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Archivio del Tag ‘Calo Azeglio Ciampi’

  • Sapelli: ora Draghi salverà l’Italia, cambiando l’Europa

    Scritto il 06/3/21 • nella Categoria: idee • (Commenti disabilitati)

    Come giudico l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi? Una notizia molto positiva. Un po’ come Martin Guzman, che da ministro dell’economia argentino sta trattando la ristrutturazione del debito con il Fondo Monetario. Anche lui, come Draghi, non c’entra niente con la maggioranza che esprime il governo. Entrambi hanno messo le loro competenze al servizio del paese. L’Argentina è stato uno dei paesi più ricchi del mondo. I populisti l’hanno portata al fallimento. Il compito di Draghi è quello di evitare all’Italia lo stesso destino. Draghi come Monti? Chi lo dice non ha capito proprio niente. Monti doveva tagliare, mentre Draghi dovrà spendere. La differenza viene dalla diversa formazione. Draghi ha studiato con Federico Caffè, economista keynesiano, e Monti alla Bocconi? La diversità nasce da più lontano. Entrambi hanno frequentato i gesuiti: Draghi al Massimo di Roma e Monti al Leone XIII di Milano. I primi insegnavano il cosmopolitismo, e nel loro album c’è l’evangelizzazione del Sudamerica. Bergoglio incarna perfettamente quella tradizione.
    L’omaggio che gli ha riservato Draghi in Parlamento è il riconoscimento della missione sociale di questo Papa. I gesuiti di Monti erano giansenisti, che coprivano con una preghiera gli errori del capitalismo. E’ la cultura a fare gli uomini. Draghi è un servitore dello Stato. Trent’anni fa le privatizzazioni servirono a evitare il fallimento. Oggi bisogna ripristinare la crescita. Governo tecnico o politico? Politico: Draghi è un uomo della Prima Repubblica. Cerca il consenso, non lo scontro. Conte era divisivo, Draghi unisce: coltiva l’arte del compromesso. Mattarella, altro esponente della Prima Repubblica, non ha avuto esitazioni a cancellare “l’avvocato del popolo”. Moriremo tutti democristiani? Definirei Draghi un socialdemocratico, con molti riferimenti nel mondo cattolico: un riformista. In Banca d’Italia e poi al Tesoro ha lavorato con Ciampi (che da capo del governo, l’ultimo della Prima Repubblica, ha consacrato il metodo della concertazione come stile di comando); difficile dire che Ciampi fosse democristiano.
    Nel mio ultimo libro (”Nella storia mondiale. Stati, mercati, guerre”) accuso i partiti italiani d’ignoranza, “perché per spiegare la nostra vita nazionale bisogna capire prima come si muove il mondo”. Volevo dire che quelli di prima non avevano capito nulla, a cominciare da Conte: spuntato dal nulla, frutto della mucillagine che avvolge i palazzi romani. Coltivava l’amicizia con i cinesi di Xi. Flirtava con Putin. I soldati russi a Bergamo come “sanificatori” non credo siano piaciuti. I nostri servizi segreti incaricati di coprire i traffici fra Mosca e Trump. Ad abbattere il governo Conte è stato Renzi. Ma l’onda è partita da molto più lontano. Draghi è un uomo potente. Apprezzato negli Usa, temuto in Germania. L’ex segretario al Tesoro, Timothy Geithner, nell’autobiografia racconta di essere stato incaricato da Obama di negoziare con Berlino la nomina di Draghi alla Bce. Perché? Era l’argine all’egemonia tedesca. Ancora una volta il capitalismo nordamericano ha vinto sull’ordo-liberismo teutonico.
    Alla fine, però, la Merkel non solo ha accettato, ma ha anche fatto da sponda contro la Bundesbank e la Corte Costituzionale tedesca, che non vedevano l’ora di sbarazzarsi di Draghi. La politica doveva salvare la catena del valore che unisce l’industria tedesca a quella italiana. Hanno provato a sostiturci con la Cina, ma hanno rinunciato: troppo alto il divario di qualità. E poi non tira bella aria da quando il regime di Xi Jinping si è messo a giustiziare i capitalisti, i tycoon e persino le mogli, accusate di adulterio. Finito l’impegno a Palazzo Chigi, Draghi andrà al Quirinale? Tornerà a casa. Potrebbe tentarlo solo un altro incarico in Europa. Che cosa potrebbe esserci in Europa di più importante dopo la Bce? Dopo il Recovery Fund non si torna più indietro: l’Europa avrà una Costituzione. Bisogna solo decidere se confederale o, come piace a me, federale sul modello Usa. A un impegno del genere, Draghi non potrà sottrarsi. Soprattutto se, dopo aver salvato l’euro, avrà tirato l’Italia fuori dai guai.
    (Giulio Sapelli, dichiarazioni rilasciate a Nino Sunseri per l’intervista sul ruolo di Mario Draghi alla guida dell’Italia pubblicata da “Libero” il 22 febbraio 2021 e ripresa da “Dagospia”. Storico ed economista, Sapelli è una delle voci più autorevoli del mondo progressista e post-keynesiano italiano).

    Come giudico l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi? Una notizia molto positiva. Un po’ come Martin Guzman, che da ministro dell’economia argentino sta trattando la ristrutturazione del debito con il Fondo Monetario. Anche lui, come Draghi, non c’entra niente con la maggioranza che esprime il governo. Entrambi hanno messo le loro competenze al servizio del paese. L’Argentina è stato uno dei paesi più ricchi del mondo. I populisti l’hanno portata al fallimento. Il compito di Draghi è quello di evitare all’Italia lo stesso destino. Draghi come Monti? Chi lo dice non ha capito proprio niente. Monti doveva tagliare, mentre Draghi dovrà spendere. La differenza viene dalla diversa formazione. Draghi ha studiato con Federico Caffè, economista keynesiano, e Monti alla Bocconi? La diversità nasce da più lontano. Entrambi hanno frequentato i gesuiti: Draghi al Massimo di Roma e Monti al Leone XIII di Milano. I primi insegnavano il cosmopolitismo, e nel loro album c’è l’evangelizzazione del Sudamerica. Bergoglio incarna perfettamente quella tradizione.

  • Frittura di Sardine Ue, fascismi immaginari e ebeti veri

    Scritto il 28/11/19 • nella Categoria: idee • (1)

    Oggi, i partigiani comunisti che contribuirono a liberare l’Emilia Romagna prenderebbero volentieri a calci nel sedere gli amici delle Sardine, o meglio: il governo di yesmen contro cui si agita Salvini, la bestia nera dei ragazzi-pesce. Lo afferma lo storico Alessandro Guardamagna, in un intervento su “Come Don Chisciotte”. Tema: la patetica propaganda contro “il fascismo”, che non vede il fascismo vero del 2019, quello di Erdogan che tiranneggia i turchi, vessa i profughi e inonda l’Europa di foreign fighters dell’Isis, dopo averli armati e protetti. Temi non pervenuti, però, nell’agenda elettorale delle Sardine, sordomute anche di fronte alla tagliola del Mes, cioè l’agguato – firmato Conte e Gualtieri, i due maggiordomi di turno – contro ogni possibile politica autonoma in Italia (che sia di stampo salviniano o antisalviniano, non importa: se è il Mes a dirti quanto spendere, e per cosa, tu questa Italia non la governi più). Il problema? «Fascismi, sardine e ebeti», riassume Guardamagna. Quanti ebeti? Tantissimi. E vedi che combinazione: l’onda ittica “venuta dal nulla” diventa quasi una marea, proprio mentre Grillo strattona Di Maio suicidando i 5 Stelle, e la mannaia giudiziaria si abbatte sul malcapitato Renzi. Dietro le quinte, giochi paralleli (e in ombra) tra Palazzo Chigi e Quirinale: in panchina si scaldano Draghi e Prodi, i due maggiori devastatori del nostro paese negli ultimi decenni.
    Non si allarma, la Sardina, se l’orizzonte è ingombro di macerie vecchie di trent’anni, sempre le stesse, provocate dalle dismissioni e dalle privatizzazioni che hanno disarticolato il sistema produttivo, scatenando l’emorragia proprio dei giovani, la cosiddetta fuga dei cervelli. Prodi all’Iri e Draghi al Tesoro: un tandem micidiale, che ha sprofondato l’Italia in zona retrocessione. Ma la Sardina non lo sa, e i suoi zietti più attempati fingono di non saperlo: per loro, già reduci da Girotondi e Popolo Viola, la cancrena si chiamava Berlusconi. Che avrà mai fatto, l’imbarazzante Cavaliere? Niente, letteralmente. E’ questa la sua colpa storica, in soldoni: non ha realizzato nessuna riforma, facendo perdere tempo prezioso al paese. I suoi detrattori, in compenso, avevano già provveduto a sabotare il futuro, mettendo al collo dell’Italia il cappio di Maastricht. Alla fine l’han disarcionato, il Cavaliere, ma per mettere al suo posto quanto di peggio si potesse immaginare: Mario Monti e la sua banda di becchini, inclusa Elsa Fornero. Ma vaglielo a spiegare, alle Sardine. Puntano a testa bassa l’Uomo Nero del momento, solo quello: l’orrido Salvini. Aveva 8 anni, il capo della Lega, quando tutto cominciò: frequentava la terza elementare, mentre Ciampi staccava la spina di Bankitalia, condannando la nazione a far esplodere il debito, da allora sostenuto da “investitori” privati.
    Si chiama capestro: non dice niente, questa storia, alle Sardine? Non dice niente, alle loro orecchie, il favore sospetto di cui gode la loro rivoluzione colorata presso i censori del regime che controllano stampa e televisione? La puzza di bruciato fa capire che a vincere è il banco, anche stavolta. Se sei una Sardina detesti Salvini, se sei leghista ce l’hai con le Sardine. E se invece sei un semplice italiano, spettatore desolato da questo menù? Storia di ieri: l’élite neoliberale “compra” il centrosinistra per smantellare il Belpaese, e riesce persino a convincere l’elettorato di sinistra (quantomeno, gli “ebeti” di cui parla Guardamagna) che la colpa fosse del puzzone Berlusconi. Con Monti, giù la maschera: pareggio di bilancio e Fiscal Compact, fine della ricreazione. Obiettivo: prosciugare il patrimonio (case, risparmi) dopo aver impedito allo Stato di continuare ad assistere l’economia. Esplode la disoccupazione. E piange anche D’Alema, il principe dei privatizzatori: che strano, i giovani rinunciano a sposarsi e a metter su famiglia. Serviva a quel punto un bravo attore, capace di farci parlar d’altro: ed ecco Renzi. Breve stagione, inevitabilmente (zero idee su come risolvere la crisi). E dunque avanti il prossimo: largo ai grillini, altro evidente bluff. Poi, alle loro spalle, sgusciando fuori dall’obsoleto centrodestra, compare Salvini. Brutto e cattivo, proprio come Berlusconi: ha tutti i requisiti per calamitare l’ostilità degli “ebeti”.
    Il non-governo provvisoriamente in carica, da sua eminenza Conte in giù, balbetta la solita frittura di Bruxelles (italiani, rassegnatevi all’austerity), con il puntello dei grillini abbarbicati alle poltrone, spaventati dall’idea delle elezioni che li annullerebbero. E mentre i dominus dietro le quinte fanno i loro calcoli, avendo già allertato Prodi e Draghi, la Sardina – nel suo piccolo – si entusiasma nelle piazze, con l’ennesima scenetta all’italiana: molto rumor per nulla, non uno slogan che interpelli chi comanda. A quanto pare, si avvicina l’ora di Salvini? Il leader della Lega, criminalizzato come un fuorilegge col solito sistema (non è degno, non è umano, non è presentabile, non è neppure una persona, è un mostro, è uno xenofobo nazista da impiccare per i piedi) dovrà giocarsi una partita scomodissima. Squalificato e messo fuori gioco da qualche colpo di palazzo, grazie alla furia propedeutica dell’isterismo ittico? O al contrario, costretto – ma per davvero, per la prima volta – a fare i conti con l’Europa, come promesso dai suoi economisti “di sinistra”, come Bagnai, gli unici reclutati da un partito presente in Parlamento? Di che stoffa è, Matteo Salvini? Tralasciando le Sardine, che una risposta già ce l’hanno in tasca, sarà curioso vedere cosa ne penseranno gli italiani, gli altri, a cominciare da quelli che in Emilia non hanno ancora scelto se votare, e chi.
    (Giorgio Cattaneo, “Sardine, fascismi immaginari e ebeti veri”, dal blog del Movimento Roosevelt del 28 novembre 2019).

    Oggi, i partigiani comunisti che contribuirono a liberare l’Emilia Romagna prenderebbero volentieri a calci nel sedere gli amici delle Sardine, o meglio: il governo di yesmen contro cui si agita Salvini, la bestia nera dei ragazzi-pesce. Lo afferma lo storico Alessandro Guardamagna, in un intervento su “Come Don Chisciotte“. Tema: la patetica propaganda contro “il fascismo”, che non vede il fascismo vero del 2019, quello di Erdogan che tiranneggia i turchi, vessa i profughi e inonda l’Europa di foreign fighters dell’Isis, dopo averli armati e protetti. Temi non pervenuti, però, nell’agenda elettorale delle Sardine, sordomute anche di fronte alla tagliola del Mes, cioè l’agguato – firmato Conte e Gualtieri, i due maggiordomi di turno – contro ogni possibile politica autonoma in Italia (che sia di stampo salviniano o antisalviniano, non importa: se è il Mes a dirti quanto spendere, e per cosa, tu questa Italia non la governi più). Il problema? «Fascismi, sardine e ebeti», riassume Guardamagna. Quanti ebeti? Tantissimi. E vedi che combinazione: l’onda ittica “venuta dal nulla” diventa quasi una marea, proprio mentre Grillo strattona Di Maio suicidando i 5 Stelle, e la mannaia giudiziaria si abbatte sul malcapitato Renzi. Dietro le quinte, giochi paralleli (e in ombra) tra Palazzo Chigi e Quirinale: in panchina si scaldano Draghi e Prodi, i due maggiori devastatori del nostro paese negli ultimi decenni.

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