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Archivio del Tag ‘Arno’

  • Chiesa, Mazzucco, Messora, Fusaro: quante verità oscurate

    Scritto il 10/1/19 • nella Categoria: segnalazioni • (4)

    «È la stampa, bellezza. E tu non puoi farci niente». Lo dice uno straordinario Humphrey Bogart alla fine del film “Deadline” di Richard Brooks (in italiano, “L’ultima minaccia”). Era il 1952: una profezia. Ancora oggi, ufficialmente, le Torri Gemelle sono crollate per colpa dell’impatto con aerei dirottati. La “demolizione programmata” è stata ormai dimostrata da oltre duemila architetti e ingegneri, eppure per l’11 Settembre la “verità” resta quella palesemente falsa. Grazie a chi? Ai media mainstream, che spacciano “fake news” governative. Il primo a denunciarlo, riguardo al caso delle Twin Towers, in Italia fu Giulietto Chiesa, con il libro “La guerra infinita”, uscito nel 2003 per Feltrinelli (e vendutissimo, nonostante il silenzio di giornali e televisioni). Ebbe più fortuna mediatica qualche anno dopo Massimo Mazzucco, con il suo esplosivo documentario “Inganno globale”, trasmesso da Mentana in prima serata a “Matrix”, su Canale 5. Un’eccezione, mai più ripetuta. «Arrivato a La7 – dice Mazzucco – Mentana poteva essere “il primo degli ultimi”, dando voce agli esclusi, e invece ha scelto di restare “l’ultimo dei primi”, accodandosi all’ufficialità». In compenso, ormai l’opinione pubblica più disincantata è letteralmente esplosa: milioni di persone, anche in Italia, la verità ufficiale non se la bevono più.
    Fino a ieri, ad esempio, sarebbe stato impensabile organizzare un evento come quello in programma il 13 gennaio a Treviso: con Mazzucco e Chiesa, insieme a personaggi come Claudio Messora di “ByoBlu”, Diego Fusaro, Enrica Perucchietti. A promuovere l’operazione-verità è l’associazione SalusBellatrix, coordinata da Francesca Salvador: una delle voci della nuova cultura italiana, indipendente dai circuiti mainstream. Verità “altre”, in tutti i campi: dalla sconcertante Bibbia tradotta (alla lettera) da Mauro Biglino, al potere occulto delle 36 superlogge che dominano il mondo, svelato da Gioele Magaldi in “Massoni”, altro bestseller-fantasma (gettonatissimo dai lettori e oscurato da giornali e televisioni). Quanto conta, questa Italia? Abbastanza, se è vero che il Movimento 5 Stelle nato dal web ora è al governo, e che Marcello Foa (autore de “Gli stregoni della notizia”, che mette alla berlina i media e le loro menzogne) oggi è presidente della Rai. Conta parecchio, la nuova società in subbuglio, non solo nel nostro paese: se l’oligarca tedesco Günther Oettinger (Commissione Ue) ottiene una legge-bavaglio per frenare il web limitando i link e obbligando le piattaforme a filtrare i contenuti dei blog, un altro oligarca (Emmanuel Macron, prodotto massonico di casa Rothschild) è costretto a vedersela con i Gilet Gialli che paralizzano la Francia.
    Vuoi vedere che i pionieri come Francesca Salvador avevano visto giusto, anni fa, quando cominciarono ad aggregare platee attorno ai primi narratori eretici? Sono tante, in Italia, le entità culturali come la trevigiana SalusBellatrix: attraverso YouTube, sono riuscite a fare opinione diffondendo informazioni e idee. C’è un’Italia che il mainstream l’ha semplicemente aggirato, prendendolo alle spalle. Un dirigente del Cnr si lascia scappare, da Bruno Vespa, che è in un corso un esperimento di controllo climatico mondiale? A completare l’informazione provvede Mazzucco, nell’appendice YouTube della web-radio “Border Nights”: spiega che, già durante l’alluvione di Firenze, lo stesso Cnr emise un rapporto sui test, allora in corso, di “inseminazione” delle nubi per aumentare le precipitazioni. Forse così risulta meno oscura la possibile origine di fenomeni disastrosi, come i nubifragi che hanno raso al suolo le foreste delle Dolomiti. Il cielo è sempre meno blu, rigato fin dal mattino dalle scie stranamente persistenti rilasciate dagli aerei? Mentre il mainstream tenta di deridere chi “crede alle scie chimiche” (neanche fossero un dogma di fede, anziché un fenomeno visibile), sempre su “Border Nights” il generale Fabio Mini, già dirigente della Nato, avverte: i cittadini hanno il diritto di pretendere spiegazioni esaurienti, finora mai fornite, su questo fenomeno.
    «Remare contro la corrente della menzogna e dell’inganno – ammette Giulietto Chiesa – è faccenda che richiede pazienza quasi infinita, e anche rischio: può costare la vita». Costa sicuramente «la rinuncia a onori e prebende». E comporta «la disponibilità di non avere, in vita, alcun riconoscimento pubblico delle verità che sono state scoperte». Perché i “padroni universali” e i loro “gate keepers” hanno i mezzi per impedire che le vere notizie arrivino agli occhi e alle orecchie delle grandi masse popolari, spesso così condizionate – ormai da decenni – da non riuscire neppure ad accettarle, certe verità imbarazzanti. Lo sanno benissimo anche gli altri relatori della conferenza di Treviso: non poteva sperare, Mazzucco, che facesse il giro dei telegiornali la rivelazione dell’ultimo suo documentario “American Moon”, che dimostra – grazie al contributo dei più famosi fotografi del mondo – che le immagini del presunto “allunaggio” diffuse in mondovisione nel 1969 erano state realizzate in studio. Dalla trincea di “ByoBlu”, lo stesso Messora – cui Google ha rimosso di colpo la possibilità di finanziarsi con la pubblicità – sa benissimo quanto cosa lottare per informare i concittadini.
    Per dirla con Diego Fusaro, si tratta di dribblare «i padroni del discorso e la manipolazione di massa». Ne sa qualcosa Enrica Perucchietti, che ha spiegato – in brillanti saggi – come le “fake news” spacciate dai media servano anche a coprire il terrorismo “false flag”, quello che in Europa non colpisce mai nessun centro di potere, ma solo e sempre innocui passanti. “Fake news” sono anche quelle che proteggono, molto spesso, il business di Big Pharma, specie nel caso dei vaccini: ben poco spazio è stato concesso, mesi fa, alla notizia dei 7.000 militari italiani ammalatisi dopo frettolose somministrazioni. Quasi-silenzio anche sulla Puglia, dove la Regione – l’unica ad aver istituito un servizio di “farmacovigilanza atttiva” – ha scoperto che, tra i bambini appena vaccinati, 4 su 10 subiscono reazioni avverse. Là dove invece non si può tacere, perché la fonte è il presidente dell’ordine dei biologi, si cerca di far passare per pazzo il “disturbatore”, peraltro intervistato da un unico giornale, “Il Tempo”, diretto da Franco Bechis. Eppure, la notizia veicolata dal rappresentante dei biologi italiani, Vincenzo D’Anna, è clamorosa: sono stati scoperti vaccini contaminati (con antibiotici, feti abortiti e persino diserbanti agricoli) e vaccini inefficaci, perché privi nei necessari agenti immunizzanti.
    Di verità scientiche occultate è esperto Giorgio Iacuzzo, un altro degli esperti attesi a Treviso: ha lavorato nel cinema scientifico e tecnologico, scrive per periodici italiani e stranieri ed è pronto a rivelare alcuni dei “segreti di Stato in pillole” di cui è a conoscenza. Verità indicibili attorno al mondo scientifico, come quella sull’espianto degli organi: si intitola “Morte cerebrale, verità o finzione”, la relazione a cura del professor Rocco Maruotti, primario di chirurgia. Ulteriori informazioni, al pubblico di Treviso, saranno fornite da Sonia Saterini Burighel, della Lega Antipredazione Veneto. Tema: “La confusione in atto, in ordine alla donazione di organi, imposta nelle anagrafi quando il cittadino va a rinnovare la carta d’identità”. Primo passo: evitare gli equivoci. Che sono quotidiani (e spesso voluti, nel mondo dell’informazione) specie se c’è di mezzo una traduzione: lo conferma Paola Iacobini, laureata a Londra in mediazione linguistica. E’ un oceano, ormai, l’ambito di quella che un tempo si sarebbe chiamata controinformazione, all’epoca in cui il giornalismo aveva ancora una sua dignità: magari era reticente in qualche caso per compiacere l’editore, ma non aveva ancora abdicato alla sua funzione. Per il Premio Pulitzer americano Seymour Hersh, oggi non piangeremmo milioni di morti, se solo la stampa avesse smesso di fare il suo dovere: avremmo avuto meno stragi, meno guerre, meno terrorismo “sotto falsa bandiera”.
    Secondo Giulietto Chiesa, sempre assai pessimista sul destino che ci attende, c’è però uno spiraglio di luce, che si è aperto soltanto in quest’ultimo decennio: «La perdita del controllo da parte di coloro che erano certi di esserselo già definitivamente assicurato, per i secoli dei secoli». Sempre per Chiesa, la fibrillazione dei “gate keepers” sta assumendo vertici così acuti «da lasciarci supporre che temano di essere travolti dagli stessi strumenti di controllo e dominio che ritenevano le loro creazioni più perfette». Aggiunge: «Sono ora impegnati allo spasimo per costruire dighe atte a frenare il fiume e i canali per deviarne le correnti». Certo, siamo ancora molto lontani dall’ora della verità. «Ma a noi resta la sottile soddisfazione di osservare il terrore che pervade i dominatori e la loro affannosa ricerca di una via d’uscita». Fausto Carotenuto, già analista geopolitico dell’intelligence Nato (ora passato a una visione spiritualistica dell’esistenza), insiste su una tesi: almeno un terzo dell’umanità starebbe letteralmente uscendo dal letargo. «Se il mondo sta diventando così feroce – dice – è proprio perché i decisori lo sanno, e temono questo risveglio che ormai è in corso, e che sarà inarrestabile». Il sistema di dominio affina strumenti di manipolazione sempre più sofisticati? Vero, ma c’è anche il rovescio della medaglia: «Ci controllano perché ci temono. Facciamo paura, perché siamo tanti. Il nostro problema? Non ce ne rendiamo conto. Crediamo che i dominatori siano invincibili. Ma non lo sono, e lo sanno».
    (Sul sito dell’associazione SalusBellatrix sono rintracciabili tutte indicazioni per partecipare alla conferenza “E’ la stampa, bellezza”, domenica 13 gennaio 2019 a Treviso).

    «È la stampa, bellezza. E tu non puoi farci niente». Lo dice uno straordinario Humphrey Bogart alla fine del film “Deadline” di Richard Brooks (in italiano, “L’ultima minaccia”). Era il 1952: una profezia. Ancora oggi, ufficialmente, le Torri Gemelle sono crollate per colpa dell’impatto con aerei dirottati. La “demolizione programmata” è stata ormai dimostrata da oltre duemila architetti e ingegneri, eppure per l’11 Settembre la “verità” resta quella palesemente falsa. Grazie a chi? Ai media mainstream, che spacciano “fake news” governative. Il primo a denunciarlo, riguardo al caso delle Twin Towers, in Italia fu Giulietto Chiesa, con il libro “La guerra infinita”, uscito nel 2003 per Feltrinelli (e vendutissimo, nonostante il silenzio di giornali e televisioni). Ebbe più fortuna mediatica qualche anno dopo Massimo Mazzucco, con il suo esplosivo documentario “Inganno globale”, trasmesso da Mentana in prima serata a “Matrix”, su Canale 5. Un’eccezione, mai più ripetuta. «Arrivato a La7 – dice Mazzucco – Mentana poteva essere “il primo degli ultimi”, dando voce agli esclusi, e invece ha scelto di restare “l’ultimo dei primi”, accodandosi all’ufficialità». In compenso, ormai l’opinione pubblica più disincantata è letteralmente esplosa: milioni di persone, anche in Italia, la verità ufficiale non se la bevono più.

  • Scie chimiche? Il generale Mini: si decidano a spiegarle

    Scritto il 22/11/18 • nella Categoria: segnalazioni • (4)

    Scie chimiche? «I cittadini pretendano un’inchiesta precisa, rigorosamente scientifica, per chiarire una volta per tutte la natura di un fenomeno ormai vistoso: cieli velati da centinaia di scie bianche rilasciate dagli aerei». Lo afferma il generale Fabio Mini, già comandante della missione Kfor in Kosovo, interpellato da Fabio Frabetti a “Border Nights”. Tema dell’intervista: clima “impazzito” e manipolato, sperimentazioni clandestine in corso, nuove armi segrete di distruzione di massa. Mentre l’attualità italiana propone eventi meteorologici di inaudita, devastante potenza – la distruzione delle foreste nelle Dolomiti, sradicate da trombe d’aria – da più parti ci si domanda se vi sia un nesso tra l’apocalisse del clima e il recente spettacolo dei cieli quotidianemente “sporcati” dai voli di linea. «Trovo inaccettabile e sospetto – dichiara Mini – l’atteggiamento di chi stronca in partenza queste voci, deridendo chi paventa una eventuale irrorazione dei cieli». Non è ammissibile, sottolinea Mini, che l’argomento venga sempre liquidato senza spiegazioni, facendo passare per pazzi visionari i cittadini preoccupati per la comparsa di quelle scie nel cielo. Ribadisce: è giusto pretendere spiegazioni finalmente esaurienti, da parte dei militari (a cominciare dall’aeronautica) e dagli stessi politici che hanno responsabilità di governo. E’ giunto il momento di chiarire cosa sta succedendo, lassù.
    Lo stesso Mini, che peraltro precisa di non disporre delle necessarie competenze tecnico-scientifiche in materia, dichiara di non credere alla “teoria della cospirazione”, secondo cui saremmo oggetto di una sorta di infernale esperimento progettato per nuocere deliberamente alla nostra salute e a quella dell’ambiente. Recente la denuncia di un ex operatore aeroportuale di Milano Malpensa, Enrico Gianini, che parla di aerei che una volta a terra perdono liquidi inquinati da metalli pesanti. «Credo alla buona fede di Gianini», afferma Mini: «Non condivido la conclusione che lui trae, ma certamente ha visto qualcosa di strano». Il vero problema? Mancano le spiegazioni, per quelle scie nel cielo. Vietato lamentarsi, quindi, se si moltiplicano le domande. Fabio Mini è stato il primo, in ambito militare, a parlare apertamente di guerra climatica. Fonti ufficiali: Nazioni Unite e aeronautica Usa, autrice quest’ultima del dossier “Owning the wheather”, che – prima ancora del Duemila – annuncia che entro il 2025 sarà raggiunto il pieno controllo del clima, a scopo militare. «Siamo nel 2018, cioè a oltre metà strada: ed è certo che test sono in corso, perché i militari non esitano a sperimentarle, le nuove tecnologie, anche se non sono ancora mature: non lo erano neppure le atomiche sganciate sul Giappone nel 1945».
    E’ questione di intendersi, ribadisce Mini: oggi disponiamo certamente di potenti dispositivi in grado di determinare cambiamenti climatici. Vari paesi, come la Cina, ne parlano apertamente: i “rainmaker” cinesi utilizzano aerei, razzi e cannoni per “bombardare” le nubi con ioduro d’argento e aumentare l’intensità delle precipitazioni. Possibile che qualcosa del genere stia accadendo anche in Italia, là dove si registrano eventi catastrofici? Mini è prudente: siamo nel campo del possibile, certo, ma si tratta di un’ipotesi altamente improbabile. Anche perché non è facile maneggiare certe tecnologie in spazi ristretti e densamente popolati: gli effetti potrebbero rivelarsi pericolosamente imprevedibili. Inoltre, aggiunge il generale, è impossibile affrettare conclusioni: prima bisognerebbe analizzare con estrema precisione statistica anche la ciclicità naturale degli eventi atmosferici “estremi”. Anche per questo, insiste Mini, probabilmente non è il caso di prendere alla lettera lo scienziato del Cnr, Antonio Raschi, che a “Porta a porta” ha detto che «è in corso un esperimento planetario», riguardo alla modificazione del clima. Solo una frase infelice, come ammesso dallo stesso Raschi? Intervistato da Massimo Mazzucco, il tecnico si è anche dichiarato all’oscuro di un dossier scientifico dello stesso Cnr, che documenta “l’aviodispersione” di sostanze chimiche condotta già nel 1966, per incrementare le precipitazioni nell’Italia centrale, alla vigilia della disastrosa alluvione dell’Arno.
    Oggi la realtà è sotto gli occhi di tutti: si assiste a violentissime piogge tropicali, mentre a cedere in modo rovinoso è un territorio iper-cementificato o in stato di degrado a causa dell’incuria, in preda a un gravissimo deterioramento idrogeologico. Purtroppo, aggiunge Mini, a essere ormai oltre la soglia di sicurezza è il livello di manipolazioni che stiamo progressivamente infliggendo all’ecostema nel suo complesso. «Non c’è un grande complotto, secondo me, ma ci sono tantissimi complotti, piccoli e grandi, che stanno seriamente compromettendo la stabilità ecologica del pianeta». I militari? «Fanno certamente la loro parte, ma la “guerra climatica” non è che una delle tante, in corso: Usa, Russia e Cina stanno inseguendo la super-arma che dia loro la supremazia assoluta». E poi c’è l’arma quotidiana per eccellenza, l’informazione: «Persino il web è diventato uno strumento di divisione e di odio. E l’odio è frutto di manipolazione: stimolare l’odio è facilissimo». L’obiettivo è sempre lo stesso: «Mettere le persone l’una contro l’altra», divide et impera. Aggiunge Mini: «Non ci vogliamo più bene, è venuto meno il rispetto per la dignità umana». Il movente? «L’avidità, la sete di denaro». Tutto il resto è valle, comprese le super-armi segrete e i misteri, forse “chimici”, dei nostri cieli. Vie d’uscita? Informarsi, protestare, pretendere spiegazioni.

    Scie chimiche? «I cittadini pretendano un’inchiesta precisa, rigorosamente scientifica, per chiarire una volta per tutte la natura di un fenomeno ormai vistoso: cieli velati da centinaia di scie bianche rilasciate dagli aerei». Lo afferma il generale Fabio Mini, già comandante della missione Kfor in Kosovo, interpellato da Fabio Frabetti a “Border Nights”. Tema dell’intervista: clima “impazzito” e manipolato, sperimentazioni clandestine in corso, nuove armi segrete di distruzione di massa. Mentre l’attualità italiana propone eventi meteorologici di inaudita, devastante potenza – la distruzione delle foreste nelle Dolomiti, sradicate da trombe d’aria – da più parti ci si domanda se vi sia un nesso tra l’apocalisse del clima e il recente spettacolo dei cieli quotidianamente “sporcati” dai voli di linea. «Trovo inaccettabile e sospetto – dichiara Mini – l’atteggiamento di chi stronca in partenza queste voci, deridendo chi paventa una eventuale irrorazione dei cieli». Non è ammissibile, sottolinea Mini, che l’argomento venga sempre liquidato senza spiegazioni, facendo passare per pazzi visionari i cittadini preoccupati per la comparsa di quelle scie nel cielo. Ribadisce: è giusto pretendere spiegazioni finalmente esaurienti, da parte dei militari (a cominciare dall’aeronautica) e dagli stessi politici che hanno responsabilità di governo. E’ giunto il momento di chiarire cosa sta succedendo, lassù.

  • Alterazione del clima: è in corso un esperimento planetario

    Scritto il 12/11/18 • nella Categoria: segnalazioni • (14)

    Il cielo è a strisce: tutti lo vedono, ma nessuno ne prende atto. Come si può pretendere che le istituzioni si decidano a spiegare in modo finalmente convincente un fenomeno palesemente negato, benché sia sotto gli occhi di tutti? Così Massimo Mazzucco commenta, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, l’impacciata retromarcia di Antonio Raschi, direttore dell’istituto di biometeorologia del Cnr, dopo la clamorosa sortita – in diretta – alla trasmissione “Porta a porta”, di Bruno Vespa. «Siamo al centro di un esperimento planetario», aveva detto Raschi, su Rai Uno, il 6 novembre: «Un esperimento di cambiamento del clima, del quale non sappiamo ancora quali saranno gli effetti nel lungo periodo». Tema della trasmissione: lo tsunami-maltempo sull’Italia. Possibile che la catastrofe abbattutasi sul Nord-Est sia stata causata da manipolazioni climatiche? Raggiunto al telefono da Mazzucco, come riportato in una video-sintesi su “Luogo Comune”, Raschi fa dietrofront: sostiene di esser stato frainteso. E’ vero, ha pronunciato il termine “esperimento”, ma in realtà voleva semplicemente dire: scontiamo le conseguenze del surriscaldamento terrestre, al quale contribuiscono le irresponsabili emissioni di gas serra. In altre parole, un “esperimento” miope e autolesionistico.
    Un tempo, commenta Gianfranco Carpeoro sempre in web-streaming con Frabetti, gli addetti ai lavori erano più accorti: non si sarebbero mai lasciati scappare una frase del genere. Nella telefonata con Mazzucco – alla quale Raschi si è cortesemente prestato – il climatologo del Cnr spiega che l’unico precedente italiano, per un disastro così apocalittico, riguarda l’alluvione dell’Arno del 1966, preceduta da piogge altrettanto anomale. In proposito, Mazzucco ha scovato una ricerca scientifica ufficiale, da cui risulta che proprio nel fatale 1966 furono condotti esperimenti di “cloud seeding”, cioè di “inseminazione” delle nubi con agenti chimici. Titolo dello studio, in inglese: “A Biennal Systematic Test of some Newly-Developed Cloud-Seeding Nucleants, under Orographic Conditions”. Tre ricercatori – Alberto Montefinale, Gianna Petriconi e Henry Papee – spiegano che, dal gennaio del ‘66 al giugno del ‘68, è stato condotto un “test sistematico” di sollecitazione delle nuvole sui Colli Prenestini, a est di Roma. Obiettivo: provocare l’aumento delle precipitazioni mediante “dispersione di aerosol”, nel cielo. «Su questo non so niente», taglia corto il dirigente del Cnr, che preferisce parlare di impatto industriale sul “climate change”.
    Esperimento planetario? Dopo quella frase «forse incauta» pronunciata in televisione, Raschi si schermisce: «Sto ricevendo complimenti dai complottisti e insulti da chi complottista non è: credetemi, è una situazione infame». Al telefono con Mazzucco, il dirigente del Cnr prova a rettificare: «Ci stiamo comportando come delle persone che hanno detto: facciamo un esperimento su noi stessi, inquiniamo l’atmosfera e vediamo che cosa succede. Come se noi, coscientemente, ci fossimo trasformati volontariamente in cavie di un esperimento». Questo, sostiene Raschi, è il senso che voleva dare alle sue parole. «La frase “esperimento planetario” l’ho sentita pronunciare da colleghi in questo senso, non nel senso che qualcuno ci farebbe le scie chimiche». Sulle “nubi” rilasciate dagli aerei, Raschi dichiara di avere una sua «percezione», ovvero: immagina che «la teoria delle scie chimiche sia un qualche cosa che distrae molto dal vero problema, che è l’emissione dei gas serra». Dati ormai accertati, com’è noto: temperature molto al di sopra della media. E’ vero, il bilancio del carbonio a livello globale non è totalmente noto. Ma tutti i gas serra che emettiamo restano nell’atmosfera. Combustibili fossili, emissioni di metano incrementate dagli allevamenti zootecnici: non si può negare la presenza in atmosfera di questi gas. E fin qui, tutto bene. Ma le scie nel cielo?
    «Per molti, le irrorazioni chimiche sono palesi», sottolinea Mazzucco. «Ed è chiaro che un’argomentazione valida c’è, a favore delle cosiddette scie chimiche, non essendoci una spiegazione valida per la loro permanenza in quota». Le strisce nei cieli di oggi, infatti, «si allargano progressivamante e non spariscono, come invece dovrebbero fare le normali scie di condensa». Raschi rifiuta categoricamente l’ipotesi dell’irrorazione: «La ricerca la si fa coi numeri», premette. «Possibile che tutte queste persone, che credono che nelle scie chimiche ci sia chissà che cosa, non siano in grado di andare a fare delle misure? E poi cosa ci sarebbe, nelle scie chimiche? Quali prodotti? Bombole di anidride carbonica a bordo degli arei? Ma no, è una cosa strampalata – campata in aria, letteralmente». Aggiunge: «Mi cospargerò il capo di cenere e sarò il primo a dire che è vero, ci sono le scie chimiche, quando qualcuno esibirà dei dati, dimostrando di aver effettuato delle analisi».
    Il problema però nasce dall’osservazione, insiste Mazzucco: è chiaro che viene colta dal dubbio una persona normale (non un esperto, non un chimico) quando vede scie di condensa che si dissolvono in 2-3 minuti e altre scie che invece non svaniscono, ma anzi si allargano nel cielo, permangono per tutto il giorno e si fondono ad altre scie analoghe. Quindi, replica Raschi, ci sarebbero dei prodotti chimici che causano questo? E quali sarebbero? «Appunto», dice Mazzucco: «Qualcosa di chimico che lo causa ci dev’essere, nel carburante degli aerei». Ma Raschi scarta l’ipotesi. «Io penso che sia unicamente un fenomeno di fisica dell’atmosfera», afferma. «L’idea del complotto è molto divertente, finché non lo si può provare». Ma lui ce l’ha, una spiegazione per la permanenza di quelle scie? «Non sono un fisico, quindi non lo so», dichiara Raschi. «Però – aggiunge – credo che qualsiasi fisico che si occupa della diffusione dei gas in atmosfera sia in grado di dare una spiegazione». E conclude: «Io una spiegazione non la so dare, ma non penso proprio che ci siano delle sostenze chimiche che causano il permanere di queste masse di vapore acqueo».
    «Avete capito? Il dottor Raschi – chiosa Mazzucco – è direttore dell’Istituto di biometeorologia del Cnr. Ma lui non è un fisico, e quindi non è in grado di spiegare la persistenza delle scie che vediamo quotidianamente nei nostri cieli. O forse la spiegazione la conosce fin troppo bene, ma non è autorizzato a rivelarla». Raschi cita l’alluvione dell’Arno, ma dichiara di non sapere nulla dei test di aviodispersione condotti in quei mesi, sempre nell’Italia centrale, per aumentare le precipitazioni. La discussione sulle scie chimiche fa cadere le braccia, dice Mazzucco conversando con Frabetti: «Come si può affrontare seriamente il discorso se siamo ancora al punto in cui si nega l’esistenza del fenomeno? E’ come per gli Ufo: avvistamenti anche militari di oggetti certamente non terrestri, almeno fino agli anni ‘80, ma allora risolutamente negati». Un muro di gomma: «Impensabile che la storia delle scie possa essere chiarita per via giudiziaria da singoli magistrati». Cosa sono, in realtà, quelle scie? «Non lo sappiamo», ammette Mazzucco. In teoria, «dietro al fenomeno potrebbe esserci di tutto: dalla geoingegneria “buona”, progettata per proteggerci dal surriscaldamento climatico, fino a test per la dispersione di agenti tossici. Nessuno spiega niente, e così le domande si moltiplicano. E il colmo è che il Cnr inviti quelli come me a fare analisi chimiche».

    Il cielo è a strisce: tutti lo vedono, ma nessuno ne prende atto. Come si può pretendere che le istituzioni si decidano a spiegare in modo finalmente convincente un fenomeno palesemente negato, benché sia sotto gli occhi di tutti? Così Massimo Mazzucco commenta, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, l’impacciata retromarcia di Antonio Raschi, direttore dell’istituto di biometeorologia del Cnr, dopo la clamorosa sortita – in diretta – alla trasmissione “Porta a porta”, di Bruno Vespa. «Siamo al centro di un esperimento planetario», aveva detto Raschi, su Rai Uno, il 6 novembre: «Un esperimento di cambiamento del clima, del quale non sappiamo ancora quali saranno gli effetti nel lungo periodo». Tema della trasmissione: lo tsunami-maltempo sull’Italia. Possibile che la catastrofe abbattutasi sul Nord-Est sia stata causata da manipolazioni climatiche? Raggiunto al telefono da Mazzucco, come riportato in una video-sintesi su “Luogo Comune”, Raschi fa dietrofront: sostiene di esser stato frainteso. E’ vero, ha pronunciato il termine “esperimento”, ma in realtà voleva semplicemente dire: scontiamo le conseguenze del surriscaldamento terrestre, al quale contribuiscono le irresponsabili emissioni di gas serra. In altre parole, un “esperimento” miope e autolesionistico.

  • Maggiani: la rovina del mondo e il cuore dei nostri giovani

    Scritto il 26/12/16 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Cinquant’anni fa come oggi mio padre mi ha chiuso in casa a chiave, lo ha fatto in via precauzionale, volevo andare a Firenze, avevo quindici anni. Volevo andare all’alluvione, volevo salvare Firenze assieme a quelli più grandi di me, volevo andare alla grande avventura dei ragazzi che salvano il mondo. Questo vedevo mentre chiuso in casa piangevo come un bambino, che Firenze sarebbe stata rimessa a nuovo senza di me, che mi era negata una meravigliosa avventura, e siccome quell’avventura non avrebbe mai avuto fine, anche la soddisfazione di salvare subito dopo il mondo intero. Pareva a quel tempo che niente avesse peso per un ragazzo, di certo non il fango, e ogni cosa, anche la più tremenda, accadesse solo per poter mettere alla prova una generazione di energiche, forzute speranze. Oggi so che ero stato cresciuto per pensare a quel modo dall’uomo che per intanto mi aveva chiuso a chiave.
    Oggi ho tre nipoti, di venti, diciotto e sedici anni, tutti e tre ad agosto e poi in questi giorni volevano andare giù al terremoto, a dare una mano; nessuno li ha chiusi in casa, non ce ne sarebbe stata neppure l’evenienza, non ce li avrebbero voluti attorno, per come sono organizzati adesso i sistemi di soccorso, avrebbero dato solo intralcio e fastidio. Ma il pensiero conta pur sempre qualcosa, e il loro pensiero, ciascuno nella tonalità della sua età, non assomiglia nemmeno un po’ al mio di cinquant’anni or sono. Sarebbero partiti con tutto il cuore, ma il loro non è un cuore leggero, non è colmo di avventurose aspettative, non è un giovane cuore romantico. Il loro è un cuore gravido, pensoso, disincantato.
    A sedici anni, a diciotto, a venti, il loro cuore conosce il disincanto, la sofferenza del reale. Sarebbero partiti con il cuore carico del peso di una realtà rovinosa, volevano andare perché forse, almeno lì, almeno nelle rovine di sassi e cementi avrebbero potuto metterci una pezza. Almeno lì fare qualcosa che servisse a qualcosa. Mettere delle pezze alla rovina del mondo, almeno loro. Parlano e mi sembra di ascoltare degli adulti, già reduci, già invecchiati da molte sconfitte; li ascolto e non c’è giovinezza. No, la giovinezza gliel’hanno fregata, gliel’ha portata via chi li ha chiusi a chiave, ma con altre chiavi, con altre, perverse, ragioni.
    (Maurizio Maggiani, “Giovani chiusi a chiave”, dal “Secolo XIX” del 6 novembre 2016, articolo ripreso dal sito ufficiale di Maggiani).

    Cinquant’anni fa come oggi mio padre mi ha chiuso in casa a chiave, lo ha fatto in via precauzionale, volevo andare a Firenze, avevo quindici anni. Volevo andare all’alluvione, volevo salvare Firenze assieme a quelli più grandi di me, volevo andare alla grande avventura dei ragazzi che salvano il mondo. Questo vedevo mentre chiuso in casa piangevo come un bambino, che Firenze sarebbe stata rimessa a nuovo senza di me, che mi era negata una meravigliosa avventura, e siccome quell’avventura non avrebbe mai avuto fine, anche la soddisfazione di salvare subito dopo il mondo intero. Pareva a quel tempo che niente avesse peso per un ragazzo, di certo non il fango, e ogni cosa, anche la più tremenda, accadesse solo per poter mettere alla prova una generazione di energiche, forzute speranze. Oggi so che ero stato cresciuto per pensare a quel modo dall’uomo che per intanto mi aveva chiuso a chiave.

  • La nostra patria è il mondo, come per i pesci il mare

    Scritto il 22/9/09 • nella Categoria: idee • (2)

    Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate. Soltanto guardando quei volti posso vedere il mio, come in uno specchio, che altrimenti sarebbe vuoto, come se avessi venduto anch’ io la mia immagine al diavolo, secondo la leggenda. Soltanto grazie a loro posso dire, come Don Chisciotte, «io so chi sono».

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