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Le banche ci derubano e non pagano mai: falliscano pure
Sono tempi strani. Pieni di opportunità! Quando c’è la peste, non si dà la caccia agli untori? Non si bruciano le streghe? Non si specula sui medicinali? è il momento di arricchirsi! Alle spalle degli ignoranti. C’è la crisi? Nel mondo della finanza succede di tutto. E i fregati siete voi. Due delle tre principali banche italiane sono state pizzicate a rubare direttamente dai conti correnti e “titoli” dei clienti… vecchiette. Primo caso: migliaia di euro sottratte a una gestione titoli. «Signora, capirà, con questa crisi, Le è andata anche bene…Capitale garantito? No, non mi pare possibile che la nostra banca… Il contratto, in questo momento non lo troviamo, ripassi… La mia firma, quella? Ma lei chi è? La figlia?… Facciamo così: reintegro a sua madre il capitale, e la cosa finisce qui fra noi: d’accordo?».
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Berlusconi resiste? Se Fini piange, Vendola ride
Con tre voti di maggioranza, strappati in extremis ai finiani «nell’ultima compravendita notturna», Berlusconi rimane a Palazzo Chigi: per fare che cosa? Quel margine precario, «appeso a mille promesse impossibili», secondo il direttore di “Repubblica”, Ezio Mauro, non consentirà al premier di far approvare più nulla. Gianfranco Fini, il grande sconfitto nella battaglia parlamentare sulla sfiducia, considera quella del Cavaliere una vittoria di Pirro e avverte che «ora ci divertiremo», preannunciando un Vietnam parlamentare che potrebbe accelerare il ricorso alle elezioni anticipate. Niente governo tecnico? A sinistra c’è un solo vincitore: Nichi Vendola.
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«Ci avete rubato tutto, ieri i soldi e oggi la speranza»
«Che cosa diavolo è successo alla Harry Potter generation?», si chiede l’Inghilterra per bene sorpresa dall’esplosione di una rabbia giovanile che non si vedeva da decenni. «Chi semina vento raccoglie tempesta», risponde Jonas, un ragazzo di 17 anni che studia in un college di Hackney nella zona est di Londra. «Che cosa si aspettavano da ragazzi che stanno condannando ad una vita senza futuro?». Una generazione disillusa e arrabbiata, politicizzata ma poco ideologica che sembra trovare nella violenza di piazza l’unico mezzo per esprimere il proprio dissenso contro la politica lacrime e sangue proposta dal governo del Tory Cameron e del Libdem Clegg.
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Una setta di 9 banchieri decide le sorti del mondo
Nove banchieri delle più importanti istituzioni finanziarie di Wall Street si riuniscono il terzo mercoledì di ogni mese nel distretto finanziario di Manhattan per assicurarsi il controllo del mercato che più preoccupa la Casa Bianca: quello dei derivati. L’amministrazione Obama ha tentato invano di sottoporli a rigidi controlli nella recente riforma finanziaria varata dal Congresso, e Paul Volcker, l’ex presidente della Federal Reserve, ora consigliere dello Studio Ovale, ne è il critico più aspro: i nove dirigono un mercato che «sfugge a ogni regola» e continua a minare la stabilità di Wall Street dopo aver già contribuito alla crisi del settembre 2008.
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Destra e sinistra? Ma no: prostituzione e bande di potere
«Quando voi entrate nell’aula dei rappresentanti a Washington, restate colpiti dall’aspetto volgare di questa assemblea. Invano vi cerchereste un uomo celebre, quasi tutti i suoi membri sono oscuri personaggi il cui nome non vi dice nulla. Si tratta generalmente di avvocati di provincia, di commercianti o anche di uomini appartenenti alle infime classi». Così nel 1835 descriveva la democrazia rappresentativa Alexis de Tocqueville che pur di questo sistema è considerato uno dei padri. Ma forse al nostro Parlamento si adatta di più un’altra pagina di Tocqueville, in cui parla di «un’accozzaglia di avventurieri o di speculatori» e aggiunge: «Si resta assai stupiti nel vedere a quali mani sia affidato il potere pubblico e ci si domanda per quale forza indipendente dalla legge e dagli uomini lo Stato possa prosperare».
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Organizzare il coraggio: l’amara lezione di Pino Màsciari
Aveva un lavoro, una casa, la sua terra. A nemmeno trent’anni era già un imprenditore affermato, nel ramo edilizio. Fatturati alle stelle, più di 200 dipendenti, un avvenire florido. Poi, l’inizio della maledizione: il racket del “pizzo”. «Ho sempre dato lavoro a tutti, fatto lavorare anche altre aziende nei miei cantieri. Ma il pizzo, no». Non solo non l’ha pagato, ma ai “picciotti” ha risposto a muso duro: «Io vi denuncio, vi mando in galera». Piccolo dettaglio geografico: tutto questo è avvenuto in Calabria. I “picciotti” erano affiliati alla ‘ndrangheta, e l’imprenditore da quel giorno ha praticamente smesso di vivere. Non è stato ucciso: è stato fatto scomparire. Non dalla mafia calabrese, ma dallo Stato. “Testimone d’ingiustizia”, lo ha ribattezzato lo storico Nicola Tranfaglia.
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Alberto Cesa, perduto caposcuola dell’epopea folk
Alberto Cesa ci manca dal 6 gennaio di quest’anno, quando la sua morte privò la scena musicale italiana di un artista intelligente e di un ricercatore appassionato. “Cantovivo”, il gruppo che egli fondò nel 1974 insieme con Donata Pinti, è stato la testimonianza concreta di una passione che ha guidato l’intera esistenza di Alberto: l’amore per le voci autentiche del popolo, fossero ballate e danze dell’antica tradizione cittadina, o canti di lotta e di ribellione degli uomini e donne che in ogni angolo della terra hanno combattuto e combattono per la pace, per la giustizia e per la libertà. «Ideali in cui Alberto credeva profondamente, e al cui servizio mise la musica della sua ghironda, creando un linguaggio nuovo, che coniugava tradizione e attualità».
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Benessere senza crescita: strategie per la nuova era
Fra quarant’anni, secondo le previsioni dell’Onu, il mondo sarà abitato da 9 miliardi di persone: potrebbero raggiungere lo standard di benessere garantito dai livelli Ocse solo se il volume dell’economia planetaria fosse 15 volte quello attuale, cioè 75 volte quello del 1950. E se poi allunghiamo la proiezione fino alla fine di questo secolo, la popolazione mondiale avrebbe bisogno di una crescita economica pari a 40 volte l’attuale, cioè un volume 200 volte superiore a quello del 1950. Fantascienza? Ovviamente. Lo dimostra la crisi terminale del sistema, scattata nel 2008: se già oggi risulta impossibile puntellare l’edificio che crolla, sarebbe folle pensare che possa crescere ancora. Unica via d’uscita: ripensare il mondo, come un pianeta dove ci sia benessere senza più bisogno di crescita continua.
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Italia, spesa militare record: oltre 20 miliardi di euro
L’Italia è ko, ma non c’è crisi che possa frenare la spesa militare: sfiora i 20 miliardi e mezzo di euro lo stanziamento per la difesa nel 2011, un aumento secco di 130 milioni rispetto all’anno in corso, pari all’1,28% del Pil. «Decine e decine di macchine da guerra, costose e inutili», che verranno costruite nei prossimi 10-15 anni nel nostro paese, accusa Luca Galassi dalle colonne di “PeaceReporter”: armi costosissime, che «invecchieranno senza essere utilizzate in teatri di guerra, foss’anche perché le nostre sono solo “missioni di pace”». Galassi ha fatto i conti in tasca alla difesa: a lievitare sono i fondi destinati agli “acquisti” per i nuovi armamenti, un incremento dell’8,4%, pari a quasi tre miliardi e mezzo, ovvero 266 milioni in più rispetto al 2010.
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Studenti, battaglia a Londra contro il caro-università
No alla scuola solo per i ricchi: otto agenti colpiti, decine di studenti feriti e numerosi arresti. La rivolta giovanile contro il caro-università deciso dal governo Cameron, che ha triplicato le rette universitarie per tagliare la spesa sociale, è tornata a mettere a ferro e fuoco il centro di Londra il 9 dicembre: Parlamento, Corte Suprema e ministero del Tesoro sotto assedio per ore da parte di almeno 30.000 studenti, respinti a fatica dalla polizia anti-sommossa. Gli agenti a cavallo hanno faticato a difendere il principe Carlo e la moglie Camilla diretti a una serata di gala: la loro auto è stata presa a calci in Regent Street, in una giornata di tensione nella quale il governo è riuscito a stento a far approvare i tagli all’università.
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La Cina spiazza gli Usa: sì a Kyoto, se firmate anche voi
Eppure qualcosa si muove a Cancun, la città messicana dove il vertice delle Nazioni unite sul clima è entrato nella fase decisiva, quella in cui intervengono i governi – il vero e proprio negoziato politico. Ed è la Cina che ha cambiato le carte in tavola: per la prima volta infatti si è detta disponibile a includere il proprio obiettivo (volontario) di riduzione delle emissioni di gas di serra in una risoluzione (vincolante) delle Nazioni unite, che significa anche sottoporlo a un meccanismo di verifica esterno. Sempre che, ha specificato capo negoziatore cinese Xie Zhenhua, gli Stati uniti si impegnino in modo vincolante a tagliare le proprie emissioni, e tutto questo rientri nel quadro di un accordo per estendere la validità del Protocollo di Kyoto oltre la sua scadenza del 2012.
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Massacro all’Isola di Pasqua, tesoro da privatizzare
Il Cile si tinge ancora del sangue dei popoli indigeni. Mentre la questione dei Mapuche è tutt’altro che conclusa, nell’Isola di Pasqua una retata della polizia ha lasciato uno strascico di sette detenuti, quattro minorenni feriti, vari adulti colpiti da pallottole di acciaio (le fotografie mostrano numerosi dimostranti con ferite drammatiche al centro della fronte) e un ferito grave che rischia di perdere un occhio. I fatti. All’alba del 3 dicembre le forze speciali presenti sull’isola hanno iniziato un’azione di sgombero di un terreno occupato dalla famiglia Tuko Tuki nel centro civico della città di Hanga Roa.