Archivio del Tag ‘passione’
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Yes, we scan: così gli artisti puniscono lo spione Obama
La notte dell’8 luglio un fascio di luce ha attraversato Berlino, proiettando a caratteri cubitali su una facciata dell’ambasciata americana la scritta “United Stasi of America” e il volto dell’attivista web, nonché icona hacker, già magnate del sito di file sharing Megaupload e ora proprietario di Mega, Kim Dotcom, al secolo Kim Schmitz, un tedesco di Kiel che oggi vive in Nuova Zelanda. A Berlino, la notte dell’8 luglio, c’era il light artist tedesco Oliver Bienkowski, nato nel 1982 a Kassel, famoso per i suoi giochi di luce, in particolare con raggi laser, come quelli contro la Porta di Brandeburgo per la Dresdner Bank, il palazzo della società immobiliare Hypo Real Estate, le statue di Lipsia, i parchi, i ponti e gli antichi palazzi di Kassel, l’arcobaleno di luci sul ponte di Düsseldorf, le Torri Bismarck.
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Preside gratis, per salvare la scuola che insegna il futuro
Maria De Biase mi risponde col tono un po’ affannato di chi è immerso in un vortice di telefonate. Da qualche giorno si è avverato ciò che tutti temevano da tempo: l’istituto scolastico Teodoro Gaza verrà sottodimensionato e accorpato, e Maria, che di quell’istituto è preside, rischia di perdere il posto e dover abbandonare quel “piccolo miracolo” che ha contribuito in maniera così forte a costruire. Ora, vi starete chiedendo, cosa ha di speciale questa scuola? L’Istituto scolastico comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro, nel cuore del Cilento, non è una scuola come le altre. Certo, come nelle altre scuole gli alunni (l’istituto comprende scuola materna, elementari e medie) imparano la grammatica, la matematica, la geografia e la storia. Ma a differenza degli altri istituti imparano anche a vivere senza produrre rifiuti, a fare a meno (per quanto possibile) del petrolio e dei suoi derivati, a coltivare le piante secondo i principi della permacultura. Il Teodoro Gaza infatti è la prima e forse unica scuola “di transizione” e a “rifiuti zero” d’Italia.
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Ray Manzarek, l’architetto della leggenda chiamata Doors
“Per tutta la vita non facciamo altro che sudare e risparmiare, in vista di una tomba poco profonda. Dev’esserci qualcos’altro, diciamo, per difendere questo posto”. Sono versi tratti da “The Soft Parade”, te la ricordi Ray? Con un post comparso sulla pagina Facebook dei Doors, è stato dato l’annuncio della scomparsa avvenuta all’età di 74 anni di Ray Manzarek, tastierista e fondatore della mitica band. Manzarek è morto in Germania presso la RoMed Clinic di Rosenheim dopo aver combattuto, con il sostegno della famiglia, una lunga battaglia contro il cancro. “Ingegnere del suono” dei Doors, come amava definirsi, Raymond Daniel Manzarek nasce a Chicago il 12 febbraio 1939, e a sette anni ha la sua prima infatuazione per il pianoforte, strumento con il quale incomincia a esplorare le nere strade del blues, del rock’n’roll e del boogie woogie.
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Salvatores: la val Susa in un film, grazie a Ridley Scott
Gabriele Salvatores racconterà la resistenza civile della valle di Susa contro il progetto Tav Torino-Lione. Lo farà attraverso la piattaforma di social-movie “Life in a Day”, grazie all’incarico ricevuto da Ridley Scott: «Mi ha chiesto di scegliere una situazione in grado di rappresentare l’Italia, e ho deciso che il luogo giusto è la valle di Susa». L’annuncio è storico: Salvatores l’ha dato in diretta, il 14 maggio, al pubblico di Avigliana che ha accolto calorosamente il Premio Oscar, impegnato a presentare il suo ultimo film, “Educazione siberiana”. La decisione è maturata nel giro di poche ore, dopo l’incontro coi militanti No-Tav al “presidio” di Vaie. Confessioni a cuore aperto, col regista, sulle sofferenze di un territorio sorretto da una straordinaria mobilitazione popolare, ormai ventennale, contro una grande opera percepita come ingiusta, inutile, pericolosa e finanziariamente sanguinosa per l’Italia. «Questa storia va assolutamente raccontata: me ne incarico personalmente», ha promesso il regista di “Mediterraneo”.
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Pronti a tutte le partenze, con alle spalle l’Italia perduta
Mai dimenticare chi siamo stati, di che Italia siamo figli, come ha vissuto e in cosa sperava la generazione che ci ha preceduto. Solo così, un giorno, potremo impugnare la vita dalla parte giusta, ribellandoci allo spettacolo quotidiano dello sfascio della nazione, in preda alla tragedia sociale della mancanza di lavoro. Svegliarsi dall’incubo e scoprire di dover lottare per il proprio futuro può essere una scoperta amara e allo stesso tempo appassionante: lo racconta in modo magistrale il giovane Marco Balzano, insegnante milanese e romanziere tradotto anche in Germania. “Pronti a tutte le partenze”, ovvero: come lasciare la sonnolenta provincia di Salerno per catapultarsi nella grande Milano, per stringere una strana alleanza con due profughi della globalizzazione, un cinese e un marocchino. E poi spiccare il volo fino a Lisbona, il paese martoriato dall’austerity dove oggi l’anziano patriarca democratico Mario Soares scongiura i portoghesi di sbattere la porta in faccia agli avvoltoi di Bruxelles.
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Sterminati dalla Chiesa: così morirono gli Eretici del Lago
Bagnolo San Vito, provincia di Mantova. Dal XII al XIV secolo questa cittadina e le zone circostanti sono state un centro molto importante di diffusione dell’eresia catara. Una violenta persecuzione ha cancellato dalla faccia della terra i segni di questa religione. Nel libro “Gli eretici sul lago”, Vittorio Sabbadini ripercorre la storia del movimento cataro e le vicende locali, per far tornare a vivere la memoria di uno dei movimenti religiosi più importanti e rivoluzionari della storia. «Voglio ricordare con grande affetto e molta stima tutti i nostri concittadini bagnolesi e mantovani, vescovi, perfetti, perfette e credenti nella fede catara bagnolese, alla quale sono rimasti fedeli sino alla fine, con l’ingenua utopia di voler fermare il mondo»: così scrive Sabbadini nel commosso incipit del suo saggio. Con passione e sdegno, lo studioso racconta l’odissea di molti suoi antenati, centinaia di suoi concittadini perseguitati e poi sterminati.
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Cambiare si può? Ingenui: con Ingroia, sarà molto difficile
Un partito personale, un programma debole. Non basteranno le candidature della società civile. Due mesi fa, in settanta (diversi per storie e provenienza ma uniti negli obiettivi), abbiamo lanciato il documento “Cambiare si può”. Volevamo verificare la possibilità di una presenza alternativa alle elezioni politiche del 2013. Alternativa al liberismo, al governo Monti e a chi ne è stato il socio di riferimento (le destre da un lato e il Pd dall’altro) sulla base di una diversa idea di Europa, di sviluppo, di politiche per uscire dalla crisi, di centralità del lavoro (e non del capitale finanziario). E, poi, alternativa al sistema politico che ha caratterizzato gli ultimi decenni (anche a sinistra) portandoci allo sfascio attuale:
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Scanzi: come ti smonto Grillo, imboscata firmata Lerner
Beppe Grillo è molto bravo a distruggere ciclicamente se stesso. La scomunica a Federica Salsi è attaccabilissima. E la censura ad “Agorà” un autogol. Molti, su tali errori, hanno gioiosamente sguazzato. Tipo Gad Lerner, che lunedì sera a “L’Infedele” ha voluto dimostrare plasticamente perché Grillo detesti tanto certi talk-show. Quel sessista di Grillo. Il post sul “punto G” è stato letto da Lella Costa come attacco maschilista, anche se Grillo alludeva semplicemente all’orgasmo dell’ego che la tivù garantisce. La trivialità di Grillo è bipartisan: Pisapia è “Pisapippa”, Renzi soffre di “invidia penis”. Non è un’attenuante: è un fatto. Quel brigatista di Grillo. Una scatenata Lella Costa ha poi paragonato i “Comunicati politici” di Grillo alle Brigate Rosse. Piero Ricca le ha ricordato che il rimando era palesemente ironico. Macché: «Se metti insieme il punto G e le Br non ci trovo nulla da ridere».
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Santoro: caro Bersani, cosa direbbe oggi Enrico Berlinguer?
«Allora, caro Bersani: lei pensa, come il “Guardian”, che se Beppe Grillo dovesse governare il paese non saprebbe da dove cominciare. Ma il punto non è Grillo. Il punto è: lei lo sa, da dove cominciare?». Così Michele Santoro si rivolge (a distanza) al segretario del Pd, aprendo la puntata di “Servizio Pubblico” dopo il voto in Sicilia che ha incoronato Grillo come forza decisiva. Bersani saprebbe “da dove cominciare”, a metter mano all’Italia disastrata dalla crisi? «Allora, se lo sa – lo incalza Santoro – perché non ci mette la faccia? Perché non ci mette il cuore? Perché non ci mette l’anima? Perché non lo spiega ai delusi, a quelli che non vogliono più votare – ai critici?». Un giudizio impietoso: «C’è una distanza enorme, comunque la si pensi, tra la passione che ha messo Beppe Grillo tuffandosi nelle acque dello Stretto di Messina e quella che ci ha messo lei andando a visitare la “pompa di papà”», aggiunge Santoro sempre rivolto a Bersani, che sulla sua pagina Facebook aveva piazzato una vecchia foto della famiglia, scattata alla stazione di servizio dove lavorava il padre.
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De Magistris: alternativa, per mandare a casa Monti
Non mi interessano le primarie. Chiedo a Vendola, Di Pietro, Ferrero una scelta coraggiosa: rompere gli indugi per costruire un’alternativa al montismo e al liberismo. Successivamente aprire un confronto programmatico col Pd, col suo variegato popolo. Entro fine mese presenterò il manifesto del mio movimento arancione. Non sarà un partito ma un luogo di partecipazione, un movimento che tenterà di mettere in relazione le realtà presenti sui territori, dalle esperienze di economia dal basso alle lotte per i beni comuni. Farà politica e cercherà di coinvolgere i disillusi. Parlerà di contenuti e non di alleanze o tatticismi. Dialogherà coi partiti, sarà un plusvalore. A fine mese presenteremo il manifesto e a metà ottobre costruiremo a Napoli la prima iniziativa pubblica: mi interessa l’immagine del Quarto Stato, di un popolo in cammino per cambiare il Paese.
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No Tav, eresia e orgoglio di una valle in fondo al vento
Vorrei riuscire a scrivere di questo romanzo senza dilungarmi sulla questione del Tav. Del treno ad alta velocità (o capacità) s’è parlato e scritto e la mia posizione contro questo progetto è chiara. D’altronde le ragioni di chi è contro sono esorbitanti rispetto a quelle di chi vuole imporcelo. Un romanzo dovrebbe innanzitutto attenersi a dei parametri letterari, perché se in esso si prende una posizione troppo precisa, a favore o contro un argomento, allora siamo di fronte a un’opera militante che col romanzo (genere letterario che si diffonde con l’avvento del relativismo) ha poco a che vedere. È palese che all’amico Giorgio Cattaneo il Tav non piace, come non piace a me e alle persone che considerano la Valle di Susa qualcosa in più di una zona di passaggio; tuttavia, se il suo romanzo si limitasse ad esprimere un dissenso, tale dissenso potrebbe esprimersi in un ennesimo saggio sull’argomento, o in uno degli innumerevoli instant-book che occupano gli scaffali delle librerie.
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Bunker Roy, la salvezza è scalza: ce la insegnano i poveri
Vorrei portarvi in un altro mondo, e condividere con voi una storia d’amore lunga 45 anni: con i poveri, quelli che vivono con meno di un dollaro al giorno. Sono cresciuto in India, con un tipo di istruzione molto snob, elitaria, e questo mi ha quasi distrutto. Ero pronto per essere un diplomatico, un professore, un medico: era tutto predisposto. Non sembra, ma all’epoca ero stato campione indiano di Squash, per tre anni. Tutto il mondo di fronte a me era a mia disposizione, tutto era ai miei piedi: non potevo sbagliare. Poi ho pensato che, tanto per curiosità, mi sarebbe piaciuto vivere e lavorare in un villaggio, per vedere com’era. Nel 1965 ho raggiunto quella che in India è stata definita la peggior carestia del Bihar, e per la prima volta ho vissuto la fame, la morte: gente che moriva di fame. Mi ha cambiato la vita.