Archivi degli autori 
-
Medico, Sos: contagi al buio, quanto durerà l’emergenza?
Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da sempre, che potesse avvenire una pandemia. I virus respiratori di possibile provenienza animale dovuti alla combinazione di questi coronavirus erano sotto sorveglianza e temuti da molto tempo. Questo virus è simile geneticamente a quello della Sars di 17 anni fa, ma ha una caratteristica di contagiosità superiore, lo si vede dalla velocità con cui si diffonde. Dall’iniziale focolaio di Codogno si è passati a Pavia, quindi a Lodi, ora siamo a tutta la Lombardia e alla continua espansione in altre Regioni. Non sappiamo quando finirà e non sappiamo il numero di persone contagiate. Sappiamo il numero di malati. Questa malattia si manifesta in forme gravi soprattutto in alcuni soggetti anziani che soffrono di patologie e arriva fino al decesso, nelle fasce più giovani invece può indurre contagi asintomatici, quindi il numero delle persone contagiate ci è ignoto perché non manifestano sintomi. Pensiamo sia un numero importante. L’80% degli infettati non manifesta sintomi o li manifesta in misura ridotta, il rimanente manifesta polmoniti e negli anziani dà manifestazioni gravi. È quello che stiamo vivendo, con la difficoltà di dare una risposta ospedaliera su tutto il territorio.Il futuro è difficile da prevedere perché è una combinazione di diversi fattori, tra cui il numero delle persone contagiate. Ogni quarto d’ora vediamo un’ambulanza che passa. Il secondo elemento è che non sappiamo quanti stiano creando una immunità al virus, cosa che potrebbe limitare la diffusione. Chi si occupa di elementi matematici indica verso la fine di marzo il picco, ma lo sapremo solo a bocce ferme. A Brescia abbiamo dovuto chiudere numerosi reparti, accorparli e renderli liberi per accogliere queste persone. Riusciamo a dimetterne qualcuno, adesso siamo a 500 posti letto. Potete immaginare lo sforzo che significa. Non sono tutti ricoverati nelle unità infettive, ma in tutto l’ospedale. Le esigenze sono due. La prima è riuscire a liberare sempre più posti letto, però è uno sforzo enorme. Fortunatamente adesso si sono attivati altri ospedali nel territorio bresciano. L’esigenza è dare almeno un letto a chi sta male. Comporta uno sforzo interno enorme. La seconda cosa non è semplice: avere i dispositivi di protezione necessari per il nostro personale sanitario.La nostra farmacia fa un lavoro estenuante per dotare gli operatori sanitari di mascherine, camici per proteggersi. Questo è un altro problema. In conseguenza dell’elevata contagiosità può portare al contagio fra operatori e riduce le risorse umane. Se i soldati si ammalano non possono combattere. Tutto è molto concitato, si lavora 24 ore al giorno, sette giorni su sette, è un continuo di problemi. È impressionante la rapidità con cui l’ondata epidemica ha colpito tutta la Lombardia, non ha dato il tempo giusto per le misure straordinarie. Mi sembrano siano passati 10 anni dalla fatica che abbiamo addosso. Com’è il morale del personale sanitario? Siamo molto determinati. Naturalmente c’è preoccupazione quando si vede una situazione così grave. Vedere queste persone che muoiono completamente sole non è facile. Siamo anche preoccupati per i colleghi: quando si lavora insieme per anni si è tutti amici, e vederli ammalati procura dolore e fatica. Ovviamente c’è poi la preoccupazione per le proprie famiglie, che non si contagino. Ma siamo determinati a portare la barca in porto e fare il nostro lavoro.(Francesco Castelli, dichiarazioni rilasciate a Paolo Vites per l’intervista “A Brescia continuiamo a combattere, ma servono posti letto e materiale”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 marzo 2020. Medico ospedaliero e ordinario di malattie infettive all’università di Brescia, già titolare della Cattedra Unesco e direttore della Scuola di specializzazione in malattie infettive, il professor Castelli ha operato a lungo in Africa, a contatto con gravi epidemie di colera).Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da sempre, che potesse avvenire una pandemia. I virus respiratori di possibile provenienza animale dovuti alla combinazione di questi coronavirus erano sotto sorveglianza e temuti da molto tempo. Questo virus è simile geneticamente a quello della Sars di 17 anni fa, ma ha una caratteristica di contagiosità superiore, lo si vede dalla velocità con cui si diffonde. Dall’iniziale focolaio di Codogno si è passati a Pavia, quindi a Lodi, ora siamo a tutta la Lombardia e alla continua espansione in altre Regioni. Non sappiamo quando finirà e non sappiamo il numero di persone contagiate. Sappiamo il numero di malati. Questa malattia si manifesta in forme gravi soprattutto in alcuni soggetti anziani che soffrono di patologie e arriva fino al decesso, nelle fasce più giovani invece può indurre contagi asintomatici, quindi il numero delle persone contagiate ci è ignoto perché non manifestano sintomi. Pensiamo sia un numero importante. L’80% degli infettati non manifesta sintomi o li manifesta in misura ridotta, il rimanente manifesta polmoniti e negli anziani dà manifestazioni gravi. È quello che stiamo vivendo, con la difficoltà di dare una risposta ospedaliera su tutto il territorio.
-
Click Day, lotteria anziché indennizzi. Ma in che mani siamo?
Io non ci voglio credere. Non bastava la “lotteria degli scontrini di fine anno in tempo di pace”… adesso il Click Day! Il Click Day!!!! Siccome non bastava la spudoratezza dell’insulto di aver stanziato quella elemosina di Stato di 600 euro una tantum, per tutte quelle partita Iva che (come il sottoscritto) si sono trovate dalla mattina alla sera senza l’azienda che avevano creato con fatica e sudore in anni di sacrifici, e siccome non bastava escludere tutti quei professionisti con cassa previdenziale separata, che sempre senza reddito sono rimasti, perché comunque i soldi stanziati bastano solo per pochissimi quale idea geniale hanno avuto?? Il Click Day!!!! Una sorta di concorsone, tipo quelli delle radio, dove in una mattina prestabilita (non si sa quando) i primi fortunati che riusciranno a cliccare per primi riceveranno l’elemosina, i rimanenti neanche quella! Ma in che razza di mani siamo finiti?Ma solo per sapere se siete “tarati” di vostro e limitati mentalmente, o proprio volete una rivolta armata per le strade in una situazione già gravissima come questa? Ma si può sapere che caspita ha nel cervello questa banda di idioti e incompetenti? Presidente Mattarella, come ultimo garante della Costituzione, è urgente e necessario un suo intervento ORA ora. Confido nel suo buon senso, come presidente di tutto il popolo italiano, perché se non interviene lei IMMEDIATAMENTE immediatamente, presto interverrà la disperazione e la rabbia che tutte queste assurdità stanno provocando nella maggioranza della popolazione. Il popolo italiano si sta dimostrando all’altezza, ci avete chiesto di stare a casa ci avete detto che tutto andrà bene; noi il nostro compito e i nostri sacrifici li stiamo facendo e li abbiamo sempre fatti, ma ADESSO BASTA adesso basta!!!!!!Ps: il primo che dopo questa ulteriore assurdità, senza capire la gravità della situazione, si azzarda a scrivere “son tutti bravi con il senno di poi” o “non si può fare sciacallaggio in questo momento” senza rendersi conto che lo sciacallaggio lo stanno facendo sulla nostra pelle, o che mi inizia a nominare Salvini o la Lega che NON HANNO NULLA A CHE FARE CON QUELLO CHE STO DICENDO non hanno nulla a che fare con quello che sto dicendo, verrà immediatamente bannato senza passare nemmeno dal richiamo perché A TUTTO C’È UN LIMITE a tutto c’è un limite e qui è stato superato anche quello minimo della decenza e della dignità umana!!!!!(Marco Ludovico, intervento sulla pagina Facebook del Movimento Roosesevelt del 19 marzp 2020 riguardo all’ipotesi del Click Day, ventilata dal governo Conte attraverso il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico).Io non ci voglio credere. Non bastava la “lotteria degli scontrini di fine anno in tempo di pace”… adesso il Click Day! Il Click Day!!!! Siccome non bastava la spudoratezza dell’insulto di aver stanziato quella elemosina di Stato di 600 euro una tantum, per tutte quelle partite Iva che (come il sottoscritto) si sono trovate dalla mattina alla sera senza l’azienda che avevano creato con fatica e sudore in anni di sacrifici, e siccome non bastava escludere tutti quei professionisti con cassa previdenziale separata, che sempre senza reddito sono rimasti, perché comunque i soldi stanziati bastano solo per pochissimi quale idea geniale hanno avuto?? Il Click Day!!!! Una sorta di concorsone, tipo quelli delle radio, dove in una mattina prestabilita (non si sa quando) i primi fortunati che riusciranno a cliccare per primi riceveranno l’elemosina, i rimanenti neanche quella! Ma in che razza di mani siamo finiti?
-
Veneziani: ci minaccia il pericolo di una dittatura sanitaria
Dopo l’esperienza del virus, sappiamo che l’eventuale minaccia totalitaria che si annida nel futuro potrà essere una dittatura sanitaria. Dittatura globale e/o nazionale, giustificata da norme anticontagio. Vi invito a un viaggio letterario e forse un po’ profetico nel futuro globale, partendo dai nostri giorni. Stiamo sperimentando sulla nostra pelle che nel nome della salute è possibile revocare la libertà, sospendere i diritti elementari e la democrazia, imporre senza se e senza ma norme restrittive, fino al coprifuoco. È possibile mettere un paese agli arresti domiciliari, isolare gli individui, impedire ogni possibile riunione di persone, decomporre la società in molecole, e tenerla insieme solo con le istruzioni a distanza del potere sanitario. Più magari un vago patriottismo ricreativo e consolatorio, da finestra o da balcone… Nessuno mette in discussione la profilassi e la prevenzione adottate, si può dissentire su singoli provvedimenti, su tempi, modi e aree di applicazione; ma nessuno vuol farsi obiettore di coscienza, renitente, se non ribelle, agli imperativi sanitari vigenti.E comunque tutti li accettiamo col sottinteso che si tratta di un periodo breve, transitorio, uno stato provvisorio d’eccezione. Ma se il rischio dovesse protrarsi, si potrebbe protrarre anche la quarantena e dunque la carcerazione preventiva di un popolo. Disperso, atomizzato, in tante cellule che devono osservare l’obbligo di restare separate (ecco come sterilizzare il populismo). Del resto, anche un’esperienza breve ma traumatica lascia segni destinati a durare e modificare il nostro rapporto col potere, con la vita e con gli altri. Il tema di fondo è antico quanto l’uomo e la politica. Il potere regge sulla paura, lo diceva Hobbes e in modi diversi Machiavelli. E lo dicevano gli antichi prima di loro. E la paura è sempre, alla fine, paura di morire. A volte si affronta e si addomestica quel timore attraverso due grandi rielaborazioni mitiche e sacrali: la visione eroica della vita o la visione religiosa ultraterrena. Se il modo in cui spendi la vita vale più della vita stessa, se l’aspettativa dell’Aldilà supera la difesa della pelle qui e ora, ad ogni costo, allora magari puoi scommettere fino in fondo.Se sei disposto a rischiare anche la vita hai una libertà che nessuno può toglierti. Ma se tutto è qui e non ci aspetta altro, né la gloria né l’eternità, allora la vita è l’assoluto e per lei siamo disposti a tutto, in balia di chiunque possa minacciarla o proteggerla. La libertà dalla paura ha anche una variante disperata: se vivi nella schiavitù e nella miseria più nera, se non hai nulla da perdere se non il tuo inferno quotidiano, allora forse sei disposto a mettere a repentaglio la tua incolumità e perfino la tua sopravvivenza. Ma se tutto sommato hai la tua casa e i tuoi minimi agi, la tua vita passabile, se non serena, allora no, la salvaguardia della salute è imperativo assoluto, e giustifica ogni rinuncia. E la nostra è una società salutista e in fondo benestante, che ha un solo, umanissimo e unanime imperativo, vivere più a lungo possibile e possibilmente bene. Di conseguenza davanti al terrore di contaminarsi e al rischio di morire, non c’è diritto, libertà, voto, opinione che tenga. Prima di tutto la salute. La voglia di sicurezza, fino a ieri esecrata, diventa una priorità assoluta. È la biopolitica.Se riscrivessimo oggi 1984 o “La Fattoria degli animali” di George Orwell, “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley o “Il Padrone del Mondo” di Robert Hugh Benson, se immaginassimo una distopia, cioè un’utopia negativa nel futuro, figureremmo un potere totalitario che usa la sanità, il contagio e la protezione dal contagio come la sua arma di dominazione assoluta. Magari non limitandosi a fronteggiare i casi di contagio ma procurandoli perfino, per esercitare poi il suo potere totalitario sulla società o su paesi che resistono alla sottomissione. Stiamo parlando di letteratura e non di realtà storica, sappiamo distinguere tra i fatti e l’immaginazione, non ci lasciamo prendere da nessuna sindrome del complotto diabolico. Però la letteratura a volte enfatizza, figura, esprime alcune latenti ma reali preoccupazioni della gente e a volte – pur nella sua narrazione fantasiosa – coglie alcune inquietanti tendenze e costeggia perfino alcune profezie. Pensiamoci, pur mantenendo lo scarto tra la realtà e l’immaginazione.Qualche giorno fa sottolineavo gli aspetti positivi della tremenda situazione che stiamo vivendo, la riscoperta di alcuni principi fino a ieri condannati: l’ordine e la disciplina, l’orgoglio nazionale e il senso della casa, solo per dirne alcuni. Ora sto sottolineando invece le controindicazioni inverse, gli effetti collaterali possibili di un terrore sanitario collettivo. Perché ogni scenario che si apre ha almeno due principali possibilità di sviluppo, oltreché di lettura, più un’infinità di varianti, gradi e sfumature. Nel frattempo patisco come voi queste interminate giornate di prove tecniche di fine umanità, con le metropoli ridotte, come aveva scritto Eugenio Montale riferendosi a Milano, a “enorme conglomerato di eremiti”. Una sera ho passeggiato da solo a Roma tra le rovine della contemporaneità, ben più spettrali e desolanti delle rovine antiche. E mi ha fatto così male che non ci riproverei più, anche se avessi una dispensa speciale per farlo. Non puoi vivere se il mondo intorno è morto. Ma restiamo in attesa di resurrezione.(Marcello Veneziani, “Il pericolo di una dittatura sanitaria”, da “La Verità” del 15 marzo 2020).Dopo l’esperienza del virus, sappiamo che l’eventuale minaccia totalitaria che si annida nel futuro potrà essere una dittatura sanitaria. Dittatura globale e/o nazionale, giustificata da norme anticontagio. Vi invito a un viaggio letterario e forse un po’ profetico nel futuro globale, partendo dai nostri giorni. Stiamo sperimentando sulla nostra pelle che nel nome della salute è possibile revocare la libertà, sospendere i diritti elementari e la democrazia, imporre senza se e senza ma norme restrittive, fino al coprifuoco. È possibile mettere un paese agli arresti domiciliari, isolare gli individui, impedire ogni possibile riunione di persone, decomporre la società in molecole, e tenerla insieme solo con le istruzioni a distanza del potere sanitario. Più magari un vago patriottismo ricreativo e consolatorio, da finestra o da balcone… Nessuno mette in discussione la profilassi e la prevenzione adottate, si può dissentire su singoli provvedimenti, su tempi, modi e aree di applicazione; ma nessuno vuol farsi obiettore di coscienza, renitente, se non ribelle, agli imperativi sanitari vigenti.
-
Magaldi: italiani felici e reclusi a vita, aspettando altri virus?
Si colpevolizza chi indugia nel portare a spasso il cane, dopo che si è lasciato che migliaia di persone lasciassero la Lombardia per dirigersi al Sud: secondo la logica della quarantena sono potenziali untori, e si lascia tuttora che queste ondate si muovano, senza che queste persone vengano prima sottoposte a un test. Ci viene proposta una retorica da “grande fratello” orwelliano, plaudendo ai pecoroni che si mettono a cantare, a comando, dai balconi. Abbiamo scoperto quanto è facile limitare la libertà e costringere i cittadini in casa: moltissimi italiani, festosi e scodinzolanti, hanno già introiettato la segregazione della quarantena. Ma se questa emergenza durerà altri mesi, o magari un anno, staremo tutti in casa in attesa di avere lumi su quando riprenderà la vita normale? E se in futuro dovessero arrivare 2-3 virus all’anno che facciamo, sospendiamo la nostra vita? Bella mutazione antropologica: reclusi in casa per sempre? E’ questo il futuro che ci attende? Nella Seconda Guerra Mondiale, chi entrò in guerra in nome della libertà e della democrazia, contro il totalitarismo hitleriano, mise nel conto milioni di morti. E adesso noi, senza colpo ferire, saremo privati della democrazia. Non si vota più: rinviate elezioni e referendum, fino alla scomparsa del coronavirus. E se dovesse presentarsi un virus all’anno? Democrazia kaputt?
-
Magaldi: tutti buoni, di colpo? Ringraziate Christine Lagarde
Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?Magistrale performance, quella della grande attrice Christine Lagarde, oggi anche socia in incognito dello stesso Draghi, l’altro grande “pentito” dell’euro-rigore. Chi lo dice? Gioele Magaldi, in modo esplicito: siamo stati “noi”, sostiene, a chiedere alla Lagarde di fare quella parte orrenda, di proposito: per suscitare sdegnate reazioni contrarie. Scusi, Magaldi: “noi” chi? Se si è letto il saggio “Massoni”, uscito a fine 2014 per Chiarelettere, si capisce esattamente di cosa parli, il presidente del Movimento Roosevelt: in quel libro – bestseller italiano amato dai lettori e snobbato dai media, nonostante sia ormai un long-seller di cui a novembre uscirà il sequel – si denunciano, per la prima volta, le malefatte delle superlogge reazionarie che gestirebbero il super-potere alle spalle delle istituzioni europee. In prima linea proprio loro, Draghi e Lagarde: grandi burattinai, in grembiulino, dell’oligarchia neoliberista che ha rottamato la democrazia, annullando la sovranità degli Stati.Sul fronte opposto: superlogge progressiste come la “Thomas Paine”, a cui lo stesso Magaldi è stato “iniziato”, prima di fondare il Grande Oriente Democratico. Missione: demolire il dogma neoliberale e tornare a Keynes. Se lo Stato torna a spendere a deficit senza paura, l’economia si salva. E la gente non ci rimette la pelle, se c’è in giro il coronavirus, perché non mancheranno ospedali e medici, infermieri e respiratori. La grande novità, rispetto ai decenni di piombo, è che Draghi & Lagarde hanno cambiato casacca. Illuminanti avvisaglie già alla vigilia del loro avvicendamento alla Bce. Lui ha evocato il ricorso alla Mmt, la teoria monetaria moderna: liquidità illimitata a costo zero, il contrario dello strozzonaggio somministrato col contagocce dall’Eurozona. Lei, a sua volta, si è spinta ad auspicare l’avvento degli eurobond per supportare i debiti sovrani, cancellando gli spread, e ricordando che «la moneta appartiene al popolo». Davvero? Non certo l’euro, gestito da una banca centrale (privata) che si rifiuta di agire come “prestatore di ultima istanza”. Cos’è successo, ora, se il quadro sembra capovolgersi?Semplice: una parte dell’élite massonica fino a ieri “neoaristocratica”, dice Magaldi, si è accorta che l’ordoliberismo Ue (”guai a chi osa spendere”) avrebbe aggravato la crisi ed esasperato masse sempre maggiori di cittadini. Di qui il clamoroso “pentimento” di Draghi e Lagarde, che si sono “messi a disposizione” del fronte massonico progressista, smentendo la loro stessa storia professionale degli ultimi decenni. Tutto vero? Sì, conferma Magaldi: «Sono state filiere massoniche progressiste a chiedere espressamente alla “sorella” Lagarde di fare quelle improvvide dichiarazioni, non certo dovute, e che – come lei stessa sapeva – le sarebbero costate l’ostilità generale». Magaldi parla di tecniche raffinate, da intelligence, appannaggio di chi – nel grande potere – conosce la portata, epocale, della partita sotterranea in corso, a livello planetario, e i metodi per combatterla: sofisticati, diplomatici, sottili.«La “sorella” Lagarde ha accettato di essere messa alla prova: si è presa “palate di merda”, in faccia, letteralmente, dagli stessi che fino a ieri le leccavano le scarpe. Tanto di cappello, per il coraggio dimostrato: sta facendo un gioco rischioso e spericolato. E spero che il “fratello” Draghi la imiti, su questa strada». Sorride, Magaldi, pensando a chi si è affrettato ad accusare la Lagarde di aver commesso una gaffe. «Ma vi pare che possa commettere gaffe di questo tipo, un vecchio “animale” del potere come Christine Lagarde? Suvvia: sapeva benissimo cosa sarebbe successo. E meno male che è successo. A lei, come previsto, è piovuto addosso il fango. E all’Italia, invece – come da copione – sono arrivati i soldi». Per questo, Magaldi ringrazia pubblicamente la “sorella” Christine Lagarde, per aver acettato di recitare – come richiestole – la parte dell’euro-strega. «La sua azione ha indotto persino il nostro tremebondo ed ectoplasmatico presidente della Repubblica a ruggire – sempre un po’ da coniglio, ma a ruggire – costringendo i maggiori interpreti dell’austerity a dire che, per l’Italia e per tutti, d’ora in poi si sarà di manica larga».Quello che è seguito era prevedibilissimo, insiste Magaldi: finalmente, scandisce, «stiamo scoprendo che una crisi può significare la sospensione del paradigma dell’austerity». Facendo la faccia feroce, e quindi «offrendo il petto», la neopresidente della Bce «ha alzato una palla, per dare il coraggio di agire a chi non l’aveva avuto in tutti questi anni». Scontato il risultato: «Quando è troppo, è troppo», si sono detti in molti, dal Quirinale a Berlino, da Francoforte a Bruxelles. «Di fronte a una ventilata reiterazione del rigore più intransigente è stato costretto a intervenire persino Mattarella, che è stato un custode servizievole del paradigma neoliberista dell’austerity e della Disunione Europea – austera, micragnosa, restrittiva e castrante nei confronti degli interessi italiani», sottolinea Magaldi. «Non scordiamcelo: è lo stesso Mattarella nel 2018 che ha impedito che Paolo Savona diventasse ministro dell’economia, ricordando agli italiani che sono “i mercati”, e non gli elettori, ad avere l’ultima parola». E’ questa, la post-democrazia a cui ci avevano ridotti, i “maggiordomi” dell’eurocrazia fino a ieri intoccabile, “teologica”. E voilà: quello che ieri era “impossibile”, oggi è realtà.Insieme a Mattarella, di fronte alla necessità di dare «almeno un po’ di respiro economico agli italiani prostrati dal coronavirus (o meglio, dall’emergenza creata dai tagli storici alla sanità)» sono state costrette a intervenire «persino Angela Merkel e Ursula von der Leyen, disposte ad aprire i cordoni della borsa». Ma il merito, ribadisce Magaldi, è tutto di Christine Lagarde: ha offerto un formidabile assist «a tutti coloro che, finalmente, dopo anni, hanno trovato il coraggio per rivendicare libertà economica per le entità statuali in caso di crisi». Che la sfida sia appena all’inizio, però, lo dicono i fatti: «Bisognava attenedere il coronavirus – osserva Magaldi – per rivendicare quello che andava fatto in anni e anni di crisi economica gravissima, che ha schiantato tante persone». In ogni caso, per il presidente del Movimento Roosevelt, «i danni delle politiche neoliberiste di austerity di questi decenni sono molto superiori ai danni che sta facendo il coronavirus».Sulla Christine Lagarde del passato, Magaldi non ha dubbi: «E’ stata senz’altro tra i masnadieri della filiera massonica neo-aristocratica che ha ammorbato il mondo e l’Europa con l’austerity neoliberista. Come Draghi, è stata uno dei principali terminali di un potere mefitico, contro-iniziatico sul piano massonico nonché esiziale, funesto, sul piano economico. Attenzione, però: «Quelli che oggi criticano la Lagarde», nell’establishment italiano, «ieri le baciavano le mani». Di fatto, dalla poltronissima della Bce, la presidente si è “immolata” in modo calcolato, per provocare i decisori e spingerli verso l’agognata flessibilità. «Ha ottenuto quello che voleva. E cioè: stabilire che l’Italia ha il diritto (e il dovere) di poter spendere a deficit per risollevare l’economia, che è in grave crisi e lo sarà sempre di più – certo non aiutata in modo significativo dai primi spiccioli distribuiti da Conte, che fanno ridere i polli».Magaldi in ogni caso denuncia l’ipocrisia di chi condanna Christine Lagarde esaltando invece Mario Draghi, celebrato in modo grottesco come salvatore dell’euro. Il “niet” della Lagarde sugli spread – chiarisce l’autore di “Massoni” – era un esplicito riferimento alla analoga condotta di Draghi durante la crisi finanziaria di dieci anni fa. Prima di agire, infatti, l’allora Super-Mario attese un anno intero. Ce ne siamo già dimenticati? «Prima di intervenire per calmare gli spred, Draghi ha consentito a speculatori vari di razziare quello che andava razziato». Lasciò sprofondare nel disastro paesi come la Grecia, la Spagna e l’Italia, che su “consiglio” dell’Ue si affidarono alle cure di Papademos, Rajoy e Monti. Letteralmente immobile per dodici mesi, sordo a tutti gli Sos, il presidente della Bce si decise ad attivarsi fuori tempo massimo, cioè solo dopo che quei paesi erano stati commissariati da governi «pronti a implementare gravissimi tagli alla spesa pubblica con le manovre di austerity: tagli che hanno riguardato anche e soprattutto la sanità».Inutile negarlo: «Lui e la Lagarde sono stati entrambi pessimi». Oggi, però, hanno cambiato orizzonte: «Giocano un gioco spregiudicato e pericoloso per loro stessi». Tuttavia, fin qui – e specialmente con questa prova, «superata ma rischiosa» – Christine Lagarde merita il massimo rispetto: «Si è dimostrata sincera, in questo gioco abile, spericolato e complesso che è stato inaugurato in queste ultime settimane». Quanto al suo “collega” italiano, Magaldi auspica «un nuovo Draghi, spericolato come la Lagarde, che aiuti l’affermazione di un nuovo paradigma, keynesiano e rooseveltiano». Sono patetici, quelli che oggi ricordano solo il “bazooka” di Draghi, scordando che fu usato – deliberatamente – in ritardo. C’era anche questo spiacevolissimo “memento”, tra i compiti dell’attrice francese travestita da Strega del Nord: costringerci a ricordare. C’è da ribaltare l’Europa, e forse un “aiuto” sta arrivando proprio dal minaccioso coronavirus. Ma attenti: superata l’emergenza, niente sarà più come prima.Guai – sembra suggerire la Lagarde, in versione “sfinge” – se la Bce resterà quella di oggi: impossibilitata a soccorrere i paesi che hanno bisogno di soldi. Non lo vedete, dove siamo finiti? A forza di tagli, mandiamo in giro gli infermieri senza nemmeno la protezione delle mascherine. Come dire: scontiamo un’eredità mortifera, pesantissima, direttamente responsabile dell’attuale catastrofe economica, sociale, sanitaria. Al solo Monti si imputano 37 miliardi di tagli al sistema-salute. Motivazione delirante: ripianare i conti pubblici, arrivando al pareggio di bilancio. Pochi sanno che l’Italia è da trent’anni in avanzo primario: i soldi versati in tasse sono più di quelli che lo Stato spende per i cittadini. Scontato (anche se mostruoso) che oggi si possa morire, solo perché in terapia intensiva non c’è posto per tutti. Questione di soldi, non di virus: è questa, la lezione che l’ex strega Christine Lagarde, con la sua apparente gaffe, ha voluto che apprendessimo. L’austerity uccide, ecco tutto. E purtroppo non si smonta in tre giorni, l’immane piramide di menzogne che ha protetto questo regime criminogeno. Anche se, a quanto pare, l’Era del Virus ci sta facendo viaggiare alla velocità della luce.Christine Lagarde, istruzioni per l’uso: da leggere esattamente al contrario. Tradotto: voglio far crollare l’infame dogma dell’austerity? Bene, allora devo fingere di rafforzarlo. E in modo spietato, di fronte al panico e alle vittime del coronavirus, devo pronunciare la più impopolare delle frasi. E cioè: arrangiatevi, e scordatevi che la Bce vi possa dare una mano, calmando i vostri spread. Ha funzionato? Eccome. Nessuno, infatti, si è accorto del trucco. Mattarella indignato con la Strega del Nord, pronto a invocare solidarietà da parte dell’Ue. E poi la Merkel e Ursula von der Leyen, improvvisamente tramutate in dame caritatevoli: «Siamo tutti italiani», eccetera. Missione compiuta? Precisamente: è crollato il Muro del Rigore, il grande tabù europeo che ha demonizzato la spesa sociale (ieri lasciando crepare, senza medicine, i bambini greci). Tutto “merito” di Christine Lagarde, che ha indossato la maschera dell’orrore: la stessa che indossò Mario Draghi dieci anni fa, lasciando che lo spread divorasse Grecia, Spagna e Italia, per la gioia degli speculatori. Come dire: ricordate? E vi sembra giusto che la Bce (per statuto, ossessionata solo dall’inflazione) non possa spendere un centesimo per salvare vite umane?
-
Guerra Usa-Cina per l’egemonia, l’Italia (virus) è una preda
Heartland o Heartlands (letteralmente: il Cuore della Terra) è un nome che venne dato alla zona centrale del continente Eurasia da Sir Halford Mackinder, il geografo inglese autore di “Democratic Ideals and Reality”. L’Eurasia è un supercontinente comprendente i continenti di Europa e Asia. La frase che riassume l’intera concezione geopolitica di Mackinder è la seguente: «Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo». Bene, iniziamo adesso ad analizzare un po’ di dati in nostro possesso. Nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping annuncia il progetto “Via della Seta” che punta a coinvolgere 65 paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. Da almeno 10 anni in Europa è aperta una gara per attirare tantissimi soldi in arrivo dalla Cina. In questa gara, l’Italia è sul podio dal 2017 alle spalle di Germania e Francia. Ad inizio 2019 l’export agroalimentare Made in Italy verso la Cina aveva fatto registrare +20%, su base decennale si registra invece un incredibile +254%. In questo quadro geopolitico, logica vuole che l’amministrazione Trump e i suoi alleati storici (Israele in primis), non possono più permettersi di stare a guardare.La Via della Seta, i rapporti sempre più stretti con la Cina e la Russia, insomma il progetto Eurasia mina le fondamenta dell’egemonia americana in Europa. «Guardando anche ad occhio nudo una carta geografica diventa di chiara evidenza che la realizzazione di tale ambizioso progetto metterebbe definitivamente fuori gioco gli Stati Uniti a cui, per sventare tale pericolo, non resterebbe altra via che generare il caos» (Filippo Romeo, “Il nuovo Grande Gioco centro-asiatico). Il 3 gennaio 2020 il generale iraniano Qasem Soleimani è rimasto ucciso per rappresaglia in un attacco con drone statunitense sull’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq. Ma il vero obiettivo di Trump non era l’Iran, ma la Cina e la Russia: il vero obiettivo era l’Eurasia. Sempre ad inizio 2020, in Cina nella città di Wuhan, capoluogo della provincia cinese dell’Hubei, scoppia una epidemia di coronavirus. Tra febbraio e marzo 2020, Cina, Iran ed Italia sono i tre paesi più colpiti dal coronavirus (guarda tu che coincidenze); una delle spiegazioni che ci viene data è che «il coronavirus è il virus della verità, dove appare espone la verità. Nel caso della Cina ha esposto che c’è una dittatura comunista che sopprime la verità. In Iran ha esposto il fanatismo religioso. Nel caso dell’Italia ha esposto la scarsa capacità amministrativa» (Edward Luttwak a “Di Martedì”, ripreso su “Libero”).Il 31 gennaio 2020 il Regno Unito cessa ufficialmente di essere uno Stato membro dell’Unione Europea e dell’Euratom. A marzo 2020, secondo un portavoce del ministero degli esteri di Pechino l’origine del coronavirus non sarebbe legata a errori di vigilanza e contenimento delle autorità cinesi nella città del presunto ‘focolaio zero’, ma a una contaminazione arrivata dall’esterno, per la precisione dagli Usa. «Gli Stati Uniti devono essere trasparenti! E devono pubblicare i loro dati! Gli Stati Uniti devono darci una spiegazione», attacca su Twitter uno dei portavoce del governo, Zhao Lijian. Riassumiamo quindi un attimo: «La Cina supera di gran lunga gli Stati Uniti nel numero dei brevetti registrati e produce almeno otto volte più laureati Stem [Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica] all’anno rispetto agli Stati Uniti, guadagnandosi lo status di miglior contributore alla scienza globale. Una vasta gamma di nazioni in tutto il Sud globale ha sottoscritto accordi per entrare a far parte della Bri, che dovrebbe essere completata nel 2049».«Solo l’anno scorso, le aziende cinesi hanno firmato contratti per un valore di 128 miliardi di dollari per progetti di infrastrutture su larga scala in decine di nazioni. L’unico concorrente economico degli Stati Uniti è impegnato a ricollegare la maggior parte del mondo con la versione del 21° secolo, completamente interconnessa, di un sistema commerciale che era stato al suo apice per oltre un millennio: le vie della seta eurasiatiche. Inevitabilmente, questa è una cosa che la classe dirigente statunitense non è assolutamente in grado di accettare. Considerare la Bri come una pandemia» (Pepe Escobar, su “Asia Times”). Il 10 marzo 2020, il Parlamento russo ha approvato un emendamento a una legge costituzionale che darà la possibilità all’attuale presidente Vladimir Putin di rimanere al potere fino al 2036. Il 13 marzo oltre 30 tonnellate di materiale sanitario sono state donate dalla Cina all’Italia e saranno distribuite al più presto, inoltre un team di medici cinesi inizierà a collaborare con i colleghi italiani per sconfiggere il Covid-19, mentre dagli altri Stati membri dell’Europa non arriva nessun aiuto all’Italia. La tanto cara Europa ci ha lasciato soli.Sempre a marzo, la Germania, in totale autonomia, stanzia 550 miliardi a sostegno della propria economia e con tempi rapidissimi; in Italia, una nazione messa in ginocchio dalla quarantena, il governo ha stanziato per adesso 25 miliardi (e stanno ancora valutando se concedere 500 euro per tre mesi ai lavoratori autonomi). Un paese come l’Italia, dove negli ultimi 30 anni il risparmio dei cittadini è stato letteralmente spazzato via, sarà più semplice morire di fame che di coronavirus. Ma non è finita qui. «L’esercitazione della Nato “Defender Europe”, che si terrà in Europa da aprile a maggio 2020, coinvolgerà 37.000 soldati di 18 nazioni facenti parte dell’Alleanza. Saranno impiegati circa 33.000 mezzi e container, e 450 veicoli corazzati. L’obiettivo della grande esercitazione è quello di testare la capacità dell’Europa – con il significativo contributo statunitense, ovviamente – di reagire a un atto ostile. Molti europei se ne stanno chiedendo, in questi giorni, perché – vista la diffusione del virus influenzale in tutto il continente – “Defender Europe” non venga annullata. L’esercitazione rappresenta uno degli strumenti con cui Washington argina le “velleità espansionistiche” del Cremlino e al contempo alimenta la paura dell’accerchiamento insita nell’animo russo» (”Difesa Online”).Il 14 marzo il presidente Trump mette un post su Twitter: “The United States loves Italy”, gli Stati Uniti ci amano. La risposta da parte della Cina non si fa attendere, e il 15 marzo arriva la lettera dell’ambasciatore in Italia Li Junhua: «Sono convinto che quando avremo vinto sul virus, il popolo italiano e quello cinese saranno ancora più vicini e uniti, e la cooperazione bilaterale sarà ancora più prospera. Speriamo che quel giorno arrivi presto». Bene, direi che adesso iniziamo ad avere un quadro della situazione più chiaro. Scordatevi per un attimo la propaganda mediatica di queste settimane, prendete tutte queste informazioni e unite i puntini; cambiate adesso il vostro punto di osservazione, spostatevi verso l’alto e guardate in basso: riuscite a vedere il “disegno” che si cela dietro a tutti questi avvenimenti? E’ in atto una guerra per decidere chi prenderà definitivamente il controllo dell’Europa. Da un lato il progetto Stati Uniti d’Europa, dall’altro il progetto Eurasia. Comunque vada, attualmente, l’Italia è una preda e non il predatore. Geopolitica? Fantapolitica? L’importante è prendere coscienza di quello che sta accadendo, perché in questo preciso periodo storico è fondamentale anticipare gli eventi per non rimanerci intrappolati dentro.(”Heartland: guerra, atto finale”, riflessione pubblicata da “Tommesh” su “Come Don Chisciotte” il 16 marzo 2020).Heartland o Heartlands (letteralmente: il Cuore della Terra) è un nome che venne dato alla zona centrale del continente Eurasia da Sir Halford Mackinder, il geografo inglese autore di “Democratic Ideals and Reality”. L’Eurasia è un supercontinente comprendente i continenti di Europa e Asia. La frase che riassume l’intera concezione geopolitica di Mackinder è la seguente: «Chi controlla l’Est Europa comanda l’Heartland: chi controlla l’Heartland comanda l’Isola-Mondo: chi controlla l’Isola-Mondo comanda il mondo». Bene, iniziamo adesso ad analizzare un po’ di dati in nostro possesso. Nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping annuncia il progetto “Via della Seta” che punta a coinvolgere 65 paesi che raccolgono circa il 65% della popolazione mondiale e il 40% del Pil. Da almeno 10 anni in Europa è aperta una gara per attirare tantissimi soldi in arrivo dalla Cina. In questa gara, l’Italia è sul podio dal 2017 alle spalle di Germania e Francia. Ad inizio 2019 l’export agroalimentare Made in Italy verso la Cina aveva fatto registrare +20%, su base decennale si registra invece un incredibile +254%. In questo quadro geopolitico, logica vuole che l’amministrazione Trump e i suoi alleati storici (Israele in primis), non possono più permettersi di stare a guardare.
-
Il Covid rovina un’azienda su 10: perderemmo 640 miliardi
Gli scenari sono due, e il primo è “ottimistico”: se l’emergenza coronavirus finisce a maggio, le imprese italiane (contando anche le ricadute nel 2021) perderanno un giro d’affari di 275 miliardi di euro. Se invece la quarantena durerà fino a dicembre, sarà la catastrofe, con la completa chiusura delle frontiere dei mercati europei: nel biennio perderemmo ricavi per 641 miliardi, di cui quasi 470 quest’anno. «Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere», ammette Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società che da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane. Timore evidente: man mano che passano le settimane, senza miglioramenti in vista, si profila davvero l’apocalisse. Secondo Cerved, riassume “Repubblica”, se si verificherà lo scenario pessimistico «rischia di fallire il 10,4% delle imprese italiane». L’inserto “Affari&Finanza”, sempre di “Repubblica”, avanza stime ancora più precise, analizzando 750.000 imprese italiane, con dati elaborati e integrati coi modelli statistici ed econometrici utilizzati da Cerved per monitorare 233 diversi settori produttivi.La prima cosa che balza all’occhio, scrive “Repubblica”, è il fatto che, se l’emergenza finisse a maggio, le imprese italiane riuscirebbero già dal prossimo anno a recuperare un livello di fatturato superiore dell’1,5% rispetto a quello ottenuto nel 2019 (secondo Cerved, 2.410 miliardi di euro). «Questo dato è interessante perché, dopo le crisi del 2008 e del 2011 – spiega Mignanelli – l’economia italiana non ce l’aveva fatta a tornare ai livelli precedenti, in parte perché il fallimento di molte aziende aveva ridotto la base produttiva». La aziende che dovessero sopravvivere si calcola che diverrebbero più forti di prima. «Anche in questo caso, però, il costo reale del Covid-19 sarebbe altissimo», scrive il giornale diretto da Carlo Verdelli. «Per stimare il giro d’affari bruciato dal virus bisogna infatti tenere conto dei progressi che molte aziende avrebbero compiuto quest’anno e il prossimo, se non fosse scoppiata l’epidemia: il fatturato, erano le aspettative fino a poche settimane fa, era atteso crescere dell’1,7% quest’anno e del 2% il prossimo, più di quanto avessero fatto nel 2019».È così che Cerved arriva a mettere nero su bianco la cifra di 275 miliardi, che fotografa i ricavi che saranno persi dalle aziende nel biennio 2020-2021, anche se si verificasse lo scenario più “benevolo”. «Una voragine che diventerebbe ancora più profonda – arrivando fino a 641 miliardi – se le cose si mettessero male davvero, e l’emergenza si protraesse fino a dicembre». Scorrendo i numeri dei settori più colpiti, aggiunge “Repubblica”, ci si rende conto di come la crisi cambierà il volto dell’Italia e del suo sistema di imprese. «Nello scenario pessimistico, infatti, il fatturato degli alberghi scenderebbe dai 12,5 miliardi del 2019 ai 3,3 miliardi di quest’anno, un crollo del 73% che sarebbe seguito a ruota da agenzie di viaggio e tour operator (meno 68%), strutture ricettive extra-alberghiere come agriturismi e b&b (meno 64%) e aeroporti (meno 50%). «Ma l’ictus produttivo e il crollo dei consumi assesterebbero una mazzata anche alla manifattura, con un crollo del 45,8% per la produzione di auto (da 39,5 a 21,4 miliardi), di veicoli industriali (da 12,7 a 6,7 miliardi) e del cruciale e diffusissimo settore dei componenti per l’automotive (da 23,3 a 12,6 miliardi), che i produttori italiani esportano o fabbricano direttamente in tutto il mondo».Un altro aspetto interessante è l’impatto sulle diverse regioni: «In cima c’è la Lombardia, “l’epicentro del terremoto”, com’è stata definita sul piano sanitario e come rischia di essere anche dal punto di vista economico, data la sua stazza produttiva». Sempre nello scenario pessimistico, rispetto a quanto avrebbero fatto con le stime ante-coronavirus, le imprese lombarde brucerebbero un fatturato di 182 miliardi, seguite dal Lazio (118 miliardi), dal Piemonte (60), dal Veneto e dall’Emilia Romagna (circa 57 per entrambe). Tanti i fattori: il diverso peso dei vari settori di attività, la propensione all’export e il fatto che i maggiori gruppi, industriali e commerciali, hanno sede a Milano e Roma. «In valori assoluti, ovviamente, l’impatto della crisi sarà più contenuto nelle regioni del Sud o in quelle più piccole». Tra le più colpite, comunque, quelle turistiche: Trentino Alto Adige, Liguria e Valle d’Aosta. «Le peggiori in assoluto, però, nello scenario “horribilis” sarebbero quelle dove l’auto pesa di più sul totale, ovvero Piemonte (meno 4,9%) e Basilicata (-5,1)».Poi c’è addirittira chi guadagna, dalla crisi: per esempio, le aziende che operano nel commercio online, nella grande distribuzione alimentare e nella farmaceutica. Se l’emergenza si protraesse, «il 2020 per molte di esse diventerebbe indimenticabile: nella grande distribuzione alimentare crescerebbero dai 108 miliardi del 2019 a 132 miliardi, nel commercio all’ingrosso dei prodotti farmaceutici e medicali da 33 a 38 miliardi, nel commercio online da 4,3 a 6,7 miliardi». Handicap tutto italiano, la debolezza della digitalizzazione. Ora, i ricavi delle aziende connesse all’informatica o all’automazione non smetteranno di crescere: «La speranza – dice Mignanelli – è che l’epidemia, che costringe le persone a casa, possa contribuire a convincere gli imprenditori – soprattutto i più piccoli – che gli investimenti in tecnologia sono necessari per aumentare la produttività».Gli scenari sono due, e il primo è “ottimistico”: se l’emergenza coronavirus finisce a maggio, le imprese italiane (contando anche le ricadute nel 2021) perderanno un giro d’affari di 275 miliardi di euro. Se invece la quarantena durerà fino a dicembre, sarà la catastrofe, con la completa chiusura delle frontiere dei mercati europei: nel biennio perderemmo ricavi per 641 miliardi, di cui quasi 470 quest’anno. «Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere», ammette Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società che da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane. Timore evidente: man mano che passano le settimane, senza miglioramenti in vista, si profila davvero l’apocalisse. Secondo Cerved, riassume “Repubblica“, se si verificherà lo scenario pessimistico «rischia di fallire il 10,4% delle imprese italiane». L’inserto “Affari&Finanza”, sempre di “Repubblica”, avanza stime ancora più precise, analizzando 750.000 imprese italiane, con dati elaborati e integrati coi modelli statistici ed econometrici utilizzati da Cerved per monitorare 233 diversi settori produttivi.
-
Carpeoro: Mattarella ha salvato l’Italia, esigendo l’aiuto Ue
Ringraziamo Mattarella: se non era per lui, l’Ue ci avrebbe fatto a pezzi. E’ stato proprio il disappunto del Quirinale a far fare dietrofront al potere europeo, concedendo all’Italia di spendere qualsiasi cifra per fronteggiare il coronavirus, cioè la calamità sanitaria e l’emergenza economica causata dall’inaudito blocco cautelativo dell’intera nazione. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, mai tenero con l’inquilino del Quirinale: nel 2018, invitò il presidente a dimettersi, dopo il “niet” opposto alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Ora però tutto è cambiato: Bruxelles ha addirittura sospeso il Patto di Stabilità, cioè il tetto alla spesa. Potenza del coronavirus? Soprattutto di Mattarella, insiste Carpeoro: i grandi poteri europei non si aspettavano la protesta del capo dello Stato, di fronte all’infelice sortita di Christine Lagarde (nessuna protezione finanziaria per l’Italia). A proposito: c’era proprio la Lagarde, accusa Carpeoro, dietro al sexgate (fasullo) che nel 2011 costò a Dominique Strauss-Kahn la presidenza del Fmi, poi infatti ceduta alla signora francese. E non è tutto. Simbologo e saggista, Carpeoro prova a far luce anche sull’enigma del virus che sta terremotando il mondo: «Vincerà chi riuscirà a togliergli “la corona”, che simbolicamente significa “potere”».Premessa: del coronavirus continuiamo a sapere poco. Notizie confuse, non si sa quanto attendibili. Numeri? «Piccoli, tutto sommato: un virus molto aggressivo e contagioso, ma scarsamente letale», specie se si ipotizza che i contagiati siano un numero immenso, ben superiore a quello finora conteggiato. Il dramma, in Italia? «Semplice: troppo pochi i posti letto in terapia intensiva, per chi ha complicazioni serie». La risposta medica risolutiva? Per ora, a quanto pare, non ce l’ha nessuno. Sembra decisiva la relazione tra il coronavirus e una proteina, responsabile dell’attacco ai polmoni: che sia quella, la “corona” da togliere al maledetto virus? E poi: si tratta di un organismo fabbricato in laboratorio e rilasciato dolosamente? Carpeoro non ci crede: propende per un incidente colposo, una “fuga” accidentale del virus. Cosa che avrebbe preso in contropiede la stessa “sovragestione”, cioè la regia occulta dei grandi poteri sovranazionali. Riflessioni che Carpeoro offre il 15 marzo in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”.Massone, dirigente del Movimento Roosevelt, avvocato e autore di romanzi, Carpeoro è impegnato nella pubblicazione, a puntate, della serie di saggi “Summa Symbolica”, che insegna a decifrare il linguaggio dei simboli nei quali siamo immersi, spesso senza accorgercene. Ormai, almeno in Italia, il mondo si è capovolto: all’epidemia di panico (ottimi medici, ma ospedali insufficienti) si è aggiunto il “coprifuoco”. «Una decisione probabilmente giusta – dice Carpeoro – se fosse stata adottata tempestivamente, da subito». Intanto, c’è chi fa lo spiritoso. Un conduttore televisivo britannico, Christian Jessen, se la ride: per gli italiani, dice, la quarantena obbligatoria è solo una scusa per non andare a lavorare. «Se avessimo un vero ministro degli esteri, anziché Di Maio – protesta Carpeoro – quel signore inglese sarebbe già stato licenziato: ve lo immaginate uno come Mentana che insulta un intero popolo e poi resta al suo posto?». Per Carpeoro, il dramma nel dramma è la scarsa credibilità del sistema-Italia, per colpa degli attuali politici. Il flash-mob alle finestre, cantando l’inno di Mameli? «Fuori luogo: del resto, già nel medioevo eravamo un popolo di guitti, più che di sovrani».Certo, ormai il virus dilaga: e negli Usa, dice Carpeoro, la situazione potrebbe farsi catastrofica, data la scarsissima assistenza sanitaria per molti cittadini statunitensi, in un paese in cui la salute è roba da ricchi. C’è chi si consola perché Trump è risultato negativo, al tampone? E’ una non-notizia: «Al cervello, dovrebbero fargli il test: Trump ha colpito l’Italia in modo inaudito con i dazi, e noi non abbiamo fiatato». Ecco il punto: l’Italia non s’è desta, nemmeno per idea. Semmai è stato il presidente della Repubblica, lui solo, a svegliarsi: e la sua protesta, educata ma ferma, è suonata con una minaccia da prendere nel mondo più serio. «L’Italia – spiega Carpeoro – può sospendere il Trattato di Schengen: avete idea di cosa significhi?». L’intera economia continentale (non solo la nostra) potrebbe andare in tilt. Dunque cos’è accaduto, ai piani alti? Ecco la ricostruzione di Carpeoro: in prima battuta, a Christine Lagarde era stato chiesto di non fare sconti al nostro paese, immaginando che, come al solito, non avremmo reagito. Quando invece s’è visto che l’Italia – a sorpresa – ha reagito eccome, tramite Mattarella («l’Ue sia solidale, non di ostacolo all’Italia»), allora la situazione si è capolvolta.«Siamo tutti italiani, non vi lasceremo soli», ha ripetuto – nella lingua di Dante – la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, mentre la stessa Bce provvedeva a correggere il tiro. Secondo Carpeoro, sono stati gli “azionisti” della Lagarde a impartirle il contrordine. Basterà? Non è detto, ovviamente: «Tutto dipenderà da come li useremo, quei miliardi che ora ci lasciano finalmente spendere, incredibilmente, senza che vadano a pesare sul debito: certo, c’è la possibilità concreta di trasformare il coronavirus, da emergenza nazionale e opportunità di rilancio». E’ presto per dirlo, ma la partita potrebbe essere epocale: la fine dell’austerity. E Mattarella? «Ha mostrato la stoffa, tutta democristiana, dei veri statisti. Ricorda il Moro che negli anni Settanta disse “non ci faremo processare nelle piazze”, annusando la possibile Tangentopoli già allora in arrivo». Fino a ieri sempre timido e accondiscente coi poteri europei, perché ora il capo dello Stato non esita a maltrattare Bruxelles? Perché l’Italia è nei guai, ovviamente. E i super-poteri Ue lo temono: sanno che Mattarella fa sul serio. «Anche perché – chiosa Carpeoro – alla sua età, non ha più niente da perdere. Esattamente come il “picconatore” Cossiga: altro democristiano, non a caso».Ringraziamo Mattarella: se non era per lui, l’Ue ci avrebbe fatto a pezzi. E’ stato proprio il disappunto del Quirinale a far fare dietrofront al potere europeo, concedendo all’Italia di spendere qualsiasi cifra per fronteggiare il coronavirus, cioè la calamità sanitaria e l’emergenza economica causata dall’inaudito blocco cautelativo dell’intera nazione. Lo afferma Gianfranco Carpeoro, mai tenero con l’inquilino del Quirinale: nel 2018, invitò il presidente a dimettersi, dopo il “niet” opposto alla nomina di Paolo Savona al ministero dell’economia. Ora però tutto è cambiato: Bruxelles ha addirittura sospeso il Patto di Stabilità, cioè il tetto alla spesa. Potenza del coronavirus? Soprattutto di Mattarella, insiste Carpeoro: i grandi poteri europei non si aspettavano la protesta del capo dello Stato, di fronte all’infelice esordio di Christine Lagarde (nessuna protezione finanziaria per l’Italia). A proposito: c’era proprio la Lagarde, accusa Carpeoro, dietro al sexgate (fasullo) che nel 2011 costò a Dominique Strauss-Kahn la presidenza del Fmi, poi infatti ceduta alla signora francese. E non è tutto. Simbologo e saggista, Carpeoro prova a far luce anche sull’enigma del virus che sta terremotando il mondo: «Vincerà chi riuscirà a togliergli “la corona”, che simbolicamente significa “potere”».
-
Gli Usa ammettono: il coronavirus era da noi già nel 2019
«Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Così il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone, morte negli Usa di recente causa polmonite, sarebbero invece decedute per Covid-19 non diagnosticato. «È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?». Ha rincarato la dose Lijian. «Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!». La vicenda è riportata da “The Hill”, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia. Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.La tesi sarebbe sostenuta da una coincidenza: cinque atleti di nazionalità ancora ignota sarebbero stati ricoverati in un ospedale locale per virus ignoto. Vero il ricovero, spiega il “Global Times”, ma si trattava del ben noto colera. E, però, la domanda posta resta. Secondo “Global Research”, già ad agosto, un medico di Taiwan avrebbe avvertito gli Stati Uniti che alcuni decessi per polmonite attribuiti alle sigarette elettroniche, le “svapo”, erano in realtà da attribuire a un nuovo coronavirus. “Repubblica”, a settembre, riferiva di 550 ammalati con problematiche polmonari, che avevano portato ad alcuni decessi. Conto più che approssimativo, se si tiene conto di cosa sia la sanità americana, che all’inizio dell’epidemia, ad esempio, ha negato il tampone a cittadini di ritorno dalla Cina perché non avevano i soldi per pagarli (qualcosa sta cambiando, vedi il “Washington Post”). Certo, la vicenda “svapo” va vista nell’ottica di una guerra mossa dalle potenti industrie del tabacco alla concorrenza, ma è pur vero che non si sono registrati analoghi disturbi in altre aree del mondo, come l’Italia, dove lo “svapo” aveva preso piede.Ad alimentare la possibilità che la polemica impegnata da Zhao Lijian abbia una sua plausibilità, è anche il fatto che il cosiddetto “paziente zero” di Whuan, da cui è nata l’epidemia, sia ancora causa di controversie. Così andiamo a qualcosa di più inquietante, forse collegato, forse no: il 5 agosto il “New York Times” riportava la notizia che il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti aveva intimato al laboratorio di armi batteriologiche di Fort Detrick di «cessare ogni attività» perché il sistema di filtraggio delle acque reflue non era sicuro. Un po’ quanto viene descritto nel film “Cattive acque”, uscito tre settimane fa in Italia (tempestività di Hollywood), che racconta la storia vera della battaglia giudiziaria intrapresa da un avvocato americano contro l’azienda chimica Dupont, i cui scarichi hanno avvelenato, e continuano ad avvelenare, migliaia di persone (non solo, spiega anche dell’avvelenamento da sostanze chimiche di circa il 90% dell’umanità… da vedere, in streaming, dato che i cinema son chiusi).Ovviamente si disse che nessuna sostanza pericolosa era effettivamente fuoriuscita da Fort Detrick, che però è stato chiuso in via preventiva. In altra nota, avevamo accennato come a luglio 2019, cioè poco prima della chiusura di Fort Detrick, la Camera degli Stati Uniti aveva chiesto formalmente al Pentagono se avesse testato e usato armi chimiche tra gli anni ’50 e gli anni ’70. Una richiesta insolita e non motivata da problematiche d’attualità. La cui spiegazione potrebbe essere proprio la contaminazione causata da Fort Detrick, notizia che presumibilmente circolava in alcuni ambiti. Un modo per far pressione, in maniera indiretta come si usa in tali casi, sulla vicenda, perché si chiudesse senza suscitare polveroni sull’Us Army. Al di là delle domande, si può notare come l’episodio di cronaca nera – che, ripetiamo, non necessariamente ha a che vedere col coronavirus – abbia come focus Fort Detrick, sito che richiama alla memoria altro ed oscuro.Qualcuno ricorderà il panico che per diversi mesi attanagliò il mondo dopo l’11 Settembre a causa della diffusione di missive contenenti antrace, letale arma batteriologica. La responsabilità dell’invio della posta avvelenata, indirizzata a personalità importanti e non d’America e del mondo, fu attribuita all’Agenzia terrorista nota come Al-Qaeda (il segretario di Stato americano Colin Powell usò tale minaccia per convincere il mondo della necessità di attaccare l’Iraq, che avrebbe avuto magazzini pieni di antrace). L’Fbi scoprì poi che l’antrace che aveva terrorizzato il mondo proveniva dall’America, da Fort Detrick appunto. La vicenda si chiuse individuando anche un possibile untore, un ignoto ricercatore che prestava la sua opera in quel laboratorio strategico. Che, ovviamente, non avrebbe mai potuto far tutto quel pandemonio globale da solo… tant’è. Morì suicida, tutto insabbiato.(”Dall’antrace al coronavirus, le vie di Fort Detrick”, post di “Piccole Note” del 13 marzo 2020).«Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Così il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian. Una riflessione nata dopo l’audizione al Congresso degli Stati Uniti del direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Robert Redfield, nella quale ha riconosciuto che alcune persone, morte negli Usa di recente causa polmonite, sarebbero invece decedute per Covid-19 non diagnosticato. «È stato trovato il paziente zero negli Stati Uniti?». Ha rincarato la dose Lijian. «Quante sono le persone infette? Come si chiamano gli ospedali? Potrebbe essere l’esercito americano che ha portato l’epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!». La vicenda è riportata da “The Hill“, che spiega come ciò sia parte di una narrativa cospirativa che circola sul web, e che vede il virus portato in Cina dagli atleti americani, e loro numeroso seguito, che si sono recati a Whuan per partecipare ai Giochi mondiali militari, che si sono svolti tra il 18 e il 27 ottobre 2019, praticamente quando è iniziata l’epidemia. Non necessariamente un atto criminogeno, ma una trasmissione involontaria: gli atleti Usa, o il seguito, sarebbero stati già infetti da coronavirus.
-
Mes e virus, Guzzi: orrore, questa umanità deve insorgere
Il sistema globalizzato, il sistema neoliberista dei poteri che di fatto controlla il mondo (a livello finanziario, economico, sociale, editoriale, di comunicazione di massa) è sostanzialmente suicidario, come dice il grande sociologo Ulrich Beck. E’ una struttura suicidaria, di cui questa Unione Europea sembra solo un’espressione, l’espressione di questo sistema. Per cui credo che opporsi al Mes, pretendere una discussione pubblica, democratica, su questo provvedimento, voglia dire porre uno stop alla direzione suicidaria di questo sistema globale. Come pianeta, come umanità, siamo evidentemente in un punto cruciale e decisivo della storia che conosciamo: un punto che potremmo dire tra crollo e risveglio, oppure se volete tra catastrofe e conversione. Che poi sono due parole che dicono la stessa cosa: catastrofe e conversione indicano semplicemente questo, dobbiamo cambiare rotta, dobbiamo rovesciare la direzione che finora è stata seguita, perché non è percorribile. Ora, il sistema suicidario – e lo vediamo continuamente – si sta compattando, si sta irrigidendo. Si sta militarizzando, perché più si evidenzia – agli occhi di tutti – che è una follia suicida, più questo sistema ha bisogno di limitare l’informazione (direi: di limitare la riflessione).Guardate che la comunicazione di massa entro la quale siamo immersi 24 ore su 24, questo misto orribile di allarmi apocalittici e pubblicità, che viene data per scontata, a mio parere è uno degli strumenti più pericolosi, per la destrutturazione della coscienza democratica. Quindi credo che dobbiamo renderci conto di questo, e animare un risveglio – umano, popolare, culturale e direi anche spirituale – perché altrimenti non avremo proprio gli strumenti per affrontare queste sfide, incalzanti e pericolose, nelle quali ci troviamo a vivere. Direi che questo risveglio – delle anime oppresse, non solo degli esclusi – è certamente un risveglio sociale ed economico, e dobbiamo giustamente utilizzare il linguaggio economico, sociale e politico; ma io credo che non basti, questo linguaggio. Cioè: la prova che ci troviamo a vivere richiede, direi, uno sguardo e delle parole più vaste. Si tratta veramente di parlare di una nuova umanità, che non vuole farsi distruggere.Una nuova umanità deve trovare il suo linguaggio, deve imporre un cambiamento radicale nel monolinguismo nichilistico, economicistico, materialistico e scientistico, che i poteri di questo mondo – “the masters of the universe” (i padroni del mondo, come li chiamano i grandi economisti mondiali) – utilizzano per renderci impotenti. Questo monolinguismo serve a indebolirci, a intimidirci, a farci sentire deboli e depressi – polli d’allevamento, diceva Gaber. Ecco: l’insurrezione di questa nostra umanità dev’essere un’insurrezione poetica, spirituale, ma molto tecnicamente informata, poi, sul piano economico e dei saperi specifici. Questi due livelli devono agire insieme, perché la sfida è troppo grande. Se ci limitiamo a un linguaggio solo economico, alla fine facciamo il gioco della cultura neoliberista, che vuole ridurre tutto a un discorso economico. Ma non ci riuscirà. Auguri.(Marco Guzzi, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Filosofo, poeta e conduttore radiofonico, dal 1999 Guzzi ha avviato l’esperienza dei gruppi “Darsi pace”, una ricerca sperimentale di liberazione interiore nell’orizzonte di una riconiugazione tra fede cristiana e modernità. Dal 2004 dirige la collana “Crocevia” presso le Edizioni Paoline. Dal 2005 tiene corsi presso il “Claretianum”, Istituto di Teologia della Vita Consacrata dell’Università Lateranense. Dal 2008 è professore invitato nella facoltà di scienze dell’educazione dell’Università Pontificia Salesiana. Nel 2009 Benedetto XVI lo ha nominato membro della Pontificia Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Dal 2012 scrive sul blog collettivo Vinonuovo).Il sistema globalizzato, il sistema neoliberista dei poteri che di fatto controlla il mondo (a livello finanziario, economico, sociale, editoriale, di comunicazione di massa) è sostanzialmente suicidario, come dice il grande sociologo Ulrich Beck. E’ una struttura suicidaria, di cui questa Unione Europea sembra solo un’espressione, l’espressione di questo sistema. Per cui credo che opporsi al Mes, pretendere una discussione pubblica, democratica, su questo provvedimento, voglia dire porre uno stop alla direzione suicidaria di questo sistema globale. Come pianeta, come umanità, siamo evidentemente in un punto cruciale e decisivo della storia che conosciamo: un punto che potremmo dire tra crollo e risveglio, oppure se volete tra catastrofe e conversione. Che poi sono due parole che dicono la stessa cosa: catastrofe e conversione indicano semplicemente questo, dobbiamo cambiare rotta, dobbiamo rovesciare la direzione che finora è stata seguita, perché non è percorribile. Ora, il sistema suicidario – e lo vediamo continuamente – si sta compattando, si sta irrigidendo. Si sta militarizzando, perché più si evidenzia – agli occhi di tutti – che è una follia suicida, più questo sistema ha bisogno di limitare l’informazione (direi: di limitare la riflessione).
-
La Cina: Usa non trasparenti, il coronavirus viene da loro?
Arriva la prima dichiarazione ufficiale da parte di Pechino sulla possibilità che il coronavirus sia nato negli Stati Uniti. Attraverso il suo account Twitter molto seguito, uno dei portavoce del ministero degli affari esteri cinese, Zhao Lijian, dichiara: «Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Chiaro il riferimento ai noti Giochi militari che avevano portato nella città oltre 300 militari nord-americani nell’ottobre scorso, «proprio nel periodo che gli scienziati hanno individuato come il momento dell’incubazione del famigerato Covid-19», osserva “L’Antidiplomatico”. In una audizione, il direttore del Centers for Disease Control and Prevention, Robert Redfield, ha infatti ammesso candidamente che molti americani, apparentemente morti di influenza, siano poi risultati positivi al coronavirus. «Quando è apparso il paziente zero negli Stati Uniti? Quante persone sono state infettate?», domanda il portavoce di Pechino, che si interroga anche su quali siano gli ospedali statunitensi ad aver registrato la patologia. «Potrebbe essere stato l’esercito Usa a portare l’epidemia a Wuhan», insiste Zhao Lijian: «Siate trasparenti, rendete pubblici i dati». E aggiunge: «Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione».Nel corso della citata audizione pubblica, Redfield aveva parlato di 34 milioni di casi di “influenza” e non meno di 20.000 morti. «Quanti di loro avevano il coronavirus?», domanda Zhao. Annota “L’Antidiplomatico”: «Si tratta di una prima presa di posizione pubblica da parte di Pechino. E dato che la Cina è il paese che a livello scientifico e medico è più avanti, nello studio di questo nuovo virus, ci possiamo aspettare delle simpatiche rivelazioni nelle prossime settimane». Il video con l’intervento di Redfield, osserva “BlogSicilia”, è stato condiviso anche da altri media cinesi, tra cui l’emittente nazionale “Tvcc” e il tabloid “Global Times”. Quanto al polemico tweet di Zhao, un altro portavoce del ministero degli esteri di Pechino, Geng Shuang, ha affermato che nella comunità internazionale ci sono «opinioni differenti» sull’origine del virus, e che «la Cina considera quella domanda come scientifica», e quindi «dovrebbe essere affrontata in modo professionale», evitando però di confermare se quanto scritto da Zhao sul social media sia la posizione ufficiale del governo.Come riferito dalla “Cnn”, in molti in Cina stanno lanciando una campagna per mettere in discussione l’origine del coronavirus che ha contagiato oltre 125.000 persone in tutto il mondo. I primi casi di contagio sono stati segnalati a Wuhan e lì sono stati registrati più infezioni e morti di ogni altra parte del pianeta. Il 4 marzo scorso Zhao Lijian, parlando in modo ufficiale, ha detto ai giornalisti che «non è stata ancora raggiunta una conclusione sull’origine del virus», e dunque gli scienziati cinesi sono al lavoro per identificarla. Il 27 febbraio, continua “BlogSicilia”, anche un famoso esperto cinese di malattie infettive, Zhong Nanshan, ha messo in dubbio la provenienza del coronavirus: «L’infezione è stata individuata per la prima volta in Cina, ma il virus potrebbe non aver avuto origine in Cina», ha detto in una conferenza stampa. Condividendo le parole di Redfield, un funzionario come Hua Chunying, capo-dipartimento del ministero degli esteri cinese, afferma: «E’ assolutamente sbagliato e inappropriato chiamarlo coronavirus cinese».Arriva la prima dichiarazione ufficiale da parte di Pechino sulla possibilità che il coronavirus sia nato negli Stati Uniti. Attraverso il suo account Twitter molto seguito, uno dei portavoce del ministero degli affari esteri cinese, Zhao Lijian, dichiara: «Potrebbe essere stato l’esercito Usa ad aver portato l’epidemia a Wuhan». Chiaro il riferimento ai noti Giochi militari che avevano portato nella città oltre 300 militari nord-americani nell’ottobre scorso, «proprio nel periodo che gli scienziati hanno individuato come il momento dell’incubazione del famigerato Covid-19», osserva “L’Antidiplomatico“. In una audizione, il direttore del Centers for Disease Control and Prevention, Robert Redfield, ha infatti ammesso candidamente che molti americani, apparentemente morti di influenza, siano poi risultati positivi al coronavirus. «Quando è apparso il paziente zero negli Stati Uniti? Quante persone sono state infettate?», domanda il portavoce di Pechino, che si interroga anche su quali siano gli ospedali statunitensi ad aver registrato la patologia. «Potrebbe essere stato l’esercito Usa a portare l’epidemia a Wuhan», insiste Zhao Lijian: «Siate trasparenti, rendete pubblici i dati». E aggiunge: «Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione».
-
Tulsi Gabbard, l’unica politica non complice del Deep State
Mentre succede di tutto, in America…. Mentre l’impunito Israele bombarda la Siria un giorno sì e l’altro pure, nel compiacimento generale e con i russi zitti; mentre forse l’accordo tra Usa e Taliban, che taglia fuori i fantocci corrotti del teatrino di Kabul, pone fine (malvista dal “Manifesto”: “le donne!”) a 19 anni di stragi Usa-Nato di civili afghani e di maxi-produzione di eroina per l’Occidente; mentre non passa giorno che gli Usa non facciano stragi di civili in Somalia, “effetti collaterali” dei bombardamenti sugli Shabaab; mentre le milizie Isis allevate da Usa, Israele, Erdogan e petrotiranni terrorizzano Siria, Egitto, Libia, Africa, Europa; mentre l’Occidente sostiene il regime golpista di Al Serraj in Libia, tenuto in piedi dalla peggiore feccia jihadista di Misurata, garante anche del traffico Ong di sradicati africani ma caro alle nostre sinistre imperiali e di destra; mentre un virus, trasformato da normale influenza in peste bubbonica, serve a satanizzare la Cina, bloccare la Via della Seta, sperimentare stati d’assedio e di neutralizzazione sociale… mentre succede tutto questo, qualcuno inizia a fare il tifo per l’uno o l’altro candidato nelle primarie del Partito Democratico statunitense.Burattini di Bilderberg sul campo: ci si divide tra un supermiliardario, 9° al mondo per ricchezza, Bloomberg, che le primarie e, forse, la presidenza, se le compra a suon di milionate, a dispetto delle sue performance Tv da brocco azzoppato, e una “liberal”, Warren, che però è simpatica al Pentagono e da Wall Street è la più foraggiata. Oppure tra uno scaturito sindaco di un villaggio dell’Indiana, Buttigieg, che sembra un fumetto da Cocco Bill, epperò per tutta la vita ha bazzicato più i servizi segreti che non il saloon del paese e quindi ha i voti della Cia, e un totalmente rincoglionito malvivente, Biden, che ricattava, lui sì, il governo ucraino perché non processasse il figliolo lestofante, e però gode del consenso afroamericano, dato che è stato vice di un presidente nero. La crème de la crème delle primarie democratiche: pian piano i nostri sinistri imperialisti di destra, “Manifesto” in testa, devono – il distintivo esibito lo impone– rassegnarsi ad abbandonare queste ipotesi, pur viste finora con simpatia, e schierarsi con il sinistro vero, socialdemocratico, forse addirittura socialista, sconfitto nel 2016 da Hillary a forza di trucchetti sporchi del Comitato Nazionale Democratico (Dnc). Che non è altri che il 77enne Sanders. Bernie, per i fan.Sanders, il neocon sociale! Dice, ma come? Ma se questo Sanders, dopo aver chiesto sanità per tutti e aumenti salariali, s’è detto pronto (al “New York Times”) ad appoggiare un attacco preventivo a Iran e Corea del Nord? Ma come, se ha concluso, con Pompeo e tutti i neocon, che Putin è un farabutto e che ha messo le zampe sulle elezioni americane di ieri e di oggi e fa da sgabello a Trump? Ma come, se – pur dopo aver affermato che Netanyahu é uno zotico – dichiara che tutto il resto di Israele gli sta bene e che l’ambasciata Usa deve restare trasferita a Gerusalemme? Cosa rispondono i sinistri imperiali su questo vecchietto in piena sintonia con l’imperialismo neocon e dello Stato Profondo? Ma cosa devono rispondere, se la pensano come lui! Dopo il ticket Bloomberg-Hillary, allucinazione apocalittica di cui qualcuno però già vocifera e lei non smentisce, cosa ci sarebbe di meglio del “socialista” Sanders? Ma c’è un’altra concorrente alle primarie, anche se non va ai battibecchini Tv. L’avete mai sentita nominare?Si chiama Tulsi Gabbard, senatrice dell’Alaska; è giovane e bella, ma è già una veterana di ripetute missioni militari in Iraq da ufficiale della Guardia Nazionale. Dalle quali ha tratto l’unica posizione anti-guerra e antimperialista di tutto il cucuzzaro democratico-repubblicano che concorre alla presidenza. Ha compiuto l’indicibile: è andata da Bashar al Assad, presidente della Siria in resistenza da 10 anni, e ha detto che ha ragione. Ha detto che è una vergognosa mistificazione chiamare i terroristi Isis e Al Qaida “ribelli” e cianciare di “guerra civile”. Ha detto che tutte le guerre e tutti gli ammazzamenti Usa devono finire. E ha sbagliato ancora una volta, definendo il vecchio compare degli Usa nell’allevamento dei ratti terroristi e neo-alleato in Nato grazie ai massacri compiuti in Idlib, «dittatore turco aggressivo, integralista ed espansionista», e intimando a Trump di «non farsi trascinare in una guerra contro la Russia». Tutto il contrario di quanto da parte degli altri bravi candidati si auspica. Non ha perso l’attimo, Hillary, per sentenziare (per questo da Tulsi querelata) che la senatrice Gabbard non è altro che un arnese dei russi. Come tutti quelli fuori dal giro euro-atlantico. Soros l’ha definita la massima sciagura che possa capitare agli Usa e al mondo. Una garanzia, per noi. E non volete che campioni del giornalismo indipendente, come “New York Times”, “Washington Post” e Cnn, non abbiano subito rilanciato l’infamante, incapacitante anatema? Ora sapete perché in Italia non se ne parla. Men che mai sul “Manifesto”.(Fulvio Grimaldi, “Altro che Sanders o altri fasulloni: zitti zitti, negli Usa spunta un’antimperialista vera”, dal blog “Mondocane” del 1° marzo 2020. Nel frattempo, alcuni candidati citati – Bloomberg, la Warren, Buttigieg – si sono ritirati, ma l’analisi di Grimaldi offre un ritratto impietoso dei candidati scesi in campo per arginare Trump).Mentre succede di tutto, in America…. Mentre l’impunito Israele bombarda la Siria un giorno sì e l’altro pure, nel compiacimento generale e con i russi zitti; mentre forse l’accordo tra Usa e Taliban, che taglia fuori i fantocci corrotti del teatrino di Kabul, pone fine (malvista dal “Manifesto”: “le donne!”) a 19 anni di stragi Usa-Nato di civili afghani e di maxi-produzione di eroina per l’Occidente; mentre non passa giorno che gli Usa non facciano stragi di civili in Somalia, “effetti collaterali” dei bombardamenti sugli Shabaab; mentre le milizie Isis allevate da Usa, Israele, Erdogan e petrotiranni terrorizzano Siria, Egitto, Libia, Africa, Europa; mentre l’Occidente sostiene il regime golpista di Al Serraj in Libia, tenuto in piedi dalla peggiore feccia jihadista di Misurata, garante anche del traffico Ong di sradicati africani ma caro alle nostre sinistre imperiali e di destra; mentre un virus, trasformato da normale influenza in peste bubbonica, serve a satanizzare la Cina, bloccare la Via della Seta, sperimentare stati d’assedio e di neutralizzazione sociale… mentre succede tutto questo, qualcuno inizia a fare il tifo per l’uno o l’altro candidato nelle primarie del Partito Democratico statunitense.