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  • Erri De Luca: No-Tav, in val Susa il riscatto dell’Italia libera

    Scritto il 16/8/13 • nella Categoria: idee • (1)

    Un contadino esce di casa per andare a zappare la sua vigna che sta dall’altra parte della strada. Per farlo deve passare un posto di blocco fisso di soldati, esibire tutti i giorni un documento all’andata e al ritorno, nei dieci metri da casa a vigna. La strada non segna un confine tra due stati, è tutta in un solo territorio. Un giardiniere viene denunciato per possesso di arma impropria atta a offendere: nel bagagliaio della sua auto hanno trovato e sequestrato il corpo del reato, un paio di cesoie da potatura. Di quale luogo del mondo questi due fotogrammi sono esempio di ordinaria persecuzione? Il vincitore del quiz vince un viaggio premio nel posto indovinato: la Val di Susa.

  • Chi tifa per piazza Taksim, ben oltre i confini della Turchia

    Scritto il 16/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    «Io dalla Bulgaria non passo, grande problema». Mehmet Demir, camionista turco di 36 anni che da 58 giorni non vede sua moglie e i suoi due bambini, non ne vuole sapere di portarci a Istanbul lungo la vecchia via camionabile, quella che dalla Slovenia passa da Croazia e Serbia per poi rientrare in Europa per il boccaporto più marcio, Romania e Bulgaria. Ha paura che la polizia gli chieda una mazzetta. «Sempre fanno questo», biascica in un italiano stentato. E se sul Tir ci sono anche due giornalisti, è ancora più probabile che ci fermino. Così ci guarda, con gli occhi neri cerchiati di sangue, e col dito disegna nell’aria un nuovo itinerario: dopo Belgrado si va giù in picchiata verso la Macedonia, si passa in Grecia e si imbocca la via Egnatia, che di storia ne ha vista passare certamente anche più della vecchia pista camionabile.

  • Le donne-coraggio che inventarono il welfare italiano

    Scritto il 15/8/13 • nella Categoria: Recensioni • (Commenti disabilitati)

    «Un ospite di una casa di riposo che stava sbucciando una mela mi disse: “Per favore, la porta a mia moglie? Quando vivevamo assieme a lei piaceva che io gliela sbucciassi”. Gli chiesi dove fosse sua moglie e rispose: “Nell’altra ala della rocca”. Donne e uomini, anche mariti e mogli, vivevano rigidamente separati anche di giorno». Per parlare di “La mela sbucciata” di Ione Bartoli, 83enne ex assessore della Regione Emilia Romagna ai servizi sociali e la scuola tra il 1970 e il 1980, non si può non iniziare da qui. Un botta e risposta che risale ai primissimi anni Settanta e che racconta lo stato del welfare italiano dell’epoca. Arretratezza anche e soprattutto culturale, povertà di mezzi, asili nido che assicuravano solo il cibo e il sonno a bimbi costretti in enormi camerate e, appunto, case di riposo che separavano marito e moglie anche durante il giorno, e li costringevano a passare gli ultimi anni della propria vita in solitudine.

  • Tasse e usura: salvare l’Italia dall’orrore dell’Eurozona

    Scritto il 14/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (10)

    L’Italia uscì dalla seconda guerra mondiale povera, distrutta, semi-analfabeta, ma ricca di tre doti immense: la Costituzione del 1948, lo Stato democratico a Parlamento sovrano, una propria moneta. Nell’arco di meno di trent’anni, questa penisola priva di grandi risorse, senza petrolio, finanziariamente arretrata, diventa la settima potenza economica del mondo, prima fra tutte per risparmio delle famiglie. Fu il ‘miracolo italiano’ scaturito dalle tre immense doti di cui sopra. Oggi quelle doti sono state distrutte, e il paese è sprofondato nella vergogna dei Piigs, i ‘maiali’ d’Europa. I trattati europei, in particolare quelli associati all’Eurozona, ci hanno tolto la sovranità costituzionale, quella parlamentare e quella monetaria. Ci hanno tolto tutto. La crisi che oggi sta distruggendo l’economia e i diritti delle famiglie e delle aziende italiane come mai dal 1945 a oggi, viene da questo.

  • No Tav, nemico pubblico: lupi, pecorelle e sciacalli

    Scritto il 13/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    I valsusini sono abituati a rovinarsi pranzi e cene ascoltando i vari Tg, sicuramente un po’ masochisti; nel tempo hanno verificato una “professionalità” nel costruire servizi menzogneri, vere montature e tutta la gamma delle notizie farlocche. Il “caso pecorella” è davvero emblematico (febbraio 2012, occupazione dell’autostrada): Marco sfotte un poliziotto soprannominandolo “pecorella”. Per giorni e giorni quel video, postato sul sito del “Corriere della Sera” (debitamente tagliato nel punto in cui Marco conclude il suo ragionamento e si spinge a dire: «Comunque vi vogliamo bene lo stesso»), diventa un mantra, l’ossessione dei Tg. Non c’è guerra al mondo, emergenza umanitaria, crisi politica, disastro in grado di superare quella notizia che diventa: La notizia del giorno. E ancora nei giorni successivi. L’intento è chiaro: strappare di dosso al movimento NoTav quella simpatia istintiva che da qualche tempo l’avvolge e fa proseliti di ribellione in tutta Italia.

  • Fukushima, incubo infinito: acqua radioattiva in mare

    Scritto il 13/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Ora a Fukushima il quadro della grande onda radioattiva è chiaro. Tragicamente chiaro. L’Agenzia di Regolamentazione Nucleare, che fa capo al governo giapponese, ha dichiarato che si è prodotta una situazione di emergenza per il rilascio di acqua radioattiva nell’Oceano Pacifico. Si è anche capito perchè l’acqua contaminata finisce in mare. La Tepco, la società proprietaria della centrale nucleare in triplice meltdown dal marzo 2011, ha avuto circa un mese fa l’ideona di bloccare le perdite di acqua fortemente radioattiva provenienti dai sotterranei allagati iniettando in profondità nel suolo una barriera di sostanze solidificanti ed imperbeabilizzanti. L’acqua radioattiva si è accumulata contro questo “muro” di contenimento, l’ha rotto e/o bypassato ed ora, oltre a riversarsi in mare, minaccia di traboccare anche verso l’alto e di trasformare rapidamente in una palude il terreno attorno a Fukushima.

  • Brain Project: presto avranno anche il nostro cervello

    Scritto il 12/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    Molto presto, il nostro cervello non avrà più segreti: non tanto per noi, quanto per i nostri futuri controllori. Benvenuti in Matrix, grazie al “Progetto Brain” annunciato da Obama e minimizzato dai media: sarà qualcosa di analogo al “Progetto Genoma”, spiega Giulietto Chiesa, e produrrà frutti altrettanto copiosi di quelli che inondarono la genetica e le Borse dell’Occidente. In un campo, tuttavia, del tutto diverso: “Brain Research Through Advancing Innovative Neurotechnologies” dovrà produrre un gigantesco balzo in avanti della conoscenza del funzionamento del cervello umano. «Il “Brain” si propone di sapere da dove nascono – e come – pensieri, sensazioni, sentimenti, ricordi. Fin dove si spinge la coscienza, dove sconfina nell’inconscio. Anzi, di più: cos’è la coscienza. E dove si trova». E attenzione: non stiamo parlando di un futuro remoto. «Il “Brain” ci dice che, tra dieci anni, più o meno, questo futuro sarà presente». Il cyber-androide “Frankenstein” sarà tra noi? Nel caso, «non sarà nostro amico».

  • Selvaggi, ma pacifici: i nostri antenati odiavano la guerra

    Scritto il 11/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Primo tabù infranto: la guerra non è nella natura dell’uomo. Secondo: a scatenarla non è la penuria, ma l’ingiustizia nella distribuzione delle risorse in tempi di abbondanza. Sono due ricercatori della finlandese Åbo Akademi, Douglas Fry e Patrick Söderberg, a fare a pezzi l’assunto cardinale del primo degli antropologi inglesi, Thomas Hobbes, per il quale la vita era «nasty, brutish and short». Il “brutish” era riferito a quell’incessante muovere guerra di tutti contro tutti che contraddistingueva lo “stato di natura”. Ebbene, tutto questo – su cui si basa l’egemonia planetaria anglosassone – è semplicemente falso. Lo affermano i due studiosi, il cui lavoro è apparso nell’ultimo numero di “Science” e su “Internazionale”. Fry e Söderberg hanno esaminato i comportamenti di 21 diverse tribù di cacciatori-raccoglitori tutt’ora nomadi, dislocate in tutti i continenti. Risultato: le aggressioni sono quasi sempre individuali e quasi mai organizzate. La guerra? Una pratica molto tarda, che quindi non può avere a che fare con lo “stato di natura” dell’essere umano.

  • Si fingono poveri: funziona, per tener buono il popolo

    Scritto il 10/8/13 • nella Categoria: idee • (7)

    Un Papa italo-argentino che rinuncia ai paramenti d’oro e un principe inglese che vuole che i primi vagiti del figlio vengano emessi in una casa borghese: gesti che, amplificati opportunamente dai media, portano acqua alla stasi sociale. «L’imbonitore mediatico è all’opera nella sua funzione di servizio d’ordine mentale», ed è «più efficace di un corpo d’armata per tenere a bada le rivendicazioni di giustizia e eguaglianza sociale», accusa Maria Mantello. Buonismo di facciata, «per rimuovere finanche le legittime aspirazioni di promozione sociale». Così, «la vittoria del turbo-capitalismo sembra piena, e va a braccetto con la religione che dei poveri fa gli eletti per il regno dei cieli». E i ricchi sempre più ricchi? «Per il momento si accontentano di recitare la parte dei poveri».

  • Se gli Usa aiutassero Grillo a salvare il paese dei cialtroni

    Scritto il 09/8/13 • nella Categoria: idee • (2)

    B. prometteva rivoluzione liberale, Stato di diritto, riforma della giustizia, efficientamento del paese, e ha mancato in tutto. Del resto, un paese pervaso storicamente da mentalità non liberali (marxismo, fascismo, cattolicesimo), come poteva divenire liberale? Vediamo che, invece, la partecipazione politica tende a scadere in forme di irrazionalità più rozze, cioè dall’ideologismo al tribalismo incentrato su capi carismatici e affiliazioni identitarie. Un paese  storicamente assuefatto a che la legge sia usata dal potere, anche giudiziario, secondo la convenienza di chi ha il potere, ed elusa quando possibile da chi non lo ha, come potrebbe divenire legalitario in virtù di qualche riforma? Un paese storicamente abituato a un potere che si compera il consenso col clientelismo nella spesa pubblica e nel pubblico impiego, come potrebbe divenire efficiente in qualche anno e per azione di forze interne ad esso?

  • Pd-Pdl, manovali del massacro sociale: e ora, tutti a casa

    Scritto il 08/8/13 • nella Categoria: idee • (1)

    Negli ultimi due anni Pd e Pdl hanno governato assieme, prima attraverso Monti poi direttamente. La politica di austerità, la disoccupazione di massa, il massacro sociale li hanno amministrati assieme. Pochi giorni fa Enrico Letta è andato in Grecia per ribadire la comunanza delle scelte politiche con il governo di quel paese e annunciando per l’autunno una nuova ondata di privatizzazioni. Quasi contemporaneamente una insegnante greca moriva di infarto allorché leggeva il proprio nome nella lista dei 25.000 dipendenti pubblici licenziati su ordine di quella Troika cui obbediscono Atene e Roma. Assieme Pd e Pdl hanno deciso di procedere alla controriforma della Costituzione, cercando addirittura di cancellare le procedure previste per la sua modifica, una sorta di golpe bianco. Assieme Pd, Pdl e il loro nume tutelare Giorgio Napolitano hanno sperato che la Corte di Cassazione cancellasse la condanna, non la prima e non l’ultima, di Silvio Berlusconi. Per poter continuare a stare assieme.

  • C’è chi dice no: Morales e Correa, l’America della libertà

    Scritto il 08/8/13 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Assistere alla festa che il governo ecuadoriano di Rafael Correa ha organizzato lo scorso 23 luglio in onore di Evo Morales, per manifestare la propria solidarietà nei confronti del presidente boliviano e per condannare l’offesa che quattro governi europei (fra cui il nostro) hanno inferto non solo a Morales, ma a tutto il popolo latinoamericano (mi riferisco ovviamente al caso Snowden), è stata l’esperienza più coinvolgente e interessante del mio lungo viaggio in Ecuador. A emozionarmi, più dei discorsi di Morales e Correa, è stato lo spettacolo delle migliaia di cittadini stipati nel Teatro Nacional de la Casa de la Cultura di Quito. Moltissimi gli indigeni (non solo militanti di organizzazioni come Fenocin, Cnc, Conaye, presenti con bandiere e striscioni, ma anche e soprattutto gente dei barrios e dei villaggi), a testimonianza del profondo risentimento di queste popolazioni nei confronti di un’arroganza coloniale che sopravvive al declino politico, economico, morale e civile dell’Occidente.

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