Archivi degli autori 
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Decrescita: anche noi lotteremo contro la Torino-Lione
I fatti delle ultime ore ci hanno fatto ritenere di ribadire il nostro appoggio alla protesta contro la costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione. Il circolo di Torino, attraverso alcuni dei suoi soci, è rimasto la scorsa notte al presidio della Maddalena fino a che i lacrimogeni lo hanno permesso, ma già nel passato non aveva fatto mancare il suo apporto, nella manifestazione del 23 gennaio 2010 a Susa, in alcune serate trascorse al presidio di Sant’Antonino di Susa e nell’organizzazione di una conferenza dal titolo “DecresciTav” in cui si esponevano i motivi per il “no” alla costruzione di questa infrastruttura in riferimento al pensiero della Decrescita.
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Giulietto Chiesa: i No-Tav ci aiutano a difendere l’Italia
«Si può essere più antichi di coloro che credono nelle botte come un modo per risolvere il problema? Anche il rispetto della volontà popolare fa parte della storia del progresso». Parola di Furio Colombo, che Giulietto Chiesa cita nel suo ultimo video-editoriale all’indomani dell’alba di guerriglia vissuta coi No-Tav nella trincea di Chiomonte. Costretto con un migliaio di profughi a cercare scampo nel bosco, Chiesa non ha dubbi: la Torino-Lione non si farà mai e la ritirata dei valsusini da Chiomonte è stata un successo, perché ora l’Italia si accorgerà che la cricca che vuole devastare la valle di Susa è la stessa a cui gli italiani hanno appena impartito la storica lezione dei referendum per i beni comuni.
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Travaglio: fermeremo questa Tav di ladri e cialtroni
Si è arrivati ai manganelli, al lancio di oggetti tra una popolazione esasperata da una minaccia così catastrofica come quella di un cantiere di 15/20 anni che avvelenerà chiunque abiti nei dintorni e i poliziotti che sono stati purtroppo mandati a presidiare ditte private che hanno vinto appalti tutt’altro che in maniera trasparente, affinché possano iniziare i lavori in tempo per non perdere i preziosi finanziamenti europei, come se i finanziamenti europei li dovessimo prendere per forza, se l’Europa un giorno decidesse di finanziare una fabbrica che spara merda sulla gente noi cosa facciamo, soltanto per prendere i finanziamenti europei spariamo merda sulla gente?
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Caro Serra, apri gli occhi: i No-Tav tifano per tutti noi
Caro Michele Serra, anche se non ti conosco di persona, ti parlo con la confidenza di chi ti legge da decenni. Sono sicurissimo che nella tua casella e-mail, dopo la tua “Amaca” del 28 giugno sulla Tav, si sta riversando un subisso di messaggi, compresi quelli molto sgradevoli e arrabbiati. E ti riferiranno pure che la blogosfera e i social network sbucciano ogni singolo rigo della tua riflessione. In anni di polemiche ti sarai fatto una buccia molto grossa. Mi chiedo fino a che punto questo tegumento protettivo, una mesta corteccia di pantofole, finirà per coincidere con il cinismo conservatore che da tempo ha vampirizzato il cinismo arguto del satiro che fu. Un tempo il tuo cinismo era civismo. Oggi è solo un distacco ammodo e perbene dai rumori di questo mondo fastidioso.
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Trionfo No-Tav: l’Italia scopre la resistenza della val Susa
Lunedì 27 giugno 2011: data che lascerà un segno nella disastrata agenda politica italiana, grazie all’eroica resistenza civile dei No-Tav che hanno costretto il governo all’uso della forza per sequestrare la valle di Susa, facendo esplodere una protesta che sembra aver finalmente aperto gli occhi all’opinione pubblica nazionale rinvigorita dai referendum e sempre più stanca di ladri e cialtroni. I nano-politici che pensavano di schiacciare una volta per tutte il dissenso contro la Torino-Lione ricorrendo ai lacrimogeni hanno commesso il più clamoroso degli autogol: i valsusini, fino a ieri assediati nella trincea della “Libera Repubblica della Maddalena”, ora vedranno ribaltato il loro ruolo e potranno guidare l’assedio democratico, fino alla vittoria finale.
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Sams’K a Torino: libertà per l’Africa, nel segno di Sankara
Musica dal cuore dell’Africa per rinnovare un sogno: quello di Thomas Sankara, presidente e martire del Burkina Faso, la “terra degli uomini integri”, assassinato nel 1987 dopo aver osato chiedere la cancellazione del debito del terzo mondo, al termine di quattro anni di rivoluzione nei quali l’ex Alto Volta era uscito a testa alta dalla schiavitù post-coloniale. Ora arriva in concerto a Torino la voce più autentica della rivoluzione sankarista, il cantante reggae Sams’k LeJah, tuttora “anima” della rivolta che sta scuotendo il paese, caduto sotto il dominio del dittatore Blaise Compaoré. Una serata speciale, quella di Torino il 28 giugno, per risvegliare l’orgoglio della comunità africana. Sankara resta un simbolo di libertà e riscatto: con visionaria preveggenza, ha insegnato che l’Africa ha tutto per vivere bene, purché l’Occidente smetta di sfruttarla.
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Veglia No-Tav, fiaccole e preghiere aspettando la polizia
Ci saranno anche Giulietto Chiesa, Paolo Ferrero e Marco Revelli a popolare la “notte più lunga” di Chiomonte, dove i valsusini si apprestano a fare resistenza passiva di fronte al temuto sgombero dell’area occupata per impedire l’avvio dei cantieri della Torino-Lione. Le voci corrono: dopo l’ultimatum di Bruxelles per aprire ad ogni costo il cantiere entro il 30 giugno, il blitz degli agenti antisommossa è ormai atteso lunedì 27 giugno, alle prime luci dell’alba o addirittura prima, col buio. I valsusini si preparano: l’appello alla mobilitazione popolare è già scattato, domenica 26 gli abitanti sfileranno in una lunga fiaccolata da Chiomonte al “presidio” della Maddalena, dove poi i cattolici daranno vita a un’intera notte di veglia collettiva di preghiera, accanto a operai e sindacalisti Fiom schierati coi No-Tav.
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«Ci attaccano stanotte», vigilia di tensione in valle di Susa
«Ci attaccano questa notte». «Ma? Ho saputo da mia cugina che è amica di un poliziotto… che conosce un altro carabiniere… che forse arrivano lunedì o martedì». Ognuno attinge informazioni vere o presunte attraverso la rete che possiede: allarme rosso. Da giorni si torna a casa, dopo aver fatto la spesa, essere stati alla posta o alla banca, avendo incrociato pezzi di discorso: Ci attaccano? Ma che parola è? E’ entrata nel nostro lessico abituale? Da giorni ci si sveglia la notte pensando «non sono arrivati», nessun sms è arrivato. Abbiamo accettato di essere davvero in guerra? Ci stiamo abituando ad elicotteri in perlustrazione, spostamento di mezzi, allarmi continui.
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Difendiamoci da quest’Europa che ci dichiara guerra
La Grecia è il nostro domani, anzi: il nostro domani mattina. La Grecia siamo noi. Non so se tutti abbiano chiaro quello che sta accadendo, io lo vedo così: è in corso un grande esperimento, un esperimento cruciale che potrebbe coinvolgere il destino dell’Europa intera; se funziona in Grecia, lo applicheranno dappertutto, compresa l’Italia. Non è una questione di solidarietà col popolo greco: si tratta di noi. La logica di Francoforte, dei grandi centri del potere finanziario mondiale è già entrata in aperta collisione col patto sociale che ha gestito i rapporti europei negli ultimi sessant’anni. Questo patto sociale ha consentito all’Europa di vivere come sappiamo, di diventare quello che è. Oggi non sta più in piedi: perché i popoli sono diventati il problema, per le grandi banche.
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Beni comuni, il popolo boccia i partiti e ridisegna l’Italia
S’è risvegliato, ha gridato, ha lottato con grande passione e impegno, il popolo dei beni comuni. Ci sono voluti tanti anni, ma ce l’ha fatta. La grande occasione che ha permesso agli italiani di risentirsi cittadini degni di tale titolo è stata data dall’acqua, dalla rivolta contro la sua mercificazione. L’acqua è diventata parte integrante dell’agenda politica italiana da una decina d’anni. In realtà, la sfida per l’acqua sinonimo di vita e non merce, l’acqua come bene comune pubblico su cui fondare la garanzia del diritto umano alla vita per tutti, covava nelle nostre società da una trentina d’anni, da quando è cominciato lo smantellamento dello Stato sociale, del benessere, dei diritti.
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Monnezza per seppellire De Magistris, temuto da tutti
No, non è una battuta sui sacchetti multicolori. Ma un dubbio amaro che viene guardando le foto della rivolta napoletana di stanotte. De Magistris si è insediato da appena una settimana, e la città è percorsa da una rivolta come mai si era verificato negli anni scorsi. Ma non avevano votato ieri per De Magistris con percentuali bulgare? Ora gli stessi si rivoltano contro di lui, senza neanche dargli il tempo di attaccare il cappotto? Non solo. Nelle foto si vede gente a volto coperto (mascherine anti miasmi, si come no) che sbandiera tutta contenta sopra mucchi di monnezza. Dove sono le forze dell’ordine? Dove sono i soliti manganelli, sempre pronti all’uso in questi casi?
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Rivoluzione: basta soldi a quest’Europa che ci rapina
Perché i lavoratori, i cittadini, il popolo greco dovrebbero impiccarsi alla corda degli strozzini di tutta Europa? Perché la Grecia dovrebbe rinunciare a stato sociale, diritti, regole, sicurezza; vendere all’incanto i propri beni comuni, a partire proprio dall’acqua, per far quadrare i conti delle grandi banche europee e americane? Questa è la domanda di fondo che si pone oggi in quel paese e, a breve, in tutta Europa. Si dice che i debiti devono essere sempre pagati, e così quello pubblico della Grecia. Tuttavia quando due anni e mezzo fa le principali banche occidentali rischiavano il fallimento, i governi stanziarono da 3.000 a 5.000 miliardi di euro, secondo le diverse stime, per salvare le banche private ed i loro profitti.