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Archivi degli autori rss

  • La Borsa è zona di guerra: gli Stati vacillano, vicini alla resa

    Scritto il 20/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    Trecento miliardi di capitalizzazione “bruciati” in un solo giorno sulle piazze europee: “La Borsa è zona di guerra”, titola la Cnn il 19 agosto, assistendo al  crollo simultaneo dei centri finanziari di tutto il mondo. «Di fatto – scrive Francesco Piccioni sul “Manifesto” – gli Stati sono stati mobilitati per “salvare il sistema finanziario”; per farlo hanno distrutto i propri bilanci, gonfiando oltre misura il debito pubblico mentre tagliavano disperatamente la spesa sociale per “reperire risorse”». Dopo la prima ondata di tagli, il sistema finanziario ha ricominciato il gioco della speculazione, solo che adesso «gli Stati non sono più una risorsa di denaro fresco, ma una parte del problema: per questo le misure avanzate da Merkel e Sarkozy non avrebbero potuto “rassicurare i mercati” neanche se fossero state cento volte più intelligenti».

  • Chiesa: mia la domanda che spaventò i golpisti di Mosca

    Scritto il 20/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    I memorabili eventi dell’agosto 1991 a Mosca hanno giocato un ruolo importante nella vita professionale e personale del famoso giornalista e uomo pubblico italiano Giulietto Chiesa, che a quel tempo lavorava nella capitale sovietica in veste di corrispondente dell’influente quotidiano di Torino “La Stampa”. «Mi ricordo bene quel 19 agosto 1991, che iniziò per me alle cinque del mattino. Ero tornato a tarda sera da un viaggio a Yakutsk (a sei fusi orari da Mosca), e all’alba fui svegliato da una telefonata da quella città: “Hai visto la Tv?”. Naturalmente ero addormentato e cadevo dalle nuvole. E in Tv davano “Il lago dei cigni”», racconta Chiesa a “Ria Novosti”. Nel comprendere subito che era in corso qualcosa di straordinario, il giornalista italiano si precipitò sulla sua auto e puntò verso il centro della città. Ma lì tutto appariva ancora perfettamente tranquillo.

  • Governare senza crescita: l’Europa non ha più soluzioni

    Scritto il 19/8/11 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Come si governa una società senza più crescita? Una società che verosimilmente non avrà più crescita nel senso e nella misura in cui gli economisti e i politici l’hanno intesa sino a ieri? La classe politica dirigente europea non sembra essere in grado di rispondere a questa domanda cruciale. Non lo è neppure la classe politica tedesca verso la quale in questi giorni si rivolgono tante aspettative. La cancelliera Angela Merkel è oggi il politico più in vista e più citato in Europa e in Occidente. Ma temo che sia sopravvalutata. Innanzitutto ha un ristretto spazio di manovra politica interna, dovendo fare i conti con un elettorato inquieto, ripiegato su se stesso, e con un partito che la guarda con crescente preoccupazione.

  • Grandi opere, peggio per tutti: quando lo capiremo?

    Scritto il 19/8/11 • nella Categoria: idee • (1)

    In epoca non sospetta, circa a metà degli anni Ottanta, sostenevo – peraltro senza che fosse una grande intuizione – che uno dei peggiori disastri che affliggevano il patrio suolo erano le grandi opere, ovviamente pubbliche. Forse ad ispirarmi erano state le letture di “Piccolo è bello” o quelle relative alla bioregione, ma soprattutto la terribile esperienza che avevo maturato di cosa avessero significato le grandi dighe per la produzione di energia elettrica sull’arco alpino e, meno, sull’arco appenninico. E qui rivolgo la mente certo al disastro del Vajont, ma anche a tutti quei paesi che vennero sommersi in nome dello sviluppo (progresso è un’altra cosa), talvolta senza neppure portar via i morti dai cimiteri. Ma di questo parlerò un’altra volta.

  • Futuro a chilometri zero: scendiamo dal treno del disastro

    Scritto il 19/8/11 • nella Categoria: idee • (2)

    Siamo milioni, abbiamo le idee chiarissime su come uscirne dalla crisi: tornare al territorio, accorciare le filiere. Ma manca ancora uno strumento essenziale: la politica. Qualcuno che organizzi l’oceano critico dei cittadini messi in pericolo dalle “manovre” europee taglia-diritti, figlie di un impianto ideologico oblsoleto e una prassi grottesca, quando non criminale: tassi d’usura per le speculazioni sul debito, popoli interi che pagano per gli errori e le razzie dell’élite finanziaria, e poi politici, giornali e imprenditori che, anche di fronte allo scenario di rovine che la globalizzazione selvaggia sta spalancando davanti agli occhi di tutti, ripetono le liturgie fanatiche del loro fallimento: crescita, grandi opere, trasporti mondiali di merci, “sviluppo”. E’ finita, per sempre: prima lo ammettono, e prima ci salveremo.

  • Gad Lerner: pagare le tasse a chi, a una banda di ladri?

    Scritto il 18/8/11 • nella Categoria: idee • (4)

    La stangata di ferragosto promulgata con il “cuore che gronda sangue” dal commediante che ci governa, non era inevitabile. Provvedere a una gestione risoluta dei conti pubblici nel precedente triennio della crisi mondiale, anziché inscenare la recita compiaciuta di una nostra falsa buona salute, ci avrebbe risparmiato questo tardivo e disperato ricovero in pronto soccorso. Ora pagheremo, e salato. Per di più con l’odiosa sensazione di pagare a dei ladri, visto che nel frattempo continuano a uscire le notizie dei bonifici da milioni di euro in ballo fra compari d’affari e politica: da Berlusconi a Dell’Utri; da Angelucci a Verdini; e compagnia bella.

  • Airaudo: guerra ai deboli? E noi assediamo il Parlamento

    Scritto il 18/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (3)

    La Fiom adotta il modello dei No-Tav valsusini e lancia l’“assedio” popolare del Parlamento: «Vogliono usare la crisi per introdurre – di contrabbando, ma nemmeno troppo – la possibilità di licenziare». Risultato: «Sarà la guerra ai più deboli», senza più neppure le protezioni di prima: aggirando l’articolo 18, ogni dipendente potrà finire sulla strada da un giorno all’altro. Di qui l’appello che Giorgio Airaudo, responsabile del settore auto del sindacato metalmeccanico della Cgil, lancia agli “indignados” d’Italia: «Facciamo sentire la nostra voce e occupiamo l’agorà in modo permanente». Obiettivo: affollare le piazze attorno ai palazzi del potere, “assediare” pacificamente il Parlamento e mettere sotto pressione la “casta”: chi firma decreti “lacrime e sangue” avrà sul collo la voce dei cittadini.

  • Attenti a quei due: Sarkò e Merkel commissariano l’Europa

    Scritto il 17/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (Commenti disabilitati)

    Adesso basta: Nicolas Sarkozy e Angela Merkel dettano la nuova strategia della politica economica del Vecchio Continente: no agli “eurobond” cari a Tremonti, sì alla tassa sulle transazioni finanziarie; pareggio di bilancio da inserire nelle Costituzioni e, ancora una volta, «promozione della crescita». Il messaggio di fondo è ormai chiaro, scrive Matteo Cavallito sul “Fatto Quotidiano”: Parigi e Berlino prendono ufficialmente la guida della carovana europea lanciando una nuova politica di gestione dell’economia continentale. Obiettivo: difendere il sistema europeo vacillante, dopo l’ondata speculativa che ha messo in crisi anche le “locomotive virtuose”. Prezzo da pagare: fine delle sovranità nazionali e taglio del welfare per abbattere i costi della spesa sociale.

  • Cibo, prezzi alle stelle: corsa alla terra, l’oro di domani

    Scritto il 17/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Chiedetevi perché il finanziere George Soros sta puntando tutto sui beni primari: acqua e terra. La nuova frontiera del business è la più antica: grano, riso, mais. In altre parole, cibo. Tra un po’ varrà più dell’oro, avverte Mike Adams su “Natural News”: mentre il dollaro vacilla, i prezzi alimentari sono saliti alle stelle in tutto il mondo, e per l’Onu l’inflazione del settore alimentare sta volando al 30%. E non è che l’inizio: importare cibo potrà costare il doppio fra un paio d’anni, e forse lo stesso avverrà nel biennio successivo. Secondo le previsioni più critiche, nel giro di qualche anno il costo dei generi alimentari sarà aumentato del 400%. Vie d’uscita? «Prepariamoci a tornare alla terra, cominciando dall’allestire un orto per il consumo famigliare».

  • Difendersi dalla tempesta: la lezione della valle di Susa

    Scritto il 16/8/11 • nella Categoria: segnalazioni • (1)

    Da Maurizio Tropeano della “Stampa” a Marco Imarisio del “Corriere della Sera”, sono stati molti i giornalisti italiani che, in questi mesi, hanno battuto i ripidi sentieri di Chiomonte e respirato lacrimogeni, insieme ai No-Tav, cercando di raccontare quello che vedevano – la protesta popolare, la repressione – sforzandosi di decifrare cause e ragioni, senza enfatizzare l’inevitabile contabilità dell’ordine pubblico, tra lanci di pietre e manifestanti feriti da proiettili fumogeni sparati anche ad altezza uomo. “Isolare i violenti”, è stato il mantra recitato dai politici che contano, nelle agitate settimane di luglio: come se il seme della violenza fosse un’erba cattiva che cresce spontanea. «La violenza è inevitabile, se la politica “dialoga” solo coi manganelli», risponde a distanza lo scrittore Erri De Luca.

  • Persino da Putin ci tocca imparare l’orgoglio della dignità

    Scritto il 16/8/11 • nella Categoria: idee • (3)

    Vorrei raccontarvi di questo fatto curioso ed esotico accaduto nei primi giorni di questa settimana nell’affascinante cornice del concorso Čajkovskij. Ai tempi remoti dell’Unione Sovietica, il concorso Čajkovskij era la massima assise e la più splendente vetrina della cultura musicale dei soviet. A quel tempo in quel disgraziato Paese la cultura musicale classica era ritenuta un’arma micidiale puntata contro l’Occidente; nell’impero del male si contava il più alto tasso mondiale di musicisti di eccellenza; un’arma letale puntata, al pari dei missili atomici, contro il mondo libero. E così come i missili venivano esibiti nell’imponente sfilata sulla piazza Rossa, allo stesso modo i musicisti venivano esibiti sui palcoscenici del concorso Čajkovskij.

  • Rapinare l’Italia: la truffa del “risanamento” Bce-Draghi

    Scritto il 16/8/11 • nella Categoria: idee • (2)

    Quando l’Italia si sbarazzò dell’Iri, che era stata la più grande azienda del mondo al di fuori degli Usa, ottenne solo una riduzione dell’8% del debito: se oggi la Bce impone la manovra “lacrime e sangue”, è perché spera di costringere l’Italia a privatizzare quel che le resta, a cominciare da Eni, Poste e Finmeccanica. Questi i veri obiettivi della drastica politica di “risanamento” imposta dalle lobby finanziarie al riparo della Commissione Europea: lo afferma Daniele Scalea, segretario scientifico dell’Isag, Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie, nonché redattore della rivista “Eurasia”. Tesi: il debito è l’alibi di chi vuol mettere le mani sui beni pubblici. Le privatizzazioni? Non hanno mai risolto il problema. Al contrario, paesi come l’Argentina sono “risorti” battendo la strada opposta: rifiutando di pagare.

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