Archivi degli autori 
-
Suicidi in cella: finalmente liberi, con le gambe in avanti
Corre l’anno 2010 e mi continua a colpire l’indifferenza, la disattenzione, con cui si prende atto che in carcere ci si ammazza a vent’anni, a quaranta, a sessanta, nel silenzio più colpevole, ma ciò non provoca alcun brivido, se non quello di prendere per il bavero l’intelligenza. In questo bailamme di disegni sgangherati, di giustizia dell’ingiustizia, e di ingiustizia della giustizia, in questo abisso: alla prima curva non c’è più a fare da ponte l’uomo, ma lo spettro di una disumana accettazione.
-
I conformisti, ovvero: l’estinzione degli intellettuali italiani
«Ci siamo inventati la Resistenza come un momento di autopurificazione collettiva e la rivoluzione di Mani Pulite affidando ai giudici il compito degli arcangeli del bene che avrebbero sradicato il male. Intanto siamo un popolo pronto a osannare il dittatore e poi a fare scempio del suo cadavere a piazzale Loreto». I conformisti, ovvero: l’estinzione degli intellettuali. «Ci illudiamo perennemente che qualcun altro faccia il lavoro di purificazione per noi. È andata così con il fascismo, così con la prima Repubblica». Pierluigi Battista sintetizza lo spirito del suo ultimo lavoro editoriale, sul rapporto degli intellettuali del ‘900 con il potere
-
Primo marzo, giornata senza immigrati anche in Italia
Arriva anche in Italia, nell’Italia di Rosarno, la giornata senza immigrati. Merito di quattro donne, che hanno deciso di aprire una breccia nel muro dell’assuefazione lanciando, in contemporanea alla francese “journe sans immigré, un primo marzo all’italiana. Il movimento è già su internet, dove ha raccolto oltre 20 mila contatti, mentre nei territori sono nati e stanno nascendo i “comitati primo marzo”. L’hanno chiamato «sciopero degli stranieri», astensione dal lavoro per chi potrà farlo, ma anche sciopero dei consumi, degli acquisti o della fame per tutti, italiani e stranieri.
-
Tav, inutile treno fantasma: truffa e disinformazione
Poco più di 4 anni fa, l’8 dicembre 2005, decine di migliaia di valsusini ai quali si erano uniti altre migliaia di cittadini provenienti da tutta Italia, invasero pacificamente il cantiere di Venaus, mettendo di fatto fine allo scellerato progetto del Tav Torino-Lione, nonché a 40 giorni di militarizzazione dell’intera val di Susa, ridotta alla stessa stregua di un paese occupato, con tanto di check point presidiati da guardie armate, da oltrepassare per andare a comprare il pane o in farmacia. Durante questi 4 anni d’inciucio politico, meschine manovre portate avanti sottobanco, cancelli rigorosamente chiusi e rifiuto di qualsiasi forma di dialogo con i cittadini
-
Susa, i No-Tav bloccano i carotaggi per la Torino-Lione
«Ovunque andrete, in valle Susa, ci saremo noi ad aspettarvi». Circa 300 militanti No-Tav hanno bloccato il 12 gennaio a Susa i tecnici della Ltf, società incaricata di avviare i sondaggi geognostici per la Torino-Lione. Ai tecnici, scortati dalla polizia (presente sul sito già prima dell’alba) è stato impedito di procedere all’installazione del cantiere nell’area dell’autoporto, dove già il 9 gennaio un forte presidio No-Tav aveva scoraggiato l’avvio dei lavori. «Non siamo disponibili a farvi entrare, non cederemo». Il confronto si è svolto in modo civile: militanti irremovibili, anche dopo che le forze dell’ordine hanno fatto presente ai manifestanti le eventuali conseguenze, civili e penali, del loro ostruzionismo.
-
Ronde africane, per salvare la Calabria dalla ‘ndrangheta
Gli africani salveranno Rosarno, e forse anche l’Italia. Dal titolo del libro-denuncia di Antonello Mangano, blogger di “Terrelibere”, all’ultima provocazione di alcuni sindaci della Piana di Gioia Tauro: ronde africane per proteggere i calabresi dalla ‘ndrangheta, visto che ormai – come ha denunciato lo scrittore Roberto Saviano – soltanto gli africani osano opporsi alla mafia e difendere diritti ai quali sembra che gli italiani abbiano rinunciato. «Le ronde, se mai si faranno qua, le affidiamo ai senegalesi per tenere lontani gli ‘ndranghetisti», ha annunciato il sindaco di Caulonia, Ilario Amendolia.
-
Vergogna-Rosarno, la deportazione dopo la pulizia etnica
Il terrore lo leggi negli occhi di quelle due “prede” che cercano disperatamente di nascondersi. Spuntano sulle facce di due “negri” accovacciati dietro una volante della polizia che li ha “salvati” mentre vagavano per le campagne. L’auto è ferma. Davanti, a pochi metri, ci sono le barricate dei bianchi. I “bravi ragazzi” di Rosarno, i vecchi, le donne che davanti alle tv recitano l’esasperazione. Urlano e le loro parole si sentono anche dentro l’auto. «Unn’è, unnu cazzu è sta mafia? I negri se ne devono andare, basta… E basta pure con questi giornali di merda che ci chiamano razzisti».
-
Migranti, emergenza sicurezza? Difendersi dagli italiani
Sono considerati criminali e ritenuti un pericolo. Nonostante le ossessive campagne xenofobe contro i migranti, i media non si occupano delle loro condizioni, specie di quelli che lavorano nell’edilizia e nell’agricoltura, tra sfruttamento, violenza e omicidi. I migranti che provengono dall’Est sono spesso poco visibili, in particolare le donne che lavorano come domestiche o badanti. Per non parlare degli africani, che vivono e lavorano in condizioni a volte peggiori rispetto a quelle lasciate nel loro continente. Nel Sud oppresso da arcaismi e violenza, molti di loro sono stati barbaramente uccisi. Viene dunque da lontano la rabbia esplosa nei giorni scorsi a Rosarno.
-
Caccia al nero, il nostro futuro: un inferno di menzogne
Il futuro in cui siamo già immersi comincia nella piana di Gioia Tauro: a Rosarno in provincia di Reggio Calabria (un’autentica guerriglia urbana è ancora in corso), come a Castel Volturno e a Reggio stessa, dove la ’ndrangheta ha voluto intimidire i magistrati con un attentato alla procura generale. Il futuro comincia a Rosarno perché i principali problemi della nostra civiltà si addensano qui: le fughe di intere popolazioni dalla povertà e dalle guerre (guerre spesso scatenate dagli occidentali, generatrici non di ordine ma di caos); le vaste paure che s’insediano come nebbie, intossicando la vita
-
Amanda Simpson, diritti trans e terrore planetario
Forse è eccessivo l’entusiasmo con il quale è stata accolta la notizia della nomina di Amanda Simpson come consigliere del Dipartimento del Commercio di Washington: la prima transessuale ad assumere un incarico governativo negli Usa, grazie al presidente Barack Obama, ha finora diviso le opposte tifoserie (progressisti in festa, conservatori scandalizzati) mettendo in ombra il ruolo – tutt’altro che trasparente – del colosso militare industriale dalla quale la Simpson proviene, e i cui interessi si teme sia destinata a tutelare, direttamente dalla sua nuova posizione nel governo federale statunitense.
-
Rosarno, Saviano: solo gli africani osano dire no alla mafia
«Gli immigrati sembrano avere un coraggio contro le mafie che gli italiani hanno perso». Lo scrittore Roberto Saviano commenta così, al Tg3, la rivolta scatenatasi il 7-8 gennaio a Rosarno, dove i braccianti africani aggrediti dai caporali della ‘ndrangheta hanno dato vita a una guerriglia urbana, incendiando auto in sosta. Quella del comune reggino, aggiunge Saviano, è la quarta rivolta degli africani in Italia contro le mafie: i lavoratori migranti sono più coraggiosi degli italiani e non vanno criminalizzati ma, al contrario, scelti come preziosi alleati contro l’illegalità mafiosa.
-
Sicurezza e rieducazione, in un carcere meno feroce
Ho partecipato a un incontro pubblico in un comune del pavese, il tema: sicurezza e rieducazione. Come se questo diritto e questo dovere inalienabili, fossero improvvisamente percepiti come ingannevoli, poli opposti che non debbono convergere, perché fondamenta di una architettura malamente consumata. Eppure si tratta di diritto e rovescio della stessa partita da giocare, insieme, e non del risultato di una informazione malata, di una incapacità comunicazionale, di una notizia moltiplicata per mille, un fucile imbracciato così male da essere puntato nel mucchio