Archivio del Tag ‘zootecnia’
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Tsunami, clima e potere: dalle Canarie alle Tre Gole
Ipotesi mega-tsunami: uno in America, l’altro in Cina. E’ singolare, la simmetria incarnata da due eventi lontanissimi nello spazio, ma contemporanei: alla preoccupante, anomala eruzione del vulcano Cumbre Vieja alle Canarie fa eco l’ennesima alluvione che sta mettendo sotto pressione la mastodontica Diga delle Tre Gole situata nell’Hubei, la provincia di Wuhan. Coincidenze? Qualcuno sarebbe tentato di pensare che, in tempi di fanta-climatologia (con 50.000 giovani in piazza a Milano al seguito di Greta Thunberg), eventuali malintenzionati potrebbero anche approfittare della situazione, calcando la mano su eventi naturali, al punto da forzarne gli effetti. Un’ipotesi estrema, vagliata da Tom Bosco a “L’Orizzonte degli Eventi”, il 28 settembre, insieme a Nicola Bizzi e Matt Martini. Tema: le catastrofiche conseguenze che i geologi attribuiscono virtualmente all’eruzione delle Canarie, nel caso l’isola occidentale di La Palma smottasse nel mare. In parallelo, si evoca l’altrettanto spaventosa ondata che si abbatterebbe sul territorio cinese se dovesse cedere l’immenso impianto delle Tre Gole, il più imponente che sia mai stato costruito dall’uomo.
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Roma ha paura della rivoluzione di Michele Giovagnoli?
Di cosa ha paura, il governo che prende a sprangate in faccia gli italiani, trattandoli come animali d’allevamento? Le piazze ribollono, contro l’incombente dittatura sanitaria. Ma forse gli slogan furenti sono più facili, da tollerare, rispetto ai messaggi realmente rivoluzionari: forse anche perché il sentimento della rabbia può essere “nutriente”, per chi esercita il dominio, quasi quanto l’altrui sofferenza, l’altrui dolore. Un male in questo caso inferto a milioni di persone mentendo a tutti, cioè raccontando ancora la fiaba di un’emergenza artificiale, per avere l’alibi che porti a quello che fin dall’inizio era il vero obiettivo, la digitalizzazione totale di massa imposta per decreto. Il sogno di Davos: l’obbedienza universale definitiva, per via cibernetica, pensata per una popolazione post-umana (che l’Istat prevede in forte declino demografico, immaginando un’Italia dimezzata e ridotta a una nazione di appena 32 milioni di persone).Se gli esperti di proiezioni statistiche parlano di “denatalità”, la sensazione è che le fauci di un mostro siano ormai spalancate, pronte – dal 15 ottobre 2021 – ad azzannare chiunque, in nome di imprecisate divinità, proprio nell’anno in cui Bergoglio ha reso omaggio in Iraq alla piramide di Ur, simbolo del culto mesopotamico degli Anunnaki, i signori delle stelle che secondo Zecharia Sitchin discesero dal pianeta Nibiru. Tornando coi piedi per terra: nell’ottobre del 1931 il regime fascista richiese il giuramento di fedeltà ai professori universitari. Soltanto in 14 (nella storiografia ufficiale se ne indicano 12) rifiutarono di subire l’imposizione. Oggi appartiene a tutt’altro contesto, la motivazione di chi si oppone alla coercizione di sapore totalitario varata dal governo Draghi. E’ un diktat che fa a pugni con la Costituzione italiana e con le stesse direttive dell’Unione Europea, che proibiscono di discriminare i cittadini intenzionati a non sottoporsi all’inoculo del siero sperimentale, l’intruglio presentato come farmaco “vaccinale” progettato per inibire la sindrome Covid e frenare la diffusione virale del morbo.In televisione, voci come quelle di Mario Giordano e Carlo Freccero (in tandem con Barbara Palombelli) hanno cominciato a smontare la farsa che tiene in ostaggio l’Occidente da un anno e mezzo, mentre il resto del mondo se ne va liberando e gran parte dell’Europa – dalla Gran Bretagna alla Spagna, passando il Nord Europa e l’Est Europeo – non intende seguire l’Italia nella sua pericolosa follia. Le cifre sono lapidarie: in Inghilterra, 9 malati su 10 sono stati “vaccinati” (fonte: il ministero della sanità britannico). Analogo il bilancio di Israele: gli ospedali sono pieni di pazienti Covid, reduci anche da tre dosi di siero. Eppure, secondo Bergoglio, sottoporsi all’inoculo sarebbe “un atto d’amore”. E per Draghi, addirittura, sottrarsi all’iniezione equivale a commettere omicidio. Testualmente: «Se non ti vaccini, ti ammali e muori. E fai morire anche gli altri». E’ vero il contrario: secondo l’Ema, sono ormai 24.000 le morti sospette e direttamente correlabili all’inoculo, senza contare i 2 milioni di europei costretti a ricorrere a cure sanitarie dopo l’iniezione.Il cosiddetto vaccino-Covid non protegge nessuno: né chi lo ha assunto, né le persone che vengono in contatto con i “vaccinati”, che possono restare contagiosi. Nonostante questo, il governo Draghi vara l’obbligo vaccinale mascherato, grazie al ricatto del Green Pass, infliggendo alla popolazione italiana la più grande confisca delle libertà personali e degli stessi diritti umani. A motivare la ribellione morale di tanti milioni di cittadini è proprio la piena consapevolezza dell’abuso fondato sulla menzogna, commesso dopo aver negato, oscurato e criminalizzato le terapie che consentono di trattare il Covid come qualsiasi altra malattia. Il fatto che solo per questa patologia venga messo in piedi un regime che non ha precedenti, nella storia degli ultimi settant’anni, annulla di per sé il valore di qualunque possibile intervento l’esecutivo possa promuovere, per ridare fiato all’economia dopo il blackout del 2020, che è stato un vero e proprio colpo di grazia dopo decenni di rapina neoliberista ed eurocratica, orchestrata da strateghi come lo stesso Draghi.Se la politica è clinicamente morta e i reggenti (tutti quanti, da Confindustria ai sindacati) si accodano alle direttive autoritarie del governo zootecnico, c’è chi tiene duro e continua a marciare “in direzione ostinata e contraria”, per citare l’anarchico Fabrizio De André. Tra questi, spicca la figura atipica di Michele Giovagnoli, alchimista, di professione formatore. Già all’inizio del 2020 aveva fiutato il Grande Freddo in arrivo, e negli ultimi due mesi si è messo in marcia, visitando le principali piazze italiane, per il suo “Agorà d’amore”. Incontri entusiasmanti, rincuoranti, seguiti (sul web) da decine di migliaia di persone. “Il santone dell’amore”, lo ha prontamente ribattezzato il “Resto del Carlino”, canzonandolo per l’esposizione del simbolo della sua campagna: il cuore. Messaggio esplicito: se si archivia la sterile protesta e, semplicemente, si abbandona il campo in nome dei valori umani più autentici, si aiuta a far nascere una comunità alternativa e non più solo di nicchia, con le sue scuole parentali ormai affollate di alunni e insegnanti decisi a stare alla larga dalla scuola pubblica, trasformata in reclusorio per bambini.In altre parole: disertare, per sottrarsi a ogni ricatto e restare liberi. Fa paura, tutto questo? Sembrerebbe di sì, se è vero che il 25 settembre le autorità di Roma hanno negato a Giovagnoli il permesso di incontrare i suoi supporter in piazza Campo dei Fiori, ai piedi della statua di Giordano Bruno. Un modo come un altro per impedirgli di parlare, da quel luogo simbolico. Corsi e ricorsi: il 17 febbraio 1600 fu messa la mordacchia, a Filippo Bruno da Nola, già frate Giordano, in modo che non potesse rivolgere neppure un estremo saluto alla folla che si era radunata per assistere alla sua morte. Dava così fastidio, l’idea che Giovagnoli potesse richiamare direttamente il sacrificio di Giordano Bruno e la sua titanica fermezza nel rifiutare l’abiura? Giovagnoli omaggia i tanti italiani che stanno pagando di persona per sottrarsi al ricatto. Come Andrea Camperio Ciani, sociologo di fama internazionale, che ha lasciato un presidio culturale prestigioso come l’Università di Padova.Non certo una città a caso, ricorda Michele, in un video girato a tarda ora dopo aver dovuto abbandonare Roma: come dimenticare il padovano Palazzo della Ragione, realizzato da Pietro D’Abano con il contributo di personaggi come Giotto e Dante? Concepirono un meraviglioso zodiaco vivente, per insegnare a leggere le energie dell’universo (la cui divulgazione portò Giordano Bruno sul rogo). Tre secoli prima, il Palazzo della Ragione – ispirato all’antico Calendario Tebaico Egizio – era costato la vita anche a Pietro d’Abano: arrestato, torturato, ucciso, processato e infamato anche da morto (la salma, riesumata per essere bruciata). «Sono tanti, oggi, gli eroi che si stanno muovendo al nostro fianco», dice l’alchimista Michele. Tra questi il dottor Riccardo Szumski, medico e sindaco di Santa Lucia di Piave, Treviso: per aggirare vaccino-Covid e Green Pass ha trasferito il suo ufficio in piazza, allestendo un gazebo.Onore anche al maestro Stefano Leoni, docente e vicedirettore del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino: «Si è dimesso da vicedirettore, ma non da docente: continuerà a insegnare online per non abbandonare i suoi ragazzi». Ha tanti volti, l’Italia libera che sta sorgendo in questi giorni: centinaia di insegnanti rifiutano di tornare in una scuola dell’orrore, trasformata in carcere. Francesca Del Santo, professoressa di biologia a Sacile (Pordenone) ha scelto di restare a casa. «Pensate agli ex allevi di questi insegnanti, a come saranno fieri di loro: non si sono comportati come i cantanti italiani, gli idoli dei ragazzi, che oggi se ne stanno ben zitti, tutti quanti, di fronte a quello che sta succedendo». E’ un’Italia degna, quella che si va disvelando giorno per giorno: come nel caso di Fabrizio Masucci, presidente e direttore del Museo Cappella Sansevero di Napoli, che ospita il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino. Anche Masucci ha fatto la sua scelta: dimissioni.«Sono persone che tengono la schiena diritta», dice Giovagnoli, «e ricordano a tutti cos’è davvero l’umanità». Applausi anche «ai docenti dell’Alto Adige che si sono dimessi o si sono fatti sospendere, per tener fede alla loro dignità: grazie a tutti loro, questo tempo finirà». Un messaggio diretto, rivolto ai “disertori”: «Tornerete di fronte ai vostri ragazzi e sarete riconosciuti come quelli che hanno saputo resistere, uomini e donne, tutti pronti a immolarsi per essere fedeli a una causa più alta». Dagli insegnanti alla sterminata lista dei medici, intimiditi e vessati: come Massimo Citro, «fermissimo nelle sue convinzioni nonostante le insolenze subite in televisione: un atteggiamento, il suo, che rivela la stessa fermezza dimostrata da Luc Montagnier». Per inciso: il tour di Michele Giovagnoli è interamente dedicato al dottor Giuseppe De Donno, martire italiano delle cure per il Covid.“Un altro mondo è possibile”, era lo slogan dei No-Global che a furono letteralmente fatti a pezzi nelle strade di Genova, vent’anni fa. Sembrava l’ultimo rigurgito, fuori tempo massimo, del fuoco innescato nel Sessantotto. «Il potere aveva davvero paura di quei ragazzi», ha dichiarato Wayne Madsen, già dirigente dell’intelligence Usa: «Nel 2001 le multinazionali avevano il terrore di un movimento così trasversale e universale, deciso a contestare il tipo di globalizzazione che si andava costruendo». Di lì a poco crollarono le Torri Gemelle, segnando l’agenda del ventennio: guerre, terrorismo, austerity finanziaria. Poi è arrivato il morbo di Wuhan, a chiudere il cerchio. Mezza Europa è determinata a uscire dall’incubo, nel quale paesi come l’India e la Russia non sono mai neppure entrati. Sotto tiro restano Usa e Canada, Australia, Nuova Zelanda e Francia, mentre l’Italia politica (annichilita, azzerata) sottoscrive il delirio inaugurato da Conte e ora reso permanente da Draghi.In questi mesi, Michele Giovagnoli ha riscaldato cuori e contribuito a contenere lo smarrimento di decine di migliaia di persone, tradite dal governo. Che fare? Semplice: restare fermi, immobili, di fronte alle intimidazioni. E cominciare a disertare ristoranti, cinema, manifestazioni. Il Green Pass? No, grazie. Dovremo rinunciare a molti aspetti piacevoli della vita? Sì, ma temporaneamente. Perché – dice Michele – se saremo abbastanza numeri (e lo siamo, a quanto pare) il governo non potrà permettersi il costo anche economico di una diserzione di massa. Comunque la si veda, la politica della paura e della coercizione (che collega Conte a Draghi, senza soluzione di continuità) sta rendendo palese la natura di una certa declinazione del potere, facendo scoprire definitivamente “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Non è per niente allettante, il mondo che stanno apparecchiando. E francamente, non lo era neppure prima che l’abisso si spalancasse.«Noi siamo quelli “sbagliati”», ammette Giovagnoli. «Quelli che vorrebbero utilizzare il cuore, come strumento fondamentale: per questo ci hanno sempre canzonato, fino a emarginarci». Le rivolte studentesche di mezzo secolo fa? «Forse erano troppo in anticipo, sui tempi». Però avevano inaugurato un certo risveglio delle coscienze. «Ora ci hanno sottoposti a una magia potente, quella della paura. Ma così hanno gettato la maschera, mostrando il loro vero volto: non sono qui per fare il nostro bene». Il divorzio sociale è ormai una realtà: è incalcolabile, la quota di cittadini che non si fidano più dei media, dei partiti e delle istituzioni. Sullo strumento della politica, Giovagnoli non scommette più: non c’è più tempo, dice. Le cose ci stanno crollando addosso alla velocità della luce. Non c’è altro da fare, insiste: restare fermi, non aderire a quanto ci viene proposto. «La nostra passività può riuscire addirittura devastante, per chi ha cattive intenzioni: lo dimostra la storia di Gandhi». Tempi durissimi, in arrivo: «Ci sarà un prezzo da pagare, certo. Ma ricordiamocelo: liberi siamo arrivati, su questa Terra, e liberi torneremo a casa».Di cosa ha paura, il governo che prende a sprangate in faccia gli italiani, trattandoli come animali d’allevamento? Le piazze ribollono, contro l’incombente dittatura sanitaria. Ma forse gli slogan furenti sono più facili, da tollerare, rispetto ai messaggi realmente rivoluzionari: forse anche perché il sentimento della rabbia può essere “nutriente”, per chi esercita il dominio, quasi quanto l’altrui sofferenza, l’altrui dolore? Un male in questo caso inferto a milioni di persone mentendo a tutti, cioè raccontando ancora la fiaba di un’emergenza artificiale, per avere l’alibi che porti a quello che fin dall’inizio era il vero obiettivo, la digitalizzazione totale di massa imposta per decreto. Il sogno di Davos: l’obbedienza universale definitiva, per via cibernetica, pensata per una popolazione post-democratica (che l’Istat prevede in forte declino demografico, immaginando un’Italia dimezzata e ridotta a una nazione di appena 32 milioni di persone).
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Abbandonare l’Italia, oppure resistere alla “dittatura”?
Ormai la stessa voce si rincorre ovunque, anche sui canali web più battuti, come quello di Claudio Messora: abbandonare l’Italia. Per scappare dove? Ovunque i cittadini non siano obbligati a subire il ricatto psico-sanitario, degno di una dittatura. Tutto era cominciato con il grottesco Conte, capace di imporre il lockdown e di invitare a Roma gli “specialisti” cinesi per farsi spiegare (da loro) come gestire la Grande Emergenza, che da noi è letteralmente esplosa dopo aver ignorato il piano pandemico dell’Oms, proibito le autopsie e negato le cure nel frattempo messe a punto dai medici. Poi è arrivato Draghi, con un imperativo categorico: riparire il paese. Ma a una condizione: prima, sottoporre l’intera popolazione alla “timbratura digitale” corporea, presentata come “campagna vaccinale” (mutuando quindi il termine da un presidio sanitario che appartiene alla storia della medicina moderna: il vaccino, ossia l’inoculo dell’agente patogeno depotenziato).Stavolta la faccenda è diversa: niente patogeno. In compenso, nei preparati compare l’ossido magnetico del grafene, virtualmente adatto a “dialogare a distanza” con le antenne 5G nel frattempo installate in tutta la penisola. Chi chiama “no vax” i tanti cittadini che ancora resistono all’imposizione del Tso, magari accusandoli di avere “paura del vaccino”, forse dimentica che a scatenare l’indignazione dei più è semmai il disprezzo che il governo mostra nei loro confronti, calpestando le libertà elementari: fino al punto di arrivare all’ingiunzione ricattatoria più estrema, la perdita del posto di lavoro. Di fronte a questo, cambia l’ordine di grandezza del ragionamento: se oggi mi costringi a questo, sulla base di invenzioni fraudolente (e continuando a ignorare le terapie domiciliari), domani che cosa arriverai a impormi? Ergo: se cedo oggi, non rischio forse di consegnarmi a un futuro da pecorella “cinese”, col suo bravo certificato provvisorio di buona condotta?Questo il sentimento dei tanti milioni di italiani finora restii a cedere: il loro timore è quello di veder archiviato anche l’ultimo residuo scampolo di democrazia. Di qui la tentazione di fare i bagagli, fuggendo all’estero: Spagna, Danimarca, Est Europa, Gran Bretagna. Persino la Russia di Putin, ad alcuni, appare oggi preferibile alla nuova “democratura” italica, dove la marchiatura di massa è potuta procedere (e nemmeno con successo) solo ricorrendo alla menzogna, alla minaccia e all’uso della forza. Si susseguono manifestazioni di piazza contro il Green Pass, c’è chi raccoglie firme per un referendum. Ma il governo Draghi tira dritto, come se gli italiani non esistessero proprio: forse potrebbe fermarlo solo uno sciopero generale, a oltranza. Qualcosa di ultra-utopico, però, se si considera il profilo politico della Cgil di Landini. In compenso, si moltiplicano i fenomeni di resistenza individuale: nuove piattaforme web prenotano bambini e docenti per dribblare la scuola statale, trasformata in gabbia per animaletti domestici dotati di museruola e lasciapassare.Di fronte all’estrema intimazione – quella del trattamento digitale obbligatorio, spacciato per sanitario – rischia davvero di rompersi il patto sociale, come avverte Massimo Cacciari, specie se dalla politica non emerge una sola voce in grado di opporsi a una simile, tenebrosa deriva. Lasciare l’Italia, come ormai si ventila anche dalle parti di “ByoBlu”? Dal canto suo, una voce come quella di Nicola Bizzi si sfoga: perché invece non denunciare l’Italia a livello internazionale, lanciando una sorta di embargo come quelli che colpiscono le dittature? Gli italiani all’estero sono 4 milioni, mentre sono ben 200 milioni i cittadini di origine italiana che abitano i quattro lati del mondo: non è possibile che restino insensibili al grido di dolore che dovessere sorgere dalla madrepadria dei loro antenati. Cosa sta succedendo, in Italia? Se lo domandano un po’ dappertutto: ma da noi ne parla pubblicamente solo “La Verità”, il quotidiano di Maurizio Belpietro, l’unico a svolgere ancora funzioni giornalistiche.Non che il resto del mondo emetta segnali rassicuranti: in Germania molti politici vorrebbero imitare l’Italia, mentre nella Francia di Macron è stato cacciato da Marsiglia un luminare come il professor Didier Raoult, scopritore dell’efficacia dell’idrossiclorochina. Anche da noi i caduti non si contano più: se Giuseppe De Donno è stato trovato appeso a una corda, a Mantova, dopo aver sperimentato con efficacia il plasma iperimmune (e aver vagheggiato l’apertura di un centro clinico speciale, per guarire i malati usando proprio la plasmaferesi), a Novara un medico in prima linea come il primario infettivologo Pietro Luigi Garavelli, con alle spalle brillanti successi nelle terapie-Covid, è arrivato a gettare la spugna: sta valutando la possibilità di abbandonare la professione medica. Uno spettacolo terribile, al quale assistono sgomenti milioni di italiani: quelli che sanno perfettamente quante decine di migliaia di pazienti sono stati guariti, da casa, dai medici coraggiosi come quelli di “Ippocrate”.L’aria che tira, in alcuni paesi leader dell’Occidente, non è equivocabile: negli Usa, 24 Stati sono sul piede di guerra contro Biden, che ha manifestato l’intenzione di rendere obbligatoria la “timbratura”, per tutti. Il che fa pensare a qualcosa di sinistro: nessuna ragione, al mondo (men che meno, il morbo “pandemico” di Wuhan), autorizza la necessità sanitaria di misure così categoriche, evidentemente motivate da ben altre finalità. Colpisce la gran fretta dei “vaccinatori”: come se davvero – ipotizza qualcuno – temessero la scadenza del 2024, astrologicamente propizia ai grandi rivolgimenti sociali, di portata epocale, magari corroborata da possibili interventi “esopolitici” come quelli evocati da chi si interroga sulla curiosa coincidenza della “disclosure aliena”, o almeno sull’apertura – di punto in bianco – dei dossier ufficiali che ammettono l’esistenza degli Ufo, ribattezzati Uap. Fantapolitica? Lo è anche l’agenda del Green New Deal, secondo cui le variazioni climatiche dipenderebbero dalle emissioni umane.L’Italia traccia le strade, diceva Steiner. Nel bene e nel male: è italiano il copyright del fascismo, ma anche quello del Rinascimento (la maggiore rivoluzione culturale del millennio precedente). Era italiano anche il più clamoroso Grande Reset del primo millennio: l’avvento del cristianesimo romano, reso brutalmente obbligatorio da Teodosio. Non è certo la prima volta, che le persone finiscono in trappola. Stavolta la corda potrebbe spezzarsi? Dipende: basta non aspettarsi più niente, dalla politica. E’ la tesi di un alchimista come Michele Giovagnoli, secondo cui l’élite che manovra i governi è addirittura antica, vecchia di migliaia di anni, abituata a impartire ordini disumani. Oggi i dominatori mostrano una gran fretta, come se temessero di avere i giorni contati. Lasciare l’Italia? Giovagnoli suggerisce un Piano-B: resistere. Perché – dice – l’aggressività del potere tradisce la sua debolezza, la sua fragilità.Numeri: è ancora molto consistente, la quota di cittadini decisi a non subire il ricatto. E metà di quelli che hanno ceduto l’hanno fatto per disperazione, maledicendo chi li ha costretti. Non è propriamente un vanto, per un governo che parla di rilancio della nazione: che razza di economia ci si può attendere, da una società post-democratica imbrogliata e letteralmente piegata con l’intimidazione e la coercizione? La partita è aperta, dicono gli ottimisti: oltre metà del mondo non ne vuole più sapere, di quest’incubo fabbricato da pericolosi cialtroni. Nel mirino a quanto pare resta soprattutto l’Occidente: è l’uomo bianco, a essere vessato e colpito. Si era illuso che fosse irreversibile, la sontuosa libertà relativa che gli sembrava di aver raggiunto? Tragico errore di valutazione, se è vero che diversi italiani – scopertisi soli, traditi e abbandonati da qualsiasi organizzazione politica – ora accarezzano davvero l’idea di scappare come profughi, lasciandosi alle spalle il paese più bello del mondo.Ormai la stessa voce si rincorre ovunque, anche sui canali web più battuti, come quello di Claudio Messora: abbandonare l’Italia. Per scappare dove? Ovunque i cittadini non siano obbligati a subire il ricatto psico-sanitario, degno di una dittatura. Tutto era cominciato con il grottesco Conte, capace di imporre il lockdown e di invitare a Roma gli “specialisti” cinesi per farsi spiegare (da loro) come gestire la Grande Emergenza, che da noi è letteralmente esplosa dopo aver ignorato il piano pandemico dell’Oms, proibito le autopsie e negato le cure nel frattempo messe a punto dai medici. Poi è arrivato Draghi, con un imperativo categorico: riaprire il paese. Ma a una condizione: prima, sottoporre l’intera popolazione alla “timbratura digitale” corporea, presentata come “campagna vaccinale” (mutuando quindi il termine da un presidio sanitario che appartiene alla storia della medicina moderna: il vaccino, ossia l’inoculo dell’agente patogeno depotenziato).
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Nanochip: pilotarvi il cervello con una semplice iniezione
Nanorobot inseriti nel corpo con una semplice iniezione, per arrivare a condizionarci a distanza pilotandoci il cervello e i pensieri? Sono incubi: quelli su cui insistono in modo ossessivo i cosiddetti complottisti, bollati come paranoici. La notizia? Certi incubi fanno già parte della realtà. Lo ricorda il sito “Database Italia”, che propone un video nel quale si collegano tante tessere di un puzzle che, a quanto pare, si va componendo sotto i nostri occhi, giorno per giorno. «Questa Quarta Rivoluzione Industriale non vuole cambiare ciò che fai: vuole cambiare te», premette in modo esplicito Klaus Schwab, pontefice massimo di Davos. «Se ti fai modificare geneticamente, per esempio, sei tu che sei cambiato: e questo ha un grande impatto sulla tua identità». Vorrebbe dire cambiare quello che intendiamo per umano? «Sì, esatto». Immediato il sospetto: ha qualcosa ha che fare, tutto questo, con i “vaccini genici” ossessivamente imposti con il pretesto della sindrome Covid? Per intenderci: sono i preparati sperimentali a contenuto magnetico che contengono l’ossido di grafene. Quelli che in Italia sono obbligatori, in cambio della libertà condizionata.Il video si sofferma sulla celebrazione che Vittorio Colao, oggi ministro di Draghi, offre del favoloso 5G: il wireless di quinta generazione (installato a tappeto durante il lockdown 2020) permette di portare sotto gli 8-9 millisecondi il cosiddetto “effetto-latenza”, accelerando in modo esponenziale la trasmissione di un segnale. «Questo vuol dire che si potrà collegare tutto, oggetti e robot, e avere una remotizzazione di tutti i controlli». Porte elettriche, auto che guidano da sole “vedendo” la strada. E anche «sistemi medici, per avere in tempo reale le condizioni di una persona». E magari, aggiunge Colao, si potrà «iniettare o rilasciare una sostanza medica che è necessaria per la salute». E si potrà fare tutto in remoto, quasi istantaneamente. Ma come somministrare una sostanza da remoto con la tecnologia 5G senza ricorrere a medici, infermieri e siringhe? E poi, quale sostanza? La risposta viene da Roberto Cingolani, anch’esso ministro dell’esecutivo di Draghi. «Possiamo fare un robot che lavora dentro il corpo umano», premette: «Un anticorpo artificiale, sostanzialmente: qualcosa che faccia la cosidetta “theranostic”», cioè terapia e diagnostica fuse insieme.Cingolani parla di «un oggetto intelligente, molto piccolo, che è in grado di viaggiare nel corpo umano, trovare la cellula malata, “sedercisi” sopra e rilasciare in quella sede il medicinale che serve (o addirittura, trascrivere la correzione alla sequenza genetica che ci interessa)». C’è un’ambizione infinita, ammette Cingolani, dietro questa tecnologia. «Oggi, per fare queste cose si usano dei nano-componenti che hanno la grandezza di qualche decina di nanometri». Normalmente, un nanometro è grande come 3 atomi in fila: un oggetto che misura 10 nanometri ha un diametro pari a quello di 30 atomi. «Sono dei piccoli magneti, o molecole chiamate “dendrimeri”. Possono anche essere dei liposomi, un po’ più grossi». Eminente fisico, fino a ieri coinvolto in ricerche all’avanguardia, Cingolani descrive il tipo di vettore impiegato: «Noi lavoriamo con quelli magnetici, molto piccoli». Grazie a una particolare procedura biochimica, «attorno alla particella magnetica si installa una spugnetta di polimeri, che sono sensibili alle variazioni di pH o della temperatura».Proprio i polimeri «assorbono il medicinale e lo rilasciano, quando necessario». E intorno alla “spugnetta” di polimeri, aggiunge Cingolani, ci sono poi delle bio-molecole che servono a riconoscere la specifica malattia che stiamo cercando. «Tutto questo soggetto misura 100 nanometri: il sistema immunitario non lo vede, quindi è in grado di penetrare la maggior parte delle barriere cellulari, anche quelle encefaliche». Funziona così: il dispositivo ultrapiccolo «va in giro, trova la malattia». Nel frattempo, «siccome è magnetico, rilascia anche un segnale, come quello della risonanza magnetica: quindi ci consente di vedere dov’è la cellula malata». E dato che normalmente attorno alle cellule malate c’è qualche parametro sballato (tipicamente il pH), l’intruso – che è sensibile al pH – apre la “spugnetta” e rilascia il medicinale. «Possono essere anche medicinali multi-stadio, come per i cicli successivi della chemioterapia». Attenzione al passaggio chiave: «Se ho un campo magnetico oscillante, all’esterno, posso alzare la temperatura di una ventina di gradi centigradi, generando ipertermia locale», visto che il dispositivo è un “super-para-magnetico”.Spiega ancora Cingolani: «E’ la cosa più simile a un anticorpo intelligente di tipo artificiale, robotico. E si comincia a mettere questa roba in vivo, per capire come funziona». Dunque: «Fascendo oscillare una radiofrequenza esterna, la temperatura si alza: strutture di questo tipo (50 nanometri) sono i cosiddetti “quantum cubes”, cubetti quantistici di ossidi di ferro, che possono alzare la temperatura oltre i 50 gradi». Capito? «Non c’è cellula che resista, a queste temperature: quindi sono dei “bruciatori locali” estremamente piccoli». A questo punto, il video propone testimonianze di persone rimaste colpite da reazioni avverse dopo l’inoculo del siero sperimentale anti-Covid: lamentano bruciori interni diffusi e la sensazione di avere la testa in fiamme. Colpa dei “quantum cubes” forse presenti nei preparati in distribuzione? E poi: i nanocristalli di ossido magnetico possono davvero essere introdotti nel corpo umano con la somministrazione di farmaci, sfruttando i nanosistemi? C’è chi se ne sta occupando, si apprende: e non da oggi.A “Report” (RaiTre) lo stesso Sigfrido Ranucci spiega: «A sviluppare progetti per garantire un monitoraggio dell’attività cerebrale, potenziando la Brain Computer Interface attraverso chip impiantabili nel cervello, ci sono multinazionali del calibro di Facebook, i cui progetti però sono segreti. L’altra grande corporation interessata ai chip nel cervello è Neuralink, di proprietà di Elon Musk, il fondatore di Tesla che progetta di portare l’uomo su Marte». Anche i progetti si Neuralink sono segreti. Ma, stando a quanto ha dichiarato lo stesso Musk, l’obiettivo è trovare il modo per integrare l’intelligenza artificiale col cervello umano. «Noi siamo già dei cyborg: praticamente abbiamo dei superpoteri grazie al computer o allo smartphone. Ma per unirci in modo davvero simbiotico all’intelligenza artificiale – sostiene Musk – serve un interfaccia con il cervello, un collegamento diretto tra cervello e computer».Aggiunge: «Io penso che la soluzione migliore sia avere, all’interno del cervello, un livello di intelligenza artificiale che operi simbioticamente con te, proprio come fa il tuo cervello biologico». Precisa Mister Tesla: «Non c’è bisogno di un intervento chirurgico: puoi iniettarlo nelle vene attraverso il sangue o direttamente nella giugulare; da lì arriva velocemente ai neuroni». Dal Wyss Center di Ginevra, a suonare l’allarme è Niels Birbaumer, luminare delle neuroscienze, uno dei pionieri della Brain Computer Interface in Europa in ambito terapeutico. «Si possono usare queste tecniche anche nelle persone sane, per aumentare le loro performance, le attività, i pensieri. Certamente può essere un grande business. Ma – avverte lo scienziato – non ne conosciamo le conseguenze negative: possono essere drammatiche, perché non abbiamo nessuna idea di cosa cambia, nel cervello, se vi ho impiantato tanti elettrodi. Può cambiare in modo permanente la nostra personalità, con queste cose».Sembra la trama di un film distopico, ammette “Report”. E invece «stiamo parlando di scenari che stanno concretamente prendendo corpo». Ecco il punto: «Riuscire a indurre determinati pensieri nel cervello umano: è il progetto a cui stanno lavorando centinaia di ricercatori, in tutto il mondo, tra cui anche quelli dell’Iit di Genova, che però lo fanno solo a scopo terapeutico». Uno di loro, Stefano Panzeri, racconta: quando questa tecnologia sarà sviluppata in maniera sicura e completa, potrà anche restuituire la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, sostituendo le funzioni degli occhi e delle orecchie. Più a lungo termine, aggiunge Panzeri, questa tecnologia «può essere però pensata anche come uno strumento per manipolare le capacità cognitive della persona». Obiettivo della sperimentazione in corso, da anni: attivare i neuroni dall’esterno. E quindi condizionare i pensieri che il cervello produce.Come funziona? Proprio nel modo esposto da Cingolani: «Si introducono con delle tecniche genetiche dei piccoli “interruttori”, delle proteine, che possono attivare (accendere o spegnere) il neurone, inviando un piccolo fascio di luce. In questo modo, si induce il neurone a dire quello che noi vogliamo fargli dire», chiarisce Panzeri. In altre parole: «La persona vedrà quello che vogliamo che veda. Si genera quindi una sensazione virtuale, dove l’oggetto rappresentato non c’è». Vale a dire: si può far percepire come reale un’immagine, una sensazione, un’esperienza che è solo virtuale. Gli esperimenti – iniziati diversi anni fa – hanno già avuto esito positivo su cavie non umane, precisa il video, le cui immagini si riferiscono al periodo in cui Colao e Cingolani non erano ancora ministri. La situazione è pericolosissima, avverte Niels Birbaumer: «Speriamo che la politica di regolamentazione (in primo luogo la Fda, negli Usa) blocchi questo lavoro». Aggiunge lo scienziato: «Secondo me, la tecnologia del Brain Computer Interface è molto più pericolosa di quella della bomba atomica».Domande: esiste una correlazione tra 5G, vaccini sperimentali Covid e ossido di nanocristalli come il grafene, la cui presenza è stata rilevata in alcuni preparati sperimetali oggi presentati come “vaccini”? «Il grafene – riassume il video pubblicato su “Database Italia” – è il materiale che, insieme al 5G, potrà influenzare la vita degli esseri umani». Notizia: «L’Ue ha appena investito un miliardo di euro, per la ricerca sul grafene nei prossimi dieci anni». Lavori in corso: «Sono già stati depositati 2 brevetti per l’uso del grafene in campo medico. E una pubblicazione medica del 2016 (riportata da “PubMed”) mostra che il grafene è stato dichiarato e usato come nuovo coadiuvante nei vaccini. Sebbene la Tv non lo dica, infatti, uno studio eseguito da ricercatori internazionali ha riscontrato nei vaccini Covid-19 proprio l’ossido di grafene». Ma cos’è, esattamente? «Il grafene è un conduttore, ma non resta permanente nel corpo umano: può essere espulso. E questo spiega il motivo delle dosi multiple del vaccino, con richiami ogni 6 mesi». Secondo gli autori del video, «il richiamo non è finalizzato a immunizzare dal virus. L’obiettivo è mantenere una corretta percentuale di grafene nel corpo umano, necessaria per interagire con le frequenze elettromagnetiche esterne, come quelle del 5G».Sempre per gli autori del video, «il fine ultimo è imporre in tutta l’Unione Europea l’uso del Green Pass da telefono (che attualmente è gestito dal fisco, non dal ministero della sanità) e sta raccogliendo tutti i dati personali di chi è stato “ingannato”». Un’opinione politica esplicita. E una previsione: «Il Green Pass, poco a poco, assimilerà le stesse funzioni del passaporto, della carta d’identità, della patente di guida, del conto corrente e della moneta, che sarà solo digitale. Il passo finale: sostituire il Green Pass con un chip da impiantare sottopelle a tutti i cittadini Ue, come si fa con i cani e le mucche. Questo processo avverrà entro il 2030». Oggi i governi vietano certe pratiche, diceva Ranucci, tempo fa. «Ma domani? Se qualcuno riuscisse a condizionare le scelte politiche?». Magari proprio “remotando” i cervelli? «La storia di Cambridge Analytica ci spiega che è possibile: gran parte dei seguaci del transumanesimo vive nella Silicon Valley, e alcuni di loro occupano dei ruoli ai vertici di quelle aziende che stanno investendo su tecnologia, web e genetica. E se nessuno mette un freno – si interroga Ranucci – saranno in grado di dettare l’agenda dell’evoluzione umana?».Nanorobot inseriti nel corpo con una semplice iniezione, per arrivare a condizionarci a distanza pilotandoci il cervello e i pensieri? Sono incubi: quelli su cui insistono in modo ossessivo i cosiddetti complottisti, bollati come paranoici. La notizia? Certi incubi fanno già parte della realtà. Lo ricorda il sito “Database Italia”, che propone un video nel quale si collegano tante tessere di un puzzle che, a quanto pare, si va componendo sotto i nostri occhi, giorno per giorno. «Questa Quarta Rivoluzione Industriale non vuole cambiare ciò che fai: vuole cambiare te», premette in modo esplicito Klaus Schwab, pontefice massimo di Davos. «Se ti fai modificare geneticamente, per esempio, sei tu che sei cambiato: e questo ha un grande impatto sulla tua identità». Vorrebbe dire cambiare quello che intendiamo per umano? «Sì, esatto». Immediato il sospetto: ha qualcosa a che fare, tutto questo, con i “vaccini genici” ossessivamente imposti con il pretesto della sindrome Covid? Per intenderci: sono i preparati sperimentali a contenuto magnetico che includono l’ossido di grafene. Quelli che in Italia sono obbligatori, in cambio della libertà condizionata.
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Dall’11 Settembre, demolizione controllata dell’umanità
Te la ricordi, quella vecchia storia? Gli aerei che picchiano contro i palazzi? L’America indifesa, il mondo attonito. L’inferno del fumo, le vittime, i soccorritori intossicati e sepolti dalla cenere. Quanto tempo è passato, da allora? Vent’anni. Cioè niente, in teoria, per i tempi della storia. In questo caso, invece, vent’anni sono tutto. Perché ci sono eventi che forgiano il presente, lo rifondano. Sono avvenimenti esiziali, rispetto ai quali esiste un dopo e un prima. Come si viveva, prima? Si era relativamente liberi, mediamente infelici oppure allegri, spensierati, ordinariamente annoiati o magari indignati dalla contabilità delle ingiustizie. La sensazione era che ogni avversità fosse comunque affrontabile, ogni opinione esprimibile e ogni soluzione discutibile, e che le conseguenze non fossero immediatamente globali. Buoni e cattivi recitavano insieme, nell’avanspettacolo della geopolitica, cioè ai piani bassi dove conta davvero il soldo, la paga del mercenario, il cospicuo fatturato occulto dei mandanti.
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La nostra paura è il loro cibo, ma sanno che perderanno
Aspettatevi qualche altra sorpresina fra il 7 e l’11 settembre, avverte il Santone dell’Amore, così battezzato dal “Resto del Carlino” durante una tappa del suo tour nelle piazze italiane. Michele Giovagnoli se la ride: il simpatico ragazzo che mi ha intervistato, dice, non riusciva a capire niente, di quello che gli dicevo. O meglio: non riusciva a concepire il fatto che sia semplicemente bellissimo, e oggi addirittura necessario, ritrovarsi in piazza per “abbracciare” i nostri simili, in un momento come questo. Alchimista, autore di saggi, conduttore di emozionanti stage formativi nei boschi: Giovagnoli è una delle voci che meglio fotografano lo stato di salute dell’altra Italia. Quella che piange e ricorda con affetto riconoscente Giuseppe De Donno, uno dei medici-eroi che, se fossero stati ascoltati, avrebbero costretto le autorità a mettere fine all’ormai interminabile emergenza. Un allarme costruito col pretesto del problema sanitario, ma in realtà tenuto in piedi in un solo modo: e cioè continuando a rifiutarsi di curare i malati, così da farli finire davvero all’ospedale (per poter seguitare a raccontare la cosiddetta pandemia).E tutto questo, ovviamente, allo scopo di poter somministrare “il cocktail servito nei peggiori bar di Caracas”, come lo chiama Giovagnoli, che precisa: non crediate che quel siero (che hanno il coraggio di chiamare “vaccino”, calpestando la storia della scienza) fosse il vero obiettivo, economico, di tutta la faccenda. Macché: quella è gente che, i soldi, li stampa. Il vero scopo, di tutto questo orrore? Sempre lo stesso: spaventarci per annichilirci, depotenziarci come essere umani, toglierci il sorriso (con le mascherine) e isolarci, ormai diffidenti l’uno dell’altro. E quindi: “spegnerci” il cuore. Perché l’organo al centro del nostro torace dispone di una tecnologia più sofisticata di quella del cervello, capace di emettere la frequenza che, per i “rettili” al potere, è la più temibile. Parla così, il Santone dell’Amore: e non scherza per niente. Il concetto lo va ripetendo da un anno e mezzo, ogni settimana, a colpi di dirette Facebook. Già a marzo 2020 avvertiva: state fermi, non reagite, non lasciatevi schiantare dalla rabbia per i lockdown. E’ quello che vogliono: mortificare la vostra frequenza del cuore. E dunque: sorridete, restate uniti e immergetevi nella natura.Da un mese insiste su una data: 9 ottobre. Sarà il termine entro il quale sarà ancora possibile “caricare forza”, in vista dell’azione: da parte loro, e da parte nostra. Vedrete, ribadisce: entro l’11 settembre intanto “abbaieranno” ancora, magari evocando l’obbligo (già esteso in modo ricattatorio, nei fatti, attraverso il Green Pass). E poi, a ottobre, passeranno alle vie di fatto. Cosa propone, il Santone dell’Amore? Semplice: resistere ancora, non cedere. Osserva: mentono sempre, sono quasi patetici. Si vantano dei successi della campagna “vaccinale”? Figurarsi: va così bene, la campagna, che ora farneticano di “obbligo”. Riassume Michele: prima hanno puntato sugli anziani, spaventandoli e mandando in giro un commissario vestito da generale. Poi hanno provato con i meno anziani, ma non ha funzionato. E dato che il tempo stringe, ora allungano gli occhi (e le mani) sui minori, sui bambini. I ragazzi li hanno intrappolati sfruttando la loro naturale esuberanza: la doppia dose per riconquistare la pizzeria, la discoteca, la palestra. I loro idoli, cantori della libertà? Tutti improvvisamente muti: non un cantante che abbia osato aprir bocca per denunciare il sopruso.Ora siamo al capolinea: la scuola “mascherata”, oppure “vaccinata”. I bambini? Per noi sono il futuro, per i “rettili” invece sono soltanto numeri: quelli oggi preziosi per rendere finalmente meno incresciosi i numeri della profilassi zootecnica a base di pozioni geniche sperimentali. Di qui l’appello alle madri: resistete, proteggeteli, e un giorno vi ringrazieranno. E’ gente pericolosa? Certo, risponde Giovagnoli. Ma li avete visti, in faccia? Non hanno emozioni. Sono come i rettili, quelli veri: per sopravvivere devono macinare carne. Loro non sono come noi, vivono in una frequenza fredda. Hanno bisogno della nostra paura: se ne nutrono. La nostra sofferenza è il loro cibo, da sempre. Il peggior torto che si può fare loro? Sorridere, mostrarsi felici. Indifferenti alle loro malefatte, e sempre più uniti e solidali, cioè amorevoli, cioè forti. Altra ricetta non esiste: ed è quella che i “rettili” temono davvero, come dimostra la loro ostinazione nel tentare di atterrirci.Resistenza? Sì: anche se ha un costo. Il treno col Pass? Non lo prendi. I locali che lo pretendono? Li boicotti. La scuola? La abbandoni. Notizie: c’è un’Italia (bannata dai media) che sta letteralmente insorgendo. Non in piazza, in silenzio: costruendo alternative. Genitori che si attrezzano con l’home schooling, insegnanti disponibili a trasferirvisi, medici disposti a cure “clandestine”, di fronte all’aut-aut ospedaliero o alla radiazione. Già il Piemonte avverte: non riusciremo a “inocularli” tutti, dunque rischiamo di chiudere pezzi di sanità per mancanza di personale. Le parole di Michele Giovagnoli sono pacifiche, ma non innocue: sono rivoluzionarie. Ricordano quelle del Sessantotto? Allora s’era in anticipo sui tempi, che oggi invece sarebbero maturi: perché i “rettili” hanno definitivamente gettato la maschera, non fanno nemmeno più finta di stare dalla nostra parte. Un italiano su tre sta facendo resistenza civile, uno su due non bada più alle vomitevoli menzogne dei media e alle ciance degli straccivendoli della politica.Solo un pazzo (o un cieco) potrebbe non vedere quello che sta accadendo: si ventila il ricorso alla coercizione, alla sopraffazione totalitaria. Che motivo ci sarebbere, per arrivare a questo – si domanda Giovagnoli – se il potere stesse davvero vincendo? La verità è l’esatto opposto: stanno perdendo, e hanno una paura matta di dover rinunciare a dominarci. Sanno che, per loro, il grande pericolo è il nostro risveglio: che sta avvenendo, anche grazie all’inaudita e velocissima progressione delle loro violenze. E’ grande, l’Italia che resiste: è fatta anche i poliziotti e pompieri che si fanno fotografare mentre pranzano all’aperto, fuori dalla mensa, insieme ai colleghi che ne sarebbero stati esclusi perché privi di Green Pass. Giovagnoli emoziona, e si emoziona: come nessun politico e nessun leader di nessun movimento, da millenni. Come se la politica stessa – tutta – fosse finita nella spazzatura, tra i rifiuti della storia e dell’evoluzione umana.Ci siamo, ripete: è la nostra grande occasione. Il momento è arrivato: stavolta saremo noi a tirarlo, il calcio di rigore. Costruendo un altro mondo, alimentato dall’amore: cioè l’energia solare che ci chiama dal cosmo. Per essere liberi e finalmente vivi, sapendo che – se sei arrivato fin qui – indietro non potrai tornare. Mai. Perché ora l’hai capito, con chi hai davvero a che fare. Hai capito che l’arcaico “rettile protozoico” ha paura di te, del bene che hai già iniziato a fare. Vede che non riesce più neppure a ricattarti con la miseria mensile dello stipendio. Gli serve altro: il tuo terrore. E vede che non funziona più, nemmeno quello. Gli scossoni saranno forti: Michele Giovagnoli non se lo nasconde. Se la politica meno peggiore punta ancora a recuperare i dormienti, lui è oltre: tempo perso. Se questa umanità continuerà a svegliarsi, è il sottinteso, riscriverà le regole. Ne ha bisogno, il mondo, di nuove regole? Eccome. Le si invoca inutilmente da secoli, da quando è comparsa la democrazia formale. Tutta preistoria, anche quella: se le persone si riconoscono e si abbracciano, dice Michele, il sistema trema e minaccia. Ed è esattamente quello che sta accadendo. L’ultimo latrato, prima del crollo e del cambio di paradigma.Aspettatevi qualche altra sorpresina fra il 7 e l’11 settembre, avverte il Santone dell’Amore, così battezzato dal “Resto del Carlino” durante una tappa del suo tour nelle piazze italiane. Michele Giovagnoli se la ride: il simpatico ragazzo che mi ha intervistato, dice, non riusciva a capire niente, di quello che gli dicevo. O meglio: non riusciva a concepire il fatto che sia semplicemente bellissimo, e oggi addirittura necessario, ritrovarsi in piazza per “abbracciare” i nostri simili, in un momento come questo. Alchimista, autore di saggi, conduttore di emozionanti stage formativi nei boschi: Giovagnoli è una delle voci che meglio fotografano lo stato di salute dell’altra Italia. Quella che piange e ricorda con affetto riconoscente Giuseppe De Donno, uno dei medici-eroi che, se fossero stati ascoltati, avrebbero costretto le autorità a mettere fine all’ormai interminabile emergenza. Un allarme costruito col pretesto del problema sanitario, ma in realtà tenuto in piedi in un solo modo: e cioè continuando a rifiutarsi di curare i malati, così da farli finire davvero all’ospedale (per poter seguitare a raccontare la cosiddetta pandemia).
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Bibbia, Uap e alieni: Avi Loeb (Harvard) con Biglino
Uno cerca gli alieni nel futuro (o meglio ancora, nel presente), mentre l’altro li cerca nel passato. Ha qualcosa di veramente spettacolare, l’incontro a distanza tra Mauro Biglino e il professor Avi Loeb di Harvard, uno dei massimi astronomi viventi: col suo nuovissimo Progetto Galileo, Loeb è intenzionato a scovare tracce di vita extraterrestre attorno al nostro sistema solare. O addirittura al suo interno: come nel caso di Oumuamua, lo strano oggetto volante avvistato quattro anni fa, che potrebbe essere un “relitto tecnologico” di civilità evolutissime. Loeb e Biglino hanno un’altra caratteristica, in comune: la cultura mainstream li osteggia, perché teorizzano la possibilità di una realtà inaccettabile. Ovvero: non siamo soli, nello spazio, e i testi antichi (Bibbia inclusa) pullulano di Ufo e presenze extraterrestri. Di seguito, i passaggi salienti del dialogo tra Loeb e Biglino, coordinato da Davide Bolognesi, PhD e alumnus della Columbia University, nonché ideatore del canale YouTube “Starviews”. Messaggio chiave: non smettere mai di porsi domande, proprio come fanno i bambini, perché di questo vive (o meglio, dovrebbe vivere) la stessa scienza.
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Bio-tracciamento universale, il Green Pass è solo l’inizio
C’è un filo rosso che unisce pandemia, vaccinazione, Green Pass e 5G all’Identità Digitale Universale, ID2020, riservata entro dieci anni ad ogni essere umano vivente sul pianeta. Esistono precise agende e organismi che, di ID2020, hanno programmato organizzazione e obiettivi: è tutto alla luce del sole, senza complotti e senza misteri. Questi i fatti salienti, dei quali dovrete necessariamente tenere conto. Si tratta di un progetto, redatto da organizzazioni non governative, organico all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai successivi sviluppi. Il Green Pass – che, come i fatti dimostrano, si sta espandendo a sempre più categorie – altro non è che un graduale, progressivo avvicinarsi alla attribuzione della Identità Digitale Universale. Si tratta di un codice unico universale, della evoluzione tecnologica dei documenti di identificazione che abbiamo sempre avuto: patente, carta d’identità, codice fiscale, passaporto, e così via.Il Green Pass, divenuto finalmente ID2020, non sarà più discriminatorio: perché tutti ne saranno in possesso; cadrà quindi questa inutile pregiudiziale. L’identità digitale diverrà il passo ineludibile, per ottenere la piena cittadinanza. Certamente, restringerà in assoluto le maglie del controllo, perché traccerà tutti gli aspetti della nostra esistenza, 24 ore su 24: dal battito del cuore al conto in banca, dai gusti sessuali al colore della ultima t-shirt acquistata online. ID2020 è parte integrante dell’operazione Grande Reset, detto anche Quarta Rivoluzione Industriale. Garantirà il controllo capillare, in tempo reale – via 5G, “l’Internet delle cose” (umane) – di ogni individuo: geolocalizzazione, spostamenti, dati biomedici, sociali e finanziari. La figura di Vittorio Colao nel governo non è casuale, come non sono casuali la sua amicizia con Bill Gates, la sua organicità al Gavi (l’alleanza vaccinale) e le sue esperienze tecnologiche in Vodafone.L’ID2020 è doverosamente legato alla vaccinazione universale, perché il tracciamento è realizzato attraverso nanoparticelle e punti quantici indiettati direttamente col siero. Questo spiega il motivo della psico-pandemia Covid, artatamente creata per convincere e costringere la massa ad accettare questo trattamento. Per il controllo dell’animale umano si tratta di una assoluta necessità, visto il numero della popolazione, più simile a una colonia di formiche che a un branco di scimmie. Sarà inevitabile accettarlo, pena l’esclusione dal consorzio civile. A questo ci dobbiamo rassegnare, a meno che non si organizzi una sanguinosa rivolta: ipotesi assolutamente improbabile, vista la natura docile, paurosa e sottomessa della madria umana. Nascerà così la post-umanità, il simbionte da tempo preconizzato.ID2020 è una organizzazione non governativa; un consorzio pubblico-privato, nato tra corporazioni globaliste, associazioni non-profit e istituzioni. I soci fondatori sono Microsoft, Rockefeller Foundation, Gavi, Accenture e Ideo-Org, con alleanze allargate ad altre corporazioni tecnologiche e Ong. Nato nel 2015, il progetto venne presentato l’anno successivo alle Nazioni Unite, nell’ambito del “Sustainable Development Goal”, parte integrante della più vasta Agenda 2030 dell’Onu. ID2020 è inoltre collegato all’agenda dell’Oms “Immunization 2030” che vide l’Italia capofila, firmataria a Washington nel 2017 della “Global Health Security Agenda”, sottoscritta da Beatrice Lorenzin (allora ministro della salute) il presidente Barack Obama. Firma che, come tutti ricorderanno, portò all’approvazione dei 12 vaccini pediatrici obbligatori.L’azione di ID2020 si basa sul presupposto, totalmente inventato, che tutti gli umani hanno diritto all’identità digitale, sottolineando come – nel mondo – ancora una persona su sette non disponga di documenti identificativi, e come i documenti di identità comunque esistenti siano arcaici, inadeguati e non sicuri, quindi non idonei. ID2020 persegue il rilascio di un codice unico universale, collegato sin dalla nascita alla certificazione vaccinale. Si è creata, a questo proposito, la “ID2020 Alliance”, nella quale il registro vaccinale diviene la piattaforma biomedica di ogni operazione successiva. Il tutto, garantito da un sistema blockchain. I punti quantici e le nanoparticelle iniettate coi vaccini, una pratica già in uso da almeno dieci anni, registrano e trasmettono le nostre condizioni biologiche, ci geolocalizzano e tracciano ogni nostra minima attività (di studio, di lavoro, di consumo, di socializzazione). I dati sono trasmessi – in tempo reale, via 5G – alle Big Data Bank, ma sono rilevabili sempre e comunque anche con banalissimi dispositivi smartphone. L’obiettivo evidente è il tracciamento (e quindi il controllo, attraverso sofisticati e potentissimi algoritmi) di ogni individuo presente sul pianeta.(Giovanni Angelo Cianti, “Si scrive Green Pass, si legge ID2020”, video-messaggio pubblicato su “Rumble” il 24 agosto 2021).C’è un filo rosso che unisce pandemia, vaccinazione, Green Pass e 5G all’Identità Digitale Universale, ID2020, riservata entro dieci anni ad ogni essere umano vivente sul pianeta. Esistono precise agende e organismi che, di ID2020, hanno programmato organizzazione e obiettivi: è tutto alla luce del sole, senza complotti e senza misteri. Questi i fatti salienti, dei quali dovrete necessariamente tenere conto. Si tratta di un progetto, redatto da organizzazioni non governative, organico all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ai successivi sviluppi. Il Green Pass – che, come i fatti dimostrano, si sta espandendo a sempre più categorie – altro non è che un graduale, progressivo avvicinarsi alla attribuzione della Identità Digitale Universale. Si tratta di un codice unico universale, della evoluzione tecnologica dei documenti di identificazione che abbiamo sempre avuto: patente, carta d’identità, codice fiscale, passaporto, e così via.
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Giovagnoli: madri, tocca a voi. Vogliono i vostri bambini
Stare in mezzo agli alberi mi ha educato ad ascoltare l’aria: significa estendere la punta del cuore fino alla punta delle mani, che è quello che fanno gli alberi. L’albero non ha un cuore, e non ha neanche una mente: è una mente e un cuore fusi insieme, ha la capacità di raccogliere informazioni e, allo stesso tempo, provare emozioni. Non vi nascondo che, questa mattina, l’aria non era delle migliori: per niente. Sentivo una sorta di rilassamento: come se questo fuoco che si sta propagando (la Terra ce lo fa vedere: brucia tutto, e bruciate anche voi, dentro) si fosse assopito, si fosse dimenticato. E’ quello che vogliono: giocano al logoramento. Pian piano, qualcuno cede. Ci sono mamme che cedono, perché i loro ragazzi non possono più uscire, vivere. E allora cedono, per garantire ai ragazzi la possibilità di avere una vita. Ci sono lavoratori che cedono, dicono: non posso mangiare sempre fuori, mi sento troppo diverso. Vogliono questo: portarci al logoramento. E per un attimo, ho detto: tira una brutta aria.
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Guerra alla libertà: lo scempio del Tso sulla democrazia
Guerra alla libertà, sulla base di un equivoco: presentare la pozione genica sperimentale anti-Covid come se fosse un vero vaccino, e come se il preparato (che sta generando percentuali imbarazzanti di reazioni avverse) fosse davvero efficace per proteggere il corpo, o addirittura per limitare i contagi, quando è invece notorio che la persona che ha subito l’inoculo resta regolarmente contagiabile e quindi contagiosa: inclusi i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli studenti che il governo Draghi ha brutalmente costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio. La premessa: vengono solennemente ignorate le cure messe a punto dai migliori medici, da ormai un anno. Terapie che, nel caso, consentono di risolvere il problema in pochi giorni, da casa, senza ricorrere al ricovero in ospedale. Altro corollario increscioso: viene ignorata l’indicazione di uno dei padri della medicina moderna, Albert Sabin (inventore del vaccino antipolio), secondo cui è letteralmente un suicidio procedere con una campagna vaccinale mentre l’epidemia è in corso.Lo hanno appena ricordato, invano, scienziati come Jean-Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina (e da noi lo stesso Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo a Novara). Tutto inutile: si procede dritti verso il disastro. Lo dimostra il caso di Israele: i ricoverati sono in gran parte vaccinati. Presto spiegato: è proprio la diffusione degli inoculi a spingere il virus a mutare, aggirando le difese. Inoltre: si continua a finire all’ospedale solo quando non si viene curati per tempo, a casa, con farmaci ordinari che – ormai è accertato – funzionano benissimo. L’unica domanda da farsi, a questo punto, sembra essere la seguente: perché imporre la pozione-Covid (per giunta, chiamandola “vaccino”), quando l’unico effetto tangibile che pare garantire da subito è la sottomissione della popolazione, accertata la sua completa inutilità sul piano epidemiologico? Chi punta il dito contro la bulimia di Big Pharma e il suo immenso potere corruttivo esercitato da decenni sul sistema sanitario occidentale, probabilmente, coglie solo un aspetto solo consequenziale dell’operazione in corso, che non ha precedenti.Una situazione come quella attuale era stata prevista, anni fa, da svariati esponenti dell’élite: di recente, nella trasmissione web-streaming “L’Orizzonte degli Eventi”, Tom Bosco ha ricordato che il fantasma del lockdown comparve già in un paper ufficiale della Fondazione Rockefeller, nel lontano 2010. Gli ispiratori di network come la Fabian Society (in cui milita anche l’oscuro Roberto Speranza, ministro della sanità con Conte e con Draghi) sono notoriamente ossessionati dal “problema” del boom demografico mondiale, cavallo di battaglia – dal dopoguerra – degli apprendisti stregoni del Club di Roma, specializzati nella fabbricazione dell’ecologismo catastrofistico. Un paradigma fondato su calcoli regolarmente rivelatisi sbagliati, come ha fatto più volte notare un libero pensatore come l’economista Nino Galloni: chi teme lo sviluppo economico, demonizzandolo, trascura la variabile – determinante – del progresso tecnologico, che può sempre basarsi sull’adozione di saperi avanzati, capaci di ridurre l’impatto ambientale e lo stesso prelievo delle risorse naturali.C’è chi rileva come il Green New Deal (l’auto elettrica, per esempio) finirà con l’aggravare enormenente la pressione sull’ecosistema, dato l’aumento esponenziale della necessità di materiali preziosi e altamente inquinanti: il bilancio finale potrebbe essere peggiore di quello oggi condizionato dall’abuso di fonti fossili. Eppure, in un pianeta che si è puntualmente riscaldato e raffreddato in modo repentino, anche nella storia recente, grazie all’effetto dei potentissimi influssi solari, milioni di persone hanno dato credito alla teoria del ruolo umano nelle modificazioni climatiche: ipotesi contrabbandata per certezza “religiosa” grazie a una testimonial spuntata in apparenza dal nulla (Greta Thunberg), in realtà pienamente sorretta dal mainstream media e dall’establishment finanziario dell’Occidente, che ha foraggiato i climatologi “ideologici” dell’Ipcc Panel dell’Onu, presentandoli come nuovi, indiscutibili sacerdoti della verità (benché smentiti da 500 tra i massimi specialisti mondiali del settore, inclusi Premi Nobel).Come stupirsi, se oggi la maggioranza “crede” alla pozione magica come unica possibile arma contro il terribile Covid, altrimenti inaffrontabile? Abbiamo creduto a tutto: ai Bush e a Obama, al terrorismo “islamico”, al potere dello spread e allo spettro del debito pubblico come catastrofe, come colpa nazionale. Abbiamo creduto alla improvvisa necessità dell’obbligo vaccinale, persino neonatale, per malattie come il morbillo. Abbiamo creduto a Greta, a Fazio, a Burioni (a Speranza, addirittura). Logico che la sorte ci riservi il ricatto finale: quote di residua libertà vincolate al Tso, in una Società del Controllo prodotta dal capitalismo della sorveglianza, sempre più sinistramente zootecnico, secondo il modello che sempre l’Occidente ha fatto brevettare, su commissione, da paesi come Singapore e soprattutto la Cina. Alla legge medievale del “green pass”, basata sulla più spudorata frode sanitaria, si sottraggono per ora Germania, Spagna e Gran Bretagna. Ma il virus che uccide la libertà serpeggia quasi ovunque, in Europa, a macchia di leopardo.Del resto, in un mondo strettamente interconnesso, basta l’inaudita coercizione inaugurata da un governo-canaglia (o magari due, quello francese e quello italiano) per trasformare in prassi la degradazione “carceraria” della vita sociale, che finisce per fare terra bruciata attorno a quelli che Alberto Zangrillo chiama “asini”, cioè i refrattari al trattamento genico obbligatorio. Il medico di Berlusconi stima che i somari siano il 20% della popolazione italiana; secondo altre valutazioni, gli italiani ribelli sarebbero uno su tre. Molti di loro saranno costretti, con la forza, a sottoporsi a un ricatto imposto con la menzogna: pena, la perdita del posto di lavoro o la possibilità di frequentare corsi all’università. A tutti gli altri “asini” sarà vietato l’accesso a bar a ristoranti, musei, cinema, palestre, discoteche, concerti, stradi, treni. Sta quindi per nascere ufficialmente un’umanità di serie B, cui sembra mancare solo la stella gialla al braccio.E’ un’umanità completamente tradita dalla politica e abbandonata a se stessa: nessun movimento, oggi, sembra in grado di organizzare una risposta adeguata alla spettacolare gravità della situazione, che se non altro – come rileva l’alchimista Michele Giovagnoli – mostra per intero la reale nudità del sovrano, in tutto il suo squallore antidemocratico. Per Giovagnoli, a questa quota di società resta una estrema, drastica chance: resistere e boicottare chiunque si pieghi al regime sanitario, facendo pesare giorno per giorno la propria capacità di astenersi da determinati consumi, e ingaggiando in tal mondo un braccio di ferro, nonviolento, in grado di limitare lo strapotere dell’abuso. Una cosa l’hanno già imparata, gli “asini”: nessuno li ha difesi. Se i medici come Giuseppe De Donno hanno pagato con la vita il loro coraggio civile e professionale, nessuno – di quelli che presidiano la politica – ha saputo battersi per evitare che la democrazia italiana arrivasse a subire anche lo scempio del Tso.Guerra alla libertà, sulla base di un equivoco: presentare la pozione genica sperimentale anti-Covid come se fosse un vero vaccino, e come se il preparato (che sta generando percentuali imbarazzanti di reazioni avverse) fosse davvero efficace per proteggere il corpo, o addirittura per limitare i contagi, quando è invece notorio che la persona che ha subito l’inoculo resta regolarmente contagiabile e quindi contagiosa: inclusi i medici, gli infermieri, gli insegnanti e gli studenti che il governo Draghi ha brutalmente costretto a sottoporsi al trattamento sanitario obbligatorio. La premessa: vengono solennemente ignorate le cure messe a punto dai migliori medici, da ormai un anno. Terapie che, nel caso, consentono di risolvere il problema in pochi giorni, da casa, senza ricorrere al ricovero in ospedale. Altro corollario increscioso: viene ignorata l’indicazione di uno dei padri della medicina moderna, Albert Sabin (inventore del vaccino antipolio), secondo cui è letteralmente un suicidio procedere con una campagna vaccinale mentre l’epidemia è in corso.
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Perché ho scritto “La Bibbia Nuda”, con Mauro Biglino
La grande sala congressi ammutolì quando Benazir Bhutto osò denunciare il generale Pervez Musharraf, allora presidente-dittatore del Pakistan. L’accusa: gli uomini dell’Isi, il servizio segreto di Islamabad (agli ordini della Cia), avevano “allevato” i Talebani e protetto Bin Laden, come richiesto dal “terrorista” Bush. Lei, Benazir, di lì a poco si sarebbe candidata per liberare il Pakistan dalla menzogna. Saltò in aria qualche anno dopo, nelle ultime tappe di una campagna elettorale che l’avrebbe incoronata trionfalmente alla guida del suo paese. Ricordo bene quel fugace incontro, a Torino, a margine dell’assise promossa da Gorbaciov insieme ad altri ex leader mondiali, che avevano messo fine alla guerra fredda. In un palazzo del centro, l’indomani, Benazir Bhutto ripeté a beneficio delle telecamere le sue accuse pericolosamente terribili, ma sempre con quel suo sorriso disarmante: quello di chi sa di avere ragione, e ha deciso che bisogna pur metterla in gioco, la vita, se il nemico è così insidioso da saper pervertire integralmente la verità. Pensieri che oggi, tra coprifuochi e pass vaccinali, suonano stranamente familiari.
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Barnard e l’Antico Ordine Mondiale, oggi ormai evidente
Chiedetevi come mai la politica fallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere. Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire; ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda: chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato? Da qualche decennio, il copione è invariato: da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile, e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata. L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi, varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente. Sempre così: show must go on, avanti un altro.Tra il saggio “Il più grande crimine” e i Dpcm inaugurati con la cosiddetta pandemia da coronavirus è possibile tracciare una linea retta, addirittura imbarazzante, che porta dritti al distanziamento e alle mascherine, ai lockdown, al delirio orwelliano del coprifuoco basato sull’evocazione del senso di colpa, del contagio come imprudenza e come maledizione, in un orizzonte cupo in cui riecheggia una specie di peccato originale: l’essere nati, l’aver aspirato a essere liberi e dotati di diritti umani. Siamo diventati il paese della Dad, dello smart working e delle Regioni colorate, dove la semilibertà (concessa col contagocce) bisogna meritarsela, stando lontani dal prossimo come se fosse appestato. L’incubo si prolunga, per via sanitaria (o meglio, fanta-farmaceutica) con l’incombente obbligo vaccinale sostanziale, propiziato da un assedio anche fisico, geografico, come quello del lasciapassare neo-medievale per poter varcare il Rubicone, il Piave, il Tevere, l’Isonzo.L’avvocato Erich Grimaldi, uno dei tanti eroi di questa Italia in rottamazione, quasi supplica il suo pubblico affinché accorra in piazza a Roma, l’8 maggio, indossando magliette con sopra scritto “voglio essere curato con le terapie domiciliari”, oppure “sono guarito grazie alle cure precoci a domicilio”. Quei trattamenti terapeutici tempestivi rappresentano la soluzione, l’uscita dall’allucinazione collettiva: ma il Ministero della Paura ha osato opporvisi, ancora, nonostante l’auspicio unanime espresso dal Senato e i colloqui in corso tra lo stesso Grimaldi e il sottosegretario Sileri, per arrivare finalmente a un protocollo che metta i medici nelle condizioni di curare gli italiani, senza più costringerli a ricorrere all’ospedale quando ormai faticano a respirare. E’ come se qualcuno si ostinasse a sparare cannonate, sull’allevamento umano, forte di una certezza granitica: le mansuete bestiole non si ribelleranno nemmeno stavolta, resteranno al loro posto in attesa di essere decimate, dalle cure negate e dal martirio economico che il 1° Maggio 2021 costringe anche la grande stampa ad ammettere che, intanto, si sono perduti 900.000 posti di lavoro.Non deve stupire il silenzio agghiacciante dei sindacati, che anzi – per bocca dei loro burocrati coalizzati (Cgil, Cisl e Uil, in primis il Landini che contestò Marchionne) – hanno addirittura firmato una petizione a sostegno di Roberto Speranza, il burattino incaricato di infliggere il massimo danno possibile al sistema-paese, senza riguardo per i morti né per le vittime della catastrofe economica. Non deve stupire nemmeno il mormorio sommesso dei partiti meno allineati alla filosofia della strage, celebrata in omaggio alla religione epidemica: se non hanno mai invaso le piazze per protestare contro la quasi-dittatura in atto, né preteso fin dall’estate 2020 le misure sanitarie adeguate, invocate da centinaia di medici, significa che rispondono a poteri superiori, a sollecitazioni e consigli, magari ad oscuri avvertimenti come quelli che persuasero Boris Johnson, l’uomo che voleva evitare il lockdown puntando all’immunità naturale, senza neppure il poco rassicurante doping dei “vaccini genici” sperimentali.Nell’ultimo decennio, il superlclan denunciato da Paolo Barnard è assurto agli onori delle cronache con moltissimi nomi: una specie di foto di famiglia, a volte sfocata e a volte meno, che include cenacoli del grande business, poteri finanziari e massonerie, cluster industriali, cupole omertose, caste sacerdotali, dinastie e fantomatiche organizzazioni-ombra. Spesso il cosiddetto complottismo si rassegna a rincorrere spettri, perdendo di vista il complotto (meglio, il progetto) che ormai è sotto gli occhi di tutti, dentro una globalizzazione policentrica e smisuratamente ingovernabile se non in modo sommario e anche feroce. Un caos epocale, dal quale emerge l’Antico Ordine Mondiale delle dominazioni pure, a cui sembra opporsi – in modo non sempre leggibile – un rilevante segmento della leadership di ieri, in precario equilibrio tra compromesso e battaglia aperta, in ordine al tono da conferire al Grande Reset che nel frattempo avanza in modo inesorabile, sia pure a geometria variabile nelle sue infinite declinazioni tecnocratiche e geopolitiche.Mentre lo stupidario nazionale italiota procede imperterrito il suo show affollato di tamponi e indici Rt, terribili “varianti” alle porte e simpatici banchi a rotelle, i cadaveri politici dei partiti dall’encelalogramma piatto fingono che scorra ancora un po’ di sangue nelle loro vene, ai margini di una trattativa – tra la vita e la morte civile del paese – che viene condotta da sapientissimi mandarini, nell’alto dei cieli in cui (non da oggi) ci si giocano a dadi le percentuali di felicità o di angoscia da elargire o comminare a milioni di persone. L’Antico Ordine Mondiale è quello di cui parla a chiarissime lettere Paolo Rumor nell’esemplare libro “L’altra Europa”, che evoca – da carte riservate – la possibile esistenza di una linea pressoché dinastica, risalente addirittura a 12.000 anni fa, incaricata di governare la zootecnia umana con ogni sorta di espediente strumentale: imperi e regni, teocrazie ierocratiche, dittature e democrazie, ideologie e teologie, fino al recente aggregato euro-atlantico e vaticano.Gli scritti di Rumor – perfettamente consonanti con le recenti acquisizioni della cosiddetta “archeologia non autorizzata”, che parlano di tecnologie avanzatissime in tempi antichi – sembrano invitare a guardare con nuovi occhi alle continue, stranamente inarrestabili rivelazioni ufficiali sull’annosa “questione aliena”, sulla quale le stesse voci dell’establishment hanno smesso di scherzare, di negare l’evidenza. E’ la scala di grandezza, in questo caso, ad appaiare certe presunte leggende alla dimensione planetaria del catastrofico presente, in cui teoricamente si pretende ancora che un piccolo partito, in un minuscolo paese, possa davvero dire la sua in una dimensione letteralmente incommensurabile, in cui tre soli fondi d’investimento, soci l’uno dell’altro (Vanguard, State Street e BlackRock) sono azionisti di qualunque cosa rappresenti il minimo interesse economico, in ogni campo: banche e petrolio, informazione e web, armamenti e trasporti, aerospaziale, alta tecnologia e intelligenza artificiale, edilizia e farmaceutica, grande industria, agroalimentare e grande distribuzione, spettacolo e cultura, telecomunicazioni e ricerca scientifica.L’aspetto tragicomico del made in Italy pandemico è garantito dalla ritualità scadente di un paese sottomesso alla religione del virus, che riesce a irridere la Festa del Lavoro massacrando centinaia di migliaia di piccole aziende, e a dissacrare persino la Festa della Liberazione celebrando il 25 Aprile dei partigiani nei giorni del coprifuoco, in una sorta di squallida farsa, vagamente spettrale, che ricorda le note di Rosamunda inflitte ogni mattina ai prigionieri di Auschwitz. E’ la stessa Italia dei coatti che nella primavera 2020 cantavano Bella Ciao dai balconi, pavesati a festa con lo slogan religioso “andrà tutto bene”. L’altra Italia – quella “bannata” ogni giorno da Facebook e da YouTube – resiste davvero, a modo suo, veicolando informazioni. Ai più scoraggiati, c’è chi propone un pensiero semplice: tanto accanimento contro i dissidenti non può che confermare indirettamente il timore che incutono, nonostante tutto, ai gestori dell’Antico Ordine Mondiale.Non profonderebbero tante energie, fino a trasformare giornali e televisioni in barzellette, se non avessero paura di un possibile, ipotetico risveglio collettivo. Considerate se questo è un uomo: davvero vogliamo continuare a vivere così? E soprattutto: c’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare il corso degli eventi, sia pure in un pianeta palesemente dominato dall’alto, come oggi appare vistosamente evidente? C’è qualcosa che dovremmo sapere, e che i dominatori conoscono benissimo? Cosa nasconde, in realtà, l’ossessione nazistoide per il distanziamento interpersonale, imposto per alimentare la diffidenza reciproca e spezzare ogni forma di solidarietà, isolando l’individuo e lasciandolo in compagnia delle sue paure? L’apocalisse in corso (il famoso bicchiere mezzo pieno) porta in regalo la rivelazione di un’enormità patente, indigeribile, e fino a ieri impensabile. A meno che non si fosse letto Paolo Barnard, ovvero la descrizione minuziosa del sadismo di cui è capace, all’occorrenza, l’Antico Ordine Mondiale.(Giorgio Cattaneo, 1° maggio 2021).Chiedetevi come mai la politica fallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere. Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire; ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda: chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato? Da qualche decennio, il copione è invariato: da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile, e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata. L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi, varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente. Sempre così: show must go on, avanti un altro.