Archivi degli autori 
-
Camusso: vogliono trasformare le fabbriche in caserme
E’ l’impostazione della vertenza che rende tutto un po’ incredibile e soprattutto questa idea che bisogna costruire fabbriche come caserme, fatte come caserme autoritarie. Ci abbiamo messo molti anni a introdurre democrazia e libertà nei luoghi di lavoro e questo appare a noi un grande arretramento. Si sta costruendo un vulnus alla democrazia. Le caserme non sono più efficienti e anzi, se ne parliamo in questo Paese lo sono poco, perché rinunciano al contributo delle persone e alla loro partecipazione. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi fa spettacolo e ha abdicato al suo mestiere. Non mi aspettavo che dimostrasse comprensione verso la minaccia della Fiat di abbandonare Torino: in un paese normale, di fronte a un’impresa che vuole fare investimenti, l’esecutivo avrebbe dovuto chiamare l’impresa e verificare gli investimenti.
-
Cristiani sotto attacco: ma chi ha seminato l’odio?
Oggi, la diffusa sensazione in Occidente è che le comunità cristiane asiatiche e africane siano in pericolo. E’ vero. Quel che non si dice, però, è che tale intollerabile situazione rappresenta la risposta inadeguata, ingiusta e spesso criminale a uno stato d’ingiustizia e di disagio. Il mondo musulmano si sente a sua volta aggredito e – commettendo un madornale errore – ritiene che la Modernità occidentale e il cristianesimo siano tutt’uno. Falso, sbagliato, insostenibile. La Modernità occidentale – individualista, materialista, fatta d’individui schiavi dei loro vizi e dei loro interessi – è all’antitesi del cristianesimo. Questo è l’errore di molti musulmani: i fondamentalisti islamici ne approfittano.
-
Inferno Tunisia: «Il lavoro è un diritto, banda di ladri!»
Dal 17 dicembre, la Tunisia è teatro di scontri che sono scoppiati in una regione svantaggiata e che si sono diffusi in tutto il Paese con movimenti di protesta. Il potere reagisce con un giro di vite autoritario. «Durante i suoi 23 anni di regno, Ben Alì ha dimenticato le regioni interne del Paese; ora i dimenticati della Repubblica si sono ricordati della sua buona memoria!». E’ così che l’economista Abdeljelil Bedoui commenta gli scontri che sono scoppiati il 17 dicembre a Sizi Bouzid (nella zona centro occidentale del Paese) e aggiunge: «Questi movimenti di protesta popolare si sono innescati in una regione che registra il record di 32,3 per cento di disoccupazione, il più alto del Pease. Questi giovani sono trattati con disprezzo, umiliati dalle autorità e non trovano ascolto né un ambito in cui esprimersi».
-
Le guerre americane, la crisi e la dittatura del debito
Ormai viene ammesso senza remore da commentatori di differente ispirazione, come Innocenzo Cipolletta e Loretta Napoleoni. Alle origini dell’attuale crisi economica ci sono le guerre in Iraq e in Afghanistan. Per finanziare imprese militari che gli Stati Uniti non potevano permettersi, l’amministrazione americana, attraverso la Federal Reserve, quasi azzerò i tassi di interesse, in modo da avere disponibilità dei capitali ingenti liquidi che le necessitavano. Tutti i governi occidentali furono obbligati, come sempre accade, a fare lo stesso per reggere il passo.
-
Addio Fabbrica Italia, prepariamoci ad archiviare l’auto
L’unica certezza è che gli operai vedranno peggiorare le loro condizioni di lavoro, mentre l’ipotetico rilancio della Fiat – che spera di vendere milioni di auto, non si capisce a chi – resta un programma ancora vago, senza impegni precisi. Per i 5200 dipendenti di Mirafiori (età media 48 anni, molte le donne) il futuro è tristemente chiaro: 18 turni, otto ore filate senza mangiare, tre pause per i bisogni fisiologici, 120 ore di straordinario obbligatorio e il divieto di ammalarsi in prossimità delle feste. Scoraggiato lo sciopero, i rappresentanti dei lavoratori saranno scelti da chi ha sottoscritto il diktat della Fiat.
-
Caro Marchionne, se Mirafiori chiude non sarà una festa
Il “Marchionne show” a Detroit resterà negli annali dell’imprenditoria italiana. Alla vigilia del referendum su Mirafiori, l’amministratore delegato della Fiat ha ripetuto molte cose che aveva già detto. A partire dal fatto che, se l’accordo passerà con almeno il 51 per cento, il Lingotto andrà avanti con i suoi investimenti, mentre se vinceranno i no allora «si chiude», il gruppo se ne va a produrre altrove. La logica è sempre la stessa: tecnicamente ricattatoria. Con tutto il rispetto, non saprei trovare altre definizioni. Ma stavolta c’è di più. Il “ceo” italo-svizzero-canadese ha condito questo avvertimento con una chiosa che mi ha colpito. Nel confermare che se il referendum non passa la Fiat chiuderà Mirafiori e procederà alla delocalizzazione dell’impianto in Serbia o chissà dove, Marchionne ha aggiunto: «E ce ne torneremo a festeggiare a Detroit».
-
La Cina assorbe il nostro debito: si sta comprando l’Europa
Il sorpasso è vicino. Nel grande portafoglio cinese, gonfio di contratti tedeschi e spagnoli appena firmati dal vicepremier Li Keqiang, presto saranno custoditi più bond europei che titoli di Stato americani. Lo stock del debito pubblico europeo in mani cinesi oggi sarebbe pari a circa 630 miliardi di euro. «L’euro e i mercati finanziari europei – afferma il presidente della Banca Popolare cinese, Gang Yi – sono e saranno uno dei settori di investimento più importanti per le riserve cinesi in valuta estera». Affari e politica, una contabilità doppia: la Cina assorbe il debito e in cambio acquista aziende e tecnologia. Ultimo caso, la Spagna: da una parte intese commerciali per un controvalore di 7,3 miliardi di euro, dall’altra l’impegno di Pechino a sottoscrivere titoli di Stato iberici per circa 6 miliardi di euro.
-
«D’Alema poteva convincere Lula a estradare Battisti»
Se solo il governo Berlusconi fosse «uscito dalla sua autoreferenzialità» e avesse chiesto aiuto al centrosinistra, oggi l’estradizione di Cesare Battisti sarebbe assicurata: lo sostiene la giornalista della “Stampa” Antonella Rampino, intervenuta a più riprese sui media in questi giorni. «Massimo D’Alema ha un forte rapporto con Lula, per cui fece anche la campagna elettorale. E Piero Fassino ha ottime relazioni con l’attuale ministro degli esteri, Franco Frattini. Se il governo avesse incaricato il Pd di svolgere una mediazione col Brasile – ha ripetuto Antonella Rampino a “Omnibus”, la trasmissione de “La7” l’8 gennaio facendo eco al commento espresso il giorno prima dal presidente Napolitano («Non ci siamo fatti capire») – oggi il caso Battisti sarebbe certamente risolto».
-
Il boss mafioso Khodorkovsky e i predatori della Russia
Non mi straccio le vesti sul caso Khodorkovsky, e chi lo considera un martire delle libertà è vittima di una disinformazione clamorosa. E di una Babele politico-mediatica che finisce col rendere tutti più ignoranti. Sakineh, Battisti, Khodorkovsky: che differenza c’è? Credo di saper riconoscere un mafioso, e posso affermare che Khodorkovsky è stato un mafioso tra i più pericolosi. Che invece di pentirsi, restituire il bottino nascosto nei paradisi fiscali e chiedere perdono alle sue vittime, finanzia campagne di pubbliche relazioni che hanno raggiunto il surreale, accostandolo a Sacharov, Gandhi, e tra un po’ anche a Gesù Cristo. Quando si tratta, al massimo, di un oligarca sconfitto in una guerra di potere, e imprigionato con procedure discutibili.
-
Missili, miliardi e tumori: il noir della Sardegna radioattiva
I ragazzi di Mama Sabot, gli scrittori e i giornalisti che hanno intrapreso l’inchiesta sul poligono militare di Perdas de Fogu, dalla quale con Massimo Carlotto hanno prodotto l’omonimo romanzo noir mediterraneo, stanno girando la Sardegna e l’Italia per parlare alla gente di questa questione spaventosa che viene regolarmente ignorata dai media locali. Il collettivo sardo sta dando prova di come la letteratura può profondere nella società un grande impegno di rilevanza essenziale. Le loro conferenze sono diventate l’epicentro dei gruppi di azione contro le installazioni militari in tutta Italia. La lettura del romanzo è duplice, gli intenti narrativi nascono da un meticoloso lavoro di inchiesta che parte dalle contorsioni istituzionali, passa per gli interessi della Nato e arriva sino al cuore della Sardegna, che si svela sporco, velenoso e radioattivo.
-
Sardegna nucleare: la verità sul poligono della morte
Sapevamo già tutto, ma nessuno ne parlava perché mancavano le analisi. Ora ci sono anche quelle, e parlano chiaro: il 65% dei pastori nei dintorni del poligono militare del Salto di Quirra è malato di leucemia. Sotto accusa, le “polveri di guerra” che lasciano sul terreno i proiettili di artiglieria e i razzi esplosi, bombe che si teme contengano anche uranio impoverito. Responsabile, secondo il comitato civico “Gettiamo le Basi”, di tumori che hanno colpito 40 civili e 23 militari. Dopo le anticipazioni sul dossier dei veterinari delle Asl di Cagliari e Lanusei, esplode in Sardegna il caso della “sindrome di Quirra”: allevamenti in pericolo, agnelli deformi, pastori che stanno morendo di leucemia.
-
Rossi: scandaloso che i nostri applaudano Marchionne
La vicenda Fiat? Un’altra occasione persa dal Paese. E prima ancora dal Pd. Perché la Fiat ha avviato a Pomigliano una strategia che punta a dividere i sindacati. Mi rendo conto che esiste un problema reale sui livelli di produttività imposti dalla globalizzazione, come ho chiaro che la durezza della Fiom ha incentivato Sergio Marchionne su questa strada. Ma alla fine, se una migliore produttività non si coniuga con la democrazia, l’unico risultato è che i diritti regrediscono. Anche alla Volkswagen hanno chiuso un accordo che rilancia la produttività, ma lì i sacrifici sono stati distribuiti sui vari livelli, garantendo l’occupazione e investendo in innovazione.