Archivi degli autori 
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Con che coraggio date lezioni ai ragazzi in rivolta?
Vi racconto cosa mi è successo. Ero a Roma per lavoro, e durante una riunione ho seguito dal computer la votazione sulla sfiducia. Ho visto lo spettacolo pietoso del parlamento ridotto a mercato delle vacche e teatrino, dove tutta l’attenzione si appuntava su quella decina di onorevoli che il giorno prima si erano prodotti in dichiarazioni vanziniane sul loro voto: non lo so, non ci ho ancora pensato, dipende, ne discuterò con la mia coscienza. Ho visto il disastro e il ridicolo. Mi sono depresso. Mi è mancata l’aria. Sono uscito. Per caso, mi sono trovato nel mezzo della manifestazione studentesca nei momenti del maggior casino.
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Giovani spaventati: la crisi sta arrivando in famiglia
Hanno tutti un “profilo” su Facebook e passano il tempo davanti ai video di YouTube, ma non sono ottimisti: molti di loro hanno paura, la crisi che è entrata in casa sta minacciando le loro famiglie e la sicurezza del benessere acquisito. Lo rivela l’ultima indagine Eurispes sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, che ha coinvolto 3.100 studenti delle scuole primarie e secondarie: più di un ragazzino su quattro ammette che il proprio nucleo familiare è stato colpito dalla depressione economica, e un bambino su cinque pensa che mamma e papà abbiano difficoltà ad arrivare alla fine del mese. E’ un’onda, quella della grande crisi, che ormai investe anche i più piccoli: cresce la sensazione di pericolo, se il futuro appare più che mai incerto, persino nella vita quotidiana.
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Politica onesta, contro la violenza della disperazione
In piazza va in scena la disperazione della violenza quando la politica fallisce: la distanza fra istituzioni e società ha raggiunto il massimo livello di allarme, come documentano gli scontri del 14 dicembre a Roma. La compravendita di parlamentari che ha confermato la fiducia a Berlusconi e il fallimento delle manovre di palazzo per scalzarlo dal potere hanno mostrato un nuovo livello di degrado e inefficacia della politica istituzionale. Crisi, lavoro, precarietà, scuola e università, tagli alla spesa: tutto oscurato dagli scontri con la polizia. In piazza, preoccupa il “tifo” per i violenti: una tentazione che nasce dall’orrendo spettacolo che viene dal palazzo, dalla frustrazione per una giornata di protesta senza sbocco né gestione, dal vuoto di politica che oggi misuriamo.
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La Russa e Maroni: quando la polizia si occupava di loro
Ora sono ministri, tutti e tre, e dall’alto della loro cattedra danno lezioni di non-violenza agli studenti inferociti contro la riforma Gelmini dell’università e la compravendita dei voti alla Camera per sostenere il traballante governo “ad personam” del Cavaliere. I ragazzi oggi sulle barricate sono troppo giovani per ricordarsi dei tempi in cui La Russa, Maroni e Bossi erano al centro della preoccupazione della forza pubblica: era la polizia a occuparsi di loro. La Russa negli anni ’70 viveva nel clima di tensione quotidiana della guerra civile strisciante, con morti e feriti nelle piazze; Bossi e Maroni vent’anni dopo minacciavano la secessione della “Padania” e opposero resistenza agli agenti.
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Giovani imbecilli? Saviano, è ora di scendere dal pulpito
Quanto sembra remoto l’unanimismo democratico di “Vieni via con me”, con l’officiante Fazio che assemblava tutto il perbenismo nazionale – di centro, di destra e di sinistra – e proclamava, parole sue, che la trasmissione era la prima della tv post-berlusconiana! Sono passate poche settimane, ma sembrano anni. Il Cavaliere, che i conti li sa fare, ha emarginato il suo oppositore interno. I centristi, raccolte le loro sparse ed eterogenee truppe, si leccano le ferite. Di Pietro ha abbassato la cresta e magari riflette sulla selezione del personale politico dell’Idv. Il Pd tira un sospiro di sollievo, perché per un po’ le elezioni si allontanano…
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Coi ragazzi, contro lo squadrismo verbale di La Russa
Ricordate Giulio Caradonna? Per i più giovani, si trattava di un deputato del Movimento Sociale Italiano, noto, tra l’altro, per aver guidato le pattuglie dei 200 missini e “volontari nazionali” che fecero irruzione all’Università “La Sapienza” nel 1968 per mettere fine, con metodi non certo ortodossi, all’occupazione studentesca. Scelta che, anche all’interno della destra di allora, aveva provocato qualche malumore soprattutto tra i più giovani, perché chiudeva definitivamente le porte di quell’occasione storica di ribellismo giovanile alla parte non di sinistra di quella generazione.
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Annozero, rissa: gli studenti non condannano la violenza
Quei poliziotti asserragliati a difesa del Palazzo e tempestati di lanci di pietre? «Erano lì per difendere l’indegna compravendita dei voti che si stava svolgendo alla Camera il 14 dicembre». Questa la posizione della delegazione studentesca ospite di “Annozero”: due giorni dopo i gravi disordini di Roma, gli studenti invitati alla trasmissione di Michele Santoro non prendono le distanze dal ricorso alla violenza che ha poi provocato la reazione della polizia antisommossa. Scontro al calor bianco in studio col ministro Ignazio La Russa, che zittisce uno studente chiamandolo «vigliacco», e l’ex pm Antonio Di Pietro, pronto a dare del «fascista» al ministro della difesa.
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La polizia: la crisi è sociale, non spetta a noi risolverla
Gli agenti antisommossa chiamati a tappare le falle che si aprono ormai quasi ogni giorno nella società, a causa della latitanza della politica in un momento così difficile. Lo afferma il capo della polizia, Antonio Manganelli, intervistato da “L’Unità”: «Le tensioni nel paese sono in forte crescita e in questo quadro di instabilità politica ed economica le forze dell’ordine sono chiamate ad un improprio ruolo di supplenza». Testualmente: paese instabile e polizia impropriamente supplente. «Per quanta stima si possa avere della persona di Manganelli – scrive la direttrice Concita De Gregorio – non è mai un bel momento, per usare un eufemismo, quello in cui la polizia è costretta a fare da supplente alla politica».
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Rabbia, risposta estrema al collasso sociale del capitalismo
Rivoluzione addio? Sì, il suo posto è stato preso dalla rivolta. Da Clichy-sous-Bois, nella banlieue parigina, nel 2005, ad Atene nel 2008, all’assalto degli studenti londinesi nel 2010, o alla discesa in piazza a Roma del corteo degli studenti il 14 dicembre, la rivolta sembra aver preso il posto delle forze rivoluzionarie. La rivolta non ha progetto, non si proietta nel tempo futuro. Come sosteneva il germanista e mitologo Furio Jesi, «prima della rivolta e dopo di essa si stendono la terra di nessuno e la durata della vita di ognuno, nelle quali si compiono ininterrotte battaglie individuali». Solo nell’ora rivolta non si è più soli, ma si è nel flusso cangiante del Noi, entità provvisoria e labile, estatica e violenta.
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Macché regia occulta, apriamo gli occhi sulla rivolta
Per favore, lasciamo perdere le ciance sui Black Bloc, gli infiltrati e la teoria della regia occulta incaricata di criminalizzare la protesta. Più che di dietrologia, abbiamo bisogno di aprire gli occhi: la ribellione degli studenti è autentica e la loro rabbia è un fenomeno di massa, non un trucco da professionisti della violenza, magari manipolati dalla questura. Parola del professor Franco Piperno, leader di “Potere Operaio” e oggi docente all’Università della Calabria. Protagonista della storica contestazione studentesca del ’68, Piperno oggi non ha dubbi: gli studenti in rivolta denunciano «la menzogna collettiva che passa attraverso giornali e tv», che si guardano bene dal raccontare «la reale condizione degli italiani», a cominciare dai più giovani.
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Bufera sul Kosovo: traffico d’organi, 470 scomparsi
Predatori di organi, espiantati dal corpo di prigionieri serbi. L’accusa coinvolge l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, già leader dell’Uck, ora sospettato di essere un gangster travestito da politico. All’indomani delle prime elezioni legislative del Kosovo indipendente, divenuto area-rifugio per cartelli criminali, una bomba a orolgeria si infrange sulla già contestatissima vittoria del riconfermato Thaci, accusato dal dossier che il deputato svizzero Dick Marty presentarà al Consiglio d’Europa sul presunto traffico di organi a danno di quasi 500 prigionieri di guerra. Nell’estate 1999, terminato il conflitto serbo-kosovaro, l’Uck avrebbe fatto sparire prigionieri in una località segreta nel nord dell’Albania espiantandone gli organi, dopo averli sottoposti a «trattamenti inumani e degradanti».
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Roma brucia: la rabbia di una generazione abbandonata
Brucia piazza del Popolo, bruciano le strade di Roma, brucia la rabbia di decine di migliaia di studenti quando alle 13,41 viene annunciato il voto di fiducia a Berlusconi. Hai voglia di dire che tanto quello lì ha perso politicamente: i simboli sono importanti. E quella maledetta legge Gelmini fermata dalla rivolta delle scuole e delle università ora torna in campo. I tre voti che salvano il governo cancellano definitivamente la fiducia della piazza nella politica, cancellano il futuro di una generazione. E ne condannano un’altra alla precarietà. La stessa rabbia degli operai metalmeccanici arrivati da Padova o da Pomigliano che vedono il modello sociale di Marchionne puntare contro di loro come come i blindati della Polizia e della Finanza. Vedono tornare il panzer Sacconi lanciato a bomba contro lo Statuto dei lavoratori.