Archivio del Tag ‘Pasqua’
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L’allegro becchino: un “utile idiota” per il lavoro sporco
L’allegro becchino. Il ministro della salute ha annunciato, felice come una Pasqua, che non sa quando l’Italia potrà riaprire. Con un pelo di sadismo, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Speranza ha tenuto a far sapere ai cittadini reclusi e agli imprenditori rovinati dalle serrate che lui prende le sue decisioni «con animo sereno». Imporre sacrifici agli altri non toglie il sonno al carceriere, che rimprovera a Salvini di «soffiare sulle inquietudini di chi soffre», espressione che, quando non erano al governo, i comunisti come il leader di “Liberi e Uguali” traducevano con «dare voce agli oppressi». L’ex ragazzo spazzola di Bersani invita la Lega a «tenere unito il paese»; da che pulpito, lui che quando convoca le riunioni al suo ministero si premura di escludere i suoi sottosegretari, che siano grillini (Sileri), forzisti (Costa) o piddini (Zampa, prima che fosse fatta fuori da Draghi e poi risarcita dal partito con una poltrona a nostre spese).Il grande punto interrogativo è come mai il premier abbia cambiato tutta la filiera di comando della squadra anti-Covid, dal commissario Arcuri al ministro per le Regioni Boccia, dal capo della Protezione Civile Borrelli al coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico, Miozzo, ma si sia tenuto Speranza, il ministro ossimoro, dispensatore di ottimismo nel nome, uccellaccio del malaugurio nei fatti. Decisione davvero inspiegabile, giacché l’Italia pullula di luminari della medicina e non sarebbe stato difficile sostituire Speranza, che non è neppure odontotecnico, con qualcuno che conoscesse l’esistenza di un virus chiamato Covid prima del gennaio scorso, quando ancora il precedente governo assicurava ai cittadini che l’Italia era «prontissima» a fronteggiare la pandemia.Certo il ministro non deve il mantenimento della poltrona alla forza parlamentare che rappresenta. “Liberi e Uguali” ha un esiguo 3% e non si sa neppure se alla prossima tornata elettorale si ripresenterà. Le ragioni della resistenza di Speranza stanno probabilmente nel ruolo che il premier Draghi gli ha ritagliato. SuperMario ci tiene alla propria immagine e non intende sbriciolarla con l’esperienza di governo, anche perché ambisce a vette più elevate. Ecco così che, da buon comunista, mister chiusure risulta perfetto nella parte dell’utile idiota del grande banchiere. Se c’è da comunicare qualche rogna o mettere la faccia su una disgrazia, il ministro è l’unica speranza per il presidente del consiglio di sfangarla e continuare a passare per fenomeno agli occhi degli italiani. Perché l’uomo si presti a fare il punching-ball di Draghi, rimediando anche una sequela di esecrabili insulti e intollerabili minacce, non è difficile capirlo.Come ogni politico di seconda fila, Speranza non perde occasione per stare al centro della scena, anche se il prezzo è rimediare figuracce. Lo ha fatto anche nel Pd, prima di andarsene, dove ha giocato per oltre un anno a fare la minoranza della minoranza, parte ingrata ma che gli garantiva presenza mediatica altrimenti non ottenibile. Una sovraesposizione che però ha poco capitalizzato nelle urne, malgrado il ruolo di leader di partito. Il titolare della salute infatti da oltre un anno decide delle vite di sessanta milioni di italiani dal basso delle meno di quattromila preferenze personali prese nel seggio di casa, in Lucania; a dimostrazione di quanto la nostra democrazia sia scarsamente rappresentativa. Sembrerà incredibile, ma il leader di “Liberi Uguali” è convinto di agire nell’interesse della sinistra.Nello sfortunato libro dal titolo “Così guariremo”, che il kamikaze rosso voleva pubblicare a ottobre e ha ritirato dalle librerie in un estremo sussulto di decenza e realismo, il ministro teorizzava che il Covid sarebbe stato un’occasione unica per la sinistra per rimodellare la società secondo la propria ideologia. Tutti incarcerati, azzerati, schizzati e rinciuliti, un po’ come i popoli dell’antico blocco comunista. L’epidemia come una panacea, uno strumento di appiattimento sociale e culturale, la soluzione per chi non sa cosa fare della propria vita e va in panico se deve organizzarsi il sabato sera, il disincentivo naturale a qualsiasi iniziativa imprenditoriale e lo scivolo universale alla sussistenza patologica.Forse Speranza insegue ancora questo sogno quando annuncia di non potere indicare le date delle riaperture. Eppure sarebbe semplice. I vaccini rendono immuni, o nel peggiore dei casi consentono di sviluppare il Covid in maniera leggera e mai letale. Il governo ha annunciato l’arrivo di decine di milioni di fiale. La vituperata Lombardia, per esempio, ha fatto sapere che, se il governo non ci sta illudendo ancora e farà arrivare le dosi promesse, l’8 maggio avrà vaccinato tutti i cittadini sopra i settant’anni, che costituiscono il 96% dei decessi. Un politico che fosse degno di questo nome, incline ad assumersi le proprie responsabilità e che davvero lavorasse per liberare gli italiani, avrebbe annunciato la riapertura totale e l’addio alle zone colorate entro metà maggio.Capisco che aver dichiarato il virus sconfitto a settembre scorso abbia scottato non poco il leader rosso, però non possiamo accogliere come una buona notizia la sua minacciosa prudenza. Per chiuderci a ottobre, ci aveva promesso un Natale libero, che invece ci ha fatto passare in gabbia paventando la ripresa di gennaio, poi slittata a Carnevale, quando ristoratori e albergatori hanno saputo la sera prima dell’annunciata riapertura che la clausura sarebbe stata invece prorogata. Ora ci arriva questa mancata previsione, con il ritorno della bella stagione e i ragazzi che, al posto di andare a scuola con la mascherina, giocano a calcio nei parchi a volto scoperto. In questa clausura senza speranza siamo ormai liberi di fare tutto tranne che lavorare, studiare e imbastire qualcosa di utile al paese.(Pietro Senaldi, “Allegro becchino, per conto di chi fa il lavoro sporco”, da “Libero” del 4 aprile 2021).L’allegro becchino. Il ministro della salute ha annunciato, felice come una Pasqua, che non sa quando l’Italia potrà riaprire. Con un pelo di sadismo, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Speranza ha tenuto a far sapere ai cittadini reclusi e agli imprenditori rovinati dalle serrate che lui prende le sue decisioni «con animo sereno». Imporre sacrifici agli altri non toglie il sonno al carceriere, che rimprovera a Salvini di «soffiare sulle inquietudini di chi soffre», espressione che, quando non erano al governo, i comunisti come il leader di “Liberi e Uguali” traducevano con «dare voce agli oppressi». L’ex ragazzo spazzola di Bersani invita la Lega a «tenere unito il paese»; da che pulpito, lui che quando convoca le riunioni al suo ministero si premura di escludere i suoi sottosegretari, che siano grillini (Sileri), forzisti (Costa) o piddini (Zampa, prima che fosse fatta fuori da Draghi e poi risarcita dal partito con una poltrona a nostre spese).
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Pasqua in rosso: Draghi non smonta la menzogna Covid
Sistemare le cose un po’ alla volta, evitando però di mettere in piazza le magagne peggiori? Tradotto: via Arcuri, ma Speranza resta. E l’Italia rimane in quasi-lockdown, per le festività pasquali. Una bella sfoltita al Cts, un cambio della guardia alla Protezione Civile, ma i mitici ristori-lampo (annunciati come veri, stavolta) si rivelano una beffa, come quelli di Conte. Chi paga, intanto? Indovinato: gli italiani. E se filtrano voci di possibili intese tra il partito di Salvini e quello di Putin, ecco che l’unico politico governativo contrario all’autismo delle chiusure permanenti viene “avvertito”, con lo strano arresto – strombazzatissimo – di un ufficiale italiano che avrebbe passato documenti riservati (pagati però appena 5.000 euro) ai servizi segreti russi. In balia di quale altra verità apparente siamo finiti, dopo aver licenziato il grottesco prestanome Conte? Quanti punti dovrà ancora perdere, il Pil nazionale, prima che i grandi registi planetari decidano che si può cominciare a dichiarare terminate le ostilità, sulla base di un’economia ormai sufficientemente trasformata dalla crisi?In altre parole: a quale gioco sta giocando, quel segmento di élite mondiale che ora vorrebbe chiudere il capitolo Covid ma senza vuotare il sacco? A quale Reset sta pensando, dopo aver bocciato formalmente quello dai tratti più distopici, di marca atlantico-cinese, destinato – nei piani originari – a far durare il regime di terrore fino a tutto il 2023? Al centro della scena italiana, l’elusivo Mario Draghi – ancora a capo del Gruppo dei Trenta creato dai Rockefeller, ma poi passato ad assumere accenti post-keynesiani – sull’emergenza sanitaria lascia volentieri il palcoscenico al Ministro della Paura, il cui non-pensiero è bene espresso anche dal Pd e da personaggi come l’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Ovvero: restare in casa, tutti, anche per sempre, in attesa che sia passata (da sola) la tempesta Covid. Idee deliranti, a cui il governo Draghi – escluso Salvini – si allinea: come se non sapesse che i virus come il Corona diventano endemici, visto che sono qui per restare.Se si agevolano i contagi, questi virus diventano innocui. Se invece vengono ostacolati con il distanziamento (non risolutivo in ogni caso, e disastroso sul piano socio-economico), le insidie virali resteranno un problema per anni. Si è scelto di contrastare il Covid con un’unica arma, peraltro dall’efficacia molto incerta – il vaccino – continuando a ignorare deliberatamente, in modo criminoso, le statistiche dei medici che dimostrano che la verità è tutt’altra: per guarire, da casa, bastano le cure precoci. Quelle che il governo Draghi si ostina a non raccomandare, attraverso un protocollo terapeutico nazionale. Il che è inaccettabile, oltre che sinistro: per tener fede a un evidente impegno di rilievo internazionale (regalare miliardi ai produttori di vaccini) si continua a non curare i malati tempestivamente, a domicilio. Quando infine ricorrono all’ospedale, in molti casi è ormai troppo tardi.Dire la verità un dovere morale, innanzitutto. Oggi, poi, è anche questione di vita o di morte. Dove spera di arrivare, un governo che ancora si diverte – rinunciando alle terapie domestiche – a colorare le Regioni e confinare i cittadini, a oltre un anno dalla comparsa di un morbo che (se curato subito) ha una letalità irrisoria? Certo, in questo suicidio nazionale gli italiani sono complici: depistati dai mercenari del mainstream mediatico, hanno assorbito la legge della paura e circolano come pecore, con l’inutile museruola a coprire il volto. Per nulla al mondo violerebbero i diktat che provengono dall’alto, anche se rendono una pagina vergognosa – l’ennesima – anche la Pasquetta 2021, col divieto assoluto di mettere il naso fuori di casa, dopo un intero anno in cui il ministero della sanità ha fatto di tutto, tranne che impegnarsi a salvare i malati.Scandaloso? Sì certo: se si investisse nella medicina territoriale, crollerebbero i ricoveri. Il film dei vaccini finirebbe prima ancora di cominciare (ma così andrebbe in fumo il fanta-business collaterale di Big Pharma). E’ il prezzo da pagare per uscire dall’incubo di un’emergenza di cartapesta? Se è così, si tratta di un prezzo salatissimo. Perché i vaccini non danno garanzie di efficacia, né di sicurezza. E perché, così facendo, si continua a non credere nell’unico rimedio affidabile, le cure precoci. Non solo: sull’altare del business dei vaccini viene sacrificata anche la libertà dei sanitari, costretti a sottoporsi a un Tso costituito da farmaci ancora sperimentali. Il clima da obitorio, che tanto piace al Ministro della Paura, è perfetto anche per vessare all’infinito i cittadini, costringendoli a un test – il tampone – che molti scienziati ormai ritengono ridicolo. La cattiva notizia (pessima, davvero) è che Mario Draghi non abbia fatto assolutamente nulla, nemmeno lui, per ristabilire almeno un po’ di giustizia e di verità, in tutto questo orrore nutrito di menzogne e lubrificato da fior di miliardi.Sistemare le cose un po’ alla volta, evitando però di mettere in piazza le magagne peggiori? Tradotto: via Arcuri, ma Speranza resta. E l’Italia rimane in quasi-lockdown, per le festività pasquali. Una bella sfoltita al Cts, un cambio della guardia alla Protezione Civile, ma i mitici ristori-lampo (annunciati come veri, stavolta) si rivelano una beffa, come quelli di Conte. Chi paga, intanto? Indovinato: gli italiani. E se filtrano voci di possibili intese tra il partito di Salvini e quello di Putin, ecco che l’unico politico governativo contrario all’autismo delle chiusure permanenti viene “avvertito”, con lo strano arresto – strombazzatissimo – di un ufficiale italiano che avrebbe passato documenti riservati (pagati però appena 5.000 euro) ai servizi segreti russi. In balia di quale altra verità apparente siamo finiti, dopo aver licenziato il grottesco prestanome Conte? Quanti punti dovrà ancora perdere, il Pil nazionale, prima che i grandi registi planetari decidano che si potrà cominciare a dichiarare terminate le ostilità, sulla base di un’economia ormai sufficientemente trasformata dalla crisi?
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Alieni, Covid, Atlantide: è la “resurrezione” della verità?
Ora non potranno più raccontarci la solita favoletta: l’ammissione della Us Navy ha la portata storica e definitiva di un cambio d’epoca, preceduta di pochissimo dall’annuncio – da parte di Donald Trump – della creazione di una Space Force, unità militare per la difesa aerospaziale. Roberto Pinotti è uno degli ufologi più prestigiosi che esistano: ha collaborato con autorità militari e, negli Usa, ha partecipato al grande progetto internazionale Seti, che ricerca le eventuali “intelligenze non terrestri”. Ha scritto libri tradotti in tutto il mondo, ha fondato e diretto il Cun (centro ufologico nazionale) che ha spesso cooperato con l’aeronautica militare italiana. Quando si parla di Ufo, Pinotti finisce spesso in televisione: nel 2019, ospite della Rai, ha sottolineato il carattere inequivocabile delle esternazioni della Us Navy sugli incontri (frequenti) con oggetti volanti non identificati. Affermazioni poi confermate ufficialmente dal Pentagono nel 2020, mentre il mondo era già intrappolato nel disastro globale chiamato Covid.
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Segreti da 5.000 euro: i padrini del Covid contro Mosca
Qualcuno (come Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia) può trovare quasi comico il fatto che si esibisca come super-traditore un ufficiale pronto a vendere ai russi “segreti strategici” dal valore di ben 5.000 euro, cioè pari alla multa prevista per la famiglia Rossi se violasse il lockdown di Pasqua? Crosetto non è il solo a sentire puzza di bruciato: parlando all’agenzia “Adn Kronos”, lo stesso generale Mario Mori, già a capo del Ros e del Sisde, conferma: «Di Maio ha parlato di “atto ostile”, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo». Piuttosto: il caso dell’arresto del capitano di fregata Walter Biot, “sorpreso” a passare documenti a un agente russo, sembra chiaramente ingigantito dai media, «perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione – dice Mori – non è che potesse detenere grandissimi segreti militari della Nato». L’altra notizia – quella vera – parla invece della risposta russa in arrivo: Mosca ha “tirato fuori dai silos” i suoi missili nucleari, in previsione di un eventuale attacco, a guida Usa, nell’Est dell’Ucraina.
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Bizzi: fine dell’Operazione Corona, a partire dal 12 aprile
Contrordine, cari concittadini: niente più lockdown a Pasqua. Il clamoroso dietrofront di Angela Merkel, che si è scusata coi tedeschi («è stato un mio errore»), secondo Nicola Bizzi conferma quanto annunciato da lui stesso nelle scorse settimane. Ovvero: «Entro una data precisa – il 12 aprile – dovrà essere avviata, in modo vistoso, la de-escalation dell’emergenza Covid». Lo afferma lo storico fiorentino, editore di Aurora Boreale e co-autore del saggio “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, nella trasmissione web-streaming “L’orizzonte degli eventi”, il 25 marzo. Una conferma l’ha offerta Gioele Magaldi, poche ore prima, nella diretta su YouTube “Massoneria On Air” condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights” sul tema del Grande Reset enunciato a Davos. «Non è certo casuale – ha sottolineato Magaldi – la data del 1° Maggio, serata in cui il Movimento Roosevelt compirà una “passeggiata” a Roma, in piazza Campo dei Fiori sotto la statua di Giordano Bruno, per festeggiare – ci auguriamo – anche la fine del coprifuoco». Magaldi lo definisce «una misura di guerra, vergognosamente adottata in tempo di pace per alimentare in modo subdolo il clima di “terrore sanitario” che si è impossessato del paese a partire dal primo folle lockdown varato nella primavera 2020 da Giuseppe Conte».Colpo di Stato globale? Esattamente, risponde Bizzi. Che cita uno degli autori di “Operazione Corona”, l’esperto finanziario Andrea Cecchi. «Nell’autunno 2019 – riassume Cecchi – il sistema stava letteralmente per esplodere, a causa della crisi dei Repo, le compensazioni interbancarie: la bolla finanziaria (derivati e titoli di Stato) era tale, che tutte le banche rischiavano di saltare per aria, da un giorno all’altro, non essendovi più liquidità per sostenere il debito speculativo a catena». Unica possibile soluzione: l’emissione “oceanica” di miliardi, da parte delle banche centrali: un evento senza precedenti, nella storia. Seriva però un alibi altrettanto “storico”: per esempio una crisi mondiale pilotata, innescabile solo attraverso una pandemia. Cecchi mette in fila due momenti fondamentali: a giugno 2019, la Banca dei Regolamenti Internazionali (Bri) lanciò l’allarme sistemico. Tradotto: sta per crollare l’intero sistema finanziario del pianeta. A ottobre, ecco l’Event 201: viene effettuata la spettacolare simulazione di un evento pandemico capace di paralizzare il mondo, causato da un virus altamente contagioso ma a bassa letalità.Poco dopo, ecco il coronavirus di Wuhan e il lockdown della Cina: per la prima volta nella storia, i cittadini vengono tutti rinchiusi in casa. «Obiettivo immediato dell’operazione: abbattere la domanda e in particolare la richiesta di prestiti. A questo serviva il blocco dell’economia – sostiene Cecchi – in attesa che poi si passasse alla fase due, cioè l’emissione di fiumi di denaro (da parte delle banche centrali) con l’alibi della crisi pandemica». Come dire: non possiamo più lesinare la moneta, dobbiamo “produrla” – a costo zero – senza limiti, e subito. Fece scalpore, in questo senso, l’intervento di Mario Draghi sul “Financial Times” a marzo 2020: agire «come in guerra», inondando di soldi gli Stati, le aziende e le famiglie. Un compito interpretato con tempestività, in Europa, da Christine Lagarde: la Bce ha smentito la sua stessa storia, tenendo in piedi paesi come l’Italia con l’acquisto di Btp per decine di miliardi di euro, senza più badare ai guardiani (tedeschi) dell’austerity. Tutto bene? Sì, se questo serviva a evitare il peggio. Il risvolto è meno nobile, secondo questa lettura: l’intera operazione di monetazione straordinaria sarebbe servita in primis a salvare la finanza, usando come alibi una “pandemia” gonfiata ad arte.E adesso chi si sta adoperando per “sgonfiarla”, a partire dal 12 aprile 2021? Dice Nicola Bizzi: sono esattamente quei soggetti finanziari che ormai si sentono al sicuro: la grande paura del virus, infatti, non “serve” più. Bizzi fa un nome di enorme peso (i Rothschild) e ricorda – sul piano visibile, geopolitico -il ruolo decisivo giocato dalla Russia di Putin: col suo vaccino Sputnik («che è un antinfluenzale») ha di fatto “smontato” il teatro politico-mediatico del terrore, portandosi dietro oltre metà del mondo, dall’India al Sudamerica. «La stessa Cina, che è stata utilizzata per far partire “l’Operazione Corona”, cioè l’epidemia di Wuhan, il grande terrore e la pratica sistematica del lockdown, adesso non vede l’ora di chiudere la partita». Bizzi ricorda il ruolo dell’Italia di Conte: «E’ stato il primo paese occidentale ad applicare la ricetta della dittatura cinese, facendo da apripista per gli altri Stati democratici».Nicola Bizzi vede la mano di Putin anche nella resistenza della Bielorussia, il cui presidente (Alexandr Lukashenko) denunciò di aver subito pressioni dall’Oms e dal Fmi, con offerte miliardarie, per fare il lockdown «come in Italia». In Russia, l’emergenza è finita da tempo: abolito ogni obbligo di distanziamento. «E attenti, la campagna vaccinale sta per essere smobilitata: è clamoroso che i grandi media si siano permessi apertamente di parlare delle reazioni avverse causate dal “vaccino” AstraZeneca, e paesi come la Polonia stanno già sbaraccando i loro centri vaccinali». Per Bizzi, si tratta di un copione preciso: «A fine 2020, nel grande potere, la cordata vincente (finanziaria) ha imposto ai “falchi” di Big Pharma la seguente soluzione: entro il 12 aprile 2021 si sarebbero impegnati a rendere visibile la retromarcia. Per “premio”, non sarebbero stati processati per i loro crimini». Ed è quanto sta avvenendo, assicura Bizzi: «Se davvero il “partito del lockdown” farà dietrofront da metà aprile, non ci sarà nessun Processo di Norimberga per l’abominio che è stato appena commesso, su scala planetaria».Inquietante, sotto questo aspetto, il voltafaccia dell’ex regina d’Europa: la Merkel ha prima annunciato il più severo dei lockdown in occasione delle festività pasquali, e poi – poche ore dopo – si è rimangiata tutto, chiedendo scusa ai tedeschi. E’ l’indizio più evidente del clamoroso terremoto di cui parla Bizzi? «Diciamo che si tratta di ipotesi ben circostanziate, fondate su informazioni precise che provengono dal mondo dell’intelligence, e non solo». Aggiunge Bizzi: da settimane, le agenzie di rating – megafono di Wall Street – annunciano la fine dell’emergenza pandemica entro aprile, con la forte ripresa di settori come il turismo e l’immobiliare. In questa gigantesca farsa – dice Bizzi – i “non-vaccini” in distribuzione (preparati genici sperimentali) verranno usati dal mainstream per giustificare l’allentamento delle restrizioni e la loro veloce scomparsa. In questa partita, più finanziaria che sanitaria – chiosa Bizzi – si era inserito anche un progetto allucinante, quello di chi mirava al “depopolamento” del pianeta attraverso l’inoculo di sostanze pericolose: ma quel progetto è tecnicamente fallito, per nostra fortuna. «Un consiglio? Intanto, evitare quei “vaccini”, che veri vaccini non sono». Se il quadro sarà confermato, del Covid non sentiremo parlare più: doveva servire essenzialmente a stampare miliardi? Bene: missione compiuta.Contrordine, cari concittadini: niente più lockdown a Pasqua. Il clamoroso dietrofront di Angela Merkel, che si è scusata coi tedeschi («è stato un mio errore»), secondo Nicola Bizzi conferma quanto annunciato da lui stesso nelle scorse settimane. Ovvero: «Entro una data precisa – il 12 aprile – dovrà essere avviata, in modo vistoso, la de-escalation dell’emergenza Covid». Lo afferma lo storico fiorentino, editore di Aurora Boreale e co-autore del saggio “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, nella trasmissione web-streaming “L’orizzonte degli eventi“, il 25 marzo. Una conferma l’ha offerta Gioele Magaldi, poche ore prima, nella diretta su YouTube “Massoneria On Air” condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights” sul tema del Grande Reset enunciato a Davos. «Non è certo casuale – ha sottolineato Magaldi – la data del 1° Maggio, serata in cui il Movimento Roosevelt compirà una “passeggiata” a Roma, in piazza Campo dei Fiori sotto la statua di Giordano Bruno, per festeggiare – ci auguriamo – anche la fine del coprifuoco». Magaldi lo definisce «una misura di guerra, vergognosamente adottata in tempo di pace per alimentare in modo subdolo il clima di “terrore sanitario” che si è impossessato del paese a partire dal primo folle lockdown varato nella primavera 2020 da Giuseppe Conte».
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Garavelli: vaccini e lockdown, tutto inutile. Curare a casa
Mai vaccinare in piena pandemia: il virus salterà l’ostacolo generando varianti. Altro errore, le restrizioni e i lockdown: possono frenare il contagio nel caso di patologie da contatto, come l’Ebola, ma non certo l’espansione di un fenomeno virale che si trasmette ovunque, attraverso il fiato. Lo sostiene l’infettivologo Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Novara. Tra i primi in Italia ad affrontare il Covid con successo nel suo reparto, Garavelli – sempre misurato, nonché convinto pro-vax – in questo caso esce dal coro. Di recente, sui giornali, ha rilanciato il tema fondamentale: perché intasare ancora gli ospedali, dopo un anno, anziché predisporre un serio protocollo terapeutico nazionale per cure precoci domiciliari? In altre parole: perché il ministero della sanità non ha ancora predisposto opportune linee-guida destinate ai medici di famiglia? Ormai è noto: se si interviene subito e coi farmaci giusti (antinfiammatori, idrossiclorochina, colchicina e antibiotici) il Covid in molti casi si ferma ai primi sintomi, senza degenerare. Se non lo si fronteggia in modo immediato, invece, all’ospedale rischiano di finire pazienti in condizioni ormai gravi.Nei giorni scorsi, in piena isteria vaccinale dopo il caso AstraZeneca e le prime allarmanti notizie sulle reazioni avverse (stranamente evidenziate dai grandi media), Garavelli è tornato a far sentire la sua voce. «È dimostrato che ormai il Sars-Cov-2 è presente nella popolazione tutto l’anno», ha premesso, in una lunga intervista ad “Affari Italiani”, ripresa da “Libero”. Un virus ormai endemico: «I portatori sani sono milioni di italiani», asintomatici. «Per cui assistiamo a brevi ondate epidemiche a scadenza di mesi le une dalle altre, come è normale che avvenga». Così come è normale che in giro ci siano migliaia di varianti. Semai, «a non essere normale, in questa situazione, è una cosa che si impara al primo anno di specializzazione». Ovvero: «Non si vaccina mai durante una epidemia, perché il virus reagirà mutando, producendo varianti, e sarà sempre più veloce di noi». Con un virus Rna, spiega il professore, bisognerebbe «trovare un denominatore comune su cui montare il vaccino». Così, invece, «facendo vaccini contro le spike che mutano, non hai speranza di arrivare prima di lui».In sostanza «lo rincorreremo sempre, proprio perché tende a mutare velocemente». “Libero” definisce l’uscita di Garavelli «un vero e proprio fulmine a ciel sereno, che rischia di ribaltare le credenze sul coronavirus e non solo». Il primario novarese si muove controcorrente anche sul lockdown. Nelle settimane in cui la maggior parte del paese si trova a fare i conti con la zona rossa, verso la serrata totale per le festività di Pasqua, l’esperto avverte: «Il lockdown è una misura di isolamento che serve per patologie da contatto, come l’Ebola». A suo dire, dunque, la chiusura totale con l’azzeramento delle relazioni sociali è controproducente: «Allo stato attuale delle cose, quando il virus è ormai endemico – scandisce Garavelli – un lockdown funzionerebbe se ad esempio avvenisse nello stesso lasso temporale in tutto il mondo e si vaccinassero contestualmente le persone con un vaccino risolutivo». Anche se muta costantemente, verso un’auspicabile evoluzione che lo renda gradualmente innocuo, questo virus – annota il medico – non ha ancora ridotto la sua virulenza.«In pratica, dobbiamo conviverci», cioè «rispettare le misure prudenziali e, oserei dire, curare a casa», conclude Garavelli: «Chiudere a intermittenza la società (e la vita) non ha davvero senso», perché il Covid «è una patologia respiratoria di una certa importanza, ma non si discosta da certe influenze». Parole pesanti: l’Italia (e non solo) è stata messa in croce per una sindrome simil-influenzale. Un fatto senza precedenti, nella storia: nel primo trimestre del 2017, ricordano le fonti ufficiali statistiche, l’influenza stagionale fece praticamente le stesse vittime, senza che i media ne parlassero. Ora, tutto si è capovolto: si è scelta la tattica del lockdown, che allontana l’immunità di gregge senza peraltro alleviare il bilancio sanitario (distruggendo l’economia, in compenso), e si punta solo sui vaccini, che Garavelli sconsiglia. Grande assente – ancora, dopo un anno – la soluzione terapetica sistematica: cure efficaci, da somministrare a casa, che farebbero crollare i numeri dell’emergenza, ininterrottamente esibiti da virologi, politici e media.Mai vaccinare in piena pandemia: il virus salterà l’ostacolo generando varianti. Altro errore, le restrizioni e i lockdown: possono frenare il contagio nel caso di patologie da contatto, come l’Ebola, ma non certo l’espansione di un fenomeno virale che si trasmette ovunque, attraverso il fiato. Lo sostiene l’infettivologo Pietro Luigi Garavelli, primario della divisione malattie infettive all’Ospedale Maggiore di Novara. Tra i primi in Italia ad affrontare il Covid con successo nel suo reparto, Garavelli – sempre misurato, nonché convinto pro-vax – in questo caso esce dal coro. Di recente, sui giornali, ha rilanciato il tema fondamentale: perché intasare ancora gli ospedali, dopo un anno, anziché predisporre un serio protocollo terapeutico nazionale per cure precoci domiciliari? In altre parole: perché il ministero della sanità non ha ancora predisposto opportune linee-guida destinate ai medici di famiglia? Ormai è noto: se si interviene subito e coi farmaci giusti (antinfiammatori, idrossiclorochina, colchicina e antibiotici) il Covid in molti casi si ferma ai primi sintomi, senza degenerare. Se non lo si fronteggia in modo immediato, invece, all’ospedale rischiano di finire pazienti in condizioni ormai gravi.
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Germania, choc: dati gonfiati per creare il terrore-Covid
Un documento commissionato per conto del ministero dell’interno tedesco, e firmato da un gruppo di autorevoli esperti, sarebbe servito a giustificare le misure restrittive decise dalla Germania per limitare la diffusione del Sars-CoV-2. Peccato che quel report, rimasto top secret, conteneva numeri gonfiati e profezie drammatiche mai avveratesi. Il rapporto parlava di un milione di morti e ben sette tedeschi su dieci contagiati dal virus. Niente a che vedere con la realtà dei fatti, visto che oggi, a un anno dallo scoppio della pandemia, la Germania conta quasi 63.000 morti e 2,29 milioni di contagiati. In sostanza, le tetre previsioni degli scienziati, riunite nel citato documento richiesto dal ministro dell’interno, Horst Seehofer, sarebbero state utilizzate da Berlino come giustificazione. Per cosa? Semplice: per spiegare ai cittadini le ferree chiusure imposte dall’alto. Ma non è finita qui, perché pare che il tutto sarebbe stato volutamente drammatizzato per volere di Seehofer.Rischiamo di trovarci di fronte a un caso che, se dovesse essere confermato, potrebbe avere serie ripercussioni sul governo tedesco e fungere da pericoloso precedente per tanti altri paesi. Anche perché sul web, da mesi, stanno circolando teorie del complotto di ogni ordine e grado. Una notizia del genere non farebbe altro che gettare benzina sul fuoco e alimentare sospetti e sfiducia nei confronti delle istituzioni. La bomba è stata lanciata da uno scoop realizzato dal settimanale “Die Welt”, che ha fatto luce su vari aspetti sconcertati. Si parla, ad esempio, di una fitta corrispondenza interna, tra mondo politica e della scienza, finalizzata a drammatizzare a dismisura le minacce portate dal coronavirus. L’unico obiettivo sarebbe stato quello di convincere l’opinione pubblica ad accettare le rigide misure di contenimento. Ricordiamo infatti che un anno fa, quando furono scoperti i primi contagi in Italia, anche la Germania stava iniziando a fare i conti con alcuni focolai.L’esecutivo tedesco doveva scegliere che cosa fare, tra l’affidarsi a un approccio soft o a un secco giro di vite. Alla fine prevalse la seconda opzione che, di lì a poco, avrebbe provocato la chiusura di scuole e negozi, oltre alla limitazione di gran parte delle libertà individuali dei cittadini e l’elevazione a dogma imprescindibile del cosiddetto distanziamento sociale. In altre parole, la quotidianità di una nazione stava cambiando per sempre. Lo stesso sarebbe poi avvenuto praticamente in tutto il resto del mondo, tranne sporadiche eccezioni. In ogni caso, in quei giorni Seehofer avrebbe incontrato il virologo Christian Dorsen e Lothar Wieler, quest’ultimo a capo dell’Istituto Robert Koch, l’organizzazione responsabile del controllo e della prevenzione delle malattie infettive in terra tedesca. L’incontro convinse il ministro a tenere tutto chiuso fin oltre il periodo pasquale. Si sarebbe così creato un conciliabolo tra i rappresentanti di alcune università tedesche e istituti – soggetti in prima linea nel fornire indicazioni sulla pandemia – e alcuni rappresentanti della politica (si fa il nome di Markus Kerber, sottosegretario all’interno nonché ombra del ministro Seehofer).Il 19 marzo Kerber scrisse un messaggio ai suoi interlocutori, spiegando che il ministero avrebbe voluto creare «una piattaforma di ricerca ad hoc» con vari istituti al fine di «pianificare la situazione» e programmare le prossime mosse. Ovvero: scegliere quali «misure preventive e repressive» adottare. Sembra che il sottosegretario abbia paragonato la situazione Covid a quella dell’Apollo 13. Kerber avrebbe persino chiesto ai suoi interlocutori – professori e ricercatori – i loro numeri di telefono privati, perché nessuno sapeva «per quanto tempo le reti funzioneranno in maniera affidabile». A parlare, ricordiamolo, secondo il “Die Welt” sarebbe un responsabile della sicurezza nazionale della Germania. In seguito, il ministero avrebbe dettato la linea da seguire agli scienziati e seguito minuziosamente il loro lavoro. Nel giro di qualche giorno, sui media tedeschi iniziarono ad apparire messaggi sconcertanti («Molte persone gravemente malate verranno portate in ospedale, per poi essere respinte e morire a casa agonizzanti»). Insomma, il senso di una simile mossa sarebbe stato evidente: infondere un po’ di sana paura, così da giustificare il pugno duro.(Federico Giuliani, “Il report segreto che imbarazza Berlino: dati gonfiati per giustificare le misure anti-Covid”, dal supplemento “Inside Over” de “Il Giornale” del 9 febbraio 2021).Un documento commissionato per conto del ministero dell’interno tedesco, e firmato da un gruppo di autorevoli esperti, sarebbe servito a giustificare le misure restrittive decise dalla Germania per limitare la diffusione del Sars-CoV-2. Peccato che quel report, rimasto top secret, conteneva numeri gonfiati e profezie drammatiche mai avveratesi. Il rapporto parlava di un milione di morti e ben sette tedeschi su dieci contagiati dal virus. Niente a che vedere con la realtà dei fatti, visto che oggi, a un anno dallo scoppio della pandemia, la Germania conta quasi 63.000 morti e 2,29 milioni di contagiati. In sostanza, le tetre previsioni degli scienziati, riunite nel citato documento richiesto dal ministro dell’interno, Horst Seehofer, sarebbero state utilizzate da Berlino come giustificazione. Per cosa? Semplice: per spiegare ai cittadini le ferree chiusure imposte dall’alto. Ma non è finita qui, perché pare che il tutto sarebbe stato volutamente drammatizzato per volere di Seehofer.
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Della Luna: dal Messia a Q-Anon, le profezie consolatorie
Il 29 maggio 2020 è passato senza che avverassero le profezie di Q-Anon per questa data, che doveva vedere il completamento della liberazione del mondo annunciata da Q-Anon, anche per bocca di un misterioso “colonnello Gregory Lane” della Usaf, di stanza ad Aviano, il quale – si dice – via Twitter aveva preannunciato per il 27 maggio la notizia del secolo, che puntualmente non c’è stata. E aveva dichiarato, il 26 maggio, che fosse stato disattivato il server dell’applicazione di tracciamento Immuni – cosa mai avvenuta. Q-Anon prediceva che Trump, assieme a una falange di militari e altri soggetti, con l’aiuto di Putin, servendosi principalmente dei marines e della Us Navy, avrebbe sgominato, appunto entro ieri, la cupola mondiale di satanisti-pedofili-schiavisti-omicidi-usurai, succhiatori di adenocromo prelevato dai bambini rapiti e rinchiusi sottoterra – mostri legati all’area liberal dei Democrats. Molte persone in tutto il mondo – anche diversi miei amici – hanno creduto in questa ‘profezia’: seguivano le riferite imprese dei marines nei tunnel sotterranei dei mostri (che però nessuno vedeva), e continuavano a credere in essa anche dopo il mancato avverarsi di altre sue precedenti predizioni, come i tre giorni di oscuramento elettrico o del web in periodo pasquale (un triduo durante cui Trump e i marines dovevano arrestare tutti i malfattori, iniziando da Bill Gates).La psiche umana si è sempre fabbricata, nel corso della storia, simili miti consolatori, che le hanno consentito di sopportare le condizioni presenti e di andare avanti verso il futuro anche quando il volto di questo appariva, come appare oggi, buio e minaccioso; e anche quando, come pure accade oggi, l’uomo si sente impotente dinnanzi a tremendi mali che incombono e che colpiscono la capacità di vivere e di sperare. Gli ebrei, per esempio, vivevano (e molti di loro ancora vivono) nell’aspettazione del Messia, un re della stirpe di Davide, che li dovrebbe liberare dall’oppressione straniera, riportandoli alla potenza tra le genti. Gesù, cioè Joshua, fu creduto il Messia per un certo tempo; poi, siccome non si comportava come un condottiero, deluse gli ebrei e successe ciò che sappiamo. I suoi discepoli credevano che suo Padre sarebbe intervenuto all’ultimo momento per salvarlo dalla morte. Gesù annunciava che «non passerà questa generazione che avverranno queste cose», cioè il suo ritorno in gloria e il giudizio universale di Dio in terra (che era l’aspettativa tradizionale degli ebrei).Quando i cristiani videro che gli ultimi di quella generazione stavano morendo e la profezia non si avverava, si inventarono che il giudizio sarebbe stato non in terra ma in cielo: ognuno, alla morte, nell’Aldilà, sarebbe stato sottoposto a un giudizio particolare; e poi, alla fine dei tempi, ci sarebbe stata una resurrezione di tutti i morti per il giudizio universale. E’ così che si forma gran parte della cervellotica teologia cristiana. I Testimoni di Geova profetizzavano che il giudizio e l’Apocalisse sarebbero avvenuti nel 1914; quando il 1914 fu trascorso senza che avvenissero, si inventarono che nel 1914 fosse avvenuta l’intronazione di Cristo sulla Terra, e che il giudizio-apocalisse sarebbe avvenuto “presto”, ma in un tempo indefinito. Sono passati, da allora, 106 anni. Presumo che il terzo segreto di Fatima sia tenuto nascosto dalla Chiesa perché probabilmente contiene una profezia con una data, e la Chiesa giustamente teme che, se la divulga e poi il fatto predetto non si avvera, un grande ridicolo e discredito ricada su di essa e sulla fede. Vari culti ufologici hanno formulato profezie sull’avvento degli alieni per salvare o punire gli uomini a seconda dei loro meriti, fissando date precise, che ovviamente non hanno visto materializzarsi la profezia.Anche il marxismo esprimeva una profezia consolatoria: il capitalismo crollerà per le sue contraddizioni interne e lascerà il campo al socialismo. Al contrario, il capitalismo si adatta, scarica le proprie contraddizioni sulla società e, anziché avverarsi il motto “proletari di tutto il mondo, unitevi!”, si sono uniti i capitalisti di tutto il mondo e hanno diviso i proletari gli uni contro gli altri. In Germania si formò la leggenda di Federico Barbarossa, che, sebbene morto annegato, in realtà aspetterebbe, nella torre di un castello, un segnale per ritornare e guidare i germani alla riscossa. In Messico, dopo la sua uccisione, si formò il mito di Pancho Villa, che non sarebbe morto ma si preparerebbe a ritornare, in sella al suo destriero, per guidare il suo popolo alla lotta per la libertà e la giustizia sociale. Insomma, la profezia consolatoria è una struttura immanente della psiche umana, che sempre si riattiva dopo ogni smentita; e gli uomini non imparano dalla storia delle sue smentite, oppure non vogliono imparare o non possono sopportare di capire questa realtà e di non credere più.(Marco Della Luna, “Dal Messia a Q-Anon, le profezie consolatorie”, dal blog di Della Luna del 30 maggio 2020).Il 29 maggio 2020 è passato senza che avverassero le profezie di Q-Anon per questa data, che doveva vedere il completamento della liberazione del mondo annunciata da Q-Anon, anche per bocca di un misterioso “colonnello Gregory Lane” della Usaf, di stanza ad Aviano, il quale – si dice – via Twitter aveva preannunciato per il 27 maggio la notizia del secolo, che puntualmente non c’è stata. E aveva dichiarato, il 26 maggio, che fosse stato disattivato il server dell’applicazione di tracciamento Immuni – cosa mai avvenuta. Q-Anon prediceva che Trump, assieme a una falange di militari e altri soggetti, con l’aiuto di Putin, servendosi principalmente dei marines e della Us Navy, avrebbe sgominato, appunto entro ieri, la cupola mondiale di satanisti-pedofili-schiavisti-omicidi-usurai, succhiatori di adenocromo prelevato dai bambini rapiti e rinchiusi sottoterra – mostri legati all’area liberal dei Democrats. Molte persone in tutto il mondo – anche diversi miei amici – hanno creduto in questa ‘profezia’: seguivano le riferite imprese dei marines nei tunnel sotterranei dei mostri (che però nessuno vedeva), e continuavano a credere in essa anche dopo il mancato avverarsi di altre sue precedenti predizioni, come i tre giorni di oscuramento elettrico o del web in periodo pasquale (un triduo durante cui Trump e i marines dovevano arrestare tutti i malfattori, iniziando da Bill Gates).
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Facci: “Sì, sono evaso. E ora venitemi a prendere, cialtroni”
Ieri è stato il mio primo giorno di annunciata «evasione» e riappropriazione delle mie libertà civili, ma assomigliava sin troppo a qualsiasi altro giorno di gennaio, all’inizio: i parcheggi attorno a casa erano vuoti come non vedevo da tempo, il traffico era scorrevole ma comunque era traffico – non solo furgoncini bianchi e autobus – e mai sono stato fermato e controllato, così come mai è accaduto dall’ inizio della segregazione. Sembrava, insomma, un giorno di vecchio conio, come se i casi fossero stati due: o tutti avevano improbabilmente letto il mio articolo (quello in cui annunciavo che sarei uscito liberamente in spregio a un governo delegittimato e cialtrone) oppure non so, da ieri, forse, è come se fosse scattato qualcosa di diverso nella gente. Comunque ce n’era in giro molta di più. Almeno qui, in questa zona. Era mattina molto presto, avevo guanti e mascherina (non ho il coronavirus, ne sono certo) e in auto sono passato a prendere la mia colf come ho fatto quasi tutti i giorni, perché dei mezzi pubblici non c’è da fidarsi. Guanti a mascherina anche lei, poltrona posteriore. Due volte a settimana sono sempre e regolarmente andato a prendere e riportare anche i miei figli piccoli, che non vivono con me. Credo di aver sempre rispettato tutte le regole.Ho portato a casa la colf e poi sono andato con una mia amica in un vicino cash&carry a fare un po’di spesa: non c’è mai fila e quindi basta entrare distanziati di qualche metro, per poi ritrovarsi «in più di un esponente per famiglia». Poi fuori, e dopo lo scarico-spesa ecco la partenza per gli stracazzi miei, violando ogni regola e però, secondo me, nessuna. Risorse pubbliche – Tangenziale, svincolo per la Valassina, direzione Lecco, sino al piazzale della funivia (chiusa) per i Piani d’Erna, una sessantina di chilometri, un’ora comoda per arrivare. Qui partiva la camminata verso il mitico Resegone partendo da circa 800 metri. Lungo il tragitto, ancora invernale perché più si sale e più la primavera si attarda, ho incontrato le stesse persone che ho sempre incontrato lungo quel sentiero nei giorni feriali: nessuna. Oppure vabbeh, qualche sciroccato di quelli che corrono in salita, nel primo tratto: ma ieri neanche quelli. La mascherina l’avevo tolta, i guanti li avevo sostituiti con altri con un po’ di grip. Fatica boia, perché non sono più allenato. Ecco i Piani d’Erna dopo un’ora e mezza o due, non so, non avevo l’orologio e non ho guardato sul telefono.Ecco, l’orologio, il telefono: spieghiamo bene. Mi diletto di alpinismo anche serio, o quasi, e per scelta personalissima non porto mai con me un gps per tracciare il percorso, o per poter indicare le coordinate in cui mi trovassi se avessi un incidente. Non ho neppure una delle app di geolocalizzazione per farsi ritrovare in caso di emergenza. Criticabile sinché volete: ma è una scelta di vita, un modo di misurarmi con me stesso e basta, come altre volte mi è pericolosamente capitato. Perché lo dico? Solo perché nessuno possa dire, per esempio, che in caso d’incidente io sottrarrei risorse alla sanità pubblica, tipo un elicottero, un’ambulanza. E questa, se volete, è una grezza metafora di quello che voglio dire: io rispetto le regole, soprattutto se il non farlo rischiasse di danneggiare altri; quindi continuerò a mettere guanti e mascherine e rispetterò le distanze come tutti i cittadini devono fare, e come dovranno fare per molto tempo. Ma non mi farò mettere una «app» sul telefono da questo governo di cialtroni incapaci, governo che è responsabile – lui sì – dell’inanità politica e dei ritardi che hanno portato a migliaia di morti nel nostro paese. Figuratevi se allo stesso modo mi farò spiare da un drone: vivo in Occidente, imperniato sui diritti del singolo individuo: i governi imperniati sul diritti della collettività mi pare abbiano un altro nome.Incostituzionale – Quindi, ripeto, rispetterò le regole serie che non ne violano altre, non affollerò autostrade per Pasqua e Pasquetta con in tasca dei giustificativi idioti, patirò le conseguenze delle mie azioni, mentre voi fate il cazzo che volete: ma io non mi farò (più) limitare le libertà personali da un governo sempre in ritardo su tutto, inetto con le sue burocrazie, le sue gare Consip, i suoi clientelismi, incapace di fare un decreto anziché tremila, incapace di fermare treni di untori, incapace di fare delle zone rosse vere là dove servono, salvo incolpare altri di non averle fatte (come se le regioni disponessero dell’esercito) e insomma, non mi farò ingabbiare in aeternum da chi giochicchia con la Costituzione e non ne è neppure degno, e permette, per dire, a milioni di cani di passeggiare coi loro padroni ma poi non lascia che un uomo possa restare in auto mezz’ora in più per poter camminare e scalare in solitudine una montagna. Il tempo è scaduto: il paese, le Regioni, il genoma italico dell’arrangiarsi hanno già fatto da soli: il governo è zavorra, incolto e buffonesco, illiberale come la noticella Agcom del 19 marzo che intima di «contrastare la diffusione in rete di informazioni false o non corrette, diffuse da fonti non scientificamente accreditate». Ma accreditate da chi?Oppure quell’editto tipo sovietico che vieta ai medici di parlare con la stampa senza «l’autorizzazione delle autorità sanitarie»: ma che autorità? Quali? Se esiste un governo che in un periodo di vera emergenza possa limitare le mie libertà personali, beh, non è più questo, hanno scherzato col fuoco, ora basta. Stanno giocando a tempo indeterminato coi nostri diritti fondamentali – che non è solo il diritto alla salute – senza che aver dimostrato la tempra, la legittimità e soprattutto l’intelligenza per poterlo fare: e se è vero che siamo storicamente un gregge, vorrà dire che cominceremo a contarci tra pecore nere. Capisco, a qualcuno forse importerà anche solo svacanzare a Pasqua, altri penseranno che io stia dipingendo di neo-qualunquismo una trascurabile voglia di una passeggiata in montagna: forse è anche un po’così. Ma, per il resto, con soavità, non si sta comprendendo che il perdurare dello stato di emergenza e la normativa sul Coronavirus stanno mandando a farsi fottere la nostra Carta costituzionale. Si sta affermando un pensiero unico secondo il quale le cose possano stare in un certo modo e basta («polemizzare è follia») e sta risultando che il diritto alla salute sia il primo e assoluto diritto della persona, mentre ogni altro diritto, comprese la libertà personale ed economica, debbano cedere il passo. Ebbene, non c’è scritto niente del genere, nella Costituzione. Non ha mai osato sostenerlo nessun costituzionalista. Mai.Il primo diritto costituzionale è proprio quello della libertà personale (l’articolo 13, nella famosa Parte Prima) mentre il diritto alla salute lo ritrovi all’articolo 32. Forza, amici più preparati, trovatemi un solo testo dove si dica che l’articolo 13 possa cedere all’articolo 32, peraltro con proroghe e riproroghe. Ora si parla del 3 maggio. Sicuri? E chi decide, i medici? Gli esperti? La politica, in pratica, si sta solo attenendo alle indicazioni di specialisti che per loro stessa ammissione non ci capiscono un cazzo, e ogni giorno ne sparano una diversa. Stato di emergenza – È questo il punto vero, non la passeggiata in montagna: ogni decisione dovrebbe spettare alla politica, ma qui non c’è più una politica, non ci sono più i politici, soprattutto non è un governo quella cosa che chiamiamo governo. Lo stato di emergenza non è lo stato di guerra. Se anche lo fosse, dovrebbe essere deliberato dal Parlamento e dichiarato dal presidente della Repubblica, non da un decretino legge fatto da un governicchio. Sono tutte cose che i nostri giuristi, un giorno, non tarderanno a rilevare con solennità. Forse spaventati, ora, minimizzano o ne fanno discussione privata. È il loro modo. Il mio, molto più modestamente, è un altro: io esco. Continuerò a farlo. Per tre ragioni: perché mi piace la montagna, perché ho studiato e perché preferisco che a requisirmi la libertà piuttosto sia un carabiniere, non Giuseppe Conte. Vengano a prendermi. Sono qui.(Filippo Facci, “Sono evaso dai domiciliari e sono arrivato fino a Lecco”, da “Libero” del 15 aprile 2020).Ieri è stato il mio primo giorno di annunciata «evasione» e riappropriazione delle mie libertà civili, ma assomigliava sin troppo a qualsiasi altro giorno di gennaio, all’inizio: i parcheggi attorno a casa erano vuoti come non vedevo da tempo, il traffico era scorrevole ma comunque era traffico – non solo furgoncini bianchi e autobus – e mai sono stato fermato e controllato, così come mai è accaduto dall’inizio della segregazione. Sembrava, insomma, un giorno di vecchio conio, come se i casi fossero stati due: o tutti avevano improbabilmente letto il mio articolo (quello in cui annunciavo che sarei uscito liberamente in spregio a un governo delegittimato e cialtrone) oppure non so, da ieri, forse, è come se fosse scattato qualcosa di diverso nella gente. Comunque ce n’era in giro molta di più. Almeno qui, in questa zona. Era mattina molto presto, avevo guanti e mascherina (non ho il coronavirus, ne sono certo) e in auto sono passato a prendere la mia colf come ho fatto quasi tutti i giorni, perché dei mezzi pubblici non c’è da fidarsi. Guanti a mascherina anche lei, poltrona posteriore. Due volte a settimana sono sempre e regolarmente andato a prendere e riportare anche i miei figli piccoli, che non vivono con me. Credo di aver sempre rispettato tutte le regole.
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Usa, Russia e Cina: moneta mondiale, contro il coronavrius
Tenetevi forte: sta per cambiare il mondo? Ovvio: sta già cambiando, sotto la sferza del tremendo “lockdown” imposto con la pandemia (mai avvenuto niente del genere, prima d’ora). Ma la possibile, vera notizia è un’altra. Se confermata, sarebbe di portata storica: sarebbe in arrivo la fine dell’attuale sistema finanziario, fondato sulla creazione occulta di moneta affidata alle banche, tramite il credito. A sparare la “bomba” è il giornalista Marco Saba, economista specializzato in contabilità forense. «Trump, Putin e Xi Jinping hanno lanciato il progetto di una moneta unica globale, digitale e svincolata dal sistema bancario». Fonte, il sito “Medium.com“: «Nel mezzo della crisi del coronavirus Donald Trump, Vladimir Putin e Xi Jinping, leader di Usa, Russia e Cina, hanno sorprendentemente deciso di unire le forze in una “conference call” per sviluppare un nuovo sistema monetario mondiale basato sulla tecnologia blockchain e sostenuto dall’oro», scrive “Medium.com” il 5 aprile, riportando le parole di Trump: «Stiamo fronteggiando la più grande sfida economica globale che l’umanità abbia mai dovuto affrontare: solo agendo a livello globale possiamo impedire all’umanità di scivolare in una spirale inarrestabile verso il basso». Per lo scrittore Luca Monti, ospite di “Forme d’Onda” il 9 aprile con Nicola Bizzi e Paolo Franceschetti, è virtualmente arrivata la fine del mondo. O meglio: la fine di un sistema plurisecolare, quello finanziario, ora degenerato nel “ricatto” monetario (Europa docet: l’Italia ne sa qualcosa).
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Bertani: Natale, pacco vuoto. Chi crede ancora alla fiaba?
Natale è la vera festa dei cattolici: dovrebbe essere, in realtà, la Pasqua la quale contiene e condensa in pochi giorni (o, addirittura, ore) tutta la vicenda di un certo Joshua bar Joseph (Gesù figlio di Giuseppe), che sarebbe diventata la colonna sonora di due millenni di storia, oggi conclusa, terminata, smarcata dalle cronache religiose del pianeta. Vedremo poi. Già, Natale…però il Natale, celebrando la nascita del Redentore delle Anime, sconfessa apertamente chi non aveva riconosciuto in lui il Davide, il Grande Re Davide che avrebbe riportato alla gloria il grande popolo d’Israele. Non l’hanno riconosciuto? Ben gli sta! Giù la testa! Se il grande regno di Davide mai non giunse, anche il surrogato – ossia il povero Joshua bar Joseph – non fu una gran trovata. Ossia, lo fu sotto l’aspetto secolare, di potere – indubbiamente servì a tanto per superare la crisi dell’Impero Romano e trasformarlo nel Sacro Romano Impero, con annessi e connessi – ma fallì totalmente sotto l’aspetto della religione e, soprattutto, della contigua filosofia religiosa. Prima di partire, ricordiamo una curiosità: il primo a godere dell’appellativo di Pontifex Maximus (pressappoco “guida suprema”) fu…Giulio Cesare! Dopo di lui, tutti gli imperatori romani.Bisogna partire da lontano per capire tutto l’arzigogolo, e quando si dice da lontano quel “lontano” è, niente popò di meno che…Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus, in arte Nerone, quinto imperatore romano. Perché? Perché Nerone aveva ben compreso che il futuro dell’Impero non era nella lontana Britannia o nella riottosa Germania, bensì nel Mediterraneo: ossia, voleva spostare il baricentro dell’Impero verso Oriente, non verso l’inospitale Nord. Nel 67 d. C. si recò in Grecia e concesse a tutti i Greci l’immunità, qualcosa che si avvicinava alla cittadinanza romana, ed iniziò a meditare che Alessandria d’Egitto (seconda città dell’Impero) aveva tutti i crismi per diventarne la prima: la Biblioteca – che, oggi, definiremmo “un grande polo universitario” – il grandioso porto e la posizione geo-centrica di quello che lui immaginava il futuro dell’Impero. E la religione? Le tradizioni? Beh…ci penseremo…in Oriente si trova di tutto… A Roma non furono molto d’accordo, e lo fecero fuori. Ma il dado era tratto: nemmeno 60 anni dopo, Adriano ammetteva “Christus” fra gli dei onorabili a Roma, sempre che i seguaci lo onorassero nel Pantheon romano e non come unico Dio. Ma la strada era tracciata. S’era intorno al 120 d.C.Ci furono ancora lotte, discriminazioni, uccisioni… ma, due secoli dopo, Costantino sanciva il passaggio definitivo, quello della religione cristiana come unico credo del regno. E, annessa, vi fu la prima truffa dei cristiani, ossia la cosiddetta “donazione” di Costantino (mai avvenuta) poi codificata nel Constitutum Constantini, un testo apocrifo del IX secolo d.C. la quale concedeva al papato non la guida della Chiesa, bensì una specie di titolo di imperator, ossia la supremazia su qualsiasi regno o (futuro) feudatario del grande impero. La frittata (un colossale falso storico) era sfornata, ed era nato lo Stato della Chiesa. Per i secoli a seguire, dunque, i Papi non furono le guide religiose che tutti pensiamo e immaginiamo nella nostra tradizione, bensì i Re d’alcuni possedimenti italici e gli imperatori dell’ex Impero Romano, perché avevano nelle mani uno strumento potente per mantenere quel primato (che usarono più volte), ossia la scomunica. Furono Pontifex Maximus dei re e imperatori d’Europa. Non ci dobbiamo perciò meravigliare dei fasti della corte papale, delle molte concubine, delle mille corruzioni, delle sanguinose lotte di potere… non dimentichiamo che molti Papi non furono nemmeno preti, oppure furono nominati cardinali da bambini… erano dei regnanti, stop.Machiavelli scrisse che gli italiani crebbero “senza religione e cattivi”, poiché allevati in quei torbidi consessi, nei quali la gestione del potere era “santificata” da qualcosa che, di veramente santo, non aveva niente. Ma venne la prima punizione. Un oscuro monaco agostiniano germanico, Martin Lutero – dopo una visita a Roma nella quale vide quel che vide, non ultimo il commercio, venale, delle indulgenze, che lo terrificò – tornato in Germania (e sotto la protezione di Federico di Sassonia) pubblicò le famose 95 tesi affiggendole sulla porta della Chiesa di Wittemberg. Era il 1517, era la Rivoluzione. Lutero voleva tornare ad un Cristianesimo più puro, mondato da ogni coinvolgimento secolare che la Chiesa Romana, ovviamente, non poteva concedere, senza correre il rischio d’enormi perdite, territoriali e di ricchezza. La prima avvisaglia di come i Protestanti desideravano “accomiatarsi” dal potere romano avvenne nel 1527, con il Sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi: 20.000 morti ed il resto della popolazione in fuga. Per “scalzarli” da Roma il Papa dovette pagare 400.000 ducati d’argento. Cash.La risposta, da Roma, venne nel 1545 con il Concilio di Trento e fu una risposta totalmente di chiusura, con la proibizione del possesso degli antichi testi biblici (in greco ed aramaico): solo la Vulgata – pessimo titolo! – ossia la Bibbia in Latino visionata e distribuita solo da Roma. E la creazione del Sant’Uffizio (la futura Inquisizione) e dell’indice dei testi “scomunicati”. Gli ultimi a ricevere questo “trattamento” furono Simone de Beauvoir, Gide, Moravia e Sartre (!). Li precedettero, praticamente, tutti i “pilastri” della civiltà moderna occidentale, da Cartesio in poi, e l’ultimo Papa passato sullo scranno del Sant’Uffizio, poi divenuto “Congregazione per la dottrina della Fede” fu Papa Ratzinger, tuttora vivente, Benedetto XVI. Insomma, in barba a tutti i “consigli” che giungevano dall’esterno, la Chiesa Cattolica non ha deviato di un’unghia, non ha discusso con nessuno, non ha accettato nessun “bonario” consiglio. Ha continuato a non concedere rogatorie nemmeno quando le vicende dello Ior (la Banca Vaticana) sprofondavano, più che nella tragedia, nella farsa.Pedofilia, niente; preservativi, nulla; divorzio, ignorato. Salvo concederlo, già a Trento (1545), per le coppie di neri che erano state battezzate dai missionari e poi vendute, schiave, a differenti proprietari. Una vera e propria chicca: un’attenzione perfetta per le esigenze del commercio! La giustificazione? Qualcuno aveva potuto leggere le pubblicazioni dell’atto? Magari affisse su un albero della foresta equatoriale? Penosi. Ma la nemesi giunge da dove meno te lo aspetti. Stavolta non c’è più un monaco che affigge delle tesi su una chiesa per chiederne la discussione, per avviare una ricostruzione di quel credo suggerito (pare) molto tempo prima da un oscuro pescatore/predicatore della Galilea. Rivisto e purgato – in primis Paolo di Tarso, poi Agostino d’Ippona, Tommaso d’Aquino eccetera, eccetera… – per l’udito e la forma mentis dei greci e dei latini dapprima, poi per i loro eredi. Quando un edificio si mostra troppo vecchio per resistere ancora allo scorrere del tempo, quando non sono stati eseguiti per tempo i necessari lavori di ristrutturazione, entrano in funzione le ruspe demolitrici: non c’è altra soluzione.La “ruspa” – addirittura comico! – sgattaiola fuori dal garage delle Edizioni San Paolo di Roma, ma non affigge tesi per discutere, non chiede udienza, non dà alla vetusta istituzione cattolica nemmeno l’appiglio di un confronto: «Non voglio intromettermi fra ciò che pensano e credono i cattolici rispetto alla loro fede». E’ ciò che Mauro Biglino ripete, anche se sa benissimo che non ci potrebbero essere più roghi per bruciarlo. Magari, però, una pallottola vagante potrebbe sempre manifestarsi: i tempi cambiano e gli inquisitori accettano anche qualche “suggerimento” della modernità. La morte del comandante delle Guardie Pontificie, Alois Estermann (mai chiarita), della moglie e di un caporale, è stata una sparatoria degna di un film di Sergio Leone. Proprio accanto all’appartamento del Papa. Così, dalle Bibbie più antiche – guarda a caso quelle proibite nel ‘500 con l’Inquisizione – salta fuori, traducendo letteralmente, che il potente e “glorioso” Dio Javhé viaggiava nei cieli su un “carro di fuoco”, mentre i suoi “cherubini” assomigliavano più a delle guardie del corpo che agli angioletti del presepe.Ma anche il Nuovo Testamento è stato “rivisitato” – soprattutto grazie all’acume “greco” di Paolo di Tarso – e, dunque, una vicenda interna alla comunità ebraica, uno scontro fra fazioni discordi ed un fallito assalto al tempio di Salomone, ha creato i prodromi per la creazione di una nuova religio, visto che quella vigente nella Roma imperiale era in forte crisi, pervasa e stravolta da nuovi credi. Mentre era stata proibita dal Senato la pratica dei Baccanali, i culti di Cibele, Iside e, soprattutto, Mitra erano entrati a far parte del Pantheon Romano, scombussolandone le radici, che risalivano addirittura al primo re, Numa Pompilio. C’era bisogno di “aria nuova”: che durò per due millenni. Oggi, osservando con occhio disincantato e senza nessun tipo d’acredine, possiamo affermare che la religione cattolica sia ancora uno dei “perni” del vivere italico? Vivo di fronte ad una chiesa, che si dice sia stata un “luogo” dei Templari, e nella quale è stato anche girato un pessimo film (”The broken key”) sull’infinita saga dei cavalieri antichi e delle moderne società segrete. Le campane, a parte le ore, suonano musichette che sembrano il “liscio” dei Casadei: mai più ascoltato una musica sacra.Rari matrimoni e battesimi, più frequenti i funerali, con un solo denominatore: niente che abbia a che vedere con una pratica sacra, ma solo cerimonie mondane, allegre o tristi, ma solo mondane. Abiti eleganti le donne, camicie e cravatte gli uomini: per quel che ne so, una liturgia spenta senza più nessuna tensione religiosa verso il sacro, il supremo, l’assoluto inconoscibile. Le statistiche ci dicono che circa la metà della popolazione italiana si dice cattolica, ma coloro che si dicono credenti e praticanti sono soltanto il 22%. Ci sono, poi, un 10% circa che appartiene ad altre religioni, ed un 14% che, genericamente, “crede in Dio”. Questa è, sostanzialmente, la situazione. Al di là della sfera religiosa, gli italiani che credono molto o abbastanza alle coincidenze rappresentano ben il 53%, mentre il 41% crede nella fortuna, il 25% nella reincarnazione, il 24% nella predestinazione dell’anima, il 21% nei miracoli dei guaritori, il 18% nel karma, il 17% nell’astrologia, il 16% nella presenza di alieni sulla Terra, un altro 16% nella jella e nel malocchio, sempre il 16% nelle sedute spiritiche, il 14% nella possessione diabolica, il 9% nei tarocchi e un altro 9% nella magia (sondaggio Adnkronos). Sembra quasi l’identica situazione del tardo Impero Romano anzi: forse peggio. Eppure, continuiamo a definirci un “paese cattolico”. In ogni modo, felice Natale a tutti!Natale è la vera festa dei cattolici: dovrebbe essere, in realtà, la Pasqua la quale contiene e condensa in pochi giorni (o, addirittura, ore) tutta la vicenda di un certo Joshua bar Joseph (Gesù figlio di Giuseppe), che sarebbe diventata la colonna sonora di due millenni di storia, oggi conclusa, terminata, smarcata dalle cronache religiose del pianeta. Vedremo poi. Già, Natale…però il Natale, celebrando la nascita del Redentore delle Anime, sconfessa apertamente chi non aveva riconosciuto in lui il Davide, il Grande Re Davide che avrebbe riportato alla gloria il grande popolo d’Israele. Non l’hanno riconosciuto? Ben gli sta! Giù la testa! Se il grande regno di Davide mai non giunse, anche il surrogato – ossia il povero Joshua bar Joseph – non fu una gran trovata. Ossia, lo fu sotto l’aspetto secolare, di potere – indubbiamente servì a tanto per superare la crisi dell’Impero Romano e trasformarlo nel Sacro Romano Impero, con annessi e connessi – ma fallì totalmente sotto l’aspetto della religione e, soprattutto, della contigua filosofia religiosa. Prima di partire, ricordiamo una curiosità: il primo a godere dell’appellativo di Pontifex Maximus (pressappoco “guida suprema”) fu…Giulio Cesare! Dopo di lui, tutti gli imperatori romani.
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Giannuli: difficile che i gialloverdi sopravvivano al caso Siri
Questa di Siri è la grana peggiore capitata al governo gialloverde sin qui, perché avviene su un terreno come quello dei principi su cui nessuno dei due può fare un passo indietro; perché questo accade alla vigilia di una consultazione elettorale generale; perché non ha soluzioni di compromesso possibili. Se la Lega accetta di far dimettere Siri, dopo averlo difeso, la cosa suonerebbe come una resa a discrezione nei confronti dell’alleato, come l’accettazione del principio grillino delle dimissioni automatiche in caso di avviso di garanzia, e come l’indebolimento dell’immagine di Salvini che è stato, sin qui, l’uomo forte dell’alleanza. Viceversa, se i 5 Stelle cedessero, sarebbe la rinuncia ad un principio già seriamente messo in discussione sulla questione della Diciotti e, considerando anche quello che sta emergendo in tema di compromissioni con la mafia, anche al di là del semplice avviso di garanzia, la situazione non è tollerabile, pena spezzarsi il collo alle elezioni fra un mese. Mantenere l’attuale situazione di stallo, con l’interessato che resta sottosegretario senza deleghe, non sembra cosa che possa durare a lungo.Dunque, la logica porterebbe a pensare che stavolta è crisi senza rinvio. Però la cosa ha implicazioni inaccettabili sia per Di Maio che per Salvini: far cadere il governo dopo tutte le volte che si è giurato che il governo godeva di buona salute e che sarebbe durato 5 anni, e invece il governo cade prima ancora delle europee, suonerebbe come l’aperta ammissione di un fallimento. Sarebbe come dire che la formula di maggioranza è stato un errore sin dall’inizio perché i due contraenti non avevano nulla in comune; contratto o non contratto, hanno litigato su tutto per un anno, hanno fatto finta di fare qualcosa, non hanno realizzato alcun cambiamento e ora tutto viene a galla. Alla vigilia delle europee potrebbe costare molto caro a tutti due, e allora la soluzione del sottosegretario congelato per un mese non è poi così impossibile. Bisogna vedere anche se Conte avrà il coraggio di chiedere a Siri le dimissioni. Comunque, sarebbe il solito papocchio in attesa che si chiariscano i rapporti di forza elettorali.Dunque una crisi prima delle europee non appare probabile, anche se per evitarla bisognerà fare il doppio salto mortale carpiato. E quindi, per ora niente crisi, ma dopo le europee che si fa? A meno di un risultato imprevedibile (ad esempio la Lega resta al palo di partenza e il M5S resiste bene, per fare un esempio) il governo durerà anche dopo? Qui le cose si complicano: certamente superare le elezioni farebbe scendere la febbre, ma i danni prodottisi nel frattempo resterebbero tutti, e ormai il patto politico è in frantumi. Certo, l’opposizione fa di tutto per aiutare i due partiti al governo. Prendiamo il Pd: ha presentato una mozione di sfiducia al governo che con ogni probabilità sarà respinta da Lega e M5S, che si ritroverebbero compattati; quindi la questione Siri finirebbe nel polverone generale, senza esiti, aiutando i gialloverdi a uscire dall’imbarazzo. Avrebbe avuto più senso proporre una mozione in cui si invitava Siri a dimettersi, mettendo il M5S nell’imbarazzo di scegliere se votarla, spezzando così il patto con la Lega, oppure respingerla spiaccicandosi così di fatto sulla posizione della Lega. Ma tanta finezza non pare che faccia parte del modo di pensare del Pd.(Aldo Giannuli, “Siamo alla crisi di Pasqua? Non credo, però…”, dal blog di Giannuli del 24 aprile 2019).Questa di Siri è la grana peggiore capitata al governo gialloverde sin qui, perché avviene su un terreno come quello dei principi su cui nessuno dei due può fare un passo indietro; perché questo accade alla vigilia di una consultazione elettorale generale; perché non ha soluzioni di compromesso possibili. Se la Lega accetta di far dimettere Siri, dopo averlo difeso, la cosa suonerebbe come una resa a discrezione nei confronti dell’alleato, come l’accettazione del principio grillino delle dimissioni automatiche in caso di avviso di garanzia, e come l’indebolimento dell’immagine di Salvini che è stato, sin qui, l’uomo forte dell’alleanza. Viceversa, se i 5 Stelle cedessero, sarebbe la rinuncia ad un principio già seriamente messo in discussione sulla questione della Diciotti e, considerando anche quello che sta emergendo in tema di compromissioni con la mafia, anche al di là del semplice avviso di garanzia, la situazione non è tollerabile, pena spezzarsi il collo alle elezioni fra un mese. Mantenere l’attuale situazione di stallo, con l’interessato che resta sottosegretario senza deleghe, non sembra cosa che possa durare a lungo.