Archivio del Tag ‘Come Don Chisciotte’
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Carceri private e schiavi al lavoro: l’ultimo scandalo Usa
L’ultimo scandalo americano? Sarebbe «l’uso, da parte del multi-miliardario ebreo Mike Bloomberg, di call center operati da carcerati per la pubblicità della sua campagna presidenziale». Attenzione: la popolazione carceraria degli Stati Uniti è superiore di 21.100 unità rispetto alla somma dei detenuti di Cina e India, due paesi la cui popolazione complessiva è pari a otto volte quella degli States. A denunciare lo sfruttamento professionale dei carcerati, nel “paese della libertà”, è un economista come Paul Craig Roberts, già viceministro con Reagan. A utilizzare manodopera reclusa sono colossi come Apple, ma non solo: stivali e abbigliamento per i militari vengono prodotti facendo lavorare i detenuti. «Chiaramente, le autorità hanno legittimato le carceri private e l’appalto del lavoro penitenziario a basso costo ad entità private che lo utilizzano a scopo di lucro», scrive Craig Roberts, in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”. Secondo “The Intercept”, Bloomberg vale 54 miliardi di dollari, ed Apple molto di più. Domanda: «Se Apple può usare il lavoro dei carcerati, perché non può farlo Bloomberg? Quelli che ci guadagnano sono gli appaltatori che affittano i detenuti-lavorari a Bloomberg, ad Apple, al Dipartimento della difesa: incassano il salario minimo statale per i lavori penitenziari, mentre i carcerati sono retribuiti con pochi dollari al mese».In passato, ricorda Craig Roberts, i detenuti lavoravano alla manutenzione delle strade pubbliche e non venivano pagati. Ma attenzione: «Lavoravano per la comunità, che a sua volta pagava le spese della loro incarcerazione». Oggi invece «lavorano per le aziende private e generano profitti per le aziende private». Secondo l’analista, «quello che stiamo vivendo è il ritorno del feudalesimo». Sintetizzando: «Lo Stato arresta la gente e la incarcera nelle prigioni private». Sempre lo Stato, poi, «usa i soldi dei contribuenti per pagare le aziende private che gestiscono queste prigioni». A quel punto, «questi centri di detenzione privati affittano il lavoro dei prigionieri ad altre società private che, a loro volta, rivendono i prodotti di questo lavoro a multinazionali e ad enti governativi sulla base del salario minimo sindacale». Si noti: «Questo totale sfruttamento del lavoro è perfettamente legale». Per Craig Roberts, «non è diverso dai signori feudali che mettevano sotto servaggio gli uomini liberi e si appropriavano del loro lavoro». E parliamo, nella maggior parte dei casi, di detenuti non condannati: «Il 96% circa dei carcerati non ha mai ricevuto un processo. Sono stati costretti ad autoincriminarsi, accettando un “patteggiamento” per evitare una punizione più severa».Il restante 4%, secondo Craig Roberts, non ha comunque avuto un procedimento equo, «perché i processi equi non garantiscono le massime percentuali di condanne», e secondo l’analista «le carriere dei funzionari di polizia, dei pubblici ministeri e dei giudici vengono prima della giustizia». Per Roberts, «oggi, una pena detentiva andrebbe considerata alla stregua di un servaggio, anche più pesante di quello dell’era feudale». Nel medioevo, almeno, esisteva ancora una certa reciprocità: «Gli uomini liberi, che coltivavano i propri terreni, non avevano protezione contro le bande dei predoni, vichinghi, saraceni, magiari, ed entravano al servizio di un signore in grado di dar loro la protezione di una fortezza e dei cavalieri con la corazza». Invece, «il servo della gleba di oggi deve dare alla prigione privata tutto il suo lavoro». Accusa Roberts: «Le privatizzazioni sono il canto delle sirene dei libertari fautori del libero mercato», che però nella maggior parte dei casi «avvantaggiano gli interessi privati a spese dei contribuenti». Nella vicenda delle carceri privatizzate, «i contribuenti forniscono profitti alle società private che gestiscono le carceri», e le aziende «guadagnano ulteriormente affittando il lavoro dei prigionieri», offerto a basso costo alle multinazionali.«Forse questo è un motivo per cui gli Stati Uniti hanno non solo la più alta percentuale di popolazione carceraria, ma anche il più alto numero di detenuti in assoluto: l’America ha più persone in carcere di quante ne abbia la Cina, un paese la cui popolazione è quattro volte maggiore». La privatizzazione del settore pubblico investe anche l’esercito americano, continua Craig Roberts: «Molte attività precedentemente svolte dagli stessi militari sono ora affidate a società private. I cuochi dell’esercito e la corvè cucina sono spariti. Anche il settore rifornimenti è stato dato in appalto. Persino la vigilanza armata nelle basi militari è fornita da compagnie private». Tutti questi esempi «rappresentano l’uso del denaro pubblico per la creazione di profitti privati, tramite l’esternalizzazione di quelle che dovrebbero essere le funzioni di un governo». E la privatizzazione dei servizi dell’esercito «è una delle ragioni per cui le spese degli Stati Uniti nel settore della difesa sono così elevate». In Florida, lo Stato ha privatizzato persino l’ispettorato della motorizzazione, creando ritardi e disservizi persino per il pagamento delle multe, transazioni di cui ora beneficia (con la sua percentuale) un soggetto privato.«In sostanza, le privatizzazioni delle funzioni pubbliche sono un modo per trasformare i pagamenti delle tasse in profitti per gruppi privati particolari», riassume Roberts, che smentisce la tesi secondo cui le privatizzazioni ridurrebbero i costi: «Aggiungendo ulteriori passaggi che generano profitti privati, le privatizzazioni aumentano i costi. Nella maggior parte dei casi, le privatizzazioni sono un modo per favorire chi è ben ammanigliato». Oltre a creare flussi di reddito per interessi privati, le privatizzazioni «creano anche ricchezza privata trasferendo beni pubblici in mani private a prezzi sostanzialmente inferiori al valore di mercato». E’ accaduto per la svendita delle società statali britanniche e francesi e del servizio postale britannico. «Le privatizzazioni forzate imposte alla Grecia dall’Ue hanno creato ricchezza per gli Europei del nord a spese della popolazione greca». In una parola, «le privatizzazioni sono un metodo di saccheggio». Letteralmente: «Dal momento che le opportunità per un profitto onesto sono sempre di meno, si fanno strada le razzie. Aspettatevene sempre di più», avverte Craig Roberts, pensando anche agli affaroni che si accumulano, negli Usa, sfruttando gli stessi detenuti.L’ultimo scandalo americano? Sarebbe «l’uso, da parte del multi-miliardario ebreo Mike Bloomberg, di call center operati da carcerati per la pubblicità della sua campagna presidenziale». Attenzione: la popolazione carceraria degli Stati Uniti è superiore di 21.100 unità rispetto alla somma dei detenuti di Cina e India, due paesi la cui popolazione complessiva è pari a otto volte quella degli States. A denunciare lo sfruttamento professionale dei carcerati, nel “paese della libertà”, è un economista come Paul Craig Roberts, già viceministro con Reagan. A utilizzare manodopera reclusa sono colossi come Apple, ma non solo: stivali e abbigliamento per i militari vengono prodotti facendo lavorare i detenuti. «Chiaramente, le autorità hanno legittimato le carceri private e l’appalto del lavoro penitenziario a basso costo ad entità private che lo utilizzano a scopo di lucro», scrive Craig Roberts, in un post tradotto da “Come Don Chisciotte“. Secondo “The Intercept”, Bloomberg vale 54 miliardi di dollari, ed Apple molto di più. Domanda: «Se Apple può usare il lavoro dei carcerati, perché non può farlo Bloomberg? Quelli che ci guadagnano sono gli appaltatori che affittano i detenuti-lavoratori a Bloomberg, ad Apple, al Dipartimento della difesa: incassano il salario minimo statale per i lavori penitenziari, mentre i carcerati sono retribuiti con pochi dollari al mese».
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Wall Street Journal: i soldi per i poveri restano in Vaticano
Mentre Papa Francesco predica contro i mali della disuguaglianza economica e i peccati del capitalismo, la Chiesa cattolica sottrae all’Obolo di San Pietro oltre 50 milioni di dollari l’anno per tappare i buchi del proprio bilancio ormai fuori controllo. E tutto questo, scrove Tyler Durden su “Zero Hedge”, dopo aver pagato, in diversi decenni, oltre 3 miliardi di dollari di risarcimenti nei processi contro i preti pedofili in tutto il mondo. Secondo il “Wall Street Journal”, la maggior parte dei circa 55 milioni di dollari che la Chiesa riceve ogni anno va a «colmare il buco nel bilancio amministrativo del Vaticano, mentre solo il 10% viene speso per opere di beneficenza». Questa assai poco pubblicizzata indiscrezione su come la Santa Sede spenda l’Obolo di San Pietro, «conosciuta solo da alcuni alti funzionari vaticani», secondo il quotidiano statunitense «sta suscitando tra alcuni leader della Chiesa cattolica il timore che i fedeli si sentano ingannati sull’utilizzo delle loro donazioni, cosa che potrebbe danneggiare ulteriormente la credibilità della gestione finanziaria vaticana di Papa Francesco». Eppure, l’Obolo di San Pietro – che raccoglie fondi ogni anno, a fine giugno – viene definito come una iniziativa per i bisognosi: un «gesto di carità, un modo per sostenere l’attività del Papa e della Chiesa Universale per favorire soprattutto i più poveri e le Chiese in difficoltà». È anche «un invito a conoscere e ad essere vicini alla nuove forme di povertà e fragilità».Una sezione del sito web, dedicata alle “opere realizzate” descrive l’utilizzo delle sovvenzioni individuali. Esempio: 100.000 euro in aiuti di prima necessità ai sopravvissuti al terremoto del mese scorso in Albania, 150.000 euro per le persone colpite nel mese di marzo dal ciclone Idai nell’Africa sud-orientale. «Lo scopo della raccolta dell’Obolo di San Pietro è quello di fornire al Santo Padre i mezzi finanziari per rispondere a coloro che soffrono a causa di guerre, oppressioni, calamità naturali e malattie», secondo il sito web della Conferenza Episcopale statunitense. Solo che, negli ultimi cinque anni – scrive Durden, in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – solo il 10% del denaro raccolto (oltre 55 milioni di dollari nel 2018) è stato realmente destinato alle varie cause benefiche pubblicizzate per sollecitarne la raccolta. Lo affermano «persone che hanno familiarità con la questione», secondo cui «circa i 2/3 dei fondi vengono utilizzati per contribuire a colmare il deficit di bilancio della Santa Sede, in pratica l’amministrazione centrale della Chiesa Cattolica e la rete diplomatica mondiale della stessa Santa Sede». Per il 2018, si parla di un disavanzo di circa 78 milioni di dollari, su una spesa totale di circa 334 milioni.La “riallocazione” delle donazioni di beneficenza – aggiunge Durden – arriva nel momento in cui la Santa Sede sta affrontando un deficit di bilancio in forte espansione che, nell’ammonimento del Papa ai cardinali, potrebbe avere un «grave impatto» sul futuro economico della Chiesa. Papa Francesco era stato eletto nel 2013 anche con il mandato di revisionare le finanze vaticane, «dopo le accuse di corruzione, sprechi e incompetenze», secondo il “Wall Street Journal”. La notizia della cattiva gestione finanziaria del Vaticano «non potrebbe arrivare in un momento peggiore», visto che la Chiesa è alle prese «con uno scandalo legato a dubbi investimenti immobiliari londinesi che hanno portato, nel mese di novembre, al licenziamento del suo principale gestore finanziario, René Brülhart». Scoppiato per la prima volta a ottobre, quest’ultimo scandalo è imperniato sui tentativi della Santa Sede di ottenere un prestito di 110 milioni di dollari) per l’acquisto di proprietà di lusso nel quartiere londinese di Chelsea. Per contro, «i regolamenti vaticani consentono al Papa di usare le donazioni come ritiene più opportuno, anche per sostenere la propria amministrazione». Il patrimonio dell’Obolo ammonta attualmente a circa 600 milioni di euro, «in calo rispetto ai circa 700 milioni dell’inizio dell’attuale pontificato», secondo Durden «in gran parte a causa di investimenti sbagliati».Mentre Papa Francesco predica contro i mali della disuguaglianza economica e i peccati del capitalismo, la Chiesa cattolica sottrae all’Obolo di San Pietro oltre 50 milioni di dollari l’anno per tappare i buchi del proprio bilancio ormai fuori controllo. E tutto questo, scrive Tyler Durden su “Zero Hedge”, dopo aver pagato, in diversi decenni, oltre 3 miliardi di dollari di risarcimenti nei processi contro i preti pedofili in tutto il mondo. Secondo il “Wall Street Journal”, la maggior parte dei circa 55 milioni di dollari che la Chiesa riceve ogni anno va a «colmare il buco nel bilancio amministrativo del Vaticano, mentre solo il 10% viene speso per opere di beneficenza». Questa assai poco pubblicizzata indiscrezione su come la Santa Sede spenda l’Obolo di San Pietro, «conosciuta solo da alcuni alti funzionari vaticani», secondo il quotidiano statunitense «sta suscitando tra alcuni leader della Chiesa cattolica il timore che i fedeli si sentano ingannati sull’utilizzo delle loro donazioni, cosa che potrebbe danneggiare ulteriormente la credibilità della gestione finanziaria vaticana di Papa Francesco». Eppure, l’Obolo di San Pietro – che raccoglie fondi ogni anno, a fine giugno – viene definito come una iniziativa per i bisognosi: un «gesto di carità, un modo per sostenere l’attività del Papa e della Chiesa Universale per favorire soprattutto i più poveri e le Chiese in difficoltà». È anche «un invito a conoscere e ad essere vicini alla nuove forme di povertà e fragilità».
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Buoni, purché innocui e un po’ tonti (come l’elettore del Pd)
Negli ultimi giorni mi sono chiesto come avesse fatto il movimento delle Sardine a raggiungere un così grande successo. Negli ultimi anni abbiamo infatti avuto manifestazioni di operai, cassintegrati, disoccupati che al massimo riuscivano ad ottenere qualche trafiletto nei quotidiani locali. Solo il grande sciopero degli insegnanti contro la Buona scuola di Renzi era riuscito ad avere un buon successo di partecipazione nonostante le molte censure mediatiche, come i vergognosi pestaggi della polizia contro gli insegnanti in piazza 8 agosto a Bologna, davanti agli stand della festa del Partito democratico. Ora il successo delle Sardine è certamente dovuto al forte sostegno di giornali e Tv. L’establishment neoliberale è chiaramente con loro e lo si vede dal grande spazio mediatico concesso. Uno dei suoi massimi rappresentanti, Mario Monti, ha persino avanzato l’ipotesi di sfilare insieme a loro. Conta inoltre l’assenza di contenuti. Le manifestazioni delle Sardine sono un po’ come le canzoni di Ligabue. Esprimono significanti vuoti vagamente riferibili a un certo contesto sociale. Chi non ha mai vissuto “certe notti”? Chi non ha mai avuto il proprio “bar da Mario” in cui incontrare gli amici? Chi non ha giocato il ruolo di “mediano” in qualche circostanza della vita?Allo stesso modo, chi non è “antifascista” a sinistra? Chi se la sente di opporsi a questo movimento di “giovani”? E in definitiva, chi vuole giocare la parte del cattivone sovranista, qualsiasi cosa voglia dire questa parola? La sardina è insomma un significante vuoto, che applicato al campo della sinistra può essere all’occorrenza riempito di senso in modi diversi, disimpegnati e soggettivi. Essere sardina dunque è facile, non è faticoso. Illude il singolo di poter vedere riflesso nello spazio pubblico la propria idea della politica. C’è però dell’altro, nel segreto del successo delle Sardine. E riguarda la faccia del loro leader dal viso pulito, scanzonato, belloccio, “giovane”, serio, ma soprattutto intellettualmente limitato. Qualche giorno fa rileggevo per lavoro le stranote “Postille al Nome della Rosa” in cui Umberto Eco si interroga sul successo del suo primo romanzo. Secondo Eco, Il nome della rosa ha raggiunto un così largo numero di lettori grazie alla voce narrante, cioè da Adso. Come spiega lo stesso autore, Adso non è intelligente, non capisce tutto quello che gli accade intorno, non gli sono chiare le discussioni teologiche né i ragionamenti del suo maestro Guglielmo da Baskerville.Allo stesso modo Mattia Santori non capisce la politica, per sua stessa ammissione ne sa poco. Simpatizzava per Renzi, ma poi dopo averlo visto in pubblico si è accorto che non era empatico e ha cambiato opinione su di lui. Proprio così: non il Jobs Act, non la Buona Scuola, non l’aberrante riforma costituzionale; Santori ha cambiato idea perché Renzi non è empatico. Santori riscatta l’uomo di sinistra medio, gli fa pesare meno la sua decadenza, il suo profondo conformismo, la sua pigrizia e in fondo la paura di perdere alcune certezze. E del resto il livello di comprensione della politica, come per molti elettori del Pd e dei suoi partiti limitrofi è puramente emotivo e si manifesta per semplici schematismi vagamente identitari. I contenuti veri e propri non contano: il Mes? Santori non ne sa nulla, “se ne occupino i competenti”. Quello che conta è stare dalla parte dei buoni, senza però tante costrizioni, senza conflitti, senza obblighi troppo stringenti. E soprattutto senza accanto un Guglielmo da Baskerville rompiballe che magari mette in discussione le false certezze dell’elettore medio del Pd.(Paolo Desogus, “Il successo dei buoni”, dalla pagina Facebook di Desogus del 9 dicembre 2019; riflessione ripresa da “Come Don Chisciotte”).Negli ultimi giorni mi sono chiesto come avesse fatto il movimento delle Sardine a raggiungere un così grande successo. Negli ultimi anni abbiamo infatti avuto manifestazioni di operai, cassintegrati, disoccupati che al massimo riuscivano ad ottenere qualche trafiletto nei quotidiani locali. Solo il grande sciopero degli insegnanti contro la Buona scuola di Renzi era riuscito ad avere un buon successo di partecipazione nonostante le molte censure mediatiche, come i vergognosi pestaggi della polizia contro gli insegnanti in piazza 8 agosto a Bologna, davanti agli stand della festa del Partito democratico. Ora il successo delle Sardine è certamente dovuto al forte sostegno di giornali e Tv. L’establishment neoliberale è chiaramente con loro e lo si vede dal grande spazio mediatico concesso. Uno dei suoi massimi rappresentanti, Mario Monti, ha persino avanzato l’ipotesi di sfilare insieme a loro. Conta inoltre l’assenza di contenuti. Le manifestazioni delle Sardine sono un po’ come le canzoni di Ligabue. Esprimono significanti vuoti vagamente riferibili a un certo contesto sociale. Chi non ha mai vissuto “certe notti”? Chi non ha mai avuto il proprio “bar da Mario” in cui incontrare gli amici? Chi non ha giocato il ruolo di “mediano” in qualche circostanza della vita?
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Putin: addio all’Ue entro il 2028, farà la stessa fine dell’Urss
Il presidente Putin crede che l’Ue si disintegrerà completamente in soli 10 anni, lo stesso tempo impiegato dall’Urss per dissolversi nel giorno di Santo Stefano 1991. Le sue osservazioni fanno capire che l’inizio della fine è già cominciato. Rendendo pubbliche le sue perplessità sul fatto o meno che l’Ue sia in grado mantenersi nella sua forma attuale fino al 2028, ha citato la Brexit tra le principali cause del crollo di Bruxelles, aggiungendo che questo è il motivo per cui segue «con preoccupazione ciò che sta accadendo lì», in riferimento alla stessa Ue. Ha aggiunto che, dal momento che l’Ue è il principale partner commerciale della Russia, è per questo che Mosca è interessata a far sì che tutto «vada per il meglio». Ha dichiarato: «Entro il 2028, alcuni paesi dell’Europa Orientale raggiungeranno un livello di sviluppo tale da non ricevere più sostegno dal bilancio europeo, ma dovranno pagare, come il Regno Unito ha fatto e continua a fare. Probabilmente emergeranno le stesse iniziative che si vedono oggi nel Regno Unito».Ha anche affermato che i leader europei stanno prendendo in considerazione diversi scenari per raggiungere «forme di integrazione più stabili». Ha aggiunto: «Non so se ci riusciranno. In ogni caso, auguro il successo a questa loro iniziativa». Le parole del presidente Putin arrivano dopo voci secondo cui starebbe usando il suo crescente carisma per ricostruire l’Urss e incrementare il potere dello Stato russo. L’ultima mossa del presidente russo è stato l’invio dei sistemi missilistici Pantsir-S in Serbia, volto a rafforzare i legami con l’amministrazione autocratica di Belgrado, guidata dal presidente Aleksandar Vucic. Putin ha già concluso importanti accordi di carattere militare con lo Stato balcanico, fornendo sistemi d’arma sia terrestri che aerei, inclusi jet da combattimento, elicotteri d’attacco e carri armati. L’accordo si è concluso nonostante gli avvertimenti dell’amministrazione Trump sul fatto che Washington avrebbe imposto severe sanzioni alla Serbia in caso di acquisto di armi letali (dalla Russia).La Serbia non è però l’unico paese nella regione balcanica a subire il fascino del Cremlino. Paul Stronski sottolinea nel suo articolo “Il gioco della Russia nei Balcani” che l’influenza del Cremlino nei Balcani Occidentali è volta a minare le speranze di questi paesi di aderire all’Unione Europea e alla Nato. Questo obiettivo viene perseguito accentuando l’instabilità della regione, in modo da diminuire le probabilità che queste nazioni vengano accettate nelle alleanze occidentali, man mano che aumentano i timori per la sicurezza. I “sei paesi balcanici occidentali” (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia) mirano tutti ad aderire all’Ue, ma, di recente, due di questi paesi hanno visto diminuire le loro speranze quando il loro processo di integrazione ha incontrato la resistenza interna del blocco europeo. Il presidente francese Emmanuel Macron è stato l’unico leader dell’Ue ad opporsi all’entrata della Macedonia del Nord nel blocco, mentre la Francia è stata affiancata dalla Danimarca e dai Paesi Bassi nel contrastare i tentativi dell’Albania di unirsi ai 28 attuali stati membri.Sembrerebbe che l’influenza di Putin, unita alla presenza cinese nella regione, stia ostacolando gli Stati balcanici nella loro ricerca di stabilità. Putin aveva espresso in più occasioni i suoi sentimenti negativi nei confronti del crollo dell’Unione Sovietica, in un forum del 2018, quando gli era stato chiesto che cosa avrebbe cambiato della storia russa, aveva risposto: «Il crollo dell’Unione Sovietica». Come sottolinea Stronski, nei Balcani esistono importanti connessioni storiche, culturali e religiose dovute agli stretti legami tra l’Urss e la Jugoslavia che risalgono ai tempi della Guerra Fredda. Probabilmente, la mossa politica più controversa di Putin nell’Europa Orientale era stata l’annessione illegale della Crimea dall’Ucraina nel 2014, un punto critico ancora non del tutto risolto. Sono in corso anche conflitti con la Georgia e campagne di disinformazione negli Stati Baltici, mentre Mosca cerca di rilanciare la narrativa sovietica in Lettonia e in Lituania.(Carly Read, “Putin prevede il crollo dell’Ue entro 10 anni e lo paragona a quello dell’Unione Sovietica”, da “Express” del 21 novembre 2019, tradotto e ripreso da “Come Don Chisciotte”).Il presidente Putin crede che l’Ue si disintegrerà completamente in soli 10 anni, lo stesso tempo impiegato dall’Urss per dissolversi nel giorno di Santo Stefano 1991. Le sue osservazioni fanno capire che l’inizio della fine è già cominciato. Rendendo pubbliche le sue perplessità sul fatto o meno che l’Ue sia in grado mantenersi nella sua forma attuale fino al 2028, ha citato la Brexit tra le principali cause del crollo di Bruxelles, aggiungendo che questo è il motivo per cui segue «con preoccupazione ciò che sta accadendo lì», in riferimento alla stessa Ue. Ha aggiunto che, dal momento che l’Ue è il principale partner commerciale della Russia, è per questo che Mosca è interessata a far sì che tutto «vada per il meglio». Ha dichiarato: «Entro il 2028, alcuni paesi dell’Europa Orientale raggiungeranno un livello di sviluppo tale da non ricevere più sostegno dal bilancio europeo, ma dovranno pagare, come il Regno Unito ha fatto e continua a fare. Probabilmente emergeranno le stesse iniziative che si vedono oggi nel Regno Unito».
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Frittura di Sardine Ue, fascismi immaginari e ebeti veri
Oggi, i partigiani comunisti che contribuirono a liberare l’Emilia Romagna prenderebbero volentieri a calci nel sedere gli amici delle Sardine, o meglio: il governo di yesmen contro cui si agita Salvini, la bestia nera dei ragazzi-pesce. Lo afferma lo storico Alessandro Guardamagna, in un intervento su “Come Don Chisciotte”. Tema: la patetica propaganda contro “il fascismo”, che non vede il fascismo vero del 2019, quello di Erdogan che tiranneggia i turchi, vessa i profughi e inonda l’Europa di foreign fighters dell’Isis, dopo averli armati e protetti. Temi non pervenuti, però, nell’agenda elettorale delle Sardine, sordomute anche di fronte alla tagliola del Mes, cioè l’agguato – firmato Conte e Gualtieri, i due maggiordomi di turno – contro ogni possibile politica autonoma in Italia (che sia di stampo salviniano o antisalviniano, non importa: se è il Mes a dirti quanto spendere, e per cosa, tu questa Italia non la governi più). Il problema? «Fascismi, sardine e ebeti», riassume Guardamagna. Quanti ebeti? Tantissimi. E vedi che combinazione: l’onda ittica “venuta dal nulla” diventa quasi una marea, proprio mentre Grillo strattona Di Maio suicidando i 5 Stelle, e la mannaia giudiziaria si abbatte sul malcapitato Renzi. Dietro le quinte, giochi paralleli (e in ombra) tra Palazzo Chigi e Quirinale: in panchina si scaldano Draghi e Prodi, i due maggiori devastatori del nostro paese negli ultimi decenni.Non si allarma, la Sardina, se l’orizzonte è ingombro di macerie vecchie di trent’anni, sempre le stesse, provocate dalle dismissioni e dalle privatizzazioni che hanno disarticolato il sistema produttivo, scatenando l’emorragia proprio dei giovani, la cosiddetta fuga dei cervelli. Prodi all’Iri e Draghi al Tesoro: un tandem micidiale, che ha sprofondato l’Italia in zona retrocessione. Ma la Sardina non lo sa, e i suoi zietti più attempati fingono di non saperlo: per loro, già reduci da Girotondi e Popolo Viola, la cancrena si chiamava Berlusconi. Che avrà mai fatto, l’imbarazzante Cavaliere? Niente, letteralmente. E’ questa la sua colpa storica, in soldoni: non ha realizzato nessuna riforma, facendo perdere tempo prezioso al paese. I suoi detrattori, in compenso, avevano già provveduto a sabotare il futuro, mettendo al collo dell’Italia il cappio di Maastricht. Alla fine l’han disarcionato, il Cavaliere, ma per mettere al suo posto quanto di peggio si potesse immaginare: Mario Monti e la sua banda di becchini, inclusa Elsa Fornero. Ma vaglielo a spiegare, alle Sardine. Puntano a testa bassa l’Uomo Nero del momento, solo quello: l’orrido Salvini. Aveva 8 anni, il capo della Lega, quando tutto cominciò: frequentava la terza elementare, mentre Ciampi staccava la spina di Bankitalia, condannando la nazione a far esplodere il debito, da allora sostenuto da “investitori” privati.Si chiama capestro: non dice niente, questa storia, alle Sardine? Non dice niente, alle loro orecchie, il favore sospetto di cui gode la loro rivoluzione colorata presso i censori del regime che controllano stampa e televisione? La puzza di bruciato fa capire che a vincere è il banco, anche stavolta. Se sei una Sardina detesti Salvini, se sei leghista ce l’hai con le Sardine. E se invece sei un semplice italiano, spettatore desolato da questo menù? Storia di ieri: l’élite neoliberale “compra” il centrosinistra per smantellare il Belpaese, e riesce persino a convincere l’elettorato di sinistra (quantomeno, gli “ebeti” di cui parla Guardamagna) che la colpa fosse del puzzone Berlusconi. Con Monti, giù la maschera: pareggio di bilancio e Fiscal Compact, fine della ricreazione. Obiettivo: prosciugare il patrimonio (case, risparmi) dopo aver impedito allo Stato di continuare ad assistere l’economia. Esplode la disoccupazione. E piange anche D’Alema, il principe dei privatizzatori: che strano, i giovani rinunciano a sposarsi e a metter su famiglia. Serviva a quel punto un bravo attore, capace di farci parlar d’altro: ed ecco Renzi. Breve stagione, inevitabilmente (zero idee su come risolvere la crisi). E dunque avanti il prossimo: largo ai grillini, altro evidente bluff. Poi, alle loro spalle, sgusciando fuori dall’obsoleto centrodestra, compare Salvini. Brutto e cattivo, proprio come Berlusconi: ha tutti i requisiti per calamitare l’ostilità degli “ebeti”.Il non-governo provvisoriamente in carica, da sua eminenza Conte in giù, balbetta la solita frittura di Bruxelles (italiani, rassegnatevi all’austerity), con il puntello dei grillini abbarbicati alle poltrone, spaventati dall’idea delle elezioni che li annullerebbero. E mentre i dominus dietro le quinte fanno i loro calcoli, avendo già allertato Prodi e Draghi, la Sardina – nel suo piccolo – si entusiasma nelle piazze, con l’ennesima scenetta all’italiana: molto rumor per nulla, non uno slogan che interpelli chi comanda. A quanto pare, si avvicina l’ora di Salvini? Il leader della Lega, criminalizzato come un fuorilegge col solito sistema (non è degno, non è umano, non è presentabile, non è neppure una persona, è un mostro, è uno xenofobo nazista da impiccare per i piedi) dovrà giocarsi una partita scomodissima. Squalificato e messo fuori gioco da qualche colpo di palazzo, grazie alla furia propedeutica dell’isterismo ittico? O al contrario, costretto – ma per davvero, per la prima volta – a fare i conti con l’Europa, come promesso dai suoi economisti “di sinistra”, come Bagnai, gli unici reclutati da un partito presente in Parlamento? Di che stoffa è, Matteo Salvini? Tralasciando le Sardine, che una risposta già ce l’hanno in tasca, sarà curioso vedere cosa ne penseranno gli italiani, gli altri, a cominciare da quelli che in Emilia non hanno ancora scelto se votare, e chi.(Giorgio Cattaneo, “Sardine, fascismi immaginari e ebeti veri”, dal blog del Movimento Roosevelt del 28 novembre 2019).Oggi, i partigiani comunisti che contribuirono a liberare l’Emilia Romagna prenderebbero volentieri a calci nel sedere gli amici delle Sardine, o meglio: il governo di yesmen contro cui si agita Salvini, la bestia nera dei ragazzi-pesce. Lo afferma lo storico Alessandro Guardamagna, in un intervento su “Come Don Chisciotte“. Tema: la patetica propaganda contro “il fascismo”, che non vede il fascismo vero del 2019, quello di Erdogan che tiranneggia i turchi, vessa i profughi e inonda l’Europa di foreign fighters dell’Isis, dopo averli armati e protetti. Temi non pervenuti, però, nell’agenda elettorale delle Sardine, sordomute anche di fronte alla tagliola del Mes, cioè l’agguato – firmato Conte e Gualtieri, i due maggiordomi di turno – contro ogni possibile politica autonoma in Italia (che sia di stampo salviniano o antisalviniano, non importa: se è il Mes a dirti quanto spendere, e per cosa, tu questa Italia non la governi più). Il problema? «Fascismi, sardine e ebeti», riassume Guardamagna. Quanti ebeti? Tantissimi. E vedi che combinazione: l’onda ittica “venuta dal nulla” diventa quasi una marea, proprio mentre Grillo strattona Di Maio suicidando i 5 Stelle, e la mannaia giudiziaria si abbatte sul malcapitato Renzi. Dietro le quinte, giochi paralleli (e in ombra) tra Palazzo Chigi e Quirinale: in panchina si scaldano Draghi e Prodi, i due maggiori devastatori del nostro paese negli ultimi decenni.
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Hebron, soldati terrorizzano padre e figlio. Haaretz: nazisti
Ogni giorno dell’ultima settimana ha offerto un esempio della condotta razzista, fascista e brutale dei “combattenti” dell’Idf, l’orgoglio della nazione. Lo stomaco si rivolta tutte le volte che li si vede in azione. Queste sono truppe d’assalto giudeo-naziste. Quest’ultimo video è stato girato martedì scorso ad Hebron. Hebron è una macchia nella società israeliana. Una disgrazia morale in corso. La stessa Hebron da cui Rabin, sì, lo stesso del “retaggio di Rabin,” l’instancabile combattente per la pace, non aveva rimosso i coloni quando c’era stata l’opportunità storica per farlo, dopo il massacro di Baruch Goldstein. Astar Shamir una volta cantava del “posto più in basso di Tel Aviv.” A Tel Aviv, i posti più bassi costituiscono materiale per canzoni pop. Topograficamente, il Mar Morto è il posto più in basso di Israele. Quello più in basso moralmente è Hebron. Nel video due “combattenti” si avvicinano ad un uomo palestinese che cammina con il figlio. Cosa potrebbe esserci di più banale, ordinario e umano di un padre che cammina con suo figlio?Sembra il coro di una canzone di Eli Mohar. Il ragazzo ha una cartella sulla schiena. Padre e figlio stanno camminando per le strade della loro città in autunno. I due “combattenti” gridano al padre e lo spingono. «Non alzare la voce con me», uno dei “combattenti” grida al padre, ammonendolo con il dito. Sembra più l’esperienza di un padre ebreo che cammini con suo figlio per le strade di Berlino nel 1934 che quella di un padre palestinese per le strade di Tel Aviv nel 2019. I “combattenti” dicono che il ragazzo ha lanciato pietre contro di loro. La canzone di Eli Mohar inizia a svanire. La situazione non si adatta nemmeno alla canzone di Yehonatan Gefen “La sedicesima pecora,” non è così bello incontrare le truppe d’assalto sulla strada per l’asilo. Il padre è sbalordito dall’affermazione che suo figlio possa aver lanciato pietre: ha solo cinque anni. (Come dice la canzone), adora il cioccolato, i compleanni e i sacchettini di caramelle. Non i pannolini pieni di escrementi che lanciano i coloni.Inizia un battibecco. Uno dei “combattenti” continua a dire che il bambino ha lanciato pietre e che non gli importa quanti anni abbia. Indossa l’elmetto, è armato di fucile e di chissà cos’altro. Il suo nemico ha solo cinque anni. Un bambino di cinque anni traumatizzato. Anche il “combattente” una volta adorava le gomme da masticare e le caramelle. Uno dei “combattenti” dà uno spintone padre, lo umilia, lo spaventa. Il ragazzo è terrorizzato. Il palestinese chiede che non gli vengano messe le mani addosso. Per tutta risposta, il “combattenti” lo spintonano ancora qualche volta e poi gli dicono di andarsene. A questo punto, uno dei “combattenti” imbraccia il fucile e lo punta sulla faccia del padre, sotto gli occhi del figlio. Guardate il video di Hebron e piangete. Piangete per questo bambino. Piangete per suo padre. Piangete per come si sono ridotti i “combattenti” israeliani. Il padre prende il figlio per mano e si allontanano. Non sono in una canzone di Eli Mohar. Sono in una canzone di Berthold Brecht. Questi “combattenti” hanno perso la loro umanità.(Rogel Alpher, “Questo video girato a Hebron vi farà piangere, pensando a cosa ne è stato dei nostri combattenti”, dalla versione online del quotidiano israeliano “Haaretz” del 7 novembre 2019; articolo tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Ogni giorno dell’ultima settimana ha offerto un esempio della condotta razzista, fascista e brutale dei “combattenti” dell’Idf, l’orgoglio della nazione. Lo stomaco si rivolta tutte le volte che li si vede in azione. Queste sono truppe d’assalto giudeo-naziste. Quest’ultimo video è stato girato martedì scorso ad Hebron. Hebron è una macchia nella società israeliana. Una disgrazia morale in corso. La stessa Hebron da cui Rabin, sì, lo stesso del “retaggio di Rabin,” l’instancabile combattente per la pace, non aveva rimosso i coloni quando c’era stata l’opportunità storica per farlo, dopo il massacro di Baruch Goldstein. Astar Shamir una volta cantava del “posto più in basso di Tel Aviv.” A Tel Aviv, i posti più bassi costituiscono materiale per canzoni pop. Topograficamente, il Mar Morto è il posto più in basso di Israele. Quello più in basso moralmente è Hebron. Nel video due “combattenti” si avvicinano ad un uomo palestinese che cammina con il figlio. Cosa potrebbe esserci di più banale, ordinario e umano di un padre che cammina con suo figlio?
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La Russia: curiosa, “l’ennesima” uccisione di Al-Baghdadi
Sicuri che fosse proprio Abu Bakr Al-Baghdadi, il “cane” terrorista morto in Siria nella notte tra il 26 e il 27 ottobre sotto i colpi del raid statunitense? Se lo domanda su “Asia Times” un reporter come Pepe Escobar, che sospetta si tratti dell’ennesimo spettacolo teatrale offerto dagli Usa, come l’ipotetica eliminazione di Osama Bin Laden, “giustiziato” il 2 maggio 2011 ad Abbottabad in Paskistan senza che al pubblico sia stata mostrato uno straccio di prova dell’accaduto. Idem in questo caso: come per Bin Laden, i resti del capo dell’Isis sarebbero stati prontamente “dispersi in mare”. Secondo fonti siriane – scrive Escobar, in un articolo tradotto da “Come Don Chisciotte” – una voce diffusa a Idlib riferisce che il terrorista ucciso a Barisha «potrebbe essere Abu Mohammad Salama, il leader di Haras al-Din», un sottogruppo minore di “Al-Nusra”, cioè “Al-Qaeda in Siria”. L’isis (Daesh) ha comunque già nominato un successore: Abdullah Qardash, alias Hajji Abdullah al-Afari, anch’egli iracheno ed ex ufficiale dell’esercito di Saddam Hussein. A non convincere Escobar è la spettacolarizzazione della pretesa fine del capo dello Stato Islamico: «È morto come un cane», si è affrettato a proclamare Trump, brandendone lo scalpo come «l’ultimo, vittorioso trofeo della sua politica estera, prima della rielezione del 2020».Secondo Escobar, la “sceneggiatura” è già stata scritta: il terrorista super-codardo intrappolato in un tunnel senza uscita, otto elicotteri che gli volteggiano sopra la testa, cani che abbaiano nell’oscurità, tre bambini terrorizzati presi come ostaggi. Poi il “codardo” fa esplodere il suo giubbotto imbottito di tritolo, il tunnel crolla e seppellisce anche i bambini. A seguire: una squadra forense preleva i campioni di Dna del Califfo e svolge il suo lavoro a tempo di record. I resti umani, poi sigillati in sacchetti di plastica, confermano: è Al-Baghdadi. Missione compiuta: partono i titoli di coda. «Tutto ciò – scrive Escobar – è accaduto in un complesso a 300 metri dal villaggio di Barisha, a Idlib, nel nord-ovest della Siria, a soli 5 chilometri dal confine tra Siria e Turchia». Il complesso «non esiste più: è stato completamente distrutto, per non farlo diventare un santuario (siriano) di un iracheno rinnegato». Secondo la ricostruzione, il Califfo era già in fuga. A quanto riferisce l’intelligence turca, era arrivato in quella remota contrada solo 48 ore prima del raid. Domanda: cosa ci faceva, l’ipotetico fuggiasco, in una sacca che l’esercito siriano e le forze aeree russe stanno solo aspettando il momento giusto per estinguere?A Idlib, sottolinea Escobar, non c’è praticamente traccia di jihadisti dell’Isis. L’area invece pullula di appartenenti alla formazione Hayat Tahrir al-Sham, precedentemente nota come Jabhat al-Nusra, cioè “Al-Qaeda in Siria”. Tagliagole presentati in Occidente «come “i ribelli moderati”, tra cui le irriducibili brigate turkmene, precedentemente armate dall’intelligence turca». L’unica spiegazione razionale, continua Escobar, è che il Califfo abbia considerato questa zona retrostante Idlib (nei pressi di Barisha e lontana dalla zona di guerra) una via di fuga ideale e poco conosciuta per filarsela in Turchia. E i russi? Sapevano quanto stava accadendo? «La trama si infittisce – annota Escobar – quando esaminiamo la lunga lista dei “ringraziamenti” di Trump per il successo del raid. La Russia è nominata per prima, seguita dalla Siria (presumibilmente i curdi siriani, non Damasco), poi Turchia e Iraq». Il comandante dei curdi siriani, Mazloum Abdi, ha preferito definire il raid «un’operazione storica», resa possibile da un indispensabile input dell’intelligence curdo-siriana. Nella conferenza stampa di Trump, nel corso dei ringraziamenti, la Russia è ritornata al primo posto: con Mosca «grande collaborazione». Davvero? E allora perché il Cremlino ha parlato della “ennesima” uccisione di Al-Baghdadi?Tramite il generale Igor Konashenkov, scrive Escobar, il ministero della difesa russo ha infatti dichiarato di non disporre di «informazioni affidabili su truppe statunitensi che abbiano condotto un’operazione per – testualmente – “l’ennesima” eliminazione dell’ex leader del Daesh, Abu Bakr al-Baghdadi, nella parte controllata dalla Turchia della zona di de-escalation di Idlib». Di più: «Non sappiamo nulla – aggiunge Mosca – di assistenza al volo a velivoli statunitensi nello spazio aereo della zona di de-escalation di Idlib nel corso di questa operazione». Come dire: può essere accaduto di tutto, a nostra insaputa (anche un’esecuzione solo immaginaria, destinata ai media). Secondo gli 007 iracheni, l’ipotetica soffiata sulla presenza del Califfo era arrivata «da un siriano che aveva portato le mogli di due dei fratelli di Baghdadi, Ahmad e Jumah, a Idlib attraverso la Turchia».In nessun modo, sottolinea Escobar, le forze speciali statunitensi avrebbero potuto fare una cosa del genere «senza complesse e coordinate informazioni di parte curda, turca, irachena e siriana», quindi anche con la supervisione o almeno il permesso di Mosca, padrona dei cieli siriani dalla fine del 2016. In ogni caso, aggiunge il reporter, con la notizia della fine del Califfo «il presidente Erdogan realizza un altro capolavoro tattico, facendo la parte del rispettoso, importante alleato della Nato, mentre permette ai resti di Al-Qaeda di rimanere al sicuro a Idlib, sotto lo sguardo attento dell’esercito turco». Sempre secondo Escobar, «esiste una forte possibilità che Isis-Daesh e una miriade di sottogruppi e di varianti di “Al-Qaeda in Siria” possano ora ricongiungersi, dopo la loro separazione nel 2014». Aggiunge il giornalista: «Non vi è alcuna spiegazione plausibile su come Abu Bakr al-Baghdadi abbia per anni potuto godere della libertà di spostarsi avanti e indietro tra Siria e Iraq, eludendo sempre le formidabili capacità di sorveglianza del governo degli Stati Uniti».Una possibile spiegazione la suggerisce Gioele Magaldi, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014): come già lo stesso Bin Laden, Al-Baghdadi (massone) è stato affiliato alla superloggia terrorista “Hathor Pentalpha”, guidata dai Bush. Missione: terremotare il pianeta (stragi, attentati, guerre) per imporre un’agenda sicuritaria (leggi speciali, Patriot Act) e intanto lucrare su armamenti e ricostruzioni post-belliche. Il capo di Al-Qaeda e quello dell’Isis? Due supermassoni occulti, incaricati di scatenare il terrore. Difficile che poi vengano lasciati morire “come cani”, una volta completato il “lavoro”. Ma, al di là delle ricostruzioni contraddittorie e solo in parte attendibili della loro fine, molto mediatica, secondo Magaldi la sostanza è politica: se prima Obama e poi Trump ne annunciano la morte, significa che non ne sentiremo parlare più. Traduzione: l’opzione politica del terrore (Al-Qaeda, Isis) finisce in archivio. Fino a quando? E’ vero che con l’Isis “resuscitò” Al-Qaeda dopo la presunta morte di Bin Laden. Ma ora, scommette Magaldi, è davvero improbabile che un terzo mostro terrorista pilotato dall’Occidente si affacci sulla scena. Motivo? La struttura di potere che partorì i primi due non sarebbe più in grado di replicare lo spettacolo.Sicuri che fosse proprio Abu Bakr Al-Baghdadi, il “cane” terrorista morto in Siria nella notte tra il 26 e il 27 ottobre sotto i colpi del raid statunitense? Se lo domanda su “Asia Times” un reporter come Pepe Escobar, che sospetta si tratti dell’ennesimo spettacolo teatrale offerto dagli Usa, come l’ipotetica eliminazione di Osama Bin Laden, “giustiziato” il 2 maggio 2011 ad Abbottabad in Paskistan senza che al pubblico sia stata mostrato uno straccio di prova dell’accaduto. Idem in questo caso: come per Bin Laden, i resti del capo dell’Isis sarebbero stati prontamente “dispersi in mare”. Secondo fonti siriane – scrive Escobar, in un articolo tradotto da “Come Don Chisciotte” – una voce diffusa a Idlib riferisce che il terrorista ucciso a Barisha «potrebbe essere Abu Mohammad Salama, il leader di Haras al-Din», un sottogruppo minore di “Al-Nusra”, cioè “Al-Qaeda in Siria”. L’isis (Daesh) ha comunque già nominato un successore: Abdullah Qardash, alias Hajji Abdullah al-Afari, anch’egli iracheno ed ex ufficiale dell’esercito di Saddam Hussein. A non convincere Escobar è la spettacolarizzazione della pretesa fine del capo dello Stato Islamico: «È morto come un cane», si è affrettato a proclamare Trump, brandendone lo scalpo come «l’ultimo, vittorioso trofeo della sua politica estera, prima della rielezione del 2020».
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Darpa, Usa: soldati-Ogm invulnerabili, col Dna modificato
Visto che non sarà possibile «produrre tanti vaccini e tanti antivirus per proteggere tutta la popolazione durante una guerra chimica o biologica», perché non provare a trasformare il corpo umano in una “fabbrica” di anticorpi? E’ la domanda, sconcertante, che aleggia attorno alle parole di Steven Walker, il direttore della Darpa, punta di lancia della ricerca applicata alla difesa statunitense. Il Pentagono, avverte l’avvocato neozelandese Darius Shahtahmasebi, sta infatti provando a varcare la frontiera naturale fisiologica. Obiettivo: «Alterare la biologia umana per offrire una adeguata protezione contro attacchi chimici e biologici». Secondo il giurista, esperto di questioni geopolitiche, «arriverà un momento in cui i film di fantascienza si scriveranno da soli: siamo già in una fase in cui forse è solo questione di tempo, e poi si metterà in pratica tutto ciò su cui stanno studiando alcuni scienziati finanziati dal governo per cercare di aiutare le forze armate Usa». Il grande problema, per il Pentagono, sono le armi più eslusive, non convenzionali. Si domanda Walker: «Si riuscirà davvero a proteggere un soldato sul campo di battaglia, dalle armi chimiche e biologiche, controllando il suo genoma?», ovvero «facendo cioè in modo che il suo genoma produca proteine che lo proteggono automaticamente da fattori esterni?».In apparenza, spiega Shahtahmasebi, l’obiettivo della Darpa non è di formare un esercito di super-soldati (anche se la tentazione potrebbe esserci). La vera meta è rendere i militari invulnerabili, di fronte ad agenti tossici. Per questo, la Defense Advanced Research Projects Agency sta sviluppando una nozione nota come “editing genico” (o editing del genoma) con lo scopo di rendere più potente il personale militare americano. «L’editing genico – spiega Shahtahmasebi – è essenzialmente un gruppo di tecnologie che consentono agli scienziati di cambiare il Dna di un organismo, aggiungendo, rimuovendo o alterando materiale genetico in particolari posizioni del genoma». Per ottenere l’immunità assoluta dei soldati, la Darpa ha finora speso 65 milioni di dollari nella ricerca sulla modifica genetica. Come osserva Walker, si possono usare queste tecnologie “per il bene”, oppure “per il male”. A quanto pare, la Darpa cerca di «usarle per il bene, per proteggere i combattenti Usa». Aggiunge l’avvocato Shahtahmasebi: «Se c’è qualcosa per cui sono conosciute le agenzie del governo Usa che lavorano per il Pentagono, è che usano sempre a fin di bene una tecnologia paurosamente pericolosa». E la Darpa è nota per l’uso spericolato della tecnologia. Al punto, ora, da progettare soldati-Ogm trasformando in cavie i miltari statunitensi?Proprio la Darpa, aggiunge il legale, è la stessa agenzia incaricata di sviluppare un «software personalizzato capace di scoprire i falsi [fake news] nascosti tra oltre 500.000 storie, foto, video e clip audio». In altre parole: «La stessa agenzia che sta cercando di creare una razza di super-soldati, deve trovare anche quali sono le notizie false e identificare quali sono i media che fanno disinformazione». Secondo il “Bulletin of the Atomic Scientists”, ci sono molti modi di usare questa tecnologia, per cui «le cose potrebbero andare storte», al punto che la stessa Darpa «vuole anche capire come si può invertire il processo se si dovessero verificare conseguenze indesiderate». Darius Shahtahmasebi si ribella all’idea: «Non riesco a dimenticare – scrive – l’immagine di uno scienziato che ha alterato due embrioni prodotti da un donatore sieropositivo e li ha impiantati in una madre sana, che poi ha dato alla luce due gemelli, con l’intenzione di rendere i bambini resistenti all’Hiv». Secondo uno studio di “Nature Medicine”, le persone che hanno vissuto naturalmente questo stesso tipo di mutazione hanno avuto il 20% in più di probabilità di morire giovani. «Non sorprende che quello scienziato, in Cina, sia costantemente sotto sorveglianza, e che potrebbe dover ancora rispondere per il suo operato».La Darpa fu istituita nel 1957 come risposta al lancio spaziale dello Sputnik da parte dell’Urss. Oggi, ad allarmare l’agenzia sono soprattutto i progressi tecnologici compiuti da Pechino. «Credo che il modo migliore per competere con i nostri antagonisti sia vincere la corsa tecnologica del 21° secolo», ha detto Walker. «La mia preoccupazione più immediata – ammette Shahtahmasebi – sta nel fatto che gli Usa potrebbero presto avere un esercito formato da super-soldati, la cui struttura genetica consentirà loro di resistere a ogni tipo di guerra biologica e chimica; per non parlare di un esercito di robot assassini e di un’enorme quantità di armi nucleari avanzate, combinate con una allegra dottrina nucleare del “prima sparo e poi ti chiedo il permesso”». La domanda su dove tracciare la linea, conclude Shahtahmasebi, non è solo a carattere scientifico, ma anche esistenziale: «Ci dovrà pur essere un punto in cui dovremo dire di averne abbastanza della guerra, e nel quale potremo smetterla di focalizzare le nostre energie e le nostre risorse su come fare un’altra guerra ancora più grande». Molto meglio se comininciassimo a ragionare, finalmente, su «come evitarla, la guerra».(Darius Shahtahmasebi è avvocato e analista politico, abita in Nuova Zelanda e si occupa della politica estera Usa in Medio Oriente, Asia e nella regione del Pacifico. Come legale è abilitato in due giurisdizioni internazionali. Le sue dichiarazioni, rilasciate a “Rt”, sono state tradotte da Bosque Primario per “Come Don Chisciotte” l’11 ottobre 2019).Visto che non sarà possibile «produrre tanti vaccini e tanti antivirus per proteggere tutta la popolazione durante una guerra chimica o biologica», perché non provare a trasformare il corpo umano in una “fabbrica” di anticorpi? E’ la domanda, sconcertante, che aleggia attorno alle parole di Steven Walker, il direttore della Darpa, punta di lancia della ricerca applicata alla difesa statunitense. Il Pentagono, avverte l’avvocato neozelandese Darius Shahtahmasebi, sta infatti provando a varcare la frontiera naturale fisiologica. Obiettivo: «Alterare la biologia umana per offrire una adeguata protezione contro attacchi chimici e biologici». Secondo il giurista, esperto di questioni geopolitiche, «arriverà un momento in cui i film di fantascienza si scriveranno da soli: siamo già in una fase in cui forse è solo questione di tempo, e poi si metterà in pratica tutto ciò su cui stanno studiando alcuni scienziati finanziati dal governo per cercare di aiutare le forze armate Usa». Il grande problema, per il Pentagono, sono le armi più elusive, non convenzionali. Si domanda Walker: «Si riuscirà davvero a proteggere un soldato sul campo di battaglia, dalle armi chimiche e biologiche, controllando il suo genoma?», ovvero «facendo cioè in modo che il suo genoma produca proteine che lo proteggono automaticamente da fattori esterni?».
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Grillopardi e mercenari franco-tedeschi governano l’Italia
Giuseppe Conte, l’uomo che visse due volte, la prima a destra, la seconda a sinistra, l’uomo che sussurrava alla Merkel le sue ricette per far fuori Matteo Salvini e aprire i porti, l’uomo mai votato da nessuno, se non dalle cancellerie europeiste e globaliste, e dalla massoneria vaticana, lavorava da tempo alla riammissione della prodiga Italia a pieno titolo tra i paesi europeisti. Le trame del novello Andreotti sono state candidamente rivelate dal ministro all’agricoltura Teresa Bellanova, quando ha detto apertamente chez madame Gruber che l’accordo tra 5S e Dem è stato tessuto a Bruxelles per «dare a questo paese un presidente della Repubblica che non sia ostile all’Europa». Una gigantesca operazione di trasformismo ad opera di due partiti che si sono odiati fino al giorno prima, e si ritrovano in un governo dove il presidente del Consiglio è lo stesso del governo precedente, ma che dice che sarà in discontinuità con se stesso. Non solo per scongiurare le politiche “razziste e fasciste” della Lega, quanto per poter manovrare la prossima elezione del presidente della Repubblica, in programma per il 2022, l’anno in cui scadrà il mandato di Sergio Mattarella al Quirinale.Nulla di particolarmente oscuro quindi, visto che al ribaltone hanno partecipato i Dem, augurandosi di poter conquistare lo scranno del Colle, cui non potrebbero certo rinunciare per quel diritto egemonico di appartenenza al sistema di potere cattocomunista erede della Resistenza, che però strada facendo ha perso di vista le istanze popolari e si è sempre più asservito agli interessi oligarchici della finanza apolide. La fine del governo gialloverde è stata segnata da accordi segreti presi in Europa da Giuseppe Conte, che appare sempre più chiaramente un emissario della massoneria vaticana, la crisi infatti è letteralmente esplosa con il cosiddetto Russiagate, quando contro Salvini si è prontamente scatenata al momento opportuno la stampa mainstream, dall’“Espresso” al “Fatto Quotidiano”. Ha fatto male Salvini a negare il tutto, ma restano oscure le dinamiche ed appare risibile il fatto che la tangente avrebbe dovuto passare per Eni, che è controllata dal Pd di Renzi. E comunque l’avvocato democristiano venuto dal nulla, indicato da Grillo e stimato da De Mita nonché dal Vaticano, alla nascita del governo gialloverde aveva tenuto per sé la delega ai servizi (Aise, Aisi e Dis), che negli esecutivi precedenti (Renzi e Gentiloni) era stata affidata come di consueto al ministro dell’interno (Minniti).Probabilmente gli azionisti occulti del governo gialloverde non si fidavano di Salvini e non intendevano lasciare nelle sue mani l’arma dell’intelligence. Questo spiegherebbe anche l’intransigenza di Salvini nel voler liquidare ad ogni costo l’avvocato venuto in apparenza dal nulla, ma in realtà solidamente pilotato dai veri responsabili della crisi, pronti a schierare i grillini con la Merkel per far eleggere Ursula von del Leyen alla Commissione Ue, contro Salvini e contro gli interessi nazionali italiani. Il nuovo governo giallorosso è nato quindi in Europa, ben prima delle elezioni europee, che hanno solo drasticamente rimarcato l’ascesa inarrestabile della Lega e la vorticosa perdita di consensi del M5S. Trattative che portarono allo scambio tra David Sassoli e Fabio M. Castaldo e all’elezione, per soli 9 voti dei 5S, di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Ue, già membro della Cdu, e ministra per vari portafogli in tutti i governi presieduti da Angela Merkel. Una Commissione che è il risultato dell’alleanza obbligata di quei partiti che hanno visto ridursi notevolmente i loro consensi, così come è avvenuto per il ribaltone italiano.Infatti proprio le europee hanno registrato la tenuta del Partito popolare, la crescita dei sovranisti (pur divisi tra di loro), il boom del Brexit Party, e la virata a destra di molte correnti interne ai moderati, ma in pratica non hanno sortito alcuna novità se non quella di conservare l’Ue nelle mani del Ppe, più i socialisti di Pse, con l’appoggio dei liberali di Alde e i conservatori di Ecr. La spartizione delle deleghe nella Commissione di Ursula Von der Leyen è stato solo un tragico tentativo di serrare le file per scongiurare ogni forma di cambiamento. L’asse franco-tedesco non avrebbe certo permesso che la trasformazione dell’Italia a paese più euroscettico dell’Ue potesse proseguire oltre, i rischi sarebbero stati troppo consistenti per gli oligarchi mondialisti, interessati a scongiurare ogni tentativo di resistenza nei confronti della demolizione degli Dtati nazionali, ultimo baluardo democratico contro lo strapotere elitario che tutela i poteri forti a scapito dei popoli. Unica soluzione il superamento degli Stati nazionali, la cancellazione delle frontiere e la moneta unica.In particolare si sta cercando di realizzare un sistema giuridico sovranazionale al quale gli Stati-nazione democratici sono chiamati a sottomettersi, un modo simulato per esautorare le democrazie nazionali sostituendole con una non-democrazia sovranazionale. Quindi non può esistere nessun potere dei popoli in Eurozona, visto che governano i capitali, che trovano qui i più compiacenti paradisi fiscali. Le masse, come strumenti di produzione di potere e ricchezza per le oligarchie, ormai sono divenute superflue, ridondanti ed eliminabili (Marco Della Luna). Esiste anche la possibilità tecnologica di gestirle come mandrie al pascolo, ridotte completamente a strumento, merce, file formattabile, usa e getta. E intanto in Italia il Conte Zio, proveniente dai corridoi vaticani (Silvestrini, Parolin), si è rivelato il grimaldello che doveva far saltare il governo giallo verde, un breve intermezzo durato appena 14 mesi, una parvenza di sovranismo, marcato stretto dal Quirinale e dal sistema europeista, poi tutto è tornato come prima, nessuna volontà di cambiamento, archiviato in fretta il populismo, asfaltato rapidamente il sovranismo.Ha vinto il CamaleConte democristiano, duttile, multitasking e paraculista, servitore di mille padroni, esponente occulto del partito-sistema, il partito-apparato, il partito-deepstate, il partito di Mafia Capitale, quello del Jobs Act, di Mps, del prelievo forzoso agli obbligazionisti, della Pessima Scuola… previo naturalmente bacio della morte all’Ue col voto a Ursula, ed endorsement internazionali di tutto il gotha neoliberista globalizzato: Merkel, Macron, Vaticano, Trump. Da trent’anni il Deep State, il Potere Profondo, il Sistema, ha sempre avuto la meglio. L’Europa franco-tedesca si è compattata con il recente patto di Aquisgrana proprio per contrastare e schiacciare i tanti nazionalismi sorti in Europa.Mentre i grillopardi, sostenuti da numerosi androidi fanatizzati e autoproclamatisi dei missionari della San Francesco Associati, finti giacobini di una finta rivoluzione, che vivono di pane amore e sacrificio per il bene dell’Italia, ora l’hanno svenduta ai poteri forti italiani ed europei, che possono tornare speditamente all’assalto del benessere degli italiani. Il Sì di Rousseau fa volare MpS a +13%, e le Ong tornano all’assalto dei porti aperti. I simulacri di Philip Dick vivono tra noi…(Rosanna Spadini, “I mercenari del trasformismo vivono tra noi”, da “Come Don Chisciotte” del 15 settembre 2019).Giuseppe Conte, l’uomo che visse due volte, la prima a destra, la seconda a sinistra, l’uomo che sussurrava alla Merkel le sue ricette per far fuori Matteo Salvini e aprire i porti, l’uomo mai votato da nessuno, se non dalle cancellerie europeiste e globaliste, e dalla massoneria vaticana, lavorava da tempo alla riammissione della prodiga Italia a pieno titolo tra i paesi europeisti. Le trame del novello Andreotti sono state candidamente rivelate dal ministro all’agricoltura Teresa Bellanova, quando ha detto apertamente chez madame Gruber che l’accordo tra 5S e Dem è stato tessuto a Bruxelles per «dare a questo paese un presidente della Repubblica che non sia ostile all’Europa». Una gigantesca operazione di trasformismo ad opera di due partiti che si sono odiati fino al giorno prima, e si ritrovano in un governo dove il presidente del Consiglio è lo stesso del governo precedente, ma che dice che sarà in discontinuità con se stesso. Non solo per scongiurare le politiche “razziste e fasciste” della Lega, quanto per poter manovrare la prossima elezione del presidente della Repubblica, in programma per il 2022, l’anno in cui scadrà il mandato di Sergio Mattarella al Quirinale.
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Caro Grillo, toccate Quota 100 e stavolta vi spazzeremo via
La galassia parlamentare 5S sa che non ha senso un governo col Pd, se non quello di voler rimanere a Roma anziché tornare persone normali. Non scandalizza tanto il fatto che deputati e senatori ormai lo dicano chiaramente ad amici, colleghi e avversari in situazioni informali (…) perché sono comunque esseri umani; quello che sconvolge è che siano perfettamente lucidi nella dolosa terminazione della sopravvivenza del MoVimento per tutelare i loro interessi. Ancor più grave e letale è il peloso desiderio di Grillo, che rincorre gli elettori della cosiddetta sinistra fucsia frù frù (non certo rossa e nemmeno arancione), quelli che sin dagli anni ’70 riempivano le sale ai suoi spettacoli insieme agli incazzati patologici e che recentemente ha perso. Proprio come gli africani soffrono il maledetto vincolo esterno chiamato franco Cfa, noi italiani dobbiamo sacrificarci e rimanere disoccupati e precari per l’assurdo pareggio di bilancio che è motivato dallo studio Rogoff-Reinhart in cui è presente un errore Excel da scuola elementare: una volta corretto, sconfessa il pareggio di bilancio e l’austerità e dimostra l’esigenza di politiche fortemente espansive (spesa pubblica produttiva e investimenti).La Germania adesso in recessione già chiede queste politiche per se stessa dopo averle negate a noi italiani. Il governo del cambiamento si era distinto in dichiarazioni simili alle attuali pretese di sviluppo dei tedeschi, ma adesso questo campo è occupato solamente dalla Lega Nord; il 5S invece che essere avvocato degli italiani va da chi gli italiani li ha traditi: il Partito Democratico. Inoltre troppi, veramente troppi interessi passivi maturano (circa in media 50 miliardi l’anno) in spesa pubblica improduttiva, tornaconto della grossa finanza: e avreste la faccia tosta di chiedere ancora il sangue ai cittadini mascherando il tutto con Greta Thunberg e altre pagliacciate? Denunciare queste vergogne, caro Grillo, era il Dna del M5S, non piazzare Giuseppe Conte o Fico nelle più alte poltrone europee o nazionali; per quello erano eccezionali gli Alde, i Monti, i Letta, i Renzi e pure, perché no, gli Zingaretti.Non bastano le dichiarazioni, le conferenze programmatiche; non ci drogherete con la cortina fumogena dei traffichini e dei giochini col Partito Democratico, con le formalità istituzionali, con gli incontri con i presidenti, eccetera; dovete spiegare che è questa ideologia ad essere folle (insieme al Tria di turno) e tornare a battervi per superarla. Cari 5 Stelle, caro Grillo… toccate Quota 100 e noi elettori stavolta non ci saremo: vi spazzeremo via.(Marco Giannini, “Caro Beppe Grillo, non ce ne frega dei tuoi interessi: Quota 100 non si tocca o vi spazzeremo via”, da “Come Don Chisciotte” del 22 agosto 2019. Giannini, antropologo e appassionato studioso di economia, è stato consulente del Movimento 5 Stelle, quando ancora il movimento non era al governo E’ autore del saggio “Il neoliberismo che sterminò la mia generazione”, sottotitolo “Corso di sopravvivenza per chi non sa niente di economia”, pubblicato da Andromeda nel 2015).La galassia parlamentare 5S sa che non ha senso un governo col Pd, se non quello di voler rimanere a Roma anziché tornare persone normali. Non scandalizza tanto il fatto che deputati e senatori ormai lo dicano chiaramente ad amici, colleghi e avversari in situazioni informali (…) perché sono comunque esseri umani; quello che sconvolge è che siano perfettamente lucidi nella dolosa terminazione della sopravvivenza del MoVimento per tutelare i loro interessi. Ancor più grave e letale è il peloso desiderio di Grillo, che rincorre gli elettori della cosiddetta sinistra fucsia frù frù (non certo rossa e nemmeno arancione), quelli che sin dagli anni ’70 riempivano le sale ai suoi spettacoli insieme agli incazzati patologici e che recentemente ha perso. Proprio come gli africani soffrono il maledetto vincolo esterno chiamato franco Cfa, noi italiani dobbiamo sacrificarci e rimanere disoccupati e precari per l’assurdo pareggio di bilancio che è motivato dallo studio Rogoff-Reinhart in cui è presente un errore Excel da scuola elementare: una volta corretto, sconfessa il pareggio di bilancio e l’austerità e dimostra l’esigenza di politiche fortemente espansive (spesa pubblica produttiva e investimenti).
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Vergogna M5S: ha tradito tutti, dai suoi elettori a Salvini
Nel 2014, il cofondatore del M5S Gianroberto Casaleggio rilasciava a “Il Fatto Quotidiano” una lunga intervista, dal titolo “Pacta Sunt Servanda”. Spaziando su molti argomenti, Casaleggio riassumeva l’idea di democrazia semplice e diretta che stava alla base del MoVimento: in politica gli impegni vanno mantenuti e chi non lo fa deve essere cacciato. Riferendosi al sindaco di Parma, l’allora pentastellato Federico Pizzarotti, Casaleggio sentenziava senza mezzi termini: «Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore, o lo chiudo o vado a casa». Parole inequivocabili, che riflettevano una visione alternativa dei rapporti tra eletti e cittadini elettori. Nell’aprile 2019, dopo aver portato avanti efficaci campagne di demonizzazione e demolizione degli avversari politici ed avere ottenuto il potere, il M5S è arrivato a negare totalmente alcuni temi per i quali era stato da sempre sostenuto dai cittadini. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte le cose vanno indipendentemente dalla volontà di chi agisce. E vero, ma passare dal NoVax, NoTav e NoUe al Sì Vax, Sì Ue e infine Sì Tav non equivale a discorrere di quisquilie.E quanto all’Ue, il cambiamento da demolitori in aperti sostenitori non trova neppure una spiegazione razionale, perché quella del sostegno all’assetto dell’Ue in difesa del Pil italiano pronunciata dal senatore Lanzi lo scorso aprile è e rimane una “kaxxata” che solo persone prive di capacità cognitive potrebbero accettare per buona. Ma come, vieni a dirmi che dobbiamo difendere l’istituzione che ci ha massacrato economicamente e socialmente per 20 anni per salvaguardare proprio quel Pil italiano che è stato fatto a pezzi dai Lorsignori a marchio Bruxelles? E questo dopo che per 10 anni ripeti ovunque che quell’Europa istituzionale, che ora vuoi sostenere, è un Club Med di rispettabili criminali, arricchiti burocrati asserviti ai neoliberisti mondiali che nell’assetto dell’Ue e nelle sue regole capestro hanno trovato un altro giocattolo per far pagare le crisi finanziarie ai meno abbienti, italiani inclusi?Quanto alla Tav serve veramente a poco che Grillo dica che «non avere la forza numerica per bloccare l’inutile piramide non significa essersi schierati dalla parte di chi la sostiene». Servirebbe piuttosto chiedersi se il MoV ha cercato degli alleati per allargare il fronte istituzionale del dissenso in questi anni. Di fronte a fallimenti continui come si può affermare che qui si tratta di coerenza e non di rigidità? Con che coraggio o mancanza di vergogna si dichiara che se il resto d’Europa vuole la Tav, il M5S ha comunque coerentemente fatto tutto quello che doveva e quindi non è responsabile? Ma se impegnarsi e non riuscire a mantenere gli impegni comporta l’ammettere la propria inadeguatezza e andarsene – Casaleggio, mai sconfessato da Grillo, dixit – a cosa serve dire che si è fatto il possibile? E allora Pizzarotti che ha percorso tutte le vie legali per fermare l’inceneritore di Parma e non vi è riuscito cosa doveva fare? Andare di notte con un commando ed esplosivo e farlo saltare? Eppure lui doveva dimettersi – giustamente – e chi sta al governo che ha fatto un voltafaccia su tutto, no?!A questo punto rimarrebbe da spiegare il comandamento etico dei “pacta sunt servanda”, mai venuto meno per il M5S, e che in democrazia dovrebbe valere per tutti, semper Casaleggio Senior dixit. Dov’è il tradimento di Pizzarotti che, vistosi impossibilitato a mantenere una promessa elettorale, dopo aver esaurito tutte le vie legali, ha tentato di trattare con i poteri forti per restare a galla cercando di contenere i danni dell’inceneritore? Non è la stessa cosa che tenta di fare il M5S “per sopravvivere”, dopo che la decisione di Salvini di aprire la crisi di governo lo ha riportato alla realtà del voto e delle scelte maldestre e antitetiche al programma condiviso con la Lega in Europa? Quindi se fallire vuol dire “te ne vai”, anche se ci si può rifiutare comprensibilmente di associare al fallimento qualche dietrofront o inciampo su punti marginali, fallire totalmente su battaglie che in teoria rappresentavano l’anima politica del M5S, le promesse chiave di quel rinnovamento che voleva portare in Italia, cosa comporta? Starsene in poltrona per dire che si è coerenti e che gli altri sono brutti, cattivi e corrotti?Si leggono in questi giorni messaggi di ogni tipo su social che incolpano dell’attuale crisi di governo l’orco Salvini, l’irresponsabile traditore che vuole consegnare l’Italia all’ultradestra. Alternativamente Salvini cede il primo posto sulla gogna mediatica agli italiani, agli Usa, a Di Battista, meno a coloro che dirigono il M5S e che hanno sostenuto il suo sistema. Per i “veri” appartenenti al M5S, dal MoV dovrebbero uscire, anzi essere cacciati, i traditori, gli infiltrati, i fascisti… va bene, ma poi chi ti rimane? Intendo dire che se cacci i fascisti da un partito-azienda dove sopravvive e viene promosso chi fa la volontà del capo, che è una sola persona, non è che poi rimangono molti, dopo aver fatto pulizia. Ora, finché il proprietario era in vita e aveva una visione della storia e della politica ad ampio raggio, il messaggio innovatore poteva essere sostenuto, con qualche falla. Ma nel momento in cui è stato sostituito da un nuovo proprietario che al posto dei libri si interessa solo previsioni di vendita, di cosa ci illudiamo? Del cambiamento? Della Rivoluzione?Fatta da chi? Da una manica di gente messa insieme alla meno peggio e presentata ai cittadini dopo una selezione da casting televisivo su come si ripetono slogan messi a punto dalla Casaleggio, o su come vengono le zoomate fatte a 32 denti o sui tacchi? Se qualcuno davvero crede, dopo quanto il MoV ha mostrato nell’ultimo anno, che una simile compagine potesse davvero competere con Salvini e rappresentare un’alternativa al malgoverno sistemico di questa nazione, allora ha bisogno di supporto psichiatrico. E magari serviva pensare che a trattare con Salvini ci andava gente diversa da un ragazzo di 30 anni con una cultura, esperienza di vita e di lavoro molto limitata. E per capire questo non serviva una visione alternativa e unica della democrazia. Bastava il buon senso, anche se era contrario agli affari, per fare i quali serve impegnarsi solo nelle battaglie che portano utili, che però in questo caso non sono quelle che servono per cambiare l’Italia e abbattere la tanto detestata casta.Per cambiare la gestione sistemica dell’Italia serve ridare allo Stato italiano quella sovranità che non ha più, sovranità che a parole il M5S difende, e per farlo serve attaccare coloro che quella sovranità riducono, e che siedono a Bruxelles nel consesso dell’Ue. La battaglia è contro l’attuale assetto dell’Ue, contro i trattati applicati in modo diverso all’interno dei vari Stati, per cui mentre la Francia emette il franco coloniale contravvenendo al Trattato di Maastricht e in Germania le banche possono prestare denaro pubblico, come più e più volte ha evidenziato Nicoletta Forcheri, l’Italia non può fare nulla. La battaglia è contro la gestione del Mes, il Fondo europeo di stabilità finanziaria, di cui l’Italia è il terzo principale contributore dopo Germania e Francia, e nel quale finora ha versato miliardi di euro. Un fondo tanto generoso e gestito saggiamente che, se uno Stato in difficoltà ne avesse bisogno, verrebbe salvato con erogazioni a tassi di usura, per cui per ricevere in forma di aiuto quei soldi che ha versato deve pagare una tangente, come si fa con ogni rispettabile organizzazione mafiosa.La battaglia è contro la mancanza di una politica europea condivisa e seria sull’immigrazione, invece di favorire una tratta a pagamento di esseri umani gestita da Ong amiche e cooperative compiacenti, sotto la falsa pretesa di una solidarietà che vorrebbe che un continente ne ospitasse un altro “per risolvere i problemi di entrambi”, e che non ha nessun riscontro nella storia. A cosa serve risparmiare qualche ghello, anche tagliando i parlamentari, se poi dall’alto vi è chi ti dice comunque cosa devi o non devi fare, ti impone limiti di spesa, ti obbliga a versare miliardi con cui potresti sanare i debiti pubblici, e affossa i tuoi diritti? A niente, e se una forza politica “rivoluzionaria” si rifiuta di impegnarsi negli scontri veri inventandosi nemici immaginari, allora vuol dire che del cambiamento non gli frega niente. Questi sono i punti che il M5S dovrebbe trattare se volesse davvero cambiare le cose in Italia, e per farlo deve contrapporsi all’Europa così com’è. Certo costa, ma la via è quella. E invece su questi temi, dopo il famoso referendum consultivo sull’euro di 7 anni fa rimasto lettera morta, la propaganda del M5S e il blog non parlano mai… strano!Dovrebbe portare lo scontro in Europa, come ha dichiarato per 10 anni di voler fare. Avrebbe dovuto sostenere il fronte sovranista. E invece cosa ha fatto? Ha lasciato al manipolo di 14 europarlamentari eletti lo scorso maggio libertà di coscienza sulla votazione che avrebbe portato il piddino Doc Sassoli – quello che dice che il Parlamento Europeo per lui sarà sempre aperto all’immigrazione, come i porti, per intenderci – e ha votato alla presidenza della Commissione Ursula von der Leyen, eletta con appena 9 voti di scarto e alla quale non sono mancati quelli dei 14 del M5S. La signora Austerity, amica della Lagarde, la macellaia sociale dell’Ue, e di Angelona Merkel e sua ex ministra, è il correlativo oggettivo di Mario Monti in gonnella, e di Monti condivide oltre alla visione di austerity e tagli alle spese sociali, anche le amicizie importanti per le multinazionali e società di fondi d’investimento e di consulenza come la McKinsey. E mentre veniva incoronata presidente della Commissione Ue, Castaldo (M5S) è stato eletto vicepresidente nonostante i 5 Stelle siano senza gruppo a Bruxelles: è la prima volta in Europa. Ma sarà un caso?Queste “battaglie” del M5S sembrano più scambi di favori per chi vuole farsi gli affari propri a prescindere dalle promesse fatte al beneamato popolo che dovrebbe difendere. E mentre vende briciole di slogan di democrazia, il MoV si rifiuta di attuare le uniche vere scelte che dovrebbe fare se davvero volesse tener fede a quanto detto per una decade. Ma si sa, bisogna sopravvivere e poiché ‘l’amico del mio nemico può diventare amico mio” nel mondo dell’immaginifico politico stellato dove non esiste né destra né sinistra, le ideologie sono morte, ma il denaro rimane, ecco che allora anche l’ipotesi di allearsi con pezzi del Pd renziano può andar bene. Il cofondatore del M5S potrebbe infine illuminarci sulle ragioni – quelle vere, che ancora non conosciamo – per le quali la sua creatura politica è diventata europeista al punto di votare la von der Leyen, che rappresenta la reincarnazione femminile di Monti-aka Rigor Mortis, o chiarire il significato grillino – quello italiano lo conosciamo già – dell’espressione “comitati d’affari” tanto cara al MoV delle origini, lo stesso che nel 2011 condannava Rigor Mortis e che ora con metamorfosi politica – attuata per sopravvivenza o convenienza? – è arrivato camaleonticamente a fare le scelte di cui sopra. I nodi sono sempre quelli.(Alessandro Guardamagna, estratti da “Se pacta sunt servanda, chi ha tradito chi?”, da “Come Don Chisciotte” del 15 agosto 2019).Nel 2014, il cofondatore del M5S Gianroberto Casaleggio rilasciava a “Il Fatto Quotidiano” una lunga intervista, dal titolo “Pacta Sunt Servanda”. Spaziando su molti argomenti, Casaleggio riassumeva l’idea di democrazia semplice e diretta che stava alla base del MoVimento: in politica gli impegni vanno mantenuti e chi non lo fa deve essere cacciato. Riferendosi al sindaco di Parma, l’allora pentastellato Federico Pizzarotti, Casaleggio sentenziava senza mezzi termini: «Se io prendo l’impegno di chiudere un inceneritore, o lo chiudo o vado a casa». Parole inequivocabili, che riflettevano una visione alternativa dei rapporti tra eletti e cittadini elettori. Nell’aprile 2019, dopo aver portato avanti efficaci campagne di demonizzazione e demolizione degli avversari politici ed avere ottenuto il potere, il M5S è arrivato a negare totalmente alcuni temi per i quali era stato da sempre sostenuto dai cittadini. Qualcuno potrebbe obiettare che a volte le cose vanno indipendentemente dalla volontà di chi agisce. E vero, ma passare dal NoVax, NoTav e NoUe al Sì Vax, Sì Ue e infine Sì Tav non equivale a discorrere di quisquilie.
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Scandalosi Clinton: 50 testimoni morti, Epstein è l’ultimo
Sabato scorso, il miliardario Jeffrey Epstein, il detenuto di più alto profilo in custodia negli Stati Uniti, è stato trovato morto nella sua cella di Manhattan. Questo è avvenuto il giorno dopo che erano state rese pubbliche duemila pagine di documenti giudiziari, precedentemente secretati, riguardanti il procedimento contro Jeffrey Epstein per atti di violenza sessuale su minori. I documenti descrivevano come Bill Clinton avesse partecipato a feste private sull’isola del pedofilo Jeffrey Epstein. Clinton aveva volato almeno 27 volte sull’aereo privato di Jeffrey Epstein. Nella maggior parte di quei voli era stato accompagnato da ragazze minorenni. Nonostante un precedente tentativo, appena tre settimane fa, di togliersi la vita, le guardie carcerarie, la notte di venerdì, avevano saltato i controlli previsti ogni 30 minuti alla cella di Epstein. Nelle prime ore del mattino lo avevano trovato morto. Jeffrey Epstein è l’ultimo di un lungo elenco di collaboratori e frequentatori della famiglia Clinton che sono morti misteriosamente o si sono suicidati prima della loro testimonianza pubblica. Nel 2016 la “Cbs” di Las Vegas aveva pubblicato un elenco degli associati Bill e Hillary Clinton che sarebbero morti in circostanze misteriose. Ecco quella lista.1. James McDougal – Il socio dei Clinton condannato per il caso Whitewater era morto per un apparente attacco cardiaco mentre si trovava in isolamento. Era un testimone chiave nelle indagini di Ken Starr. 2. Mary Mahoney – Una ex stagista della Casa Bianca, era stata assassinata nel luglio 1997 in una caffetteria Starbucks a Georgetown. L’omicidio era avvenuto subito prima che rendesse di pubblico dominio il fatto di avere subito molestie sessuali alla Casa Bianca. 3. Vince Foster – Ex consigliere della Casa Bianca e collega di Hillary Clinton presso lo studio legale Rose di Little Rock. Era morto per una ferita da arma da fuoco alla testa, risolta come suicidio. 4. Ron Brown – Segretario al Commercio ed ex presidente del Dnc [Comitato Nazionale Democratico]. La causa ufficiale della morte era stata impatto da incidente aereo. Un patologo che aveva partecipato alle indagini aveva riferito che c’era un buco nella parte superiore del cranio di Brown molto simile ad un ferita da arma da fuoco. Al momento della sua morte, Brown era sotto indagine e non aveva fatto segreto della sua volontà di concludere un accordo con gli inquirenti. Erano morti anche tutti gli altri passeggeri dell’aereo. Pochi giorni dopo, il controllore del traffico aereo si era suicidato.5. C. Victor Raiser, II – Raiser, uno dei principali responsabili dell’organizzazione per la raccolta fondi dei Clinton, era morto nella caduta di un aereo privato, nel luglio 1992. 6. Paul Tulley – Direttore politico del Comitato Nazionale Democratico era stato trovato morto in una stanza d’albergo a Little Rock, nel settembre 1992. Descritto dai Clinton come “caro amico e consigliere fidato”. 7. Ed Willey – Responsabile della raccolta fondi per i Clinton, era stato trovato morto nel novembre 1993 in un bosco della Virginia, con una ferita da arma da fuoco alla testa. Risolto come suicidio. Ed Willey era morto lo stesso giorno in cui sua moglie, Kathleen Willey, aveva affermato che Bill Clinton l’aveva palpeggiata nello Studio Ovale della Casa Bianca. Ed Willey era stato coinvolto in numerosi eventi di raccolta fondi per i Clinton. 8. Jerry Parks – Capo della squadra di sicurezza governativa di Clinton a Little Rock. Ucciso con un’arma da fuoco mentre era in macchina in un incrocio deserto fuori Little Rock. Il figlio di Parks aveva riferito che il padre stava allestendo un dossier su Clinton. Aveva presumibilmente minacciato di rendere pubbliche queste informazioni. Dopo la sua morte, i documenti erano misteriosamente spariti dalla sua abitazione.9. James Bunch – Deceduto per suicidio da arma da fuoco. Sembra possedesse un “libro nero” contenente i nomi di persone influenti che frequentavano prostitute in Texas ed Arkansas. 10. James Wilson – Era stato trovato morto nel maggio 1993, apparentemente si era suicidato impiccandosi. Sembra avesse legami con il caso Whitewater. 11. Kathy Ferguson – Ex moglie del poliziotto dell’Arkansas Danny Ferguson, era stata trovata morta nel maggio 1994 nel salotto di casa sua, uccisa con un colpo di pistola alla testa. Era stato considerato un suicidio, anche se c’erano diverse valigie piene, come se la donna fosse stata in procinto di recarsi altrove. Danny Ferguson era un co-imputato, insieme a Bill Clinton, nella causa intentata da Paula Jones. Kathy Ferguson era una possibile testimone a favore di Paula Jones. 12. Bill Shelton – Agente della polizia di Stato dell’Arkansas e fidanzato di Kathy Ferguson. Scettico sul suicidio della sua fidanzata, era stato trovato morto nel giugno 1994 per una ferita da arma da fuoco e si era stabilito che si era suicidato sulla tomba della sua fidanzata. 13. Gandy Baugh – Avvocato dell’amico di Clinton, Dan Lassater, era morto nel gennaio 1994 lanciandosi da una finestra di un alto edificio. Il suo cliente era un distributore di droga già condannato.14. Florence Martin – Ragioniera e subappaltatrice per la Cia, era legata al caso Barry Seal, Mena, Arkansas, un caso di traffico di droga all’aeroporto. Era morta per tre ferite da arma da fuoco. 15. Suzanne Coleman – Secondo quanto riferito, aveva avuto una relazione con Clinton quando quest’ultimo era procuratore generale dell’Arkansas. Era morta per una ferita da arma da fuoco alla nuca, risolta come suicidio. Al momento della morte era incinta. 16. Paula Grober – Traduttrice simultanea di Clinton per i non udenti, dal 1978 fino alla sua morte, il 9 dicembre 1992. Era morta in un incidente automobilistico. 17. Danny Casolaro – giornalista investigativo, indagava sull’aeroporto di Mena e sull’organo per il finanziamento dello sviluppo dell’Arkansas. Si era tagliato i polsi, apparentemente nel bel mezzo della sua indagine. 18. Paul Wilcher – L’avvocato che indagava sulla corruzione all’aeroporto di Mena con Casolaro e sula “sorpresa di ottobre” del 1980, era stato trovato morto in bagno, il 22 giugno 1993, nel suo appartamento di Washington Dc. Aveva consegnato un rapporto a Janet Reno tre settimane prima della sua morte.19. Jon Parnell Walker – Investigatore del caso Whitewater per la Resolution Trust Corporation. Era morto gettandosi dal balcone del suo appartamento di Arlington, in Virginia, il 15 agosto 1993. Stava indagando sullo scandalo Morgan Guaranty. 20. Barbara Wise – Collaboratrice del Dipartimento del Commercio. Aveva lavorato a stretto contatto con Ron Brown e John Huang. Causa del decesso: sconosciuta. Era morta il 29 novembre 1996. Il suo corpo nudo e pieno di lividi era stato trovato chiuso a chiave nel suo ufficio, presso il Dipartimento del Commercio. 21. Charles Meissner – Sottosegretario al Commercio, che aveva concesso a John Huang il nulla osta di sicurezza, era morto poco dopo in un incidente aereo. 22. Dr. Stanley Heard – Presidente del Comitato Consultivo Nazionale per la Terapia Chiropratica era morto con il suo avvocato, Steve Dickson, in un incidente aereo. Il dottor Heard, oltre a prestare servizio nel consiglio consultivo dei Clinton, aveva curato personalmente la madre, il patrigno e il fratello di Clinton. 23. Barry Seal – Un pilota della Twa che contrabbandava droga dall’aereoporto di Mena, Arkansas, la sua morte non è stata casuale [assassinato il 19 febbraio 1986].24. Johnny Lawhorn, Jr. – Meccanico, aveva trovato un assegno intestato a Bill Clinton nel bagagliaio di un’auto lasciata nella sua officina. Era stato trovato morto dopo che la sua macchina aveva colpito un palo della luce. 25. Stanley Huggins – Indagava sulla Madison Guaranty Savings and Loan Association. La sua morte era stata dichiarata un presunto suicidio e il suo rapporto non era mai stato pubblicato. 26. Hershell Friday – Avvocatessa e responsabile della raccolta fondi per Clinton, era morta il 1° marzo 1994, quando il suo aereo era esploso. 27. Kevin Ives e Don Henry – Noto come il caso dei “ragazzi che avevano trovato una pista”. I rapporti dicono che due i ragazzi potrebbero essersi imbattuti nel traffico di droga dell’aeroporto di Mena, Arkansas. Un caso controverso, secondo il rapporto iniziale della morte, i due ragazzi si sarebbero addormentati sui binari della ferrovia. Rapporti successivi avevano stabilito che i due giovani erano stati uccisi prima di essere messi sulle rotaie. Molte persone legate al caso erano morte prima che la loro testimonianze potessero arrivare davanti al Gran Giurì.Queste persone avevano informazioni sul caso Ives/Henry: 28 – Keith Coney: era morto quando, con la sua moto, aveva tamponato un camion, luglio 1988. 29 – Keith McMaskle: deceduto, pugnalato 113 volte, novembre 1988. 30 – Gregory Collins: morto per una ferita da arma da fuoco nel gennaio 1989. 31 – Jeff Rhodes: ucciso con un’arma da fuoco, mutilato e trovato bruciato in una discarica nell’aprile 1989. 32 – James Milan: trovato decapitato. Tuttavia, il medico legale aveva stabilito che la sua morte era dovuta a “cause naturali”. 34 – Richard Winters: uno dei sospettati nelle morti di Ives/Henry. Ucciso in una rapina organizzata nel luglio 1989. Anche queste guardie del corpo di Clinton sono morte: 35 – Maggiore William S. Barkley, Jr. 36 – Capitano Scott J. Reynolds. 37 – Sergente Brian Hanley. 38 – Sergente Tim Sabel. 39 – Maggiore Generale William Robertson. 40 – Colonnello William Densberger. 41 – Colonnello Robert Kelly. 42 – Specialista Gary Rhodes. 43 – Steve Willis. 44 – Robert Williams. 45 – Conway LeBleu. 46 – Todd McKeehan. E il più recente, Seth Rich, il collaboratore del Comitato Democratico, assassinato e “derubato” (di niente) il 10 luglio 2016. Il fondatore di Wikileaks, Assange, afferma che Rich era in possesso di informazioni sullo scandalo della posta elettronica del Dnc. In questa lista non sono inclusi i 4 eroi uccisi a Bengasi. Ed ora potete aggiungere all’elenco il multimilionario Jeffrey Epstein…(Jim Hoft, “L’elenco completo delle persone collegate ai Clinton morte in circostanze misteriose o ‘suicidatesi’ prima di testimoniare”, da “Gateway Pundit” dell’11 agosto 2019, post tradotto da Markus per “Come Don Chisciotte”).Sabato scorso, il miliardario Jeffrey Epstein, il detenuto di più alto profilo in custodia negli Stati Uniti, è stato trovato morto nella sua cella di Manhattan. Questo è avvenuto il giorno dopo che erano state rese pubbliche duemila pagine di documenti giudiziari, precedentemente secretati, riguardanti il procedimento contro Jeffrey Epstein per atti di violenza sessuale su minori. I documenti descrivevano come Bill Clinton avesse partecipato a feste private sull’isola del pedofilo Jeffrey Epstein. Clinton aveva volato almeno 27 volte sull’aereo privato di Jeffrey Epstein. Nella maggior parte di quei voli era stato accompagnato da ragazze minorenni. Nonostante un precedente tentativo, appena tre settimane fa, di togliersi la vita, le guardie carcerarie, la notte di venerdì, avevano saltato i controlli previsti ogni 30 minuti alla cella di Epstein. Nelle prime ore del mattino lo avevano trovato morto. Jeffrey Epstein è l’ultimo di un lungo elenco di collaboratori e frequentatori della famiglia Clinton che sono morti misteriosamente o si sono suicidati prima della loro testimonianza pubblica. Nel 2016 la “Cbs” di Las Vegas aveva pubblicato un elenco degli associati Bill e Hillary Clinton che sarebbero morti in circostanze misteriose. Ecco quella lista.