Archivio del Tag ‘Corriere della Sera’
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Fred Vargas: svelare tutto il marcio che c’è in Europa
Non penso che le storie poliziesche possano cambiare la realtà sociale. Da storica so che non sono gli scrittori a ottenere le vittorie decisive nell’ambito delle questioni sociali e politiche. Émile Zola ci è riuscito con “J’accuse”, ma non si trattava di un romanzo. Il romanzo ha altri scopi, che sono altrettanto importanti e profondi, ma sono diversi dalla politica. Mio padre era un ottimo scrittore, ma pensava che i polizieschi fossero colossali sciocchezze. Quando aveva 17 anni si era ripromesso di diventare un nuovo Rimbaud o di lasciar perdere. È una cosa un po’ triste. Coltivavo l’ambizioso proposito di ottenere una lingua musicale, ma feci l’ errore di pensare che la trama non fosse importante. Ora spero che i miei libri contengano una storia ben fatta, ma credo ancora che anche la storia più bella non valga nulla se la scrittura non è musicale.
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Ceronetti: schiavi del dannato cellulare, la pulce-elefante
Cellulare, l’argomento è dei più scabrosi, e importa a tutto il mondo, come l’acqua o la guerra. L’esperienza che ne ho è recentissima, l’apparecchio che ho comprato, con l’aiuto di un amico, è dei più semplici, i giovani lo disprezzerebbero, e devo dire che un simile labirinto non avrei potuto, standone fuori, immaginarlo. Quando, manovrando o più spesso inaspettatamente, leggo “Spegni”, mi sento come Jean Valjean che trova finalmente l’uscita dopo la sua famosa traversata di Parigi nell’umbra mortis delle fogne. Nulla, dell’universo tecnologico, è assente dal cellulare. Mancarne, è crisi di astinenza. Provatevi a toglierne l’uso per una settimana a una donna giovane e apparentemente libera: una detenuta rimasta senza droga ne soffrirebbe meno.
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In saldo il made in Italy: maxi-svendite, grazie allo spread
Le multinazionali straniere fanno shopping a prezzi di saldo nella struttura industriale italiana. Prima le privatizzazioni, adesso la recessione: stanno vendendo il nostro paese a pezzi. I governi che si sono succeduti dal 1992 in poi hanno smantellato l’economia rendendo l’Italia un paese in vendita, sostiene il newsmagazine “Contropiano”. “Selling England by the pound”, cantavano i Genesis, guidati dalla calda voce di Peter Gabriel. Ma tutto questo sta accadendo qui, sotto i nostri occhi e sulle nostre spalle. Se n’è accorto anche il “Corriere della Sera”: «Qualche mese fa i sostenitori della destrutturazione lamentavano la scarsità di investimenti esteri nel nostro paese». Invece, ora sta accadendo il contrario, e «con un dettaglio micidiale: non si tratta di nuovi investimenti o impianti, ma solo di acquisizioni». E a volte, «di chiusure, ai fini della conquista esclusiva di marchi e quote di mercato in Italia».
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Ipoteca sull’Italia: l’aiuto Bce in cambio della nostra fine
Giù la maschera: l’Italia si prepara a firmare un’ipoteca che non sarà solo finanziaria, ma anche politica. Perché appena Monti sottoscriverà il “programma” per garantirsi gli aiuti dall’Europa, «i programmi elettorali saranno carta straccia prima ancora di venire presentati». Lo afferma il “Corriere della Sera”, in un’analisi di Francesco Verderami. «Il commissariamento economico si porterà infatti appresso il commissariamento della competizione tra partiti. E il salvataggio del Paese – aggiunge Verderami – avrà un prezzo che si pagherà nella valuta più pregiata: la democrazia». Allarme rosso, dunque, se ne parla persino il “Corriere”: «E’ già quasi tutto scritto, di sicuro è già tutto pronto. I leader della “strana maggioranza” sono stati allertati e sono consapevoli che il premier è prossimo al passo, che il governo si prepara a chiedere “assistenza” e che la Bce è pronta a fornirla, garantendo così l’abbassamento dello spread che sta mettendo in ginocchio il Paese».
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Il sogno di Monti: operai sudditi e niente più sindacati
Come tutti i reazionari, il presidente del consiglio Monti ha affermato che la rovina dell’Italia sono i sindacati. Naturalmente lo ha affermato nel suo linguaggio bocconiano, parlando di concertazione, ma il significato sociale delle sue parole è chiaro, così come quello democratico. Monti è interprete di un potere borghese multinazionale che considera ogni vincolo sociale un ostacolo allo sviluppo degli affari. Marchionne, che non deve accontentare l’ipocrisia del Partito democratico, dice le stesse cose con ben più aspro tono. La risposta sindacale, in particolare della Cgil, a queste affermazioni è stata penosa. Voi non vedete i meriti di una concertazione che ha salvato l’Italia, siete irriconoscenti! E’ vero, ma proprio questo dato di fatto dovrebbe richiedere risposte meno subalterne.
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Italia in saldo: svendere il paese per 20 miliardi l’anno
Eutanasia dell’Italia, a colpi di 20 miliardi di euro all’anno. Il suicidio programmato del patrimonio pubblico della nazione che ha appena festeggiato i primi 150 anni di vita è «una strada praticabile», secondo il neo-ministro dell’economia Vittorio Grilli, per ridurre strutturalmente il debito pubblico. Regalando – di fatto – i beni pubblici degli italiani al grande capitale finanziario: lo stesso che ha provocato la crisi e sottratto agli Stati la leva della moneta sovrana, strategica per risalire la china senza dover ricorrere a tagli criminosi. Intervistato dal “Corriere della Sera”, Grilli auspica un piano pluriennale per garantire «vendite di beni pubblici per 15-20 miliardi l’anno, pari all’1% del Pil». E’ la legge – folle – del “pareggio di bilancio” imposto dall’élite tecnocratica dell’Unione Europea mediante trattati-capestro come il Fiscal Compact: drenare a sangue le risorse pubbliche, costringendo lo Stato a comportarsi come un’azienda privata – neppure virtuosa, ma fallimentare: un’azienda che non è più in grado di fare investimenti vitali.
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Ricatto criminale: è la legge di Mario Monti, il dittatore
Mario Monti comanda in virtù di un’autorità attribuitagli per “stato di eccezione”. È investito di poteri politici pieni per un tempo sinora dichiarato limitato, ma ormai aperto a un appetito che, si sa, vien mangiando. È un classico dittatore, insomma. Ed essendo tale, ragiona e parla come un autocrate. Ma come, diranno gli illusi, lo statista grigio topo, il sobrio uomo del loden, lui, un dittatore? Per far suo lo stile di pensiero totalitario di un dittatore non gli occorre mica farsi prestare una giacca sgargiante da Sacha Baron Cohen, né gli serve ammazzare oppositori con risa perfide durante una visita in sala torture. Può bastare la sua voce monocorde e l’immeritata fama di “tecnico”, per zittire il capo di Confindustria in nome di un precetto che non può tollerare dissensi: la regola dello spread.
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Siria-Turchia, Phantom disarmati per giornalisti imbecilli
Mentre le notizie dalla Siria dicono, giorno dopo giorno, che la guerra sta trascolorando da “civile” in guerreggiata; da “bassa intensità” a livello libico, vorrei ritornare alle cose lette sulla stampa italiana, e viste su tutte le tv italiane, a proposito dell’abbattimento del Phantom turco nei cieli della Siria. Avevo avuto l’impulso, inizialmente, di proporre la costituzione immediata di un comitato di solidarietà con i Phantom turchi che viaggiano disarmati dentro lo spazio aereo siriano, o nelle sue immediate vicinanze. Sono sicuro che avrei avuto la firma immediata dei direttori della “Stampa”, del “Corsera” e di “Repubblica”, tutti uniti nella deprecazione della violenza aggressiva dell’esercito siriano. Ma poi ho pensato che neanche l’ironia, o il sarcasmo, sarebbe capace di far sorgere nelle loro menti un qualche dubbio. Sebbene dovrebbero porsi almeno l’interrogativo sul cosa ci facesse, da quelle parti, un Phantom turco, per giunta disarmato, in piena zona di guerra.
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Avviso agli italiani: scordiamoci il centrosinistra, è morto
In fondo dobbiamo ringraziare Monti per aver convocato un vertice di sostegno al governo con Abc. Sarà così ancora più chiaro, anche a coloro che nella sinistra, nei sindacati e nei movimenti non riescono o non vogliono capire, che la maggioranza che governa è quella di Monti, Bersani, Berlusconi e Casini, protetti ed ispirati da Giorgio Napolitano. E sarà altrettanto chiaro che, se si vuole davvero cambiare a favore dei diritti sociali e civili, del lavoro e dei beni comuni, bisogna costruire una alternativa contro questa maggioranza. Il fatto invece che in Italia si parli di liste civiche annesse al centrosinistra – quale? – e di immettere i contenuti del lavoro sempre nello stesso ipotetico schieramento – dove? – aggrava solo le nostre difficoltà.
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Traditi da Giuda: il cattivo allievo, non il cattivo maestro
Sui “cattivi maestri” il giornalismo nostrano si è a lungo esercitato, spesso alimentato dalle penne dei mercenari della politica e del giornalismo. La denuncia di cento anni di solitudine, la rabbia contro ingiustizie antiche e recenti, contro anni di manipolazione e di retorica sullo sviluppo e la democrazia, contro i massacri di Stato sia dei servizi segreti sia dei nostri eserciti, della quale da sempre si fanno portatori i giovani in Italia come altrove, viene bollata come opera di “cattivi maestri”. Di cattivi maestri, purtroppo se ne trovano pochi, e quello che li distingue è l’impotenza di fronte alla violenza del potere. “Cattivi maestri” furono anche Gesù, San Francesco, le migliaia di operatori laici e religiosi che ai drammatici problemi prodotti dai poteri dominanti hanno cercato e cercano di dare risposte piccole e grandi.
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Monti-Napolitano battuti in tutt’Europa, ora tocca all’Italia
Come al solito il trasformismo politico italiano si scatena nell’appropriarsi del voto francese, persino di quello greco. Da Bersani a Ferrara, tutti a dire l’avevamo detto, in Europa bisogna cambiare, bene la Francia per non finire come la Grecia. Che ridicolo. Il tradizionale mondo politico italiano, che marcia verso la sua rovina, ha finora fondato le sue fortune sulla sostanziale indifferenza programmatica. Così si può dire viva Hollande, ignorando che il nuovo presidente francese ha nel programma la pensione a 60 anni e il ritiro immediato dall’Afghanistan, una tassazione del 75% per i redditi sopra il milione e, ultimo ma non da ultimo, la rinegoziazione dell’accordo europeo sulla stabilità, cioè sui tagli distruttivi, chiamato Fiscal Compact.
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Sapelli: il nemico è l’euro, non il debito. Monti? Ignorante
Le banche italiane già tutte fallite? Sto solo dicendo che questa grande ondata di liquidità è andata alle banche, non è finita all’economia reale. Questo spiega perché noi siamo davanti a un pericolo di deflazione gravissima: vuol dire che si abbassano i prezzi e nessuno lavora più, le imprese non hanno più nessun interesse a lavorare. E’ quello che sta capitando adesso: non hai più marginalità. E un’impresa su tre, dopo Natale, ha chiuso. Quindi: l’ossessione del debito pubblico è una fola degli economisti neoclassici che scrivono sul “Corriere” e dicono cose teoricamente non sostenibili. Nel 2008 dicevano che la crisi non esisteva. Io, avessi detto una cosa così, non sarei più uscito di casa per la vergogna.