ordinare loro di camminare a quattro zampe, proprio come le pecore, magari perché il mitico virus galleggia a mezz’aria e quindi insidia solo chi passeggia eretto? Che faccia avrebbe fatto, l’Uomo di Vitruvio, se gli avessero raccontato che un giorno lontanissimo, nel 2020, sarebbero esistiti italiani in grado di circolare da soli, in aperta campagna, con il volto coperto e i polmoni in carpione, marinati a fuoco lento con pochissimo ossigeno e un’overdose di anidride carbonica? E se davvero esistesse, il mefistofelico Dottor Stranamore, cosa mai dovrebbe pensare di una popolazione siffatta, così docilmente ingenua? Si potrebbero concepire prede più facili? In altre parole: non c’è neppure gusto, se ad abboccare all’amo è il pesciolino rosso nella boccia. Siamo a questo? O meglio: com’è potuto accadere? Come ci siamo arrivati? Com’è che le notizie sono letteralmente sparite, lasciando il posto alle leggende? La risposta è banale: lentamente, a poco a poco. “Pedetemptim”, dicevano i latini. Versione recente, da cartoon: la storia della rana bollita. Un grado centigrado alla volta, niente traumi: si suda un po’, ma è per il nostro bene. E poi, andiamo, mica sarà per sempre. Questo pensa, il cervello, prima di essere lessato nel modo più impercettibile?E’ persino nauseante ricapitolare le tappe della lunga, lunghissima trafila messa in atto per la Grande Dismissione dell’intelligenza collettiva. Punto di partenza, l’aggettivo: la rimozione della dimensione comunitaria dell’esistere. Come se il singolo (produttore, consumatore) potesse fare a meno del sistema che gli consente di vivere, come soggetto che lavora, guadagna, crea profitto, spende soldi e quindi genera benessere diffuso. Le regole, appunto: il sistema. Su cosa si basa? Sulla velocità formidabile del mezzo di scambio più efficace, il denaro: un valore solo simbolico (le banconote non si mangiano) però perfettamente funzionale, addirittura rivoluzionario nel decretare la fine dell’era paleozoica del baratto. Di fronte al disastro epocale della finanza speculativa, l’estremismo millenaristico tende a cestinare radicalmente qualsiasi transazione mediata con il supporto della valuta, gettando via il bambino con l’acqua sporca. Ma dove saremmo, oggi, senza l’accelerazione prodigiosa innescata dalle prime banche medievali, dalle prime assicurazioni che garantivano la continuità degli scambi commerciali in mezzo a mari infestati di minacce? Per contro, oggi, gli illusionisti del debito pubblico sono riusciti a imporre la più spericolata delle magie: la presunta carenza di denaro, in un mondo dove ormai il denaro si crea necessariamente dal nulla.Se riesci a far credere che lo Stato abbia davvero speso troppo, ovviamente per colpa dei politici corrotti e dei cittadini incorreggibili, niente ti potrà più fermare: arriverai addirittura a paralizzare il pianeta con la più colossale pandemia di asintomatici della storia della medicina, al netto delle vittime (reali, purtroppo, ma non lontane – nei numeri – rispetto a quelle di un’influenza stagionale). A valle del blackout mentale, tutto capitola: e il corto circuito frigge tutte le zanzare che vuole, a cui racconta qualsiasi cosa, dopo aver accuratamente militarizzato le fonti ufficiali. I numeri sono sballati? L’allarme è gonfiato? Le misure sono intempestive, inadatte e spesso assurde? Non è vero: quella è roba da dementi complottisti. Esistono terapie efficaci, misteriosamente trascurate? Bastava trasferirle ai medici di base, tramite il ministero e le Asl, per affidare ai sanitari la soluzione per gestire al meglio, cioè da casa e in sicurezza, l’eventuale “seconda ondata” materializzatasi a orologeria, di cui si è andati affannosamente in cerca eseguendo improvvisamente milioni di test. Ed è possibile tollerare ancora tutto questo, scambiandolo per qualcosa che non sia una presa in giro? Là fuori, intanto, l’economia sta andando in pezzi. E il governo – immobile, di fronte alla catastrofe che ha procurato – si sente dire dal capo della polizia che gli agenti non faranno irruzione nelle case, interrompendo cene tra amici a parenti, perché in quel modo violerebbero l’articolo 14 della Costituzione.La verità è che l’impensabile sta avvenendo, giorno per giorno, sotto i nostri occhi. Si può tutto, ormai: la diga è crollata. In America, poi, siamo alle bande armate: violenti squadristi all’assalto, sotto le bandiere gloriose dell’antifascismo e quelle, altrettanto nobili, della lotta contro la segregazione razziale. E c’è chi ancora perde tempo con etichette ormai stucchevoli – l’America, la Cina – come se le nazioni fossero ancora tali, e non eterodirette da decenni tramite il poderoso lavorio di conventicole apolidi, senza più passaporti né frontiere, capaci di progettare disegni arditamente trasversali e inconfessabili. Infiniti gli indizi convergenti, nel delirio planetario che sovrintende alla gestione dell’arma letale, la paura: il terrorismo internazionale assistito da troppi 007 distratti, il panico climatico supportato dai grandi inquinatori ora ansiosi di tuffarsi nel paradiso finanziario “green”. E siamo al passaggio finale, tanto atteso: il disvelamento apocalittico. Fantascienza? Magari: parla da sola l’esultanza di Mister Tesla per gli esperimenti sui maiali, fortunati pionieri dell’inoculo di particelle “quantiche”, interattive. I cosiddetti cospirazionisti demonizzano Bill Gates, l’uomo-vaccino, ma è la televisione a presentare le mirabilie universali del microchip, di pari passo con la crociata definitiva contro la vera, grande minaccia per l’umanità: il denaro contante. Ebbene sì: l’homo sapiens rischia l’estinzione per colpa del tabaccaio all’angolo, del bar che ha omesso lo scontrino.Se tutte queste erano solo ciance per appassionati, fino allo scorso anno – solo ipotesi su cui argomentare (teorie, sospetti, opinioni discutibili) – ora l’arbitro ha fischiato, e la ricreazione è finita. Parola d’ordine: obbedire. Quand’è successo? Appena Trump ha detto stop a Xi Jinping. Il giorno dopo, il mondo ha scoperto l’esistenza di un posto chiamato Wuhan. Scorciatoie imperdonabili, di nuovo: additare “l’America” o “la Cina”. Perché è successo? Il Dottor Stranamore – sempre che esista – ha temuto che masse considerevoli potessero finire di svegliarsi, mandando a stendere un bel po’ di bellimbusti? I segnali non mancavano: le rivolte elettorali contro la politica-spazzatura, l’insofferenza per i vaccini obbligatori, le proteste per il wireless 5G. C’era anche l’immenso problema della finanza planetaria, finita in una bolla di fantastiliardi immaginari: serviva uno choc platealmente indiscutibile, capace di “resettare” i numeri del pianeta, proprio come avviene dopo una guerra mondiale? Porsi domande è la virtù di Socrate, dell’Uomo di Vitruvio. Domande elementari: cosa sta succedendo, e perché proprio adesso, e in questo modo. Chi evita l’ostacolo, rimanda solo il problema. Va a scuola con la mascherina, lavora da casa, si mette in fila senza protestare. Dà retta ancora alla televisione, e scopre che gli zombie del millennio scorso – D’Alema e Prodi, Bersani, Gentiloni – escogitano soluzioni geniali, rivoluzionarie: una patrimoniale sulla prima casa, per far fronte al collasso dell’economia.Daccapo: ma il denaro non è quel bene volatile che viene emesso all’occorrenza illimitatamente, e a costo zero? Da dove si immagina che escano, i miliardi con cui la Bce ha tenuto in piedi l’Italia in questi mesi? Se si pensa alla sottrazione, anziché all’emissione, non sarà perché l’intento non è esattamente quello di chi vuole salvare qualcuno? E poi: c’è qualcosa di non minaccioso, negli eventi che hanno devastato il 2020? Esiste qualche atto condiviso, non imposto, non inflitto punitivamente ai cittadini? Qualcuno ha registrato posizioni serie, correttamente argomentate, documentate da evidenze inattaccabili? Qualcuno ha assistito in televisione a un confronto aperto, dialettico e scientifico, fra tesi contrapposte? C’è chi può dire di aver ascoltato parole forti e chiare, almeno dall’opposizione? Qualcuno può pensare davvero che tutto questo sia normale? Che sia inevitabile, per il nostro bene, e destinato comunque a passare in fretta, senza strascichi?C’è chi parla persino di eterogenesi dei fini: non tutti i mali vengono per nuocere. Se la rana è quasi bollita, ma ancora viva, solo una gran fiammata potrebbe farla saltar fuori dalla pentola. Di questo un giorno bisognerà ringraziare l’oscuro Conte? Bisognerà essere grati allo sconcertante Speranza, il ministro che non si è degnato di rispondere ai medici che, già ad aprile, lo avvertivano delle proprietà sbalorditive del banalissimo cortisone, per guarire dal Covid? Di fronte a questo, e allo spettacolo quotidiano della rassegnazione imposta per decreto con disposizioni cervellotiche, senza timore di sconfinare nel ridicolo, viene da domandarsi dove porti, davvero, tutto questo male. E’ la fiammata dolorosa che ustionerà i dormienti e donerà la vista ai non vedenti? E a quale prezzo? E quando, esattamente? Forse il giorno in cui davvero, per assurdo, dovesse esserci richiesto di marciare a quattro zampe? Se questa fosse davvero la meta recondita, l’uscita di sicurezza per i superstiti dell’apocalisse, è difficile misurare la distanza che rimane, per raggiungerla. Si temono accelerazioni spaventose, a cominciare dall’esito delle presidenziali americane. Cadranno cocci ovunque? Verranno giù balconi, e poi palazzi?Niente sarà più come prima, ripetono i registi dell’emergenza infinita: loro sperano semplicemente di tracciare il gregge, per l’eternità, plasmandolo a loro piacimento. Cosa tecnicamente possibile, oggi, e in tempi brevissimi: grazie alla globalizzazione sistemica (incluse, appunto, le eventuali epidemie globali). A dire che cambierà tutto, però, sono anche i loro oppositori: certificano la fine di un sistema che, già prima, era marcio dalla testa ai piedi. Chi vincerà? Dipende anche dalle pecorelle, da noi ranocchie nella pentola: per quanto ancora resteremo lì a bollire? Uno dei nostri difetti – uno dei tanti – consiste probabilmente nella faziosità istintiva, nell’animosità che avvelena le dispute, diffondendo rancore. Davanti allo spettacolo cui ci tocca assistere oggi, non manca chi si ostina a scovare – pateticamente – differenziazioni politiche, vizi e virtù in base all’appartenenza di clan, alla scuderia elettorale, come se esistessero ancora vere differenze tra Fontana e Zingaretti, tra Di Maio e Renzi. Sul fronte opposto, chi è esasperato dagli abusi (governativi, ma anche regionali) tende a insultare i dormienti, definendoli complici e codardi. La zizzania – poveri scemi sottomessi contro mentecatti irresponsabilmente “negazionisti” – non fa che cementare le divisioni, ritardando l’ipotetico risveglio, ovvero l’intuizione: siamo tutti sulla stessa barca. Ci vuole tempo, certo. Quanto ce ne sarà concesso, ancora?(Giorgio Cattaneo, “Se un giorno ci chiedessero di camminare a quattro zampe”, dal blog del Movimento Roosevelt del 20 ottobre 2020).Si sveglieranno anche i dormienti senza speranza, quelli in preda all’eterno riposo del letargo profondo, il giorno in cui qualcuno dovesse ordinare loro di camminare a quattro zampe, proprio come le pecore, magari perché il mitico virus galleggia a mezz’aria e quindi insidia solo chi passeggia eretto? Che faccia avrebbe fatto, l’Uomo di Vitruvio, se gli avessero raccontato che un giorno lontanissimo, nel 2020, sarebbero esistiti italiani in grado di circolare da soli, in aperta campagna, con il volto coperto e i polmoni in carpione, marinati a fuoco lento con pochissimo ossigeno e un’overdose di anidride carbonica? E se davvero esistesse, il mefistofelico Dottor Stranamore, cosa mai dovrebbe pensare di una popolazione siffatta, così docilmente ingenua? Si potrebbero concepire prede più facili? In altre parole: non c’è neppure gusto, se ad abboccare all’amo è il pesciolino rosso nella boccia. Siamo a questo? O meglio: com’è potuto accadere? Come ci siamo arrivati? Com’è che le notizie sono letteralmente sparite, lasciando il posto alle leggende? La risposta è banale: lentamente, a poco a poco. “Pedetemptim”, dicevano i latini. Versione recente, da cartoon: la storia della rana bollita. Un grado centigrado alla volta, niente traumi: si suda un po’, ma è per il nostro bene. E poi, andiamo, mica sarà per sempre. Questo pensa, il cervello, prima di essere lessato nel modo più impercettibile?
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Mattarella convoca i militari: coprifuoco, paura per gli Usa?
Coprifuoco notturno come in Francia (con il pretesto del Covid) alla vigilia delle elezioni americane? La notizia rimbalza ovunque: Sergio Mattarella ha convocato per il 27 ottobre il Consiglio Supremo di Difesa. Ordine del giorno: «Conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea», nonché «aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale», e infine «prospettive di impiego delle forze armate nei diversi teatri operativi». Militari presto schierati in modo permanente nelle strade italiane? L’attenzione si sposta immediatamente negli Usa, dove si teme stia per accadere qualcosa di inaudito: voci insistenti danno per certo che il Pentagono sia pronto a vigilare sulle elezioni più drammatiche della storia, probabilmente con risvolti senza precedenti. Devastante la polemica agitata da Trump in queste ore: emergono le prove di finanziamenti indebiti che Joe Biden avrebbe ricevuto dalla Cina tramite il figlio, Hunter, già al centro di uno scandalo petrolifero in Ucraina. Molte città statunitensi sono state devastate dalle violenze di formazioni come “Antifa”, manipolate per creare caos dopo le indignate proteste iniziali per il razzismo della polizia. Le elezioni più blindate della storia finiranno in rissa? E’ per questo che anche l’Italia si prepara al peggio, cioè a una crisi mondiale di rilievo anche militare?Domande per ora senza risposta, alimentate da notizie necessariamente frammentarie. Il Consiglio Supremo di Difesa – si legge sul sito del Quirinale – è il principale strumento costituzionale attraverso cui il capo dello Stato acquisisce «circostanziate conoscenze degli orientamenti del governo in materia di sicurezza e difesa». In altri termini, «è strumento di dialogo e di confronto preventivo tra i responsabili dell’indirizzo politico in materia di difesa nazionale». I suoi componenti possono quindi «concorrere a definire criteri per il migliore esercizio delle rispettive singole competenze». Oltre al capo dello Stato ne fanno parte essenzialmente il premier, alcuni ministri-chiave (esteri, interno, economia, difesa) e naturalmente il capo di stato maggiore della difesa. «A seconda delle circostanze e della materia trattata», possono essere consultati anche i vertici delle singole forze armate (esercito, marina, aeronautica e carabinieri), nonché il presidente del Consiglio di Stato e ulteriori esperti di valore strategico. «I primi sessant’anni di attività del Csd sono stati avvolti da un impenetrabile alone di mistero, facendone l’organo meno conosciuto della Repubblica», ricorda Wikipedia. In pratica: l’Italia si sta preparando al peggio, di fronte all’ipotesi di un’esplosione mondiale innescata dalle tensioni tra Usa e Cina?Di per sé, la convocazione – pur degna del massimo rilievo – non implica necessariamente la presenza di circostanze straordinarie: il Consiglio Supremo di Difesa, ricorda sempre il Quirinale, viene convocato dal presidente della Repubblica almeno due volte l’anno, con un ordine del giorno che tiene conto anche delle indicazioni fornite dal presidente del Consiglio dei ministri. In questo caso, però, a fare notizia è la data: il summit delle massime autorità civili e militari è convocato a una settimana di distanza dalle presidenziali americane del 3 novembre 2020, valutate come un appuntamento epocale per il destino del pianeta. La nuda cronologia degli ultimi mesi mostra la successione di due eventi di portatata strategica: la clamorosa rottura geopolitica e commerciale tra Washington e Pechino, con l’imposizione di dazi da parte degli Usa per frenare l’export cinese, e l’immediata esplosione dell’epidemia di coronavirus. Contagio che da Wuhan si è poi esteso al resto del mondo, travolgendo letteralmente gli Stati Uniti, dove Trump era dato sicuramente vincente: merito della sua politica economica, che aveva ridotto a zero la disoccupazione. Con il Covid, tutto è crollato: America nel panico, e milioni di disoccupati.Ad aggravare il quadro, la guerriglia urbana scatenata da “Antifa”: le iniziali proteste di “Black Lives Matters” contro la polizia, dopo la barbara uccisione dell’afroamericano George Floyd, si sono trasformate in disordini gravissimi, con aggressioni ai supporter di Trump degenerate nel saccheggio indiscriminato di negozi e abitazioni. Allarme rilanciato nelle ultime ore anche dalla stampa italiana: migliaia di americani in coda davanti alle armerie, dove si stanno acquistando fucili, pistole e mitra. In arrivo elezioni armate, in un clima da guerra civile? Fonti autorevoli riferiscono che il Pentagono sarebbe pronto a intervenire: sia per garantire la regolarità del voto, che poi per gestire la sicurezza nei giorni seguenti, nel caso dovessero esplodere tumulti e turbolenze minacciose. I sostenitori di Trump ritengono che i militari verrebbero schierati a difesa del presidente uscente, mentre quelli di Biden scommettono che i generali garantiranno, anche con la forza, un regolare passaggio di consegne qualora le urne dovessero decretare la vittoria dei democratici. Si teme in ogni caso il manifestarsi di una situazione inedita e pericolosa, con i militari in primissimo piano, specie in quegli Stati in cui le operazioni di voto dovessero essere disturbate (o addirittura sabotate) da iniziative violente, magari intraprese da manifestanti armati.Ce n’è abbastanza, parrebbe, per convocare gli stati maggiori della Repubblica italiana, recentemente messa sull’avviso dalla strana visita del segretario di Stato di Trump, Mike Pompeo, che a Roma si è scagliato contro il Vaticano accusando Bergoglio di aver fatto pericolose concessioni ai cinesi: il governo di Pechino, infatti (caso unico al mondo) concorre alla nomina dei vescovi cattolici, in Cina. Lo stesso Pompeo avrebbe inoltre rivolto un severo monito al governo Conte, e in particolare al “partito cinese” che si muove dietro le quinte dell’esecutivo, attraverso potenti comitati d’affari nonché i terminali italiani dell’emergenza Covid, ispirati da un’Oms ormai controllata da Pechino dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’organizzazione internazionale, accusata di promuovere il modello-Cina (autoritario) con l’alibi della sicurezza sanitaria. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il lockdown imposto in Italia è stato il più severo, in Europa, e ha prodotto l’unico effetto di aggravare la crisi economica. Oggi l’Italia ha l’acqua alla gola: aiuti mai arrivati, aziende chiuse o in procinto di chiudere, cassa integrazione erogata col contagocce, interi settori (come il turismo) ridotti al lumicino. Allucinanti le proiezioni sul Pil, crollato di 18 punti.Scandalosamente, il governo Conte non ha fatto nulla – nei mesi della tregua estiva – per evitare la situazione che oggi viene rappresentata come esplosiva: i dispositivi sanitari non sono stati potenziati, e ai medici di base (tramite le Regioni) non è stata fornita una procedura per gestire i malati a casa, in sicurezza, evitando la corsa agli ospedali. Nonostante ciò, o forse proprio per questo, si tenta di colpevolizzare i cittadini (patetica la crociata contro la “movida”) per l’eventuale recrudescenza di un virus che, ormai lo si è visto, produce una larghissima maggioranza di contagiati asintomatici. Contagiati che oltretutto, secondo eminenti virologi (non quelli ospitati in televisione) non sono in grado di trasmettere il virus: gli asintomatici non sono contagiosi, ripetono alcuni tra i maggiori epidemiologi del mondo, come i firmatari della Dichiarazione di Great Barrington, ormai sottoscritta da 25.000 medici e scienziati. La loro ricetta: proteggere anziani e malati, lasciando però che il virus infetti la maggioranza della popolazione (immunità di gregge), in modo che si adatti rapidamente al nostro organismo e cessi di rappresentare un problema. Tesi scientifiche autorevoli ma bandite, nel paese dei Dpcm che sorvolano sulla Costituzione. In Italia, la parola d’ordine resta invariata: abbiate paura.Ancora una volta, dopo aver lasciato affondare il paese, Giuseppe Conte si aggrappa all’emergenza? Sfumati gli aiuti europei (Recovery Fund) nel pantano di una contesa infinita, sarà ora l’emergenza geopolitica innescata dalle presidenziali americane a tenere in piedi il governo più catastrofico del dopoguerra? Saranno cioè i militari nelle strade a “congelare” gli italiani, in crisi nera e spaventati a morte dalla propaganda psico-sanitaria dell’esecutivo? Domande appese a pochi indizi, in attesa del 3 novembre, nel dubbio (fondato) che alla narrazione odierna – dominata dal virus influenzale – possa sostituirsi una narrativa d’altro genere, affidata ai militari, a cominciare dall’altra sponda dell’Atlantico. Impossibile non ricordare che la flotta da guerra statunitense è schierata al largo della Cina, e che l’Italia – sempre strategica, a metà strada tra Europa, Africa e Medio Oriente – ospita in territorio europeo il maggior numero di basi militari statunitensi, alcune munite di considerevoli arsenali atomici.Coprifuoco notturno come in Francia (con il pretesto del Covid) alla vigilia delle elezioni americane? La notizia rimbalza ovunque: Sergio Mattarella ha convocato per il 27 ottobre il Consiglio Supremo di Difesa. Ordine del giorno: «Conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza globali, con particolare riferimento alla Nato e all’Unione Europea», nonché «aggiornamento sulle principali aree di instabilità e punto di situazione sul terrorismo transnazionale», e infine «prospettive di impiego delle forze armate nei diversi teatri operativi». Militari presto schierati in modo permanente nelle strade italiane? L’attenzione si sposta immediatamente negli Usa, dove si teme stia per accadere qualcosa di inaudito: voci insistenti danno per certo che il Pentagono sia pronto a vigilare sulle elezioni più drammatiche della storia, probabilmente con risvolti senza precedenti. Devastante la polemica agitata da Trump in queste ore: emergono le prove di finanziamenti indebiti che Joe Biden avrebbe ricevuto dalla Cina tramite il figlio, Hunter, già al centro di uno scandalo petrolifero in Ucraina. Molte città statunitensi sono state devastate dalle violenze di formazioni come “Antifa”, manipolate per creare caos dopo le indignate proteste iniziali per il razzismo della polizia. Le elezioni più blindate della storia finiranno in rissa? E’ per questo che anche l’Italia si prepara al peggio, cioè a una crisi mondiale di rilievo anche militare?