Archivio del Tag ‘American Academy of Pediatrics’
-
Dan Olmsted, una morte comoda per l’industria dei vaccini
Una morte “comoda” per l’industria dei vaccini? Dan Olmsted si è spento il 23 gennaio nella sua casa di Falls Church, in Virginia, il giorno prima di un incontro cruciale: il 24 gennaio, secondo alcune fonti, Kennedy Jr, fondatore del World Mercury Project, lo avrebbe presentato a Trump nell’ambito della Commissione per la sicurezza dei vaccini da lui presieduta. Olmsted, ricorda Emanuela Lorenzi, era un grande giornalista investigativo formatosi a Yale, «uno di quelli che ancora scavano dentro e dietro la notizia per ottenere la verità e lo fanno ponendo domande». Per la “United Press International” denunciò l’insabbiamento da parte dell’esercito americano degli effetti neurotossici provocati dal farmaco antimalarico Lariam. Ma è soprattutto noto come fondatore di “The Age of Autism” e vero e proprio “detective dell’autismo”, cui ha consacrato gli ultimi anni della sua vita. Le sue relazioni sono state citate dall’avvocato ambientalista Robert Kennedy Jr, dalla “Columbia Journalism Review” e da David Kirby in una edizione del suo libro “Evidence of harm”.Insieme a Mark Blaxill, padre di una bambina autistica, Dan Olmsted «ha investigato a lungo le cause dell’autismo, rintracciandone la storia ed il costante rapporto con l’esposizione al mercurio», scrive Lorenzi su “Come Don Chisciotte”. Il reporter ha indagato sulla recente epidemia «sovrapponibile all’intensificazione del calendario vaccinale», passando per l’anomalia degli Amish, che rifiutano i vaccini e sono immuni da “effetti collaterali”. Olmsted ha denunciato la “iatrogenicità” di alcuni vaccini, «opponendosi al dogma della teoria genetica e del fatalismo con cui si devono confrontare i genitori dei bambini che ricevono diagnosi di autismo». Per Emanuela Lorenzi, «il tabù dell’eziologia porta in sé l’altro tabù: la guarigione: non si può “guarire” dall’autismo, perché questo proverebbe che non si tratta di una malattia genetica bensì di una malattia causata dall’uomo». A partire dal 2005, Olmsted «aveva indagato attentamente il legame fra autismo e vaccinazioni», fondando “Age of Autism”.In pratica, Olmsted «affermava senza mezzi termini quello che la letteratura scientifica seria (e i pensatori critici i cui neuroni non sono stati ancora totalmente demielinizzati dai vapori di mercurio) sostiene da tempo». E cioè che «con l’intento (apparente) di spazzare via ogni possibile infezione dal pianeta, il paradigma vaccinale ha causato assalti immunitari da iperstimolazione», oltre che «da introduzione di tossine come il mercurio», ma anche «alluminio, arsenico, squalene, formaldeide, polisorbato 80, neomicina, proteine e virus eterologi», nonché «materiale genetico da tessuti di pollo, vacca, cane, scimmia, coniglio, cellule di feti abortiti e virus a Dna ricombinante, endotossine batteriche, glutammato, nanoparticelle». Tutti elementi «che hanno slatentizzato malattie croniche nei nostri bambini, fra le quali l’autismo è solo la più nota», perché poi bisogna considerare «asma, Add, Adhd, diabete giovanile, malattie autoimmuni e molte altre». Il mercurio, osserva Lorenzi, è la sostanza più tossica del pianeta, seconda solo al plutonio: «E mai come per questo veleno è inapplicabile il motto paracelsiano sulla dose: il mercurio (ancora presente nei vaccini in tracce benché non sia obbligatorio riportarlo nel bugiardino) è tossico in quantità sub-micro e nano-molecolari».La quantità di mercurio contenuta nei vaccini antinfluenzali, «incredibilmente raccomandata a neonati e donne in gravidanza (ed inoculata per via parenterale, mentre si sconsiglia agli stessi soggetti di consumare pesci di grossa taglia perché contenenti molto mercurio», bell’esempio di «schizofrenia istituzionale»), secondo Emanuela Lorenzi «è tale da causare danni irreparabili nel sistema immunitario di un feto». E il metilmercurio, forma organica derivata dalla “metilazione” del mercurio inorganico, è infinitamente più tossico. «Olmsted fa anche un cenno alla tossicità delle amalgame dentali che, pur avendo alla base mercurio inorganico, diventano molto pericolose emanando vapori di mercurio già a temperatura corporea», peggio ancora «se sottoposte al calore di una bevanda, allo spazzolamento, alla semplice masticazione, per non parlare del trapanamento del dentista». La morte di Olmsted, «le cui cause non sono state rese note ma il cui tempismo è davvero sospetto», suona come «un duro colpo alla ricerca della verità sull’“era dell’autismo”». Secondo la Lorenzi, «è singolare che si sia verificata proprio mentre “The Age of Autism” denunciava la censura del primo, innovativo e lungamente atteso studio sottoposto a “peer review” che confrontava la salute di vaccinati versus non vaccinati, ritirato a novembre proprio poco prima della pubblicazione».Fra gli scienziati indipendenti non coinvolti nello studio, la dottoressa Stephanie Seneff, ricercatrice “senior” del laboratorio di informatica e intelligenza artificiale del Mit, ha dichiarato: «I risultati sono allarmanti, e ci obbligano a mettere seriamente in dubbio che i benefici dei vaccini prevalgano sui rischi». Su “HealthCare”, il 22 febbraio, il giornalista James Grundvig scrive: perché i centri di controllo e prevenzione non hanno mai finanziato uno studio del genere? L’agenzia sanitaria ha evitato di farlo di proposito? «Sembra che sia così», conclude Grundvig, «poiché andava contro il messaggio dei Cdc (Centers for Disease Control and Prevention) che recita che “i vaccini sono tutti sicuri”». Alcune scoperte dello studio sono illuminanti, come l’incidenza sproporzionata di disturbi cronici nei bambini con differenziazioni etniche, di genere e classe sociale, in modi che né gli autori né i finanziatori dello studio immaginavano. «In sintesi: vaccinazione, razza nera e sesso maschile erano significativamente associati alle patologie del neurosviluppo (Ndd) dopo aver tenuto conto di altri fattori. La nascita pre-termine combinata con la vaccinazione costituiva un forte fattore per lo sviluppo di Ndd nel modello finale, con un aumento pari a più del doppio di probabilità di Ndd rispetto alla sola vaccinazione».Lo studio, in effetti, non è mai stato ritirato: è stato “non accettato”. «Cosa resta di uno studio dopo che è stato accettato, visionato dalla comunità scientifica 80.000 volte in meno di 100 ore? La censura», scrive Lorenzi, che aggiunge: «Forse non è il caso di tirare fuori la Cia. Forse anche Big Pharma piangerà questa morte». Attenzione: nella sua recente lettera a Trump del 7 febbraio, la American Academy of Pediatrics, «un’organizzazione sindacale che non è certo immune da conflitti di interesse», protestando contro la costituzione di una Commissione per la sicurezza vaccinale e adducendo una serie di studi che ne proverebbero l’inutilità, ha «dimenticato di annoverare una cinquantina di studi che gettano quantomeno un’ombra equivoca sull’ “inequivocabile sostegno” espresso nei confronti della sicurezza dei vaccini». Gli studi dell’associazione pediatrica «sono pieni di conflitti di interesse, inesattezze e persino scandali». Uno dei redattori «ha dichiarato di avere, con i colleghi, gettato via dei dati commettendo frode scientifica».Il dottor William Thompson se ne scusa: «Sono dispiaciuto che i miei colleghi ed io abbiamo omesso informazioni statisticamente rilevanti nel nostro articolo del 2004 pubblicato sulla rivista “Pediatrics”». I dati omessi, continua Thompson, «suggeriscono che i maschi afroamericani che hanno ricevuto il vaccino Mpr prima dei 36 mesi di età hanno riportato un aumentato rischio di autismo. Sono state prese decisioni in merito a quali scoperte riportare dopo la raccolta dei dati, ed io credo che il protocollo finale dello studio non sia stato nemmeno seguito». Un altro redattore, Poul Thorsen, che Emanuela Lorenzi definisce «un criminale ricercato», è accusato di «aver sottratto fondi ai Cdc», i centri di prevenzione e cura. Questo studio, scrive la “Vaccines Safety Commission”, «mostra inequivocabilmente che alcuni vaccini causano vari tic, una condizione neurologica devastante». Informazione «ad ulteriore sostegno di una Commissione per la sicurezza vaccinale».Una morte “comoda” per l’industria dei vaccini? Dan Olmsted si è spento il 23 gennaio nella sua casa di Falls Church, in Virginia, il giorno prima di un incontro cruciale: il 24 gennaio, secondo alcune fonti, Kennedy Jr, fondatore del World Mercury Project, lo avrebbe presentato a Trump nell’ambito della Commissione per la sicurezza dei vaccini da lui presieduta. Olmsted, ricorda Emanuela Lorenzi, era un grande giornalista investigativo formatosi a Yale, «uno di quelli che ancora scavano dentro e dietro la notizia per ottenere la verità e lo fanno ponendo domande». Per la “United Press International” denunciò l’insabbiamento da parte dell’esercito americano degli effetti neurotossici provocati dal farmaco antimalarico Lariam. Ma è soprattutto noto come fondatore di “The Age of Autism” e vero e proprio “detective dell’autismo”, cui ha consacrato gli ultimi anni della sua vita. Le sue relazioni sono state citate dall’avvocato ambientalista Robert Kennedy Jr, dalla “Columbia Journalism Review” e da David Kirby in una edizione del suo libro “Evidence of harm”.
-
Psicosi meningite? Follia: l’Italia è il paese con meno casi
Si definisce “a bassa incidenza” un paese che ha, in un anno, meno di 2 casi di meningite meningococcica ogni centomila abitanti. Nel 2015 nel nostro paese sono stati segnalati 196 casi di malattia invasiva da meningococco con un’incidenza pari a 0,32 casi su 100.000 persone (dati “Epicentro”). «L’Italia si conferma quindi tra i paesi a più bassa incidenza di meningite meningococcica in Europa», afferma il dottor Tancredi Ascani: «Negli altri paesi europei, con incidenze ben maggiori delle nostre, non c’è nessuna emergenza meningite». Lo conferma il sito “Epicentro”. Da noi, l’incidenza della meningite è inferiore alla media europea: ogni anno vengono segnalati circa 200 casi, pari a 3 casi ogni milione di abitanti (nel resto d’Europa, invece, ogni milione di persone abbiamo ben 14 casi. «E’ da sempre stato così», afferma il medico, «con lievi oscillazioni che però non sembrano seguire le vaccinazioni anti-meningite: da notare infatti che i casi di meningite meningococcica risultano numericamente simili tra il 1998 (epoca pre-vaccinale) e il 2013. Solo dal 2009-2010 il vaccino è offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati e solo dal 2012 è stato inserito nel Piano Nazionale Vaccinazioni».Addirittura, «proprio dal 2012 si nota un nuovo aumento di casi da sierogruppo C che risultano superiori ai casi della fine degli anni ‘90», scrive il dottor Ascani sul blog “Luogo Comune”. Da notare che «negli anni 2003-2005 abbiamo avuto molti più casi di meningite da meningococco rispetto a quest’anno ma, non andando di moda conteggiare e mettere in prima pagina ogni caso con titoli allarmanti, nessuna psicosi di massa da meningite si è verificata». Come spiega Carlo Signorelli, presidente uscente della Società italiana di igiene, la meningite «può essere determinata da diversi agenti batterici e virali», e ha comunque «una bassa contagiosità», ovvero: «Solo una piccola parte di chi viene a contatto con l’infetto o il portatore si ammala a sua volta, e quindi l’allarmismo delle ultime settimane non è giustificato dal punto di vista sanitario». Infatti, si definisce “epidemia” (di meningite) solo un’incidenza “superiore ai 100 casi ogni 100 mila” in un anno. Noi invece siamo intorno allo 0,3%. E quindi, secondo il dottor Ascani, «chiunque vada a dire in giro che vi è una qualche epidemia di meningite in Italia sta facendo una gravissima disinformazione e procurato allarme».In Toscana, continua il medico, negli anni 2015-2016 è stato riportato un lieve aumento di casi, portando l’incidenza a 0,83 casi su 100.000 nel 2015 e ancor meno nel 2016. «Siamo sempre quindi ad un’incidenza bassa, sempre ben al di sotto dei 2 casi per 100 mila abitanti che caratterizzano i paesi a bassa incidenza di meningite». Se in Toscana si è registrato il triplo dei casi a partire dal 2015, sostiene l’immonologa Chiara Azzari, è solo per via del tipo di test molecolare introdotto. «E questo nessuno lo specifica nei nostri media, tutti presi a far solo allarmismo e a spingere al vaccino come se fossimo in piena epidemia di meningite e come se il vaccino fosse innocuo come bere un bicchier d’acqua», afferma il dottor Ascani. Le linee guida internazionali, del resto, parlano chiaro: secondo l’American Academy of Pediatrics, «la vaccinazione di routine nei bambini in buona salute dai 2 mesi ai 10 anni non è raccomandata, in assenza di un incrementato e persistente rischio di malattia meningococcica». E la stessa Oms raccomanda la vaccinazione su larga scala solo nei paesi con tassi endemici alti, cioè almeno 10 casi su 100.000 abitanti.Chi sono i pazienti più colpiti? «L’incidenza maggiore del virus si è registrata nella fascia di età tra i 20 e i 29 anni», dice Stefania Saccardi, assessore regionale alla sanità in Toscana, mentre «l’età media delle persone decedute è invece di 52 anni». Ma il vaccino è efficace? «I dati parlano da soli», scrive il dottor Ascani. «Nel 2016 in Toscana ci son stati 29 casi, 13 erano vaccinati, il 45% quindi. La vaccinazione può offrire una protezione individuale, può ridurre il rischio di contrarre la malattia, ma non funziona per tutti e l’efficacia pare essere di breve durata». In pratica, il vaccino «ha mostrato un’efficacia nei bambini del 97% entro un anno dalla vaccinazione, che diminuisce già al 68 % dopo 1 anno». Un recente studio rivela che solo il 25% dei bambini vaccinati in età compresa tra i 2 mesi e i 6 anni aveva anticorpi protettivi dopo 6 anni dall’inoculazione». Insomma: protezioni solo relativamente efficaci, e di breve durata, secondo svariate ricerche mediche internazionali citate dal dottor Ascani.Si definisce “a bassa incidenza” un paese che ha, in un anno, meno di 2 casi di meningite meningococcica ogni centomila abitanti. Nel 2015 nel nostro paese sono stati segnalati 196 casi di malattia invasiva da meningococco con un’incidenza pari a 0,32 casi su 100.000 persone (dati “Epicentro”). «L’Italia si conferma quindi tra i paesi a più bassa incidenza di meningite meningococcica in Europa», afferma il dottor Tancredi Ascani: «Negli altri paesi europei, con incidenze ben maggiori delle nostre, non c’è nessuna emergenza meningite». Lo conferma il sito “Epicentro”. Da noi, l’incidenza della meningite è inferiore alla media europea: ogni anno vengono segnalati circa 200 casi, pari a 3 casi ogni milione di abitanti (nel resto d’Europa, invece, ogni milione di persone abbiamo ben 14 casi. «E’ da sempre stato così», afferma il medico, «con lievi oscillazioni che però non sembrano seguire le vaccinazioni anti-meningite: da notare infatti che i casi di meningite meningococcica risultano numericamente simili tra il 1998 (epoca pre-vaccinale) e il 2013. Solo dal 2009-2010 il vaccino è offerto gratuitamente a tutti i nuovi nati e solo dal 2012 è stato inserito nel Piano Nazionale Vaccinazioni».