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Fango di Stato: la Repubblica dei ricatti
Nei regimi è normale: la politica si fa a colpi di dossier, ricatti, intimidazioni. Oggi l’obiettivo del regime in Italia è distruggere Gianfranco Fini, che ha osato contraddire il satrapo anziano e rompere dall’interno il fronte dell’obbedienza coreana, obbligatoria dentro il Pdl. Va subito fermato, prima che altri seguano il suo esempio e la crepa si allarghi, fino a far crollare la diga (come dicevano altri, “punirne uno per educarne cento”). Ecco dunque un gran lavorio estivo sulla casa di Montecarlo. Uno stuolo di persone è all’opera, da tempo, per trovare qualcosa che renda Fini un’anatra zoppa.
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Genchi: contro Fini, gli 007 del network del fango
Penso che ormai l’abbiano capito anche i bambini: c’è un organizzato e collaudato network informativo che opera per neutralizzare e colpire gli avversari pericolosi e favorire chi deve essere rilanciato. Questa centrale si avvale anche di apparati dei servizi segreti. Non hanno altra spiegazione le perle dell’ultimo periodo, dal caso Boffo alle case a Montecarlo di proprietà di An e finite al cognato di Fini, passando dal caso Marrazzo. Prima ancora possiamo ricordare il caso di Silvio Sircana, portavoce del governo Prodi, e se so ancora leggere gli avvertimenti, posso prevedere qualcosa anche per Tremonti. Comunque, nei confronti di chiunque possa dar fastidio al conducente».
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Il Pdl chiede la testa di Fini, Bossi: ora basta, votiamo
Berlusconi “blinda” i suoi 4 punti strategici in vista di settembre (fisco, giustizia, mezzogiorno e federalismo) mentre i finiani minacciano la crisi se continuano i violenti attacchi del Pdl a Gianfranco Fini per via della “scoperta” dell’alloggio di Montecarlo, già patrimonio immobiliare di An e poi ceduto a società offshore e affittato a basso costo al fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera. Radicalizzandosi lo scontro nel centrodestra, si profila una rottura clamorosa: crisi parlamentare, con possibile governo tecnico sostenuto anche dai finiani? Contro questa ipotesi scende in campo apertamente Umberto Bossi: «Dobbiamo andare al più presto alle elezioni, siamo in una palude».
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Cataclismi a comando? Il Pentagono sa tutto
L’importante dibattito sul riscaldamento globale patrocinato dalle Nazioni Unite fornisce solo una immagine parziale del cambiamento climatico; oltre al devastante impatto delle emissioni di gas-serra nello strato d’ozono, il clima mondiale può ora essere modificato come parte di una nuova generazione di sofisticate “armi non letali” (non-lethal-weapons). Sia gli americani che i russi hanno sviluppato le capacità di manipolare il clima del mondo. Negli Stati Uniti, la tecnologia è stata perfezionata all’interno del programma “High-frequency Active Aural Research” (Haarp) come parte della Iniziativa di Difesa Strategica. Recenti prove scientifiche suggeriscono che Haarp è pienamente funzionante ed ha la capacità di provocare inondazioni, siccità, uragani e terremoti.
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Naomi, sangue e diamanti: Taylor, l’affabile macellaio
Omicidio e stupro, traffico d’armi e diamanti, reclutamento di bambini soldato, appoggio al terrorismo internazionale. La biografia di Charles Taylor somiglia più a quella di un gangster che a quella di un ex presidente eletto e la sua storia è quella di un’intera regione africana che solo oggi inizia a riprendersi dalle violenze inflittele per il controllo (occidentale) delle sue grandi risorse. Eppure, se non fosse per Naomi Campbell non se ne parlerebbe così tanto: solo grazie alla top model si accende l’attenzione sul processo contro l’ex presidente della Liberia, per il ruolo avuto nella guerra civile combattuta in Sierra Leone dal 1991 al 2001, che causò 120.000 morti e migliaia di mutilati.
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La Russia brucia: armi climatiche, solo un’ipotesi?
Il tempo così insolitamente caldo nelle regioni centrali della Russia ha già causato pesanti danni economici. Ha distrutto i raccolti in circa il 20% dei terreni agricoli del Paese, con l’effetto di far sì che i prezzi alimentari aumenteranno questo autunno. Come se non bastasse, i roghi si sono accesi nelle torbiere attorno a Mosca. In questi giorni, gran parte delle previsioni relative al clima sono allarmanti: siccità, uragani e inondazioni saranno ancora più frequenti e gravi. Il direttore del programma energetico e climatico del Wildlife Fund, Aleksey Kokorin, sostiene che l’attuale tendenza non sia un fenomeno casuale e che non ci si deve attendere che debba diminuire d’intensità.
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Il boia Uribe nominato “arbitro” per la strage della Flotilla
Mentre l’Onu designa l’ex presidente della Colombia, Alvaro Uribe, alla guida del comitato d’indagine sulla brutale aggressione di Israele ai danni della flotta pacifista “Freedom Flotilla” al largo di Gaza il 31 maggio 2010, l’Europa scopre in Colombia atrocità di ogni genere condotte contro la popolazione dai soldati del governo Uribe: fosse comuni, esecuzioni sommarie, contadini sequestrati e precipitati a terra dagli elicotteri, persino forni crematori appena fuori da Medellin per far scomparire i cadaveri e, con essi, le prove delle stragi. Fedelissimo degli Usa, col pretesto del narcotraffico Uribe ha scacciato con la forza milioni di contadini dalle terre più fertili, ambite dalle multinazionali americane.
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Vendola: terapia d’urto, nel centrosinistra-fantasma
«E’ un problema di progetto. Il Pd appare alla ricerca di un’identità mai sbocciata. E’ un partito incompiuto e questa incompiutezza contamina tutto il centro-sinistra. C’è addirittura chi pensa che Marchionne sia un progressista: con questi ragionamenti, il centro-sinistra sembra più una seduta spiritica che una proposta per il paese». Parola di Nichi Vendola, che sfida il Pd e rilancia se stesso come candidato “rivoluzionario” per le primarie, verso le prossime elezioni. «Penso che la terapia d’urto sia la medicina migliore per la democrazia». Vendola vuole «smuovere le acque nel centrosinistra, per stanarne i vertici».
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Scalfari: in quattro mosse Berlusconi può spiazzare tutti
Chi pensava che l’espulsione di Fini fosse l’inizio della fine del berlusconismo e ne aveva avuto conferma dal voto della Camera su Caliendo, che aveva trasformato la maggioranza in minoranza, dovrà invece ricredersi? Dopo l’ira per la sconfitta subita, il «Capo dei capi dalle cento vite» sembra infatti aver riacquistato lucidità e starebbe mettendo a punto una duplice strategia: un programma di governo su quattro punti concreti (fisco, federalismo, giustizia e Mezzogiorno) sui quali chiedere la fiducia di Fini e perfino di Casini, oppure elezioni a marzo per cogliere l’opposizione ancora impreparata e spazzarla via, Fini e Casini compresi.
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Crescita, la festa è finita: il futuro dell’Italia fa paura
Fino agli anni novanta si credé nell’ultimo grande ciclo ritenuto irreversibile e innovatore, autopropulsivo e all’altezza della globalizzazione: l’interminabile ciclo della piccola e media impresa, dei distretti industriali della Terza Italia, fucine di occupazione e di nicchie di mercato aperte al mondo. Quanti politici cercarono di cavalcare l’illusione che i distretti sarebbero entrati in sistema, portando un nuovo capitalismo al centro del mondo? I capannoni vuoti – nel Nordest italiano e non solo – oggi ci raccontano quell’abbaglio. La scala gerarchica chiusa del nostro mercato dei capitali non si è mai schiodata dall’affidare alle sole seconde e terze linee della liquidità la gestione finanziaria delle imprese sottocapitalizzate dei distretti
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Dopo il disastro, sarà Gheddafi a salvare la Bp?
Troppo grande per poter fallire: l’eventuale crollo della Bp, responsabile della catastrofe ecologica per la fuga di petrolio al largo del Golfo del Messico, investirebbe i maggiori istituti di credito mondiali (Goldman Sachs, Morgan Stanley e Jpm) e, a ruota, attraverso forniture e meccanismi di credito, anche società energetiche, compagnie aree, armatori, autolinee e ferrovie. Secondo il sito web d’informazione finanziaria “Zero Hedge”, l’impatto sarebbe così ampio da consigliare – come per Wall Street – il «salvataggio politico» della compagnia petrolifera inglese, aprendola a nuovi partner. Il più importante – e ingombrante? La Libia di Gheddafi.
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Governo Berlusconi al capolinea, opposizione nel caos
“Salvato” a stento il sottosegretario Caliendo – con la cruciale astensione dei finiani – il voto anticipato ora non è più un’eventualità remota: a sentire gli uomini di Fini, a settembre governo e maggioranza dovranno affrontare in Parlamento una vera «battaglia sulla legalità». Per questo, Berlusconi si prepara a trasformare il Pdl in una «macchina da guerra» in grado di «oscurare» Fini e neutralizzare le «manovre di palazzo» che mirano a creare un terzo polo al centro. «Sarà molto difficile andare avanti così», ammette Bossi, pronto alle elezioni anticipate: «Se si vota, noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti». Unica cartezza: il governo Berlusconi è ormai ostaggio dei numeri altrui, mentre l’opposizione non sa ancora che pesci pigliare.