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Lilin: conosco l’orrore, per questo stimo Emergency
Desidero unirmi al messaggio di solidarietà per ciò che sta accadendo a Emergency in Afghanistan. Da ex militare conosco la situazione di guerra e so quanto è importante l’impegno di chi fa volontariato nei territori coinvolti da un conflitto armato. Da cittadino italiano sono orgoglioso che proprio dalla mia nazione sia partito il progetto Emergency, e sono contento che nel corso degli anni, grazie all’impegno profuso da parte dei volontari, Emergency si sia guadagnata la reputazione di un’organizzazione seria, importante per l’umanità, un’organizzazione che attraverso i suoi impegni porta valori democratici nei posti difficili, colpiti da guerre, crisi umanitarie, dittature.
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Genna: Gino Strada è il nuovo capo di Al-Qaeda
Stavo giusto mettendo su Facebook e il mio blog un pezzo per dare la notizia che Gino Strada è il nuovo capo di al-Qaeda. Mi sembra che ormai manchi solo questo tassello per chiudere questa vicenda grottesca. Ho seguito la conferenza stampa di Strada e sono d’accordo con lui, specie quando parla di guerra preventiva nei confronti di Emergency. Si è deciso di portare avanti un’aggressione per silenziare questa organizzazione, che è un testimone molto scomodo.
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Emergency fa paura: smaschera i signori della guerra
Centodiecimila firme raccolte in poche ore e una manifestazione nazionale, a Roma, sabato 17 aprile (piazza Navona, ore 14.30). L’opinione pubblica italiana si mobilita in difesa di Emergency, la Ong di Gino Strada finita sotto attacco: accusati di terrorismo e arrestati dai servizi segreti afghani tre volontari dell’ospedale di Lashkargah nell’Helmand, regione dove i talebani hanno il sopravvento e dove le forze Nato potrebbero prepararsi a un’offensiva sanguinosa. Da qui la tentazione di volersi sbarazzare in anticipo di testimoni più volte rivelatisi scomodi, come i coraggiosi volontari italiani, il cui prestigio internazionale si sta ora tentando di compromettere, con insinuazioni ridicole.
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Il generale Mini: trappola per la Ong più scomoda
Non ci sarebbe nulla di strano che un medico di Emergency si facesse dare mezzo milione di dollari per aiutare dei terroristi. Con quello che li paga l’organizzazione, il compenso varrebbe il rischio della pelle. Semmai di strano c’è che quella cifra viene offerta a uno straniero da chi non dà alcun valore alla vita e in un posto dove la vita non ha obiettivamente alcun valore. I dubbi aumentano se si considera che una tale fortuna viene offerta al medico per portare un paio di scatoloni nel suo ospedale e lasciarli in bella vista in modo che vengano subito trovati: sembra più una operazione da “governatori” e servizi segreti che da terroristi.
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Gino Strada: guerra preventiva contro il nostro ospedale
«Questo è un attacco all’ospedale, sono allibito. Un atto di guerra preventiva, magari in previsione di una nuova offensiva militare nel territorio, nel quale siamo rimasti gli unici, scomodi, testimoni». Così Gino Strada reagisce alla notizia dello strano arresto dei tre volontari di Emergency «sequestrati» il 10 aprile dai servizi segreti Afghani e dalle forze Nato mentre lavoravano all’ospedale di Lashkargah. Testimoni scomodi: «Non ci sono altri ospedali in Helmand e non ci sono giornalisti», rileva “PeaceReporter”: in quel paese senza legge, dominato dal narco-traffico, i medici volontari di Emergency sono un pericolo per i signori della droga e per quelli della guerra.
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Vergogna Afghanistan: giù le mani da Emergency
«Giù le mani da Emergency». Fortissime reazioni nell’opinione pubblica italiana all’arresto in Afghanistan di tre operatori della Ong «indipendente e neutrale» fondata da Gino e Teresa Strada, che dal 1999 a oggi ha curato gratuitamente oltre due milioni e mezzo di feriti afghani nei suoi centri sanitari d’emergenza: tre ospedali, un centro-maternità e 28 posti di primo soccorso. «Ridicola e grottesca», secondo Strada, l’accusa di terrorismo costata l’arresto il 10 aprile all’infermiere Matteo Dell’Aria, al chirurgo Marco Garatti e al dirigente logistico Matteo Pagani, volontari all’ospedale di Lashkargah.
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Morte a fumetti: la tragedia di Stefano Cucchi
Morte a fumetti: quella, scandalosa e spaventosa, di Stefano Cucchi, ridotto a uno scheletro pieno di lividi, le ossa spezzate, arresosi dopo un’assurda agonia nell’ospedale che non lo ha curato, dopo l’arresto per droga il 15 ottobre 2009. Il giorno prima di morire, Stefano scrive una lettera a un operatore di un centro di recupero: chiede aiuto, dopo che gli sarebbe stato negato persino l’avvocato. L’operatore non risponderà mai, perché neppure quella lettera sarà recapitata. Fa parte, ora, di un fumetto: realizzato per denunciare questa orribile pagina di cronaca italiana.
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Aborto: tranquilli, soffriamo anche con la pillola
Abortire è un dolore del corpo, un rischio per la salute, un trauma psichico. Lo sanno tutte le donne. Dal menarca alla menopausa le femmine della specie sono costrette a “pensare l’aborto” perché hanno la responsabilità fisica della procreazione. La scienza ha concepito una pillola che consente di abortire riducendo i fattori dolore e rischio. Il trauma psichico resta inalterato. Dico questo per rassicurare quelli che ci tengono a vederci soffrire.
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Mosca si riprende il Kirghizistan, alleato infedele
I trascorsi filo-occidentali e filo-statunitensi dei leader dell’opposizione kirghisa, salita al potere a Bishkek dopo la sanguinosa rivolta popolare di mercoledì scorso, giustificavano i sospetti di un coinvolgimento di Washington in questo nuovo cambio di regime. Sospetti rafforzati dalle prime parole pronunciate dalla presidente-premier ad interim, Roza Otunbayeva, che appena insediata si è affrettata a garantire la permanenza della grande base Usa di Manas: unica presenza militare americane in Asia centrale dopo la cacciata dall’Uzbekistan nel 2005.
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Martelli: patto con la mafia, per salvare politici
Nel 1992, lo Stato trattò con Cosa Nostra per salvare la vita ad almeno 7 politici, tra i quali ministri ed ex ministri, che i boss consideravano “traditori” per non aver “ammorbidito” (come promesso?) il maxi-processo di Palermo voluto da Falcone e Borsellino. E’ la possibile verità che emerge dalla deposizione dell’ex guardasigilli, Claudio Martelli, davanti ai giudici che stanno processando per favoreggiamento l’ex comandante dei Ros, il generale dei carabinieri Mario Mori. Fu lui a “convincere” Totò Riina, attraverso Vito Ciancimino, a rinunciare alla strategia delle rappresaglie inaugurata con l’assassinio di Salvo Lima?
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Ilaria Cucchi: perché avete lasciato morire Stefano?
Siamo sconcertati nell’apprendere ancora una volta, come d’altra parte noi sosteniamo fin dal principio, che c’è stata una responsabilità gravissima dei medici: oggi veniamo a sapere che si poteva salvare con pochissimo. E allora mi domando: perché per mio fratello non c’è stata nessuna umanità? Perché è stato preso e lasciato morire lì, senza fargli assolutamente nulla? Ma mi chiedo anche perché Stefano è arrivato al Pertini: perché – d’accordo le responsabilità gravissime dei medici – ma, senza il pestaggio, Stefano al Pertini non ci sarebbe mai arrivato. E allora pretendo che vengano individuate anche quelle, di responsabilità.
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Elicottero-killer: chi passa quei video a Wikileaks
La strage indiscriminata compiuta dal cielo sopra Baghdad non sembra perdersi nel grande e indistinto bagno di sangue mesopotamico. Stavolta si nota subito che quel che vediamo è insolito. Incontriamo da vicino il punto di vista sbrigativo e crudele degli occupanti statunitensi, sentiamo le loro parole irridenti mentre demoliscono ogni ipocrisia sulle “regole d’ingaggio”. Merito di Wikileaks, un sito che fa trapelare molte verità scomode, con una cadenza ormai così fitta da spingere il Pentagono a brigare per chiuderlo: il web è un fronte primario della lotta fra guerra e verità.