Archivio del Tag ‘autocertificazione’
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A casa alle 22: restrizione illegittima e incostituzionale
Il coprifuoco istituito da Giuseppe Conte nell’autunno 2020 (e confermato ora da Mario Draghi, a quanto pare almeno fino a giugno) è completamente illegale, essendo incostituzionale: solo un giudice, infatti, può disporre la limitazione della libertà (per il singolo cittadino); in via temporanea, un governo potrebbe impedire la circolazione in una determinata area, ma non certo su tutto il territorio nazionale. Le disposizoni emanate dai governi Conte e Draghi, infatti – sottolineano svariati giuristi – non hanno forza di legge, e quindi non possono prevalere sul dettato costituzionale (che il coprifuoco lo ammette solo in caso di guerra). Tutto è cominciato la sera del 3 novembre 2020, quando è stato firmato il quarto Dpcm della “seconda ondata” di coronavirus. Il decreto ministeriale, in vigore dal 6 novembre 2020, ha introdotto in Italia un coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle 5 del mattino successivo, con spostamenti consentiti in questa fascia oraria soltanto per esigenze lavorative o comprovati motivi di salute e necessità.Per i trasgressori, la pena è una multa da 400 a 1.000 euro. Il divieto è trasversale e prevale sulla libertà di recarsi nel luogo di abitazione. Le uniche ipotesi in cui si può uscire nelle ore del coprifuoco sono quelle previste dall’autocertificazione: motivi di salute, comprovate esigenze lavorative e casi di necessità e urgenza. Tra questi non c’è il rientro a casa propria, a meno che non vi siano ragioni che non consentano di intraprendere il viaggio nella fascia oraria non soggetta a divieto: lo spostamento dopo le 22 o prima delle 5 del mattino per raggiungere il domicilio o la residenza è consentito soltanto se è concretamente impossibile viaggiare in un’altra fascia oraria. In altre parole, si può violare il coprifuoco per tornare a casa solo se è estremamente complesso partire quando è consentito. La deroga – come impone il governo – va indicata nel modulo di autocertificazione. E in caso di falsa dichiarazione si rischia il carcere: da 1 a 6 anni di detenzione.Nel nostro ordinamento giuridico, però, l’obbligo di permanenza domiciliare è una sanzione di tipo penale: e può disporla solo il giudice, con atto motivato e relativo a una singola persona. Pertanto, è incostituzionale disporre un coprifuoco attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri, che è un atto solo amministrativo e quindi gerarchicamente inferiore alla legge (e lo sarebbe anche se fosse disposto con un atto avente forza di legge). Recita la Costituzione italiana, all’articolo 16: «Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche». Non esistono deroghe ai principi costituzionali, se non in caso di guerra. E la stessa emanazione dello stato d’emergenza non è legittima, perché il governo non ha ricevuto neppure una legge-delega dal Parlamento, che gli conferisca i poteri necessari per incidere su diritti costituzionalmente garantiti.Il governo sta quindi agendo in modo coercitivo e arbitrario, appellandosi al decreto legislativo n. 1 del 2018, che però si occupa dell’organizzazione materiale e logistica per far fronte a emergenze calamitose, come il terremoto, e non conferisce in nessun modo allo Stato poteri pieni sui cittadini. Lo Stato, quindi, non potrebbe assolutamente limitare la libertà personale dei cittadini: per ragioni di carattere sanitario e di sicurezza, si può infatti limitare la libertà di circolazione, ma di certo non annullarla. Lo conferma la Corte Costituzionale: secondo la sentenza numero 68 emanata nel 1964, «la libertà di circolazione riguarda i limiti di accesso a determinati luoghi, ma mai può comportare un obbligo di permanenza domiciliare». Le disposizioni emesse da Conte (e confermate da Draghi, fino a data da destinarsi) sono dunque interamente insostenibili, illegittime e impugnabili presso qualsiasi sede giudiziaria italiana.Il coprifuoco istituito da Giuseppe Conte nell’autunno 2020 (e confermato ora da Mario Draghi, a quanto pare almeno fino a giugno) è completamente illegale, essendo incostituzionale: solo un giudice, infatti, può disporre la limitazione della libertà (per il singolo cittadino); in via temporanea, un governo potrebbe impedire la circolazione in una determinata area, ma non certo su tutto il territorio nazionale. Le disposizioni emanate dai governi Conte e Draghi, infatti – sottolineano svariati giuristi – non hanno forza di legge, e quindi non possono prevalere sul dettato costituzionale (che il coprifuoco lo ammette solo in caso di guerra). Tutto è cominciato la sera del 3 novembre 2020, quando è stato firmato il quarto Dpcm della “seconda ondata” di coronavirus. Il decreto ministeriale, in vigore dal 6 novembre 2020, ha introdotto in Italia un coprifuoco su tutto il territorio nazionale dalle ore 22 alle 5 del mattino successivo, con spostamenti consentiti in questa fascia oraria soltanto per esigenze lavorative o comprovati motivi di salute e necessità.
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Com’è pericolosamente facile rinunciare alla nostra libertà
Non so voi, ma io sono stanca di sentirmi in colpa. In colpa se esco a fare il giro dell’isolato (si può fare fitness in casa per un po’ di tempo!). In colpa se cerco di infilare il piede in una chiesa (si può pregare da casa!). In colpa se vado a fare spesa nel supermercato non proprio accanto a casa, perché mi piace di più e costa di meno (solo nelle strette vicinanze dell’abitazione!). Chi elabora questi decreti a raffica (presente le bolle della Preside di Hogwarts, la malefica Dolores Umbridge?) pensa che tutti abbiano a disposizione in casa una palestra, evidentemente. O un parco privato in cui fare jogging. Odio l’invidia sociale, ma un po’ mi girano quando vedo Ronaldo o Fedez, che poi sono generosissimi, per carità, dire “dovete stare a casa” dal loro giardino o dal loro salone da andarci in bici. Il cane a fare pipì solo nei paraggi! Capisco che interessi poco, ma tocca portar fuori i bambini, se hai tre stanzette e un balconcino occupato dallo stendino, e i tuoi dintorni sono strade sporche e con bidoni carichi di immondizia. Se nella via c’è solo un ferramenta e un bangladino. Se a casa forse hai solo un pc e se lo contendono in tre, urlando mentre cerchi di lavorare anche tu in smart working.Tutti sappiamo che bisogna limitare la nostra libertà, perché non c’è bene che valga la salute. Ma c’è modo e modo. Le multe, il carcere, l’autocertificazione. Per sopravvivere, ma entro i limiti sopportabili, senza editti minacciosi. Andate a prendere chi fa pic-nic nei parchi, chi sale e scende dai treni di mezz’Italia per andare nella casa al mare o in montagna. Chi si accampa nei giardini fumando canne o spacciando, prima loro. Perché è facile colpevolizzare tutti, inondarci di curve epidemiologiche terrorizzanti, adesso. Magari ci si poteva pensare prima, quando fioccavano inviti ad abbracciarsi, a bere aperitivi in compagnia, quando ci si attardava a emanare decreti richiesti a gran voce da chi sapeva dove drammaticamente si stava andando a finire. La zona rossa della Lombardia a tempo debito avrebbe permesso a tante Regioni del Sud di vivere ancora liberamente, con le dovute cautele, e risparmiare l’estensione di un contagio che non era inevitabile, se si impediva a decine di migliaia di studenti di tornare da mamma. Un sacrificio accettabile.Siamo in quarantena stretta da due settimane, i morti continuano a crescere, e tutto lo sforzo che stiamo facendo ci sembra inutile, quando ci avvertono che comunque il picco è lontano, e il coronavirus si estenderà a tutt’Italia, fatale. Non esiste il fato. Esistono previsioni intelligenti e misure ponderate per tempo. Non si gioca sulla paura della gente, sui sensi di colpa con chi s’arrabatta per tirare avanti, con tutti i problemi e le preoccupazioni che già soffocano, per il lavoro, per la scuola dei figli, perché non sai dove metterli, loro e gli anziani che non puoi nemmeno visitare. Non si fa leva sulla paura per coprire gli errori, le incertezze, per imporre regole sempre più restrittive, con roboanti dichiarazioni non sempre attendibili. Non ci fidiamo del numero dei contagi, non ci fidiamo del numero dei posti in rianimazione, non ci fidiamo abbastanza delle rassicurazioni alternate ad allarmi sempre più cupi. Vale la pena perdere libertà se si intravede una fine. Se si individua una strada soppesata nel bilanciamento tra diritti e doveri. Stiamo attenti, a sopportare passivamente qualsiasi privazione per amor patrio, attenti alla retorica del “siamo i primi e i migliori”. Non è così. Ai divieti ci si abitua. Ci si abitua a uno Stato che chiude le chiese. A uno Stato che ti chiede il numero di telefono se vai a fare due passi. Ci si abitua in fretta a consolidare un potere quando si è fragili.(Monica Mondo, “Com’è facile rinunciare alla nostra libertà in cambio di niente”, dal “Sussidiario” del 19 marzo 2020).Non so voi, ma io sono stanca di sentirmi in colpa. In colpa se esco a fare il giro dell’isolato (si può fare fitness in casa per un po’ di tempo!). In colpa se cerco di infilare il piede in una chiesa (si può pregare da casa!). In colpa se vado a fare spesa nel supermercato non proprio accanto a casa, perché mi piace di più e costa di meno (solo nelle strette vicinanze dell’abitazione!). Chi elabora questi decreti a raffica (presente le bolle della Preside di Hogwarts, la malefica Dolores Umbridge?) pensa che tutti abbiano a disposizione in casa una palestra, evidentemente. O un parco privato in cui fare jogging. Odio l’invidia sociale, ma un po’ mi girano quando vedo Ronaldo o Fedez, che poi sono generosissimi, per carità, dire “dovete stare a casa” dal loro giardino o dal loro salone da andarci in bici. Il cane a fare pipì solo nei paraggi! Capisco che interessi poco, ma tocca portar fuori i bambini, se hai tre stanzette e un balconcino occupato dallo stendino, e i tuoi dintorni sono strade sporche e con bidoni carichi di immondizia. Se nella via c’è solo un ferramenta e un bangladino. Se a casa forse hai solo un pc e se lo contendono in tre, urlando mentre cerchi di lavorare anche tu in smart working.
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Magaldi: apocalisse coronavirus, così Conte suicida l’Italia
La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.Inoculare un virus nel mondo globalizzato, con queste maglie larghe, è facilissimo: fra un anno potremmo avere un altro virus, analogo. E che facciamo? Ogni volta ripetiamo quello che stiamo facendo? Certo, non bisogna sottovalutare l’effetto che il virus può avere su alcuni pazienti. Ma allora, bisogna decidersi: le misure draconiane, ripeto, andavano assunte prima. Ma secondo me non andavano nemmeno prese. Non andava messo in ginocchio il paese, non andava creata questa psicosi. Andava fatto un altro discorso, responsabile. Bisognava dire: c’è un virus così, non lo conosciamo, abbiamo dei dati, osserviamo quello che accade in Cina, sappiamo che l’incidenza di mortalità è simile a quella di altri virus (che non hanno comportato restrizioni di questo tipo); quindi andava usata anche la televisione per trasmettere consigli, per sollecitare le stesse precauzioni destinate – rispetto all’influenza – a persone esposte, deboli. D’ora in poi, vogliamo che i governanti ci mettano in guardia e diano anche il bollettino dei morti per influenza, per polmonite e per infezioni: ormai lo pretendiamo. Fatelo per tutte le cose per cui si muore: ogni giorno, un bollettino per ognuna delle cose per cui si perde la vita, specie in seguito a infezione e contatto con gli altri. Perché accordare solo al coronavirus questo privilegio?Si poteva invece evitare un clima di questo tipo, e investire – da subito – miliardi, per strumenti medici. C’erano in vista problemi respiratori? Invece di diffondere allarme, stracciarsi le vesti e dire che non ce la faremo a gestire l’emergenza, bisognava spendere denari per il benessere pubblico. E perché ad esempio non si è pensato di fare tamponi di massa, per tempo? Sappiamo che anche il coronavirus in qualche caso può anche essere letale – come l’influenza, le infezioni, le polmoniti. Sono una piccola percentuale, per fortuna. In quel caso, queste persone vanno ospedalizzate e curate con gli strumenti necessari. Secondo me avremmo avuto le stesse percentuali, ma non questa pazzia, questa vera e propria pazzia collettiva. Siamo andati avanti per settimane con uno stillicidio di misure all’acqua di rose, parziali, incongruenti, con zone isolate a macchia di leopardo. Il coronavirus divamperà ancora. E noi staremo appesi al televisore a sentire gli aggiornamenti. I casi gravi sono una percentuale irrisoria: non possiamo trasformare il coronavirus nello spauracchio del terzo millennio. Può essere grave, ma – statisticamente – lo è per poche persone: così come per altre cose, per cui non c’è questo allarme sociale.Il governo italiano non ha seguito nemmeno la sua logica, che rispetto a questo problema prevede un allarme da tragedia incombente, da peste bubbonica. La sua logica è che bisogna assolutamente arrestare il contagio, perché oltretutto non si hanno strutture sanitarie adeguate. Cioè, in un mondo in cui la globalizzazione consente che possano periodicamente divampare virus di questo tipo, tu che fai? Tagli le risorse della sanità pubblica. Molto intelligente, no? E poi, quando scoppia il virus, invece di investire in personale e macchinari, gridi “al lupo, al lupo”, non sapendo dove metterai i pazienti e come li curerai. Molto intelligente, molto lungirimante, molto attento al benessere collettivo. Se la logica era questa, il governo italiano ha toppato, in ogni caso. Questo governicchio stava per cadere, e Conte è stato “salvato” dall’emergenza, che è una cosa più grande di lui. Ma è un vivacchiare, è un mettere la polvere sotto il tappeto. Quando ci risveglieremo da questo incubo, si scoprirà che il paese ha avuto il colpo di grazia.L’Italia era in crisi da decenni, ha avuto una botta forte dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 (e la falsa cura dell’austerity). E il paese oggi riceve il colpo di grazia. C’è anche questa sordida manovra di anticipare l’approvazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes. Semmai, la crisi-coronavirus legittima ulteriormente l’adozione di una moneta parallela, ripetutamente proposta da Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt. La situazione presuppone un piano straordinario di investimenti da 100-200 miliardi, per l’Italia e per tutti i paesi europei colpiti da questa crisi economica derivante dall’aver messo in quarantena intere regioni. E qui stiamo invece ad anticipare l’approvazione del Mes, che è un meccanismo ulteriore di quell’austerity che ha aggravato le crisi economiche degli ultimi anni? Siamo alla follia. Stiano anche attenti: sono clamorose le rivolte nelle carceri. La gente adesso è preoccupata, prevale lo spirito da pecoroni impauriti. Ma poi il popolo si rivolta: se non hai i denari per indennizzare le perdite, quando molta gente sarà col culo per terra e altre aziende falliranno, poi la rabbia sociale esploderà.Stiano attenti, a giocare col fuoco. Si è sbagliato tutto, si continua a sbagliare. Spero che all’ultimo momento venga ripensata, questa approvazione del Mes il 16 marzo. Questa storia del coronavirus è poco convincente sotto molti aspetti, ha tanti angoli bui. E’ una storia abbastanza puzzolente. Se la cura alle crisi economico-finanziarie è stata peggio del male (c’è stata una volontà dolosa di aggravarle, anziché risolverle), e se il terrorismo globale ha portato in molti casi alla restrizione di libertà, chi ama restringere la libertà e vuole trasformare il pianeta globalizzato in un mondo post-democratico e sempre meno libero, be’, guarda con grande interesse a questo grande strumento di disciplina sociale autoritaria. Nessuno, dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dovuto vivere in queste condizioni di restrizione. Se fossi un gruppo di potere che sogna un mondo più controllato, mi inventerei un virus all’anno. E, in nome dell’emergenza, abituerei i cittadini ad ogni sorta di restrizioni. Naturalmente è sempre un gioco da apprendisti stregoni, perché poi devi controllare il mostro della rabbia sociale che vai a fomentare. Quindi è un’arma pericolosissima, da usare.Sarà anche una persona squisita, ma – politicamente parlando – il nostro presidente del Consiglio è un minchione. Non si può arrestare l’influenza, figurarsi un contagio che è ancora più rognoso, proprio per la facilità con cui si diffonde. Visto che le misure sono ovviamente inefficaci, secondo questa logica aumenteranno le restrizioni: fra un po’ ci diranno di stare alla larga l’uno dall’altro anche dentro le case, invitando mariti e mogli e stare a due metri di distanza. Ci proporranno di scavare dei bunker sotteranei? E’ un’escalation assolutamente idiota e grottesca. Bisognava lasciare che accadesse quello che comunque non si è potuto impedire. E non si potrà impedire che il virus si diffonda e contagi molte persone, che in gran parte però non ne soffriranno. Per chi ne soffrirà, serviranno strutture meglio attrezzate. Quella era la strada da prendere, anziché dare la mazzata finale a un paese già in crisi economica. Questa emergenza, resa in questi termini, non si giustifica. C’è una narrazione artefatta. Orwelliamente, a forza di ripeterla, una menzogna diventa una verità. Ma noi abbiamo il dovere di testimoniare il dissenso, rispetto a questo.Un grande potenza industriale, un grande paese moderno (senza il quale non l’Unione Europea non esisterebbe nemmeno) invece di piagnucolare sul fatto che non ha le risorse, be’, le risorse se le procura. Il piagnisteo sul collasso degli ospedali deriva dai tagli sciagurati di ieri e dall’ignavia di oggi, perché si sta sempre lì a contare due baiocchi da spendere. Ci hanno fatto la grazia? Conte è andato a belare, di fronte ai rappresentanti della Disunione Europea, chiedendo un po’ di flessibilità. Ma stiamo scherzando? Si chiedono ai cittadini enormi sacrifici – esistenziali, lavorativi – e tu, Stato, non sei in condizione di affrontare un’emergenza sanitaria per carenza di mezzi? Questa è una vergogna assoluta, è un caso da rivoluzione. Spero che i governanti si precipitino a procurarsi le risorse e i macchinari per far fronte a qualunque tipo di emergenza. Dopodiché, l’emergenza è soprattutto nella narrazione: si è introdotta una psicosi, la si è coltivata, la si sta consolidando e aumentando di giorno in giorno; ma la verità è che questo virus – che è insidioso, rognoso, e per qualcuno pericoloso – non meritava dei bollettini giornalieri di terrorismo psicologico sui cittadini. Credo però che il Movimento Roosevelt – come anche i massoni progressisti – continuerà a lavorare per rendere questa disgrazia un’opportunità.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “Gioele Magaldi racconta” del 10 marzo 2020).La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.