Archivio del Tag ‘Convenzione di Ginevra’
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Guerra nucleare contro la Cina: ecco il piano degli Usa
Amitai Etzioni ha posto una domanda importante: «Chi ha autorizzato i preparativi di una guerra contro la Cina?». Etzioni afferma che il piano bellico non è il tipo di piano d’emergenza che potrebbe rendersi disponibile per un evento improbabile. Etzioni riferisce inoltre che il piano di guerra del Pentagono non è stato ordinato, e neanche rivisto, dalle autorità civili Usa. Siamo di fronte ad un esercito statunitense “neoconizzato”, che danneggia gli americani e il resto del mondo. Etzioni ha ragione nel dire che si tratta di una decisione di grande importanza presa da un esercito “neoconizzato”. La Cina è ovviamente cosciente del fatto che Washington si sta preparando per una guerra. Se il “Yale Journal” lo sa, anche la Cina lo sa. Se il governo cinese è realistico, è consapevole del fatto che Washington sta pianificando un attacco nucleare preventivo contro la Cina.
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Spinelli: se l’Europa si scrollasse di dosso l’America spiona
Alcuni li chiamano talpe, o peggio spie. Altri evocano le gole profonde che negli anni ’70 permisero ai giornali di scoperchiare il Watergate. Sono i tecnici dei servizi segreti o i soldati o gli impiegati che rivelano, sui giornali, le illegalità commesse dalle proprie strutture di comando, dunque dallo Stato. Oggi tutti questi appellativi sono inappropriati. Non servono a indovinare uomini come Edward Snowden o Bradley Manning: le loro scelte di vita estreme, inaudite. Non spiegano la crepa che per loro tramite si sta aprendo in un rapporto euroamericano fondato sin qui su silenzi, sudditanze, smorte lealtà. Continuare a chiamarli così significa non capire la rivoluzione che il Datagate suscita ovunque nelle democrazie, non solo in America; e il colpo inferto a una superpotenza che si ritrova muta, rimpicciolita, davanti alla cyberguerra cinese.
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Minori torturati dalla polizia, ma Israele vieta le indagini
Tortura? Non ci risulta. Per Israele, ufficialmente, non esiste. Neppure nel caso del giovane Mohammed Halabiyeh, arrestato all’età di 16 anni e letteralmente massacrato dagli agenti della Border Police, la polizia di frontiera. Gli hanno rotto una gamba, lo hanno seviziato e pestato proprio sull’arto fratturato, minacciandolo anche di abusi sessuali. Cinque giorni di calvario, poi l’ospedale. Una volta in corsia, i soldati responsabili dell’interrogatorio hanno continuato ad infierire su di lui: gli hanno tempestato il volto di pugni dopo avergli tappato la bocca per evitare che gridasse, e lo hanno percosso con una spranga di ferro. Ogni richiesta di aiuto è stata inutile, così come la denuncia presentata da “Addameer”, l’associazione che tutela il rispetto dei diritti umani dei prigionieri. Mohammed è stato scarcerato tre anni dopo, scontata la condanna inflittagli con l’accusa di aver lanciato una molotov.
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L’Italia è avvisata: Cosentino libero e i No-Tav in galera
Hanno di nuovo toppato, e malamente: si sono fatti l’ennesimo autogol. Era da metà dicembre che aspettavamo questi arresti. Non pensavamo fossero così maldestri. Questa gente ha pensato, ancora una volta, di giocare la carta dei buoni e dei cattivi, sperando di dividere un movimento che invece è molto unito. E hanno creduto di spaventarci con la galera. Non hanno capito che, quando abbiamo cominciato questa lotta, l’unica cosa che abbiamo sempre messo in conto era di andare in galera. Forse questi magistrati non hanno capito cosa vuol dire disobbedienza civile. Gliel’abbiamo spiegato nel 2005 e poi nel 2010 davanti alle trivelle, glielo rispieghiamo oggi: disobbedienza civile vuol dire che i cittadini sono consapevoli dei rischi che corrono a infrangere le leggi ingiuste che lorsignori hanno fatto. Cosentino è libero e i No-Tav sono in galera.
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Dossier choc: così Israele ha macellato bambini a Gaza
Come sterminare intere famiglie inermi, bambini compresi, massacrati a freddo. E’ il 7 gennaio 2009, il villaggio di Izbat Abd Rabbo viene circondato dai tank israeliani, nell’ambito dell’operazione Piombo Fuso contro la Striscia di Gaza. Dalle abitazioni, i palestinesi odono la voce di un megafono, che intima loro di abbandonare le case. Da una di queste, venti minuti dopo, escono in fila indiana un uomo, sua moglie, le loro tre figlie e la nonna. La famigliola sventola bandiere bianche. Le bambine non lo sanno, ma stanno per morire. Saranno macellate senza pietà dai soldati israeliani.
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Africani respinti in Libia, l’Onu: erano profughi
L’Acnur, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), ha espresso forte preoccupazione per il rinvio in Libia dei 230 migranti soccorsi il 6 maggio da due motovedette italiane in acque maltesi. «Sebbene non siano disponibili informazioni sulle loro nazionalità – si legge in una nota - è probabile che fra le persone respinte ci siano individui bisognosi di protezione internazionale. Nel 2008, circa il 75% di coloro che sono giunti in Italia via mare ha fatto richiesta di asilo e al 50% di questi è stata concessa una forma di protezione internazionale». La decisione per un rinvio forzato in Libia dei migranti è seguita ad accese discussioni tra Italia e Malta su chi fosse responsabile del soccorso.