Archivio del Tag ‘Yes we can’
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Buone ragioni per fare la crisi, con la benedizione degli Usa
L’analisi delle vicende politiche è analisi della rete e dell’interazione dei rapporti tra forze e interessi internazionali e intranazionali, non di gusti morali dei soggetti decisori. La politica è l’arte del possibile e l’elaborazione delle scelte politiche si basa sulla stima del fattibile alla luce di informazioni incomplete e con molte variabili. Al popolo però si dirà: I have a dream, Yes we can, I care, Change! L’Italia è un paese militarmente occupato dal 1945 ad opera degli Usa con 134 basi; il Pentagono ha vasti mezzi (“slush fund”) per tenere a libro paga i vertici militari dei paesi sottomessi onde assicurarsi la loro “compliance” (i militari di professione combattono per chi li paga). Inoltre l’Italia non controlla la propria moneta legale e riceve gran parte della sua legislazione e delle regole per il bilancio da organismi esterni europei, esponenziali di interessi franco-tedeschi. E’ una sorta di protettorato, di fatto e di diritto. Credere che possa fare una politica interna sovrana è come credere che i bambini siano portati dalla cicogna.Salvini, che ho conosciuto personalmente, non è pazzo né stolto né avventato né privo di consiglieri. Se ora ha deciso di far cadere il governo, presumibilmente ha prima ricevuto assicurazioni precise che le cose andranno in un modo accettabile e non disastroso, ossia non verso un nuovo colpo di Stato e un nuovo governo tecnico di saccheggio guidato da un Reichskommissar. Tali assicurazioni (“Matteo, sta’ sereno!”) possono essere venute solamente da Washington, dalla potenza egemone e militarmente controllante, anche sul Quirinale; esse sono state rese possibili dalla virata atlantista fatta dalla Lega quando Trump lo ha richiesto – virata peraltro senza alternative, stante la soggezione dell’Italia agli Usa e al sistema del dollaro.È abbastanza verosimile che, negli ultimi tempi, Salvini, soprattutto tramite Giorgetti, abbia negoziato un accordo con Washington e con l’asse franco-tedesco nel senso di togliere dal governo il M5S, siccome forza ritenuta socialistoide, antiamericana, pasticciona e velleitaria in economia, inidonea a trovare un modus vivendi col sistema dato di potere, essenzialmente finanziario con orientamento non espansivo. Si tratta, insomma, di liberarsi dai grillini e fare un nuovo governo più compatibile col contesto internazionale, che permetta la tranquillità e la stabilità necessarie ai ceti produttivi che sostengono la Lega e – non dimentichiamo – il reddito nazionale. Vedremo presto se quest’ipotesi sarà confermata o no.Concordo con la valutazione di Diego Fusaro, ossia che dalla combinazione dei programmi di Lega e M5S poteva venire l’innovatività necessaria per un cambiamento contro il sistema dato (un cambiamento non strutturale, però, perché i capi del M5S avevano già da anni silenziato la questione monetaria); ma il sistema dato è una controparte troppo forte per il governo gialloverde e per la stessa Italia, quand’anche fosse unita in quella impresa. Perciò bisogna scendere a compromessi, applicare l’arte del fattibile e la scelta del minore dei mali. Ad ogni modo, la compagine proprietaria del M5S ha, per ora, esaurito la sua missione inespressa, quella di raccogliere e indirizzare la protesta antisistema di sinistra. Infatti è venuta allo scoperto e ha fatto eleggere Ursula von der Leyen.(Marco Della Luna, “Matteodicea, buone ragioni per fare la crisi”, dal blog di Della Luna del 10 agosto 2013).L’analisi delle vicende politiche è analisi della rete e dell’interazione dei rapporti tra forze e interessi internazionali e intranazionali, non di gusti morali dei soggetti decisori. La politica è l’arte del possibile e l’elaborazione delle scelte politiche si basa sulla stima del fattibile alla luce di informazioni incomplete e con molte variabili. Al popolo però si dirà: I have a dream, Yes we can, I care, Change! L’Italia è un paese militarmente occupato dal 1945 ad opera degli Usa con 134 basi; il Pentagono ha vasti mezzi (“slush fund”) per tenere a libro paga i vertici militari dei paesi sottomessi onde assicurarsi la loro “compliance” (i militari di professione combattono per chi li paga). Inoltre l’Italia non controlla la propria moneta legale e riceve gran parte della sua legislazione e delle regole per il bilancio da organismi esterni europei, esponenziali di interessi franco-tedeschi. E’ una sorta di protettorato, di fatto e di diritto. Credere che possa fare una politica interna sovrana è come credere che i bambini siano portati dalla cicogna.
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La moneta è in poche mani. Comandano loro, non i politici
L’economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la finanza, si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’economia rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta (creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’economia, tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità disponibile si fa crescere l’economia o la si fa recedere, creando crisi generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta «specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».Non solo: indebitando indissolubilmente persone, imprese e Stato verso di sé, il potere monetario li sottomette. «E se qualcuno o qualcosa (governo? block chain? criptovalute?) minaccia questa sua posizione di monopolio, lo elimina o lo sabota, o lo compera: il sistema è blindato; il mondo si trova all’interno questo grande meccanismo finanziario», scrive Della Luna nel suo blog. «Sostanzialmente – aggiunge – il monopolista monetario è un punto di passaggio obbligato per ogni singola transazione, e ogni transazione deve pagar pedaggio in una moneta che deve prendere a prestito da lui, con interesse». Attualmente, continua l’analista, vediamo che una grande quantità di transazioni, vendite di beni e di servizi (e una grande quantità di produzioni) «non possono avvenire, solo perché manca la moneta», mentre la domanda e l’offerta (e la capacità produttiva) sono interamente presenti. «Il monopolista, che non produce alcun valore, blocca la produzione del valore e crea povertà, recessione». Sintetizza Della Luna: «L’economia politica, in essenza, è tutta qua. E non si uscirà da questo meccanismo finché si resterà in una società basata sugli scambi economici». Da lì derivano «crescite e recessioni, bolle e crolli, debito pubblico, pressione fiscale, rating, insolvenze generali, liquefazione degli Stati, mondialismo, impotenza della politica».Certo, in economia e in politica operano anche altri fattori, ma secondo Della Luna sono ampiamente subalterni. Ovviamente non tutto è pianificato, controllato e determinato centralmente. Tuttavia, «il monopolio monetario dà l’impostazione generale e agisce dove e quando e come occorre». La forza, insiste l’analista, sta nel monopolio di una risorsa – la moneta – che è indispensabile, e non ha un costo né limiti di produzione. La moneta «indebita progressivamente la società che la usa verso il monopolista che la distribuisce, e che a quest’ultimo permette di comperare tutto e tutti, anche la censura, il gatekeeping, in modo che del monopolio monetario non si parli proprio, né dei suoi effetti». In altre parole, si passa «da monopolio a monarchia occulta». Aggiunge Della Luna: «Questa forza monopolista, e il suo esercizio come strumento di dominazione e sfruttamento dei corpi sociali, sono espressione delle costanti sociopolitiche empiricamente confermate dalla storia». Per esempio la “costante oligarchica”. Ovvero: «Ogni società organizzata è comandata da un’oligarchia che detiene il grosso del potere politico, economico, militare, tecnologico, culturale». Di conseguenza, «democrazia, eguaglianza, “rule of law” e certezza del diritto sono solo storytelling».C’è anche una “costante strumentale”, sostiene Della Luna: «Per l’oligarchia dominante, il corpo sociale è uno strumento, non un fine – come il gregge per il pastore, non come i figli per i genitori». E il principio costituzionale francese “gouvernment du peuple, pour le peuple, par le peuple”, finisce per essere anch’esso “storytelling”. «Per capire come si va evolvendo il sistema, queste due costanti – oligarchica e strumentale – vanno considerate assieme alla “variabile tecnologica”. Ossia: ciò che varia nel tempo e nei contesti politici sono gli strumenti – dalle armi alla religione, dalla finanza all’informatica fino alla genetica – a disposizione dell’oligarchia per controllare, dominare, usare il corpo sociale. «Coloro che credono nelle rivoluzioni, nelle riforme radicali e sistemiche, nella lotta di classe, nella giustizia sociale (compresi i miei amici che pensano di riuscirci attraverso una rivelazione-rivoluzione monetaria), rimangono sempre frustrati – scrive Della Luna – proprio perché ciò in cui credono è che quelle costanti si possano togliere, ossia che possa esistere una società organizzata non sull’oligarchismo, sul privilegio, sulla diseguaglianza, sull’oppressione».D’altronde, continua l’analista, «anche questa diffusa fede illusoria nella possibilità della giustizia sociale è una “costante”, nel senso che sopravvive ai suoi sempre nuovi fallimenti, e come tale viene anch’essa sfruttata per il consenso». E cioè: «Promettendo di correggere la struttura oligarchico-strumentale della società, che causa malessere popolare, per instaurare la giustizia, l’eguaglianza e la solidarietà, si può sempre raccogliere consenso e sostegno politici, e usarli per prendere la poltrona a chi ci sta seduto oggi: “Yes, we can!”». Barack Obama, insuperato campione mondiale di manipolazione politica. «Per raccogliere seguito popolare – conclude Della Luna – viene usata anche un’illusione che è complementare a quella suddetta, ossia la fede nella possibilità di realizzare un ordine sociale razionale e permanente o definitivo: la repubblica di Platone, gli ordinamenti teocratici, il socialismo reale, il Reich millenario, il mercato perfetto come fine liberale della storia». Ma anche questa «è un’illusione, dato che nella storia tutti gli ordinamenti politici sono instabili, passando per continue trasformazioni politiche, costituzionali, economiche, sociali, culturali, etniche, religiose». Un’illusione, certo. «Però funziona».L’economia politica, gli insuccessi delle rivoluzioni sociali, la condizione della società sotto la finanza, si possono spiegare in una pagina, liberandosi di complicazioni costruite ad arte per nascondere una realtà di base molto semplice e lineare: nella società, ciascuno è produttore e consumatore, domanda e offerta (anche negli investimenti produttivi, dove si richiede denaro oggi promettendo un profitto futuro). Secondo Marco Della Luna, tutta l’economia di scambio necessita di moneta accettata e spendibile, per poter funzionare. Se manca la moneta, cessano gli scambi e l’economia rallenta. E quindi, chi si impadronisce del monopolio della moneta (creazione, distribuzione, prezzatura e accettazione) domina l’economia, tanto più che oggi la valuta circolante è moneta-debito, quasi tutta in forma di credito. Se si aumenta o si diminuisce la liquidità disponibile si fa crescere l’economia o la si fa recedere, creando crisi generali di insolvenza. «Scegliendo le aree geografiche e i settori economici da spingere e da affossare», il monopolio della moneta «specula, arbitra, destabilizza, ricatta». Inoltre, facendo accettare come valore la moneta simbolica creata a costo zero e fornendola come prestito a interesse composto, «gradualmente si fa creditore di tutto il reddito presente e futuro». Non a caso, «il totale del debito diventa sempre più grande della liquidità esistente, e il totale degli interessi passivi da pagare tende a superare il reddito mondiale».