Archivio del Tag ‘Libero Notizie’
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Il piccolo ‘mistero’ della fiamma che brucia sotto la cascata
Negli Stati Uniti, a sud della città di Buffalo, c’è un luogo ricco di fascino e di mistero. È la riserva naturale del Chestnut Ridge County Park, all’interno dello Stato di New York. È qui che, sotto le acque di una piccola cascata, protetta dalle rocce, splende l’Eternal Flame. Una piccola fiammella nascosta, che non si spegne mai e che – a lungo – è stata al centro di un vero e proprio mistero. Una spiegazione scientifica, per quello strano fenomeno, per decenni non era stata individuata. Come se, a mantenere in vita la fiamma, fosse qualcosa di soprannaturale. In realtà, questa, non è l’unica fiamma al mondo a bruciare senza spegnersi mai. A renderla unica è però il suo processo geologico; perché, a differenza delle sue “gemelle”, non è mantenuta viva dai gas che fuoriescono da rocce sottostanti. Oggi, a dare una spiegazione a questo fenomeno, è intervenuta l’Indiana University: i suoi studi hanno infatti dimostrato che, temperature nel sottosuolo superiori ai 100°, sono in grado di spezzare le molecole di carbonio che formano le rocce sedimentarie, dando così vita ai gas.Alta circa 30 centimetri, la fiammella del Chestnut Ridge County Park consuma ogni giorno un chilo di gas, contenuto in una sacca naturale posta 400 metri sotto il suolo. Al metano presente, qui, si combinano il propano e l’etano, in una concentrazione mai riscontrata in nessun altro luogo al mondo. Ed è proprio il metano, a tenerla costantemente accesa; anche perché, le rare volte in cui le acque della cascata la spengono, c’è sempre qualcuno pronto a riaccenderla. Per tenere in vita la leggenda secondo cui, ad accenderla per la prima volta, furono – centinaia di anni fa – gli Indiani d’America. Ciò che è certo, è che la fiammella porta con sé un’aura di magia. Capace di affascinare i turisti che, qui, arrivano da ogni parte del mondo. Del resto, quella nascosta nella riserva naturale poco distante da Buffalo, è l’unica fiamma ad essere accolta tra i getti di una cascata. In quell’unione, d’eterno e indissolubile fascino, tra il fuoco e l’acqua. Due elementi opposti, ma capaci d’incontrarsi. Magicamente.(“La misteriosa fiamma che brucia sotto la cascata”, da “Libero Notizie” del 30 luglio 2017).Negli Stati Uniti, a sud della città di Buffalo, c’è un luogo ricco di fascino e di mistero. È la riserva naturale del Chestnut Ridge County Park, all’interno dello Stato di New York. È qui che, sotto le acque di una piccola cascata, protetta dalle rocce, splende l’Eternal Flame. Una piccola fiammella nascosta, che non si spegne mai e che – a lungo – è stata al centro di un vero e proprio mistero. Una spiegazione scientifica, per quello strano fenomeno, per decenni non era stata individuata. Come se, a mantenere in vita la fiamma, fosse qualcosa di soprannaturale. In realtà, questa, non è l’unica fiamma al mondo a bruciare senza spegnersi mai. A renderla unica è però il suo processo geologico; perché, a differenza delle sue “gemelle”, non è mantenuta viva dai gas che fuoriescono da rocce sottostanti. Oggi, a dare una spiegazione a questo fenomeno, è intervenuta l’Indiana University: i suoi studi hanno infatti dimostrato che, temperature nel sottosuolo superiori ai 100°, sono in grado di spezzare le molecole di carbonio che formano le rocce sedimentarie, dando così vita ai gas.
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Ricerca inglese: ecco come morì davvero l’Isola di Pasqua
Come morirono gli abitanti dell’Isola di Pasqua? La fine della popolazione di Rapa Nui è da sempre avvolta nel mistero. Secondo alcune teorie formulate qualche tempo fa quando i conquistatori europei arrivarono sull’isola nel 1722 si trovarono di fronte una situazione catastrofica. Tutte le riserve di cibo erano terminate, a causa della sfruttamento delle risorse naturali e la popolazione era stremata dalla guerra civile e dalle malattie portate dai colonizzatori. In seguito il disboscamento avrebbe portato all’esaurimento del legno per realizzare le canoe, sottraendo alla popolazione autoctona qualsiasi possibilità di sopravvivenza e spingendola a sfamarsi unicamente con i ratti. La popolazione di Rapa Nui morì di fame? Secondo alcune recenti scoperte non andò proprio così e gli abitanti dell’isola non avrebbero compiuto un “ecocidio”, ma si sarebbero adattati alle condizioni dell’area, mostrando una forte sensibilità ecologica.Questa affascinante ipotesi è stata portata alla luce da uno studio dell’Università di Bristol, in Gran Bretagna, pubblicato sull’American Journal of Physical Anthropology. Gli studiosi hanno scoperto che gli abitanti si nutrivano soprattutto di pesce e frutti di mare, mentre il suolo veniva trattato con fertilizzanti naturali per renderlo fertile. La nuova scoperta è avvenuta grazie all’analisi al radiocarbonio su resti di piante, ossa umane e animali del 1400. La ricerca ha consentito di capire di cosa si nutrivano gli abitanti di Rapa Nui. Il risultato? La popolazione dell’Isola di Pasqua non mangiava ratti, ma si nutriva anche di frutta e verdura. Non solo: all’epoca esisteva una consapevolezza della povertà del suolo e una volontà di preservarlo, facendo molta attenzione allo sfruttamento delle risorse. Questo aspetto sino ad oggi era completamente sfuggito agli archeologi, che invece avevano dipinto la tribù dell’isola come votata ad una sorta di “suicidio”, provocato dal disboscamento e dall’utilizzo senza criterio dei terreni. Ora l’analisi dei resti ha consentito di riscrivere il passato e raccontare una nuova storia sui misteri dell’Isola di Pasqua.(“Isola di Pasqua, ecco come sono morti – davvero – gli abitanti”, da “Libero Notizie” del 30 luglio 2017).Come morirono gli abitanti dell’Isola di Pasqua? La fine della popolazione di Rapa Nui è da sempre avvolta nel mistero. Secondo alcune teorie formulate qualche tempo fa quando i conquistatori europei arrivarono sull’isola nel 1722 si trovarono di fronte una situazione catastrofica. Tutte le riserve di cibo erano terminate, a causa della sfruttamento delle risorse naturali e la popolazione era stremata dalla guerra civile e dalle malattie portate dai colonizzatori. In seguito il disboscamento avrebbe portato all’esaurimento del legno per realizzare le canoe, sottraendo alla popolazione autoctona qualsiasi possibilità di sopravvivenza e spingendola a sfamarsi unicamente con i ratti. La popolazione di Rapa Nui morì di fame? Secondo alcune recenti scoperte non andò proprio così e gli abitanti dell’isola non avrebbero compiuto un “ecocidio”, ma si sarebbero adattati alle condizioni dell’area, mostrando una forte sensibilità ecologica.
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Da dove vengono quei simboli che vediamo ogni giorno
Li utilizziamo tutti i giorni per inviare e-mail o per rispondere alle conversazioni su WhatsApp e Facebook Messenger. Stiamo parlando della chiocciola e dello smile, la faccina sorridente, due tra i simboli tecnologici più famosi e usati dagli utenti. La tecnologia e la comunicazione sono oramai sommerse dai simboli e dalle icone. Basta pensare alle emoticon, le faccine utilizzate per rendere più animate le conversazioni e le e-mail, diventate la lingua più parlata al mondo, con oltre due miliardi di persone che ogni giorno si scambiano faccine sorridenti e arrabbiate. I simboli riescono a far diventare universale un’azione: tutti sanno che il cancelletto è il simbolo dell’hashtag, mentre il triangolino è il tasto “Play” che serve per fa partire i video sulle piattaforme di streaming o i film al lettore Dvd di casa.Smile. Tutti utilizziamo almeno una volta al giorno lo smile, la faccina formata da due occhi e da uno viso sorridente, ma in pochi ne conoscono le origini. Lo smile fu creato nel 1963 da Harvey Ball, un disegnatore che aveva avuto il compito da una compagnia assicurativa di Wonchester, negli Stati Uniti, di creare un simbolo che rallegrasse gli assicuratori durante le trattative con i clienti. Il disegnatore non ha mai registrato la faccina, che in breve tempo si è diffusa prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo. Dalla propria invenzione Harvey Ball non ha mai ricavato nulla, se non i soldi per il lavoro effettuato per la compagnia d’assicurazione.Chiocciola. Il simbolo della chiocciola è diventato di uso comune grazie soprattutto al fatto di essere presente negli indirizzi di posta elettronica. La chiocciola è quasi sicuramente il simbolo tecnologico più longevo: nell’antica Grecia la @ indicava l’anfora nel suo significato di unità di misura. Nell’accezione moderna di simbolo presente all’interno degli indirizzi mail fu utilizzata per la prima volta nel 1972 quando il programmatore inglese Ray Tomlinson la scelse per inserirla negli indirizzi della rete Arpanet. Nella dicitura in inglese degli indirizzi e-mail la @ sostituisce la parola at, che in italiano significa “presso”.Cancelletto. Con la diffusione dei social network, l’hashtag è diventato un termine di uso comune, così come il cancelletto che lo simboleggia. Ma perché è stato scelto proprio il cancelletto per simboleggiare gli hashtag? Perché in inglese hashtag è l’unione di due parole: hash (cancelletto in italiano) e tag (etichetta, in italiano). Infatti, gli hashtag non sono altro che delle etichette utilizzate per raggruppare dei contenuti che parlano dello stesso tema. Il primo a utilizzare un hashtag su Twitter fu Chris Messina, un avvocato di San Francisco nell’agosto del 2007.Pericolo radiazioni. Un cartello giallo con un simbolo nero e sotto la scritta “Attenzione, pericolo radiazioni”. È il classico avvertimento che si trova vicino a una cabina elettrica o in una centrale nucleare. Ma il simbolo formato da un puntino nero con tre pezzi di eliche attorno cosa simboleggia? In realtà il pallino centrale è un atomo e le tre eliche attorno le radiazioni che sprigiona. Il simbolo viene creato nel 1946 all’Università della California, ma i colori originali erano il blu come sfondo e il rosso magenta per l’atomo e le eliche. La colorazione rosso/giallo fu scelta nel 1948 dagli scienziati dell’Oak Ridge Lab, mentre in Europa si è diffuso il simbolo con la combinazione nero/giallo.Accensione. Il simbolo per accendere i dispositivi elettronici domestici è oramai identico in tutto il mondo. Ma la storia e il significato dello strano simbolo che ogni giorno premiamo per accedere televisori e lavatrici nessuno li conosce. In realtà sarebbe l’unione del numero 1 o dello 0, utilizzati nel sistema binario per programmare l’accensione e lo spegnimento dei device. Nel 1973 la Commissione Elettrotecnica Internazionale lo ha scelto come simbolo da utilizzare in tutti i dispositivi.Play. Un triangolino con la punta girata verso destra. Questo il simbolo riconosciuto internazionalmente per far partire i video sulle piattaforme di video in streaming o i film nei lettori Dvd. Secondo alcune ricostruzioni, il simbolo è stato utilizzato per le prime negli anni sessanta, quando nel settore dell’audiovisivo si utilizzavano ancora i nastri. Per mandare avanti una bobina, la si doveva far girare verso destra, e quindi fu scelto come simbolo una freccia (il triangolino) con la punta posizionata verso destra.Bluetooth. Presente oramai nella maggior parte dei dispositivi, il Bluetooth inizialmente fu creato per collegare i telefonini con le cuffie, in modo che potessero comunicare anche a distanza. Il nome Bluetooth deriva dal re di Danimarca Harald Bluetooth, che nel decimo secolo tentò di unire la Scandinavia sotto un’unica bandiera. E anche il simbolo che oramai abbiamo imparato a conoscere e che simboleggia il Bluetooth è in onore al re danese: è la fusione delle iniziali del re (H e B) in caratteri runici.Usb. Finora abbiamo visto simboli tecnologici che avevano alle spalle una storia e un significato ben precisi. L’icona che simboleggia l’Usb non ha nulla di tutto ciò. Nessuno conosce il reale motivo per cui venga utilizzato una sorta di tridente con all’estremità tre forme geometriche diverse. Alcuni ipotizzano che sia il tridente del dio Nettuno e i simboli geometrici simboleggiano l’universalità della porta Usb, che si adatta a tantissimi dispositivi.Nuvola. La nuvola è il simbolo del cloud, la tecnologia utilizzata da tantissime imprese per stoccare dati e informazioni in server presenti lontani dai dispositivi. I servizi di cloud storage vengono utilizzati anche da molti utenti, per trasferire i propri dati in un luogo che sia più sicuro rispetto all’hard disk del proprio computer o la memoria dello smartphone. Come simbolo è stato scelto proprio la nuvola, perché in inglese il termine viene tradotto con la parola cloud.Wi-Fi. Il simbolo del Wi-Fi oramai lo abbiamo imparato a conoscere molto bene, grazie soprattutto all’utilizzo massiccio che ne fa sui computer e sugli smartphone. L’icona del Wi-Fi è molto semplice: un cerchio con delle onde che si propagano, a simboleggiare proprio il funzionamento della tecnologia. Il cerchio non è altro che il router o il dispositivo utilizzato per propagare la connessione Wi-Fi.(“Il vero significato di 10 simboli tecnologici che vediamo ogni giorno”, da “Libero Notizie” del 27 luglio 2017).Li utilizziamo tutti i giorni per inviare e-mail o per rispondere alle conversazioni su WhatsApp e Facebook Messenger. Stiamo parlando della chiocciola e dello smile, la faccina sorridente, due tra i simboli tecnologici più famosi e usati dagli utenti. La tecnologia e la comunicazione sono oramai sommerse dai simboli e dalle icone. Basta pensare alle emoticon, le faccine utilizzate per rendere più animate le conversazioni e le e-mail, diventate la lingua più parlata al mondo, con oltre due miliardi di persone che ogni giorno si scambiano faccine sorridenti e arrabbiate. I simboli riescono a far diventare universale un’azione: tutti sanno che il cancelletto è il simbolo dell’hashtag, mentre il triangolino è il tasto “Play” che serve per fa partire i video sulle piattaforme di streaming o i film al lettore Dvd di casa.