Archivi degli autori 
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Arrigoni era condannato: Israele temeva la sua voce
La salma di Vittorio Arrigoni arriverà in Italia attraverso l’Egitto, evitando il territorio di Israele: una risposta simbolica, postuma, a chi aveva fatto di tutto per far tacere la sua voce. Lo aveva minacciato, arrestato, torturato. Fino a farlo uccidere, per mano di killer “salafiti”? A rilanciare questa tesi è Patrizia Cecconi, presidente dell’associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese: sapevamo – dice commossa da piazza Montecitorio il 15 aprile – che Vittorio a Gaza aveva le ore contate. «Lo dicevano già Golda Meir e Ben Gurion: Israele teme i poeti più che le bombe». Drammatico preavviso, l’omicidio di un altro testimone chiave delle atrocità israeliane, il regista Juliano Mer-Khamis.
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Il rogo finale del Caimano, in un deserto di macerie morali
Quando uscì cinque anni fa “Il Caimano” di Nanni Moretti, a destra fu tutto un “dagli all’untore”, per quel finale in cui il presidente eversore faceva esplodere di fuochi il palazzo di giustizia. Eversivo era solo immaginare che eversore potesse essere Berlusconi, questo il refrain di pasdaran e cheerleader mediatiche del corruttore di Arcore. E anche a sinistra, non nascondiamocelo, molti pensarono che Nanni esagerasse, o andasse metabolizzato come “licenza poetica”: Berlusconi andava contrastato politicamente, programma contro programma, senza scomposte accuse di “regime” o – Dio ne scampi – appelli a scendere in piazza per difendere la democrazia in pericolo.
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Thyssen, condanna storica: fermerà le stragi sul lavoro?
La sentenza a carico dei dirigenti della ThyssenKrupp è molto dura. Su un punto fondamentale, quello di giudicare gli investimenti in tema di sicurezza consapevolmente non effettuati come prova di omicidio volontario da parte dell’amministratore delegato, la Corte ha accolto in pieno le richieste dell’accusa. Come si aspettavano familiari e compagni delle vittime. Condannando la massima autorità dell’impresa al massimo della pena proposta dai Pm, sedici anni, e cinque dirigenti a pene che vanno da dieci anni – un anno in più rispetto alla richiesta – a tredici e mezzo, la sentenza riafferma con estrema forza un principio cruciale: di lavoro non si può, non si deve morire.
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Restiamo umani: ciao Vittorio, non ci arrenderemo
Ci siamo svegliati piangendo, questa mattina. Hanno ucciso Vittorio Arrigoni. E’ la morte di un eroe del nostro tempo, che sempre di più avrà bisogno di eroi. Vittorio Arrigoni è stato ucciso perché chi uccide non tollera testimoni. Ma anche perché la spirale di follia in cui questo mondo sta scivolando richiederà sempre più sangue, sull’altare dei potenti. Il modo migliore per onorare la sua memoria sarà quello di prepararci a fronteggiare un’ondata di violenza che sarà proporzionale alla gravità della crisi in cui si dibattono i poteri che hanno portato il mondo nella tempesta che è già cominciata.
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Habemus Papam, Moretti e la solitudine del numero uno
Non è una fiction, ma un apologo sul potere, la solitudine, il bisogno (e la mancanza) di affetto. Un film spesso folgorante. Dove Michel Piccoli, che intere generazioni hanno conosciuto come impeccabile e algido seduttore, ora incanta nel ruolo di un pontefice che annaspa in cerca di umanità. Esplorare il labirinto vaticano è un’operazione delicata. Ne vengono fuori in genere polpettoni a grandi tinte o bozzetti edificanti dal tono clerical-nasale. Nanni Moretti nel suo “Habemus Papam” spariglia le carte, perché non vuole ricreare in cartapesta un presepe ecclesiale, ma pungola gli spettatori a seguire l’avventura di un personaggio, si potrebbe dire di un’anima. Il Papa inadeguato. Il Papa che urla «non ce la faccio» e si rifiuta di apparire sulla Loggia delle Benedizioni.
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Ucciso Arrigoni: denunciò le atrocità di Israele a Gaza
Era la spina nel fianco di Israele, la voce di Gaza sotto le bombe al fosforo bianco. Lo hanno ritrovato con gli occhi bendati: non doveva vedere più. Il corpo senza vita di Vittorio Arrigoni, 36 anni, coraggioso reporter indipendente, è stato rinvenuto nella notte fra il 14 e il 15 aprile in un appartamento di Gaza City al termine del blitz organizzato da Hamas per tentare di salvarlo. Sarebbe stato soffocato o strangolato, molto prima dell’ultimatum lanciato dai rapitori, appartenenti – secondo le rivendicazioni ufficiali – a un gruppo salafita islamico ultra-radicale, vicino ad Al Qaeda. L’atroce morte di Arrigoni rappresenta in realtà una svolta per i “falchi” di Tel Aviv: Vittorio era rimasto l’unico, sul campo, a testimoniare le atrocità israeliane contro la popolazione palestinese.
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Italia unica al mondo: il vero scandalo della prescrizione
Mentre si discute della legge veramente vergognosa sulla cosiddetta “prescrizione breve” ora all’esame del parlamento italiano, la stragrande maggioranza degli italiani non sa di uno scandalo infinitamente più grande: il semplice fatto che la prescrizione può scattare a processo già iniziato. In tutte le altre grandi democrazie al mondo – ripeto: tutte tranne l’Italia – “l’orologio” della prescrizione si ferma nel momento della prima azione giudiziaria o dell’inizio di un processo. Perché? Per non incoraggiare strategie di dilazione tramite mille cavilli, in modo da fare decidere il processo non sul merito delle prove ma sulla base del tempo e della capacità degli avvocati di rimandare la giustizia.
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Sarroch, morire sul lavoro nel “paese dei Moratti”
L’ennesima morte bianca – un giovane operaio rimasto intossicato durante la pulitura di una cisterna e due compagni di lavoro ricoverati in ospedale – riaccende i riflettori sul caso della raffineria Saras di Sarroch, in Sardegna, “impero” della famiglia Moratti, dove già nel maggio 2009 erano morti tre addetti, sempre ingaggiati da ditte esterne che lavorano in appalto. Aperta l’inchiesta, lavoratori in sciopero e sindacati sulle barricate: «La dinamica sembra ripetersi», denuncia Vincenzo Scudiere della Cgil, perché l’operaio morto «effettuava un’operazione di pulitura in un sito che pare non fosse stato bonificato».
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Cemento Italia: ogni 4 mesi nasce una nuova Milano
Il cemento si sta mangiando l’Italia, al ritmo di 10.000 ettari di territorio all’anno: ogni 4 mesi è come se nascesse una nuova Milano. Periferie sempre più estese, arterie stradali, maxi-parcheggi e capannoni. Grappoli disordinati di sobborghi residenziali e centri commerciali sorti in mezzo alle campagne. È l’ambiente nel quale vivono 6 italiani su 10. Lombardia, Veneto e Campania guidano la classifica: cresce l’asfalto, la terra soffre, va in crisi il sistema idrogeologico. Mancano regole a tutela del suolo, aumentano i danni ambientali e i costi sociali. È il nuovo allarme lanciato dal rapporto Ambiente Italia 2011, promosso da Legambiente: insieme agli spazi verdi, spariscono ettari preziosi per l’agricoltura, che vanta un export da 26 miliardi di euro.
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Sangue in Siria, Assad si rassegni e conceda la libertà
«La libertà costa cara. Voi europei sapete bene quanto avete pagato per conquistarla in Italia, in Francia, e altri in America e in Giappone. Beh, adesso tocca a noi siriani. Come voi, dobbiamo lottare. S’è sparso sangue nel Paese, e altro ne scorrerà. Però, non c’è altra scelta». Così parla l’anziano avvocato Haythem al-Maleh, 80 anni, in libertà dopo un anno e mezzo di prigione. Già magistrato, negli anni ’50 e ’60 «quando la magistratura siriana era forte e indipendente», al-Maleh è un dissidente storico: il padre dei diritti civili in Siria, un paese nel quale i dissidenti sono stati incarcerati e decine di migliaia, torturati e uccisi. Un paese ora in fiamme, che non crede più alle promesse del giovane presidente Bashar Assad.
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Terrore nucleare: fuga da Fukushima, centrale evacuata
Quello che tutti temevano, e che le autorità giapponesi hanno tentato fino all’ultimo di negare, sta avvenendo: la centrale di Fukushima è completamente fuori controllo e potrebbe dare origine alla più grave catastrofe nucleare della storia. L’ennesima scossa di terremoto il 12 aprile ha indotto Tokyo a innalzare a 7 il livello di rischio, lo stesso di Chernobyl, e a ordinare l’evacuazione precipitosa dell’impianto, dove i tecnici – dopo il disastro dell’11 marzo, terremoto e tsunami – non sono mai riusciti a fermare la fuga di materiale radioattivo che sta contaminando il Giappone. Se dovesse esplodere uno dei reattori, avverte l’esperto nipponico Hirose Takashi, collasserebbero anche gli altri: e a quel punto nessuno può dire fin dove arriverebbe l’ondata di morte.
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La profezia di Technocracy: il libero mercato ci sterminerà
Siamo senz’acqua, senza più suolo fertile sufficiente, senza materie prime abbondanti. E non abbiamo soluzioni: il “sistema dei prezzi”, quello che regola l’economia mondiale, sa solo prelevare risorse e fare business, evitando di pensare al futuro, mentre il mondo sta letteralmente scoppiando a causa del boom demografico. «A lungo termine, le attività connesse al Sistema dei Prezzi portano alla rovina. Quando le risorse saranno esaurite, cosa accadrà? Quel momento sta arrivando». Sembra una profezia del terzo millennio, invece ha una data sbalorditiva: 1948. Già allora, l’americano Howard Scott elaborò la risposta: “Tecnocracy”. Gestione lungimirante di suoli, acque, rifiuti, crescita controllata: sviluppo sostenibile, all’indomani di Hiroshima.